La pioggia prima che cada - J. COE
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- GaliAnna
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La pioggia prima che cada - J. COE
COE E' TORNATO!!!
LA PIOGGIA PRIMA CHE CADA
Da ibs.it:
La Zia Rosamond non è più. È morta nella sua casa nello Shropshire, dove viveva sola, dopo l'abbandono di Rebecca e la morte di Ruth, la pittrice che è stata la sua ultima compagna. A trovare il cadavere è stato il suo medico. Aveva settantatré anni ed era malata di cuore, ma non aveva mai voluto farsi fare un bypass. Quando è morta, stava ascoltando un disco - canti dell'Auvergne - e aveva un microfono in mano. Sul tavolo c'era un album di fotografie. Evidentemente, la povera Rosamond stava guardando delle foto e registrando delle cassette. Non solo. Stava anche bevendo del buon whisky, ma... Accidenti, e quel flacone vuoto di Diazepam? Non sarà stato per caso un suicidio? La sorpresa viene dal testamento. Zia Rosamond ha diviso il suo patrimonio in tre parti: un terzo a Gill, la sua nipote preferita; un terzo a David, il fratello di Gill; e un terzo a Imogen. Gill e David fanno un po' fatica a capire chi sia questa Imogen, perché prima sembra loro di non conoscerla, poi ricordano di averla vista solo una volta nel 1983, alla festa per il cinquantesimo compleanno di Rosamond. Imogen era quella deliziosa bimba bionda venuta con gli altri a festeggiare la padrona di casa. Sembrava che avesse qualcosa di strano. Sì, era cieca. Occorre dunque ritrovare Imogen per informarla della fortuna che le è toccata. Ma per quanti sforzi si facciano, Imogen non si trova. E allora non resta - come indicato dalla stessa Rosamond in un biglietto - che ascoltare le cassette incise dalla donna...
Mi sono divorata questo romanzo, così diverso dallo "stile Coe", ma scritto cosi bene!
Innanzitutto è una storia di donne, una saga familiare (io adoro le saghe, quindi partiva già bene, per me!) che si snoda nel tempo e abbraccia tre generazioni con tutti i piccoli grandi drammi familiari che distorcono la visione delle cose e portano a risultati ineluttabili, che solo alla fine si intrecceranno, in pieno stile Coe, ma lasciando un che di irrisolto e inspiegato, come la vita e come i rapporti umani.
Si parte con un espediente letterario classico reso unico dalla fantasia dell'autore: invece di trovare un diario o delle lettere, Gill, l'apparente protagonista, riceve dalla zia Rosamond, voce narrante, delle audiocassette con incisa la storia della sua vita e della vita di Imogen, vera destinataria del messaggio.
Da questo espediente parte la narrazione, organizzata nella descrizione di 20 fotografie (Imogen è cieca, quindi Rosamond cerca di descriverle quello che viene rappresentato nelle foto) che divengono lo spunto per raccontare gli episodi salienti della propria vita, intrecciata con quella di Imogen, che però ne sa poco o nulla.
Sono sempre più dell'idea che Coe sia un genio, per il suo modo di presentare storie che non sono mai banali, senza essere eccessive o inverosimili e per il suo modo di trovare sempre qualcosa di nuovo da raccontare o, quantomeno, di trovare un modo nuovo per raccontarlo.
La storia è appassionante e ben scritta, dopo la delusione di Circolo Chiuso, è tornato, a mio avviso, il grande Coe!
Assolutamente da leggere!
La mia copia è rimasta al mare, ma appena torna, se a qualcuno interessa, ne lancio un ring, fatemi sapere!
LA PIOGGIA PRIMA CHE CADA
Da ibs.it:
La Zia Rosamond non è più. È morta nella sua casa nello Shropshire, dove viveva sola, dopo l'abbandono di Rebecca e la morte di Ruth, la pittrice che è stata la sua ultima compagna. A trovare il cadavere è stato il suo medico. Aveva settantatré anni ed era malata di cuore, ma non aveva mai voluto farsi fare un bypass. Quando è morta, stava ascoltando un disco - canti dell'Auvergne - e aveva un microfono in mano. Sul tavolo c'era un album di fotografie. Evidentemente, la povera Rosamond stava guardando delle foto e registrando delle cassette. Non solo. Stava anche bevendo del buon whisky, ma... Accidenti, e quel flacone vuoto di Diazepam? Non sarà stato per caso un suicidio? La sorpresa viene dal testamento. Zia Rosamond ha diviso il suo patrimonio in tre parti: un terzo a Gill, la sua nipote preferita; un terzo a David, il fratello di Gill; e un terzo a Imogen. Gill e David fanno un po' fatica a capire chi sia questa Imogen, perché prima sembra loro di non conoscerla, poi ricordano di averla vista solo una volta nel 1983, alla festa per il cinquantesimo compleanno di Rosamond. Imogen era quella deliziosa bimba bionda venuta con gli altri a festeggiare la padrona di casa. Sembrava che avesse qualcosa di strano. Sì, era cieca. Occorre dunque ritrovare Imogen per informarla della fortuna che le è toccata. Ma per quanti sforzi si facciano, Imogen non si trova. E allora non resta - come indicato dalla stessa Rosamond in un biglietto - che ascoltare le cassette incise dalla donna...
Mi sono divorata questo romanzo, così diverso dallo "stile Coe", ma scritto cosi bene!
Innanzitutto è una storia di donne, una saga familiare (io adoro le saghe, quindi partiva già bene, per me!) che si snoda nel tempo e abbraccia tre generazioni con tutti i piccoli grandi drammi familiari che distorcono la visione delle cose e portano a risultati ineluttabili, che solo alla fine si intrecceranno, in pieno stile Coe, ma lasciando un che di irrisolto e inspiegato, come la vita e come i rapporti umani.
Si parte con un espediente letterario classico reso unico dalla fantasia dell'autore: invece di trovare un diario o delle lettere, Gill, l'apparente protagonista, riceve dalla zia Rosamond, voce narrante, delle audiocassette con incisa la storia della sua vita e della vita di Imogen, vera destinataria del messaggio.
Da questo espediente parte la narrazione, organizzata nella descrizione di 20 fotografie (Imogen è cieca, quindi Rosamond cerca di descriverle quello che viene rappresentato nelle foto) che divengono lo spunto per raccontare gli episodi salienti della propria vita, intrecciata con quella di Imogen, che però ne sa poco o nulla.
Sono sempre più dell'idea che Coe sia un genio, per il suo modo di presentare storie che non sono mai banali, senza essere eccessive o inverosimili e per il suo modo di trovare sempre qualcosa di nuovo da raccontare o, quantomeno, di trovare un modo nuovo per raccontarlo.
La storia è appassionante e ben scritta, dopo la delusione di Circolo Chiuso, è tornato, a mio avviso, il grande Coe!
Assolutamente da leggere!
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L'Amore è l'unica schiavitù che ci rende più liberi [RB]
- Tanelorn
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Ha deluso anche me, che di Coe leggerei pure la lista della spesa... l'espediente delle foto non mi è parso nulla di che (anzi, mi ha infastidito abbastanza presto), inoltre nemmeno la storia è granchè. Tutta questa foga di immedesimarsi in figure femminili non mi pare abbia dato buoni risultati, inoltre l'insistenza sull'omosessualità (giovanile o meno, ripudiata o meno) che le prime volte risultava interessante ("La casa del sonno") ora sembra quasi di maniera...
"And there's so many many thoughts
when I try to go to sleep
but with you I start to feel
a sort of temporary peace..." (D. Cavanagh)
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- zazie
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Le anteprime promettevano: un libro dedicato alle donne…I casi sono due: o Coe ha un’errata percezione delle lettrici e pensa davvero che basti un io narrante che spolvera memorie famigliari condite di piccole follie, abbandoni ed emancipazioni, oppure è stato contagiato dalla sindrome della Allende.
Solo che lui è un uomo, e non ha la scusa della sindrome premestruale.
Solo che lui è Coe, e ci aspettavamo qualcosa di più.
Invece l’autore di La casa del sonno e altri splendidi romanzi prende gli ingredienti più scontati (nipote trova memorie di zia anziana che ricostruiscono la storia familiare e svelano i suoi misteri) e non si preoccupa neanche troppo di assemblarli in modo originale.
A meno che… ma certo, questa volta è tutto diverso, la defunta zia Rosamond era lesbica!
Questo naturalmente dovrebbe sdoganare l’intera vicenda e dare il giusto tocco di contemporaneità.
Bravo Jonathan, una scelta davvero coraggiosa.
Ma non lo sarebbe stato un po’ di più provare a scrivere una storia di donne lasciando da parte il cliché tutto buoni sentimenti e scelte difficili?
Non sarebbe stato meglio correre qualche vero rischio, resistere alla tentazione di descrivere ogni singolo giardino e ogni casa e farci sapere cosa combinava zia Rosamond quando non veniva maltratta dai parenti o dall’amante?
Magari considerarla alla stregua di un personaggio maschile in un romanzo “dedicato agli uomini” e dirci quanto era brava a tradurre dal cinese o quanto le sarebbe piaciuto diventare la direttrice di una grande rivista?
I refusi nel testo non aiutanto la lettura, che si colloca tra le peggiori dell’estate.
A Mantova andrò comunque a sentirlo. Un po’ in omaggio alle letture del passato, un po’ nella speranza che confessi: il romanzo se l’è fatto scrivere dalla shampista (del cane, visto che è inglese).
Solo che lui è un uomo, e non ha la scusa della sindrome premestruale.
Solo che lui è Coe, e ci aspettavamo qualcosa di più.
Invece l’autore di La casa del sonno e altri splendidi romanzi prende gli ingredienti più scontati (nipote trova memorie di zia anziana che ricostruiscono la storia familiare e svelano i suoi misteri) e non si preoccupa neanche troppo di assemblarli in modo originale.
A meno che… ma certo, questa volta è tutto diverso, la defunta zia Rosamond era lesbica!
Questo naturalmente dovrebbe sdoganare l’intera vicenda e dare il giusto tocco di contemporaneità.
Bravo Jonathan, una scelta davvero coraggiosa.
Ma non lo sarebbe stato un po’ di più provare a scrivere una storia di donne lasciando da parte il cliché tutto buoni sentimenti e scelte difficili?
Non sarebbe stato meglio correre qualche vero rischio, resistere alla tentazione di descrivere ogni singolo giardino e ogni casa e farci sapere cosa combinava zia Rosamond quando non veniva maltratta dai parenti o dall’amante?
Magari considerarla alla stregua di un personaggio maschile in un romanzo “dedicato agli uomini” e dirci quanto era brava a tradurre dal cinese o quanto le sarebbe piaciuto diventare la direttrice di una grande rivista?
I refusi nel testo non aiutanto la lettura, che si colloca tra le peggiori dell’estate.
A Mantova andrò comunque a sentirlo. Un po’ in omaggio alle letture del passato, un po’ nella speranza che confessi: il romanzo se l’è fatto scrivere dalla shampista (del cane, visto che è inglese).
- Xenia
- Olandese Volante
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- Iscritto il: mar ott 22, 2002 10:57 am
- Località: Sotto la Madonnina...
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Zazie non ho (ancora, ma a questo punto forse lascerò perdere...) letto i libro ma la tua recensione secondo me è fantastica , in particolare qui:
e qui:Solo che lui è un uomo, e non ha la scusa della sindrome premestruale.
Solo che lui è Coe, e ci aspettavamo qualcosa di più.
oppure è stato contagiato dalla sindrome della Allende.
Accadono cose che sono come domande; passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde.
Membro del Vero Toro Club
Book-Wishlist - My Anobii Shelf
Quando penso a tutti i libri che mi restano da leggere, ho la certezza di essere ancora felice. (Jules Renard)
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ha la forza narrativa di Donna per caso...e ho detto tutto!
\nsono con Zazie!
\n
\nEDIT:
\n
\nsono con Zazie!
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\nEDIT:
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Here be spoilerssecondo me imogen non è morta, ma l'hanno detto alla madre per non fargliela più cercare, e vedrai che ci ritroveremo con "la pioggia è già caduta"
Sai che le persone non possono vivere senza amore? Beh, l'ossigeno è ancora più importante
Dr. House
non sai cosa regalarmi?
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Sono tornataaaaaaa!
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- MartinaViola
- Olandese Volante
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- Iscritto il: lun mar 16, 2009 4:34 pm
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Re: La pioggia prima che cada - J. COE
coe è stato rapito dagli alieni?
ho appena finito questo suo romanzo. carino, ma niente di più. non emoziona, ma resta in superficie e la descrizione didascalica di ogni dettaglio delle foto sembra un pretesto per allungare il brodo. e a volta annoia.
e poi ci sono troppe coincidenze, risulta artificioso.
ho appena finito questo suo romanzo. carino, ma niente di più. non emoziona, ma resta in superficie e la descrizione didascalica di ogni dettaglio delle foto sembra un pretesto per allungare il brodo. e a volta annoia.
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- Towandaaa
- Olandese Volante
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- Iscritto il: mer nov 15, 2006 2:44 pm
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Re: La pioggia prima che cada - J. COE
Una lettura che mi è piaciuta tanto, che punta molto sul potere evocativo delle foto (potere di cui io stessa sono vittima) e sulla capacità indubbia di descriverle in modo così approfondito che non solo Imogen, la destinataria di questa ricostruzione, ma anche il lettore riesce a “vederle”, e non solo per quello che illustrano, ma soprattutto per quello che le immagini suggeriscono, per le storie ad esse sottese.
Si tratta di storie spesso amare e difficili, come maternità precoci e indesiderate, incapacità affettive, maltrattamenti, indifferenza, errori che ciclicamente si ripetono nelle generazioni successive, omosessualità, raccontate però sempre con delicatezza, con una grande sensibilità, con un tocco scevro sia dalla pretesa di un giudizio morale sia dall’intento di commuovere o toccare l’animo con finalità fine a se stesse.
Un quadro familiare ricostruito grazie a una serie di fotografie, per una storia tutta al femminile: i personaggi maschili sono piuttosto evanescenti, e anche quando il loro ruolo nella storia è determinante, come figure “sbagliate”, rimangono sempre sullo sfondo della scena.
Il sentimento dominante è quello della malinconia (difficilmente quando si tratta di ricordi il tono potrebbe essere diverso) e del rimpianto, ma senza rimorsi o rancori.
Il ritmo è molto lento, ma ciò non si traduce in pesantezza: trovo che sia perfettamente adeguato alla scelta strutturale di sviluppare la trama attraverso i ricordi di una signora ormai anziana, che sì, desidera offrirli ad una ragazza che potrebbe non essere pienamente a conoscenza della propria storia familiare, ma desidera anche riviverli lei stessa. Un intento di far chiarezza duplice, quindi: per Imogen e per Rosamond stessa, prima di morire.
Con questo “taglio” difficilmente avrebbero potuto trovare spazio in questo romanzo quei guizzi di ironia e di sarcasmo pungente che mi sono piaciuti molto ne “La casa del sonno”, e infatti, non ne ho sentita la mancanza. Si tratta di due romanzi molto diversi: più corale “La casa del sonno”, più intimo e introspettivo “La pioggia prima che cada”, ma ugualmente belli e sentiti.
Il mio incontro con Jonathan Coe è stato piuttosto tardivo, ma sono decisa a colmare presto questa mia lacuna con altri suoi lavori, perché quanto ho letto finora mi è piaciuto davvero molto.
[edit - per un errore di battitura]
Si tratta di storie spesso amare e difficili, come maternità precoci e indesiderate, incapacità affettive, maltrattamenti, indifferenza, errori che ciclicamente si ripetono nelle generazioni successive, omosessualità, raccontate però sempre con delicatezza, con una grande sensibilità, con un tocco scevro sia dalla pretesa di un giudizio morale sia dall’intento di commuovere o toccare l’animo con finalità fine a se stesse.
Un quadro familiare ricostruito grazie a una serie di fotografie, per una storia tutta al femminile: i personaggi maschili sono piuttosto evanescenti, e anche quando il loro ruolo nella storia è determinante, come figure “sbagliate”, rimangono sempre sullo sfondo della scena.
Il sentimento dominante è quello della malinconia (difficilmente quando si tratta di ricordi il tono potrebbe essere diverso) e del rimpianto, ma senza rimorsi o rancori.
Il ritmo è molto lento, ma ciò non si traduce in pesantezza: trovo che sia perfettamente adeguato alla scelta strutturale di sviluppare la trama attraverso i ricordi di una signora ormai anziana, che sì, desidera offrirli ad una ragazza che potrebbe non essere pienamente a conoscenza della propria storia familiare, ma desidera anche riviverli lei stessa. Un intento di far chiarezza duplice, quindi: per Imogen e per Rosamond stessa, prima di morire.
Con questo “taglio” difficilmente avrebbero potuto trovare spazio in questo romanzo quei guizzi di ironia e di sarcasmo pungente che mi sono piaciuti molto ne “La casa del sonno”, e infatti, non ne ho sentita la mancanza. Si tratta di due romanzi molto diversi: più corale “La casa del sonno”, più intimo e introspettivo “La pioggia prima che cada”, ma ugualmente belli e sentiti.
Il mio incontro con Jonathan Coe è stato piuttosto tardivo, ma sono decisa a colmare presto questa mia lacuna con altri suoi lavori, perché quanto ho letto finora mi è piaciuto davvero molto.
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Re: La pioggia prima che cada - J. COE
Io sono un po' delusa da questo libro. Mi è piaciuta molto l'idea di raccontare una storia attraverso un susseguirsi di fotografie ma il resto dov'è? Non è ironico, è un po' noioso nonostante la brevità e soprattutto le descrizioni delle fotografie sono MORTALI! Non è che per raccontare una storia di donne serva per forza una scrittrice donna, però insomma.... forse neanche Coe!
Comunque appena prima ho letto "Donna per caso" e lì sì che la delusione è stata cocente... un libro in cui non succede assolutamente nulla, con fastidiose interferenze dell'autore.
Comunque appena prima ho letto "Donna per caso" e lì sì che la delusione è stata cocente... un libro in cui non succede assolutamente nulla, con fastidiose interferenze dell'autore.
"un gatto non offre servigi, un gatto offre solo se stesso" Burroughs William
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