Daniel Pennac, "La fata carabina"
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Daniel Pennac, "La fata carabina"
La Biblioteca di Repubblica
254, 254 pp.
Romanzo della saga Malaussene dotato di grande intreccio, di quel tipo dalla precisione geometrica a incastro che ultimamente avevo trovato ne "Casa del sonno" di Coe.
Pennac è giocoso, inizia una serie di paragrafi sempre con la stessa frase, usa la parola "cazzo" come in ogni buon poliziesco, dà pensieri divertenti ai cattivi. E ficca l'oppio, l'eroina e il controllo delle armi individuali nelle città moderne in modo curioso tra l'indipendentismo postcolonialista e la questione della solitudine degli anziani. Fornisce il protagonista di un lavoro improbabile (il capro espiatorio ufficiale), di una famiglia incomprensibile (non c'è un padre, la mamma è incinta di non si sa chi) e di adorabili tendenze filantropiche (la casa si trasforma in un ospizio).
Il romanzo è costellato tenerezze tanto assurde quanto perfettamente realistiche: tra colleghi ispettori di polizia (Pastor e Thian), tra anziani e bambini (la vedova Ho e Verdun o anche Risson in veste di narratore), tra amanti (Julie e Malaussene), tra buoni e cattivi (Vanini si protende "tutto amore" verso la vecchina che lo fredda). Direi che il romanzo oscilla musicalmente tra la sparatoria e la sdolcinatezza senza soffermarsi sulla via di mezzo. Spassosissimo e divertente per ogni lettore.
254, 254 pp.
Romanzo della saga Malaussene dotato di grande intreccio, di quel tipo dalla precisione geometrica a incastro che ultimamente avevo trovato ne "Casa del sonno" di Coe.
Pennac è giocoso, inizia una serie di paragrafi sempre con la stessa frase, usa la parola "cazzo" come in ogni buon poliziesco, dà pensieri divertenti ai cattivi. E ficca l'oppio, l'eroina e il controllo delle armi individuali nelle città moderne in modo curioso tra l'indipendentismo postcolonialista e la questione della solitudine degli anziani. Fornisce il protagonista di un lavoro improbabile (il capro espiatorio ufficiale), di una famiglia incomprensibile (non c'è un padre, la mamma è incinta di non si sa chi) e di adorabili tendenze filantropiche (la casa si trasforma in un ospizio).
Il romanzo è costellato tenerezze tanto assurde quanto perfettamente realistiche: tra colleghi ispettori di polizia (Pastor e Thian), tra anziani e bambini (la vedova Ho e Verdun o anche Risson in veste di narratore), tra amanti (Julie e Malaussene), tra buoni e cattivi (Vanini si protende "tutto amore" verso la vecchina che lo fredda). Direi che il romanzo oscilla musicalmente tra la sparatoria e la sdolcinatezza senza soffermarsi sulla via di mezzo. Spassosissimo e divertente per ogni lettore.
Il maldicente non duri sulla terra,
il male spinga il violento alla rovina. Sal 140,12
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Re: Daniel Pennac, "La fata carabina"
Questo gioco di accostamenti estremi è una caratteristica di Pennac, soprattutto nel ciclo Malaussene, ma secondo me nel libro "La fata carabina" gli riesce meglio che altrove.
Amai la verità che giace al fondo, quasi un sogno obliato (U.Saba)
Piove sui panni stesi / perché niente va mai come dovrebbe...(Kegiz)
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Per me invece il libro è stato una vera delusione rispetto agli altri che avevo letto, tanto che ho abbandonato l'autore al suo destino
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e quale invece avevi letto precedentemente e ti era piaciuto?
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Il mio primo incontro con Pennac è stato con "Signor Malaussène", che mi ha conquistato. Poi noi ricordo esattamente , dovrei guardare il mio quaderno a casa. domani ti saprò dire ...
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La fata carabina è stato il primo libro di Pennac che ho letto e mi ricordo che mi ha folgorato! infatti poi ho letto anche tutti gli altri della saga Malaussène e mi sono piaciuti...ma questo rimane di gran lunga il mio preferito
Edit: e con questo messaggio sono diventata bucaniere!!
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La fata carabina è stato il primo Pennac anche per me, e mi piacque moltissimo. Era un periodo in cui leggevo poco e da allora, ogni volta che sento qualcuno dire di essere "librescamente" apatico, è il primo consiglo che mi viene in mente...
E tu vuoi viaggiarle insieme, vuoi viaggiarle insieme ciecamente perché sai che le hai toccato il corpo, il suo corpo perfetto con la mente. (FdA)) - La cosa che più mi piace fare è niente. (WtP) - Ma conosco le coincidenze del 60 notturno, lo prendo sempre per venire da te (RG) La mia Wishlist
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Per me non è stato il primo ma l'unico che mi è piaciuto e che mi è rimasto dentro. Se ci penso ho ancora una sensazione di tenerezza immensa ...
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Quando penso a tutti i libri che mi resta da leggere, ho la certezza di essere ancora felice. - Jules Renard -
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Una lettura, direi, con il “retrogusto”.
In varie occasioni si ride o sorride per alcune delle vicende e per alcune delle battute di questi personaggi che sono al limite del reale, paradossali, che compiono scelte originali, che si muovono in un intreccio che forse si può definire “giallo degli equivoci”.
Ma ……….. un attimo dopo il sorriso, quello che rimane sono sensazioni diverse.
Prima di tutto la consapevolezza che queste vicende, per quanto romanzate e talvolta volutamente estremizzate, non sono poi così inverosimili: purtroppo la cronaca ci ha abituati a pensare che nemmeno i limiti della fantasia sono invalicabili. E ne consegue una certa sfumatura di pessimismo.
Ma anche una consapevolezza di segno opposto: il caso di una famiglia già di per sé sui generis, come quella dei Malaussène, disposta per di più a dare alloggio ad un gruppo di anziani soli, emarginati e con problemi di tossicodipendenza, se da un lato può risultare come minimo “improbabile”, dall’altro può assurgere ad esempio di quanto ancora ci sia di buono e generoso nelle persone comuni, di quanto il singolo possa già fare per aiutare il prossimo: e tutto questo non può non lasciare dietro di sé una certa dose di ottimismo.
Non vorrei fare una citazione a sproposito, ma credo che quando Luigi Pirandello, nel suo saggio “L’umorismo” indicava nel “sentimento del contrario” l’essenza di una narrativa che non fa del divertimento a se stante il suo fine ultimo, ma spinge il lettore a riflessioni anche amare, intendesse riferirsi a qualcosa di simile a quello che è stato per me questa lettura.
In varie occasioni si ride o sorride per alcune delle vicende e per alcune delle battute di questi personaggi che sono al limite del reale, paradossali, che compiono scelte originali, che si muovono in un intreccio che forse si può definire “giallo degli equivoci”.
Ma ……….. un attimo dopo il sorriso, quello che rimane sono sensazioni diverse.
Prima di tutto la consapevolezza che queste vicende, per quanto romanzate e talvolta volutamente estremizzate, non sono poi così inverosimili: purtroppo la cronaca ci ha abituati a pensare che nemmeno i limiti della fantasia sono invalicabili. E ne consegue una certa sfumatura di pessimismo.
Ma anche una consapevolezza di segno opposto: il caso di una famiglia già di per sé sui generis, come quella dei Malaussène, disposta per di più a dare alloggio ad un gruppo di anziani soli, emarginati e con problemi di tossicodipendenza, se da un lato può risultare come minimo “improbabile”, dall’altro può assurgere ad esempio di quanto ancora ci sia di buono e generoso nelle persone comuni, di quanto il singolo possa già fare per aiutare il prossimo: e tutto questo non può non lasciare dietro di sé una certa dose di ottimismo.
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davvero un bel libro, l'ho letto poche settimane fa ed è stata una lettura interessante e "ricreativa" al tempo stesso. incredibile come pennac riesca restituire l'atmosfera di belleville non tramite descrizioni estremamente lunghe di questo quartiere, ma piccole frasi, dettagli sparsi...
subito dopo la fata (ovvero pochi giorni fa! ) ho finito anche la prosivendola, che mi è piaciuta ancora di più!! più suspence, più ironia, si parla di libri...ma soprattutto, viene dato molto spazio alla piccola verdun, ormai il mio personaggio preferito della saga! le descrizioni che pennac ne fa sono a dir poco esilaranti!!
subito dopo la fata (ovvero pochi giorni fa! ) ho finito anche la prosivendola, che mi è piaciuta ancora di più!! più suspence, più ironia, si parla di libri...ma soprattutto, viene dato molto spazio alla piccola verdun, ormai il mio personaggio preferito della saga! le descrizioni che pennac ne fa sono a dir poco esilaranti!!
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près
E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione
Sempre Francesina, anche su Anobii
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- etnagigante
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A me è piaciuto così tanto che è uno dei pochi libri che consiglio agli amici. In genere cerca sempre di non influenzare le persone; solo se si sta già parlando di gusti letterari allora mi sbilancio.
E per chi volesse c'è in giro il mio ring
http://www.bookcrossing-italy.com/BCfor ... hp?t=18331
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A valle, tra masse ebre, la nera, l'accesa d'ira Etna ti moveva; l'Etna gigante, lave vomitante. Arida secca l'arena, l'erbe essa martellava.
- Gahan
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Re: Daniel Pennac, "La fata carabina"
Non avevo un bel ricordo del primo romanzo della serie (Il paradiso degli orchi), invece questo tutto sommato non mi è dispiaciuto.
Ho trovato abbastanza coinvolgente la storia e le stranezze della famiglia Malaussène non mi hanno infastidita questa volta.
Ogni tanto mi ha pure strappato un sorriso.
Ho trovato abbastanza coinvolgente la storia e le stranezze della famiglia Malaussène non mi hanno infastidita questa volta.
Ogni tanto mi ha pure strappato un sorriso.
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Sfida A-Z 2022
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