citAzioni letterarie...

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sarah
Uncino
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Messaggio da sarah »

Molti sono stati ingannati dalle storie del passato e del presente ...ma ciò non ha molta importanza , dal momento che si continuerà araccontare queste bugie e vi sarà sempre qcuno che la riterrà storia vera .

Ueda Akinari

racconti della pioggia di primavera
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Sai qual è il luogo tra la realtà e il sogno?E' quella linea dove tu ricordi di aver sognato ed è lì che io ti amerò per sempre .

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piccola ribelle
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Messaggio da piccola ribelle »

Ma gli ideali esistono per essere raggiunti ed attuati? No, certo! Non si aspira alle stelle, ma la speranza…oh, la speranza, non il compimento, la speranza è il meglio della vita.
L’espérance, toute trompeuse qu’elle est, sert au moins à nous mener à la fin de la vie par un chemin agréable. Lo aveva detto La Rochefoucauld, ed era bello, no?…..Eh già, il suo egregio protettore e amico poteva ignorare queste cose….Colui che la vita ha portato in alto sulla cresta dell’onda, cingendogli di fortuna la fronte, non ha bisogno di volgere in mente tali pensieri. Ma chi sogna solitario in seno alle tenebre non può fare a meno….


Da "I Buddenbrook" di THOMAS MANN

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piccola ribelle
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Messaggio da piccola ribelle »

In quel periodo, a Nairobi, stavano portando a termine il palazzo che Lady McMillan aveva fatto costruire in memoria di suo marito un bell'edificio con biblioteca e sale di lettura. Lady McMillan venne a trovarmi alla fattoria; mi parlò con tristezza dei vecchi tempi e comprò per la biblioteca quasi tutti i miei mobili danesi. Mi faceva piacere che quei gai, saggi, ospitali armadietti e stipi restassero insieme, fra libri e studenti, come un piccolo circolo di signore riuscite chissà come, durante la rivoluzione, a trovare asilo in un'università.
I miei libri li raccolsi nelle casse che poi mi servirono per tanto tempo da sedie e tavolini. In colonia i libri hanno una funzione diversa che in Europa: essi soltanto possono soddisfare un certo aspetto della nostra vita laggiù; se son belli ci si commuove e se son brutti ci si indigna con una foga ignota nei paesi civili.
I personaggi immaginari dei libri letti galoppano accanto al tuo cavallo o passeggiano insieme a te nei campi di granoturco. Sanno trovare da soli, come abili soldati, il posto dove piantare le tende. Avevo appana letto "Giallo Cromo", la sera prima - non conoscevo l'autore, e il libro, pescato in un negozio di Nairobi, mi aveva resa felice come la scoperta di una nuova isola verde nel mare.......

Da " La mia Africa" - Karen Blixen

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piccola ribelle
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Messaggio da piccola ribelle »

-Libri, - diceva Denis, - libri! Se ne leggono tanti, e si vedono così poche persone e una porzione tanto piccola del mondo….Libri, grandi e grossi libri sull’universo, sull’anima, sull’etica: è inaudito pensare quanti ce ne sono. Durante questi ultimi anni debbo averne letti almeno venti o trenta tonnellate, venti tonnellate di cogitazioni,ed è con una simile zavorra che si viene varati nel mondo.
-Si entra nel mondo, - continuava, - pieni di idee preconcette su tutto. Si ha una filosofia, e si cerca di adattare e essa la vita. Non sarebbe meglio vivere prima e adattare poi la vita alla filosofia?….La vita, i fatti, le cose sono tremendamente complicati; le idee, anche le più difficili, ingannevolmente
semplici. Nel mondo delle idee, tutto è chiaro; nella vita, tutto è oscuro, imbrogliato. C’è dunque da meravigliarsi se una persona è poi infelice, orribilmente triste?

ALDOUS HUXLEY - GIALLO CROMO

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piccola ribelle
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Messaggio da piccola ribelle »

Aveva perduto una grossa somma di denaro… Oh, non era stata quella la cosa più intollerabile! Ma aveva dovuto sperimentare per la prima volta pienamente e sulla propria persona la crudele brutalità del mondo degli affari, dove tutti i sentimenti buoni, dolci e gentili spariscono davanti al rozzo nudo e imperioso istinto di conservazione, e dove una disgrazia patita non suscita negli amici, negli amici migliori, la commiserazione, bensì la diffidenza, la fredda e ostile diffidenza. Non lo sapeva già? Come mai se ne meravigliava? Più tardi, nelle ore migliori e di maggior energia, che vergogna aveva avuto d’essersi rivoltato, pieno di schifo e inguaribilmente offeso, contro la brutta e spudorata durezza della vita!
Com’era stato sciocco! Com’erano stati ridicoli quegli impulsi, ogni volta che li aveva provati! In che modo avevan mai potuto sorgere in lui? Che cos’era dunque, egli tornava a chiedersi: un uomo pratico o un languido sognatore?
Ah, questa domanda se l’era posta mille volte, e nei momenti di forza e di sicurezza aveva risposto in un modo, nei momenti di stanchezza in un altro. Ma era troppo onesto e sagace per non confessare infine a se stesso la verità, e cioè ch’egli era un miscuglio d’entrambi.

Da “I Buddenbrook” di Thomas Mann

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alfiere
Corsaro Nero
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Messaggio da alfiere »

Ci sono incontri che ti cambiano la vita.
Persone straodinarie che ti comunicano qualcosa che entra a far parte di te. A volte sono stimoli, a volte dubbi, a volte idee. Emozioni, storie, passioni. A volte sono un pugno nello stomaco che ti toglie il fiato...
Le storie non esistono finchè non c'è qualcuno che le racconta.
Questo libro è una testimonianza di parte, non è il Vangelo, non è Verbo, quella raccontata è storia recente, vissuta sulla pelle viva, raccontata dalla parte del piccolo popolo che ha subito la violenza dell'onda e l'offesa della dimenticanza. Questo libro è un onesto pugno nello stomaco di chi sente vergogna di non aver saputo, vergogna dell'ignoranza collettiva intorno al Vajont.
Ho preso il mio pugno nello stomaco da Tina, e da allora ho cominciato a raccontare la storia del Vajont, cercando di farlo onestamente, senza per questo essere neutrale. Non credo esista un cronista o uno storico neutrale.
Esiste un lavoro ben fatto d'inchiesta, di ricerca delle fonti, di ascolto dei punti di vista diversi, ed esiste un lavoro più comodo di chi si accontenta di scrivere belle pagine ad effetto.
Marco Paolini
presenta l'edizione del 1997 del libro
di Tina Merlin "sulla pelle viva"
Ultima modifica di alfiere il ven ott 17, 2003 12:48 am, modificato 1 volta in totale.
Se non avessi lei, non so che cosa mi resterebbe. Anzi, si che lo so. E non mi servirebbe neanche una cassa per mettercelo dentro.

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alfiere
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Messaggio da alfiere »

"Oggi, chi si ricorda del Vajont? Chi conosce la sua vera storia dall'inizio alla fine? I giovani non possono sapere, perché sono nati dopo. Gli anziani hanno vissuto, in questi venti anni, tanta altre tragedie. I superstiti hanno rimosso quel fatto dalle loro coscienze, come unica possibilità di sopravvivenza. Ma si può dimenticare il Vajont?"
Quella donna si chiamava Tina Merlin, una ragazza di Trichiana(Belluno), una ragazza diventata giornalista, una giornalista comunista, una giornalista e una comunista di tipo speciale, una donna anche lei da non dimenticare.
Ma io non potevo dormire. Sentivo proprio lì, alla bocca dello stomaco, una stretta feroce che mi teneva sveglio. Sveglio per la paura dell'inferno che avrei incontrato alla fine del viaggio. E sveglio per l'angoscia di non saperlo raccontare.
Il blocco dei carabinieri a Pontenelle Alpi. Un paese, Faè. Poi un altro, Pirago. Si va di qua per Longarone? Sì andate dove volano i corvi. Dopo Piorago, niente più strada. Ma non c'è la statale 51? Certo, era questa spianata di fango, pietre, detriti......
Sino al deserto lunare del Vajont.
...Arrigo Boldrini, dopo avermi squadrato mi chiese: "Quanti anni hai?". "Ventotto". "Allora tu la guerra non l'hai vista. Vai avanti che la vedrai".
Nei confronti di Tina, dunque funzionava un black-out spesso tre volte: maschilista, di rango professionale e di avversione politica. Certe grandi firme erano implacabili in questo black-out.
Giampaolo Pansa
presentazione all'edizione del 1997
del libro di tina Merlin

Sulla pelle viva
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alfiere
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Messaggio da alfiere »

A Longarone, infatti ti tiravano le pietre. Te le tiravano tutti, rossi, bianchi, neri. I sopravvissuti avevano piantato tanti cartelli su quel deserto lunare. Un cartello per ogni casa scomparsa sotto l'ondata....
Imparai a camminare con rispetto tra i fantasmi di quelle case....
Esisteva un solo giornalista accettato, e anche amato: era Tina. Sì Tina che era una di loro...
Tina che aveva vissuto sin dall'inizio l'incubo della diga. Tina che giorno per giorno aveva visto crescere la paura e la rabbia della gente in lotta contro il colosso della SADE e contro lo Stato che s'era messo al servizio del colosso.
Tina che era stata la prima a denunciare la minaccia...
Tina sapeva molto più di noi. Aveva fatto quel che nessuno di noi aveva fatto. Per questo soffriva scrivendo. E scriveva piangendo con rabbia. Si sentiva una scampata, una sopravvissuta. Ma anche chiamata a rendere giustizia per quei duemila morti. E non avrebbe più dimenticato.
Per noi, invece, la guerra di Longarone era destinata a finire presto.
E già dopo i primi giorni ci sorprendevamo a viverla con un distacco destinato ad aumentare sino a tramutarsi in una corazza d'indifferenza. Proprio così: non volevamo soffrire, volevamo soltanto raccontare.
Pagine come sassate contro lo specchio dove noi, dei grandi giornali, rimiriamo soltanto la nostra immagine
Una storia, scriveva Tina nell'introduzione, "contrassegnata dallo stesso marchio: il potere. E dall'uso che ne fanno le classi politiche e sociali che lo detengono".
Sulla pelle viva è proprio questo: un libro sul potere come arbitrio e sui mostri che può generare. In fondo è la storia di Tangentopoli no? L'arroganza di troppi poteri forti. L'assenza di controlli. La ricerca del profitto a tutti i costi. La complicità di tanti organi dello Stato. I silenzi della stampa..... Il crollo della fiducia in una repubblica dei giusti....
E sta in questo la modernità bruciante del suo libro.
Giampaolo Pansa
presentazione all'edizione del 1997
del libro di tina Merlin

Sulla pelle viva
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piccola ribelle
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Messaggio da piccola ribelle »

Quando alla fine arrivò il giorno della partenza, imparai una strana lezione: possono accadere cose che noi stessi non riusciamo a concepire, né prima , né dopo, né al momento del loro verificarsi. Le circostanze possono contenere una forza motrice per cui gli eventi si succedono senza l'intervento dell'immaginazione o della comprensione umana. Sono casi in cui si mantiene il contatto con gli avvenimenti seguendoli momento per momento, come un cieco che si lascia guidare, un cieco costretto a compiere cautamente un passo dietro l'altro, senza sapere dove sia diretto. Le cose accadono a te, tu le senti accadere, ma oltre a questo non v'è nessun rapporto tra te e loro, non ne intendi la causa né il significato.

KAREN BLIXEN - La Mia Africa

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Auro
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Messaggio da Auro »

Lo tirano fuori di casa e gli chiedono: "Chi è stato ad asportare il cartello?".
Risponde rivolgendosi alla forza pubblica un'altra domanda: "Chi è stato ad ammazzarmi la famiglia?".
[Tina Merlin, Sulla pelle viva]
riassumo in me il peggio esistente in questo forum.
"bisogna piangere i sogni per capire che l'unica giustizia borghese si è spenta" (b.b.)
"sono a posto così, grazie" (s.)
"il pompino è un articolo mai in ribasso" (detto da donne serene)
"agevola sto cazzo" (a.)
non mandatemi ring senza avvisare, grazie.
i miei occhi - del.izio.sAuro

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alfiere
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Messaggio da alfiere »

Ormai l'avvenire economico di Erto e Casso è distrutto.
La resistenza dei contadini è stata fiaccata da ordinanze, decreti, tecnici, carabinieri, ministri. Ha vinto la "pubblica utilità" che è sempre contro la gente. Adesso non resta che andarsene da questa valle e ricordarla, com'era, solo in sogno.
Se non v'è certezza sulla profondità cui troverebbe lo strato di roccia solida, non v'è neppure certezza sul reale pericolo o su qualsivoglia catastrofe. Per cui si va avanti come se niente fosse.
se la frana cade, il problema dell'utilizzo del lago è risolto.
Il paese è quindi ancora considerato in pericolo: l'acqua del lago che sale sempre più potrebbe "mangiargli" la terra sotto i piedi e farlo crollare; il Toc cadendo, potrebbe sbattere un'onda d'acqua contro le case e risucchiarle. Le ipotesi sono diverse, imprecise. E le conoscono solo i tecnici. Agli abitanti non si dice niente, al Comune neppure. Al ministero la SADE mente, dichiarando che "la località "Toc" per la quale si potevano temere movimenti, era completamente disabitata".
Prima di essere inviati al Genio Civile per l'inoltro al ministero, questi rapporti dei controllori dello Stato vengono visti e approvati dalla SADE "Stato nello Stato". Il direttore del servizio Biadene, riscontra anche quest'ultimo rapporto. Si meraviglia. Al ministero queste cose non si dicono, non gli abbiamo mai detto che qui ci sono delle scosse: "ne parleremo la prossima volta se ne sarà il caso".
(cut) In 15 giorni si sono registrate altre "nove piccole scosse". Biadene le cancella dal rapporto.
Tina Merlin
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alfiere
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Messaggio da alfiere »

La temerarietà della SADE diventa sfida. Si combatte contro la montagna dal ventre marcio e contro il tempo, soprattutto contro quest'ultimo. La nazionalizzazione è alle porte. Bisogna forzare la mano, arrivare se possibile al collaudo dell'impianto. Quando sarà passato allo Stato la montagna può anche cadere. Si potrà sempre dire: "Fintanto che c'era la SADE..."
D'ora in poi quanto accadrà sul Vajont porterà anche la firma diretta dello Stato. Non solo, come prima, i quanto controllore, ma in quanto proprietario. Di un manufatto pericoloso, che conosce poco e male perchè gli è stata nascosta la verità, non l'ha mai voluta conoscere, si è fidato del monopolio e dei suoi tecnici e consulenti illustri, ha coltivato e tollerato dentro i suoi ministeri uomini corrotti e doppiogiochisti.
"tutti gli uomini del re passano alla Repubblica"
Sono ancora pochissimi i televisori privati e in Eurovisione c'è la partita di calcio Real Madrid- Ranger di Glasgow. Due squadre molto forti, una partita da non perdere. E infatti molta gente è scesa dalle frazioni a Longarone, e anche da altri paesi della valle, per godersi lo spettacolo nei bar. La gente si diverte, discute, scommette sulla squadra vincente.
Sono le 22,39. Un lampo accecante, un pauroso boato. Il Toc frana nel lago sollevando una paurosa ondata d'acqua. Questa si alza terribie centinaia di metri sopra la diga, tracima, piomba di schianto sull'abitato di Longarone, spazzandolo via dalla faccia della terra. A monte della diga un'altra ondata impazzisce violenta da un lato all'altro della valle, risucchiando dentro il lago i villaggi di San Martino e Spesse.
La storia del "Grande Vajont", durata vent'anni, si conclude in tre minuti di apocalisse, con l'olocausto di duemila vittime.
Infatti solo la stampa di sinistra riprende in questi giorni gli articoli de "l'Unità" che raccontano le lotte, le paure, le proteste, le denunce della popolazione di Erto. E tutta, indistintamente, la stampa straniera.
Gli altri quotidiani italiani che sono qui con i loro più illustri inviati, non ne fanno cenno. La RAI-TV neppure. Questi operatori dell'informazione hanno taciuto prima e probabilmente si chiedono perchè mai dovrebbero parlare adesso.
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Messaggio da alfiere »

Gli sfollati abitano per tutto l'inverno a Cimolais, a Claut, in case private, in prefabbricati, in colonie, in alberghi. Vivono di sussidio giornaliero, affollano i bar, ciondolano per le piazze e per le strade tutti i santi giorni. Sono irascibili, qualcuno si ubriaca. Una comunità sotto choc, sradicata dalla propria terra.
Quando si vive di sussidio, si perde anche la propria fisionomia, ci si abbrutisce.
I cimoliani, dopo i primi mesi della solidarietà, incominciano a guardar male questa gente, che ha soldi come non ne ha mai visti in vita sua, spende e spande, brontola, pretende, non pensa al domani.
A quale domani poi?
Il confronto con i residenti è tutto a svantaggio degli ertocassani. Non si pensa al loro dramma; loro stessi cercano di non pensarci, almeno per ora.
...gli ertani questi soldi li prendono. Quasi con rabbia. La pietà di cui sono circondati la ritengono falsa, li irrita, li esaspera. Quando chiedevano aiuto dov'erano il "Corriere della Sera", "La Stampa", "Il Gazzettino" e tanti altri fogli così detti d'informazione?
Adesso si vogliono rifare una verginità attraverso la pietà dei loro lettori. L'Italia "ha un grande cuore" come scrivono questi giornali, che però batte solo per piangere sulle disgrazie, mai per prevenirle.
Giornali del potere economico, portavoci del potere politico, il giorno dopo la tragedia già sparavano titoli sulla "catastrofe naturale"...
E' una grande manifestazione non solo di solidarietà con il Vajont, ma di richiamo civile al governo a mettere mano e a programmare sicurezza e sviluppo per le zone montane. "La Stampa" e "Il Giorno" non ne fanno cenno; Il "Corriere" ne dà una striminzita notizia in tredicesima pagina; "Il Gazzettino", informatore delle Venezie, pubblica una piccolissima notizia che passa inosservata; "Il resto del Carlino" tace
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TRE CAVALLI di ERRI DE LUCA

Messaggio da alfiere »

Leggo solo libri usati.
Li appoggio al cestino del pane, giro pagina con un dito e quella resta ferma.
Così mastico e leggo.
I libri nuovi sono petulanti, i fogli non stanno quieti a farsi girare, resistono e bisogna spingere per tenerli giù.
I libri usati hanno le costole allentate, le pagine passano lente senza tornare a solevarsi. Così alla trattoria di mezzogiorno mi siedo alla stessa sedia, chiedo minestra e vino e leggo.
... ma ci sono fortune che vanno in braccio al primo che incontrano, fortune puttane che piantano subito e vanno col prossimo ed invece ci sono le fortune sagge, che spiano una persona e la collaudano lentamente.
La macchina che negli alberi spinge la linfa in alto è la bellezza, perchè solo la bellezza in natura contraddice la gravità. Crescere alberi da soddisfazione.
Un albero somiglia a un popolo, più che ad una persona.
Si impianta con sforzo, attecchisce in segreto. Se resiste, iniziano le generazioni delle foglie. Allora la terra intorno fa accoglienza e lo spinge verso l'alto.
La terra ha desiderio d'altezza, di cielo. Spinge i continenti all'urto per innalzare creste. Si struscia attorno alle radici per espandersi in aria col legno. E se è fatta a deserto, fa polvere per salire. La polvere è una vela, migra, scavalca il mare. Lo scirocco la porta dall'Africa, ruba spezie ai mercati e ci condisce la pioggia. Razza di capomastro è il mondo.
Tre Cavalli
Erri De Luca
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alfiere
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Messaggio da alfiere »

...leggo gli usati perché le pagine molto sfogliate e unte dalle dita pesano di più negli occhi, perché ogni copia di libro può appartenere a molte vite e i libri dovrebbero stare incustoditi nei posti pubblici e spostarsi insieme ai passanti che se li portano dietro per un poco e dovrebbero morire come loro, consumati dai malanni, infetti, affogati giù da un ponte insieme ai suicidi, ficcati in una stufa d'inverno, strappati dai bambini per farne barchette, insomma ovunque dovrebbero morire tranne che di noia e di proprietà privata, condannati a vita in uno scaffale....
Questo devono fare i libri, portare una persona e non farsi portare da lei, scaricarle il giorno dalla schiena, non aggiungere i propri grammi di carta alle sue vertebre...

Prendo il libro fermo alla piega, mi rimetto alla sua andatura, al respiro di un altro che racconta. Se anch'io sono un altro è perché i libri più degli anni e dei viaggi spostano gli uomini. Dopo molte pagine si finisce per imparare una variante, una mossa diversa da quella commessa e creduta inevitabile. Mi stacco da quello che sono quando imparo a trattare in altro modo la medesima vita.
Tre anni una siepe
Tre siepi un cane
Tre cani un cavallo
Tre cavalli un uomo
Da "Tre cavalli"
di Erri De Luca.
Ultima modifica di alfiere il dom ott 26, 2003 10:55 pm, modificato 1 volta in totale.
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piccola ribelle
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Messaggio da piccola ribelle »

-Io, -disse il signor Scogan – benché non abbia mai avuta la minima idea in fatto di pittura, ho sempre preso un piacere particolare al cubismo. Mi piace vedere quadri dai quali la natura è stata bandita completamente, quadri che sono esclusivamente il prodotto dello spirito umano. Essi mi danno lo stesso piacere d’un bel ragionamento o d’un problema di matematica o d’un bel lavoro di meccanica. La natura, e tutto quello che mi richiama e essa, mi turba; è troppo grande, troppo complicata, e, soprattutto, troppo vana e incomprensibile. Colle opere degli uomini, mi sento più a mio agio, se mi ci voglio applicare, io posso capire tutto quello che l’uomo ha fatto o pensato. Per questo, se è possibile, viaggio sempre in metropolitana e mai in autobus. Perché viaggiando in autobus non si può fare a meno di vedere, anche a Londra, qualche opera di Dio sparsa qua e là: il cielo, per esempio, un albero qualche volta, dei fiori alle finestre. Ma viaggiando in metropolitana non si veggono che le opere dell’uomo – ferri congiunti in forme geometriche, linee diritte di cemento armato, distese di tegole a mosaico. Tutto ciò è umano; è il prodotto di spiriti amici e comprensibili. Tutte le filosofie e tutte le religioni, che altro sono se non delle metropolitane spirituali scavate attraverso l’universo? In quelle gallerie strette, dove tutto è manifestamente umano, si viaggia comodamente e sicuramente, e si fa in modo di dimenticare che intorno, al di sopra e ad di sotto, si stende la massa cieca della terra, infinita e inesplorata. Sì, a me la metropolitana e il cubismo, a me le idee chiare, lineari, semplici e ben fatte. E dispensatemi dalla natura, dispensatemi da tutto quello ch’è disumanamente grande, complicato e oscuro. Io non ho il coraggio, e soprattutto, non ho il tempo di mettermi a passeggiare in quel labirinto.

ALDOUS HUXLEY - Giallo Cromo
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Still
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Messaggio da Still »

Sì, all'origine delle origini, molto prima delle chiacchiere accademiche, è il silenzio a celebrare la bellezza del racconto.

(Daniel Pennac, "Signor Malaussène")
"T'amo senza sapere come, nè quando nè da dove" (P.Neruda)
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Messaggio da piccola ribelle »

-C’è puzzo di polvere e di muffa – proseguì il signor Scogan – Com’è simbolico! Ci si avvicina alle grandi opere del passato con la speranza d’una miracolosa illuminazione e, aprendole, non si trova che oscurità e polvere, con un debole odore di putrefazione. In fondo che cos’è la lettura, se non un vizio, come l’alcool e la lussuria, e tutte le altre forme di voluttà. Si legge per stuzzicare e divertire il proprio cervello; si legge soprattutto per impedire a se stessi di pensare.

GIALLO CROMO - Aldous Huxley

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Messaggio da Still »

Parlare fa bene. E' uno sfogo. Uno che medita un assassinio, se può sfogarsi in tempo, alle volte non lo commette più.

John Steinbeck "Furore"
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Messaggio da piccola ribelle »

Noto che la gente fa sempre dei preparativi colossali per fare il bagno quando va in un posto in prossimità dell’acqua, ma poi quando è lì il bagno non lo fa quasi mai.
È lo stesso quando si va al mare. Io stabilisco sempre – quando pianifico la cosa da Londra – che mi sveglierò presto ogni mattina e farò un tuffo prima della prima colazione, e pertanto ripongo religiosamente in valigia un paio di calzoncini da bagno e un asciugamano. Mi compro sempre dei calzoncini rossi. Mi piaccio coi calzoncini rossi. Giovano al mio incarnato. Senonché quando arrivo al mare l’esigenza del bagno mattutino è meno forte di quando ero in città.
Mi sento al contrario più incline a rimanere a letto fino all’ultimo momento, per poi scendere a fare colazione. Una volta o due la virtù ha trionfato e mi sono alzato alle sei, mi sono vestito sommariamente, ho preso i calzoncini e l’asciugamano e mi sono avviato barcollando paurosamente. Ma non mi è piaciuto. È come se mettessero sempre ad aspettarmi un vento dell’est particolarmente tagliente, quando vado a fare il bagno la mattina presto; sembra anche che preparino un primo stato di sassi aguzzi e che affilino gli scogli e ne ricoprano la punta con un po’ di sabbia in modo che io non possa vederla; sembra inoltre che ritirino il mare di un paio di miglia, in modo che io sia costretto a stringermi con le braccia e a saltellare, rabbrividendo, dentro sei pollici d’acqua. Quando infine arrivo al mare, lo trovo rozzo e assai offensivo.
Un’enorme ondata mi acciuffa e mi sbatte a sedere più forte che mai sopra uno scoglio che sembra essere stato messo lì apposta per me. E prima che io abbia detto”Oh! Ahi!” e abbia capito cosa sia accaduto, l’ondata ritorna e mi trascina in mezzo all’oceano. Comincio a dibattermi freneticamente verso la riva e mi domando se rivedrò mai la mia casa e gli amici, e vorrei essere stato più buono con la mia sorellina da ragazzo (quando io ero ragazzo, voglio dire). Proprio quando ho perso ogni speranza, l’onda si ritira e mi lascia ad agitare braccia e gambe come una stella marina sulla sabbia. Mi alzo e mi volto e mi accorgo che ho nuotato fino alla disperazione in due piedi d’acqua. Ritorno indietro, mi vesto e striscio fino a casa, dove devo fingere di essermi divertito un mondo.


TRE UOMINI IN BARCA - Jerome K. Jerome

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