Ohran Pamuk- Il mio nome è Rosso

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zazie
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Ohran Pamuk- Il mio nome è Rosso

Messaggio da zazie »

Siamo a Istanbul, sul finire del XVI secolo, e alla corte del sultano si è consumato un efferato delitto: il miniaturista Raffinato Effendi è stato ucciso e gettato in un pozzo. Al centro dell’intrigo i maestri del laboratorio di miniatura del sultano e i misteriosi disegni segretamente commissionati da Zio Effendi, anch’egli vittima dell’oscuro traditore.
Nei panni dell’investigatore, ma non sempre dell’io narrante, Nero, ritornato dopo quindici anni nella città da cui lo allontanò la scoperta del suo amore per Sekure, figlia di Zio Effendi.

Le complicate vicende familiari e amorose raccontate da Pamuk si intrecciano delicatamente al giallo di corte, costruendo un paesaggio narrativo del tutto simile alle miniature descritte.
Lo scrittore turco cerca di alternare levità e incisività, come appunto in un disegno, soffermandosi di volta in volta su un particolare del quadro con parole spesso ricche di suggestioni.

E’ sempre imbarazzante ammettere che un libro che riteniamo complessivamente buono e meritevole ci ha occasionalmente annoiato a morte.
Si tende a cercare la causa nel ritmo o nella prolissità e quasi sempre si trova la chiave del mistero ma il senso di colpa rimane.
L’unico rimedio in questi casi, è il conforto di aver condiviso la sensazione con qualcun altro.
Sperando quindi che altri ammiratori di Pamuk facciano outing non esito a dire che senza una cinquantina di pagine la lettura di Il mio nome è Rosso sarebbe stata un’esperienza più piacevole e avrebbe meritato all’opera un posto di primo piano tra i miei preferiti.

Per attenuare il senso di colpa e consigliarne comunque la lettura vale la pena di evidenziare un aspetto significativo del libro. Il giallo trae spunto dalla diatriba tra miniatura tradizionale e disegno europeo. Il confronto tra i due stili, si evince dalle pagine più stimolanti di Pamuk, non è semplicemente una questione di soggetti. L’artista europeo ritrae il mondo dal suo punto di vista, cosa che si esprime prima di tutto sul piano tecnico (la prospettiva, la verosomiglianza).
Il miniaturista, invece, si colloca ai piedi di Allah e ritrae, spesso a memoria, il mondo immaginato da Dio.
Il merito di Pamuk è calarci lentamente in un orizzonte del tutto differente, in cui le basi della nostra estetica vengono radicalmente messe in discussione. Gli spunti di riflessione sono infiniti e molto stimolanti, non soltanto per comprendere le diverse evoluzioni dell’arte ma l’irriducibile e proficua diversità tra le culture.

Il consiglio quindi è: leggetelo. Con calma, senza il sole a picco, saltando qualche riga e magari qualche pagina, senza sensi di colpa:)

johnnyfichte
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Messaggio da johnnyfichte »

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Faber & Faber
paperback £7.99
503 pp.

Finito di leggere adesso in inglese. Nero è Black, Raffinato Effendi è Elegant Effendi, Zio Effendi è Enishte Effendi e i tre miniaturisti prediletti di Master Osman sono Olive, Butterfly e Stork.

For the sake of a delightful and convincing story, there isn't a lie Orhan wouldn't deign to tell.

L'Est e l'Ovest appartengono a Lui. Pamuk fa dire ad un personaggio che sentirsi a proprio agio sia a Est che a Ovest è "divertisi di davanti e di dietro". Romanzo terribile e leggero in cui fa una comparsata anche Satana, che scrive il capitolo 47 in prima persona.

Una pagina descrive tramite l'io narrante della mamma i due bambini di casa che giocano e rumoreggiano in giardino e poche pagine prima si decapita un assassino descrivendo gli alti schizzi di sangue.

I personaggi si deliziano della bellezza incantevole delle miniature, dei dettagli di queste e delle storie che i dettagli raccontano. Si parla con commozione dei miniaturisti sempre pazienti e sorridenti ingobbiti da decenni di umile lavoro, spesso pur privi delle estasi dell'ispirazione, e si descrive nei minimi particolari come uno spillone venga usato per accecare e accecarsi sfondando delle pupille.

Pamuk è follia. Brrr. :silenced:

I Veneziani sono quelli che corrompono le tradizioni artistiche, e tra gli esempi si porta nel romanzo il Giovanni Bellini noto anche come Giambellino e famoso per i suoi ritratti di nobili e potenti veneziani.
I Veneziani sono anche quelli che inondano di monete contraffatte il mercato valutario turco dell'epoca in cui è ambientato il romanzo (1591).

Guardare al mondo come lo vede Lui, perfetto e senza prospettiva.
Guardare al mondo come lo vediamo noi, difettoso e imperniato sul punto di fuga. Dotato di pentole ma non di coperchi. Un enigmatico Capitolo 47.

Un Nobel pedagogico quello a Pamuk. Non leggetelo dopo un thriller. Leggetelo piuttosto dopo i Wu Ming. Non cedete alla tentazione di considerarlo un cadavere di libro perché narra vicende lontane nel tempo: è vivissimo. Come i morti del libro che continuano a vedere cosa succede intorno a loro dopo la propria morte.

Alcune citazioni sparse per farvi venire l'acquolina:

"Mi piacerebbe dipingere come i ciechi e i vedenti non sono uguali!"
"Chi sono i chiechi e chi sono i vedenti ?" Nero disse ingenuamente
. p. 463 (abbinamento suggerito: "Il pendolo di Foucault")

"Ricordi quei versi alla fine della Sura della Vacca ? Mi piacerebbe dipingerli: 'Oh Dio, non giudicarci da quello che abbiamo dimenticato e dai nostri errori. O Dio, non caricarci di un peso che non possiamo portare, come con quelli che sono stati prima di noi.'" p. 464

"Dove sono i libri?" sussurrò Master Osman.
"Quali libri?" disse il nano. "Quelli dall'Arabia, i Corani Cufici, quelli che Sua Eccellenza il Sultano Selim il Brutto, Residente del Paradiso, portò da Tabriz, i llibri dei pashà sequestrati quando essi furono condannati a morte, i volumi portati in dono dagli ambasciatori Veneziani al nonno del Nostro Sultano, o i libri Cristiani del tempo del Sultano Mehmet il Conquistatore ?"
pp. 364-365

"Ero imbarazzato per l'evidente depravato piacere con cui questo miniaturista aveva disegnato immagini di bastinado, bastonature, crocifissioni, impiccagioni dal collo o dai piedi, uncinature, impalature, lanci dai cannoni, inchiodature, strangolamenti, tagli di gole, assalti di cani affamati, frustate, insaccamenti, pressioni, immersioni in acqua fredda, estrazione di capelli, rotture di dita, le delicate scorticature, il taglio di nasi e la rimozione di occhi." pp 382-383 (abbinamento: Ivo Andric "Il ponte sulla Drina")

Links:
** http://www.orhanpamuk.com/
** http://www.turkishconsulategeneral.us/a ... mini.shtml
Ultima modifica di johnnyfichte il dom apr 22, 2007 10:24 pm, modificato 5 volte in totale.
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Messaggio da ilmagodilussino »

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ciucchino
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Messaggio da ciucchino »

Che bello questo libro! Non solo riesce ad appassionarti alla diatriba dei miniaturisti divisi tra modernità e tradizione, ma è un concentrato di frasi bellissime che vorrei scrivere tutte se non fosse che alla fine dovrei ricopiare l’intero libro.
Per me non è stato assolutamente noioso e mi sembrava di essere lì in quel tempo e in quel luogo e di vedere i disegni e i miniaturisti intenti a crearli.
Tra le tantissime frasi ecco una riflessione di Zio Effendi: “… e supplicai Allah perché ci concedesse un’anima senza corpo in Paradiso e un corpo senz’anima nel mondo” e la descrizione del colore rosso a un cieco “se lo toccassimo con la punta delle dita, avremmo una sensazione di qualcosa tra il ferro e il rame. Se lo prendessimo in mano, sentiremmo bruciare. Se lo afferrassimo, lo sentiremmo pieno come un pezzo di carne salata. Se lo prendessimo in bocca, la riempirebbe. Se lo annusassimo, avrebbe l’odore del cavallo. Se profumasse di fiori, sarebbe simile alla margherita, non alla rosa rossa”.
Mi è piaciuto tantissimo che la storia venisse raccontata dai vari protagonisti e addirittura intervengono Satana, il colore rosso, una moneta e un albero. I protagonisti non sono stereotipati: Nero è un personaggio insipido e la bella Sekure antipatica mentre l’assassino rivela un movente assolutamente inaspettato.
E’ un libro bellissimo per la storia e per lo stile che vi consiglio anch'io di leggere con calma per gustare ogni frase.
"I libri li rubavo. I libri non dovrebbero costare nulla, pensavo allora e penso ancora oggi".
(Pascal Mercier, "Treno di notte per Lisbona)

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MartinaViola
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Re: Ohran Pamuk- Il mio nome è Rosso

Messaggio da MartinaViola »

Quando ho scelto questo Pamuk cercavo una storia che mi risucchiasse, che mi inglobasse al suo interno, permettendomi di dimenticare tutto il resto.
Avevo bisogno di un rifugio, e l'ho trovato tra le linee sinuose e i colori brillanti raccontati in questo libro.

La protagonista indiscussa di questo splendido romanzo è l'arte e, in particolare, il conflitto tra la miniatura tradizionale appartenente all'Oriente e le nuove tecniche di rappresentazione provenienti dall'Occidente.
Pamuk costruisce una storia intrigante, un giallo ambientato ad Istanbul alla fine del XVI secolo, riuscendo ad inserirvi innumerevoli digressioni: piccole storie nella storia che srotolano i temi più cari al miniaturista devoto, come la cecità e la memoria.
Ogni capitolo si esprime con la voce di un personaggio diverso, ritmando la narrazione con continui cambi di registro e di prospettiva, e spesso a parlare sono proprio quelle figure, o quei colori, che se ne stanno stesi sulla carta, apparentemente privi di vita.

Il modo migliore per apprezzare la densità dell'intreccio di queste storie è lasciarsi andare: lasciare che ogni storia ci si rovesci dentro senza opporre alcuna resistenza. Starsene lì, ai piedi di questo prodigioso cantastorie, ad ascoltare rapiti le gesta di Nero e dei tre miniaturisti del sultano, attendendo di conoscere le sorti della bella Şeküre.
Abbandonarsi completamente al flusso di parole e partecipare allo stesso modo della sorte di personaggi di cui, voltata la pagina, non ricorderemo neanche più il nome, ma che ci avranno lasciato qualcosa di più profondo: un segno indispensabile per comprendere l'opera nel suo insieme.

Un libro ricchissimo che ci chiede, per apprezzarlo al meglio, di sgombrare la mente e di starcene così, in balia della corrente delle sue storie.

Straordinario.
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Gahan
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Re: Ohran Pamuk- Il mio nome è Rosso

Messaggio da Gahan »

Romanzo ambientato nella Istanbul del 1500. I personaggi che lo popolano ruotano attorno a un laboratorio di miniatura. C’è una storia d’amore e ci sono dei delitti. Il protagonista della storia, Nero, è coinvolto in entrambe le vicende: da un lato deve coronare il suo sogno d’amore, dall’altro deve scoprire chi è l’assassino. Ma detta così è troppo semplice...

Questo è uno dei libri più difficili che abbia mai letto... La lettura richiede molta concentrazione, spesso certi passaggi ho dovuto rileggerli perché erano un po’ contorti. Attorno al capitolo 16, che equivale circa alle prime 100 pagine, ho dovuto fare una pausa, fare un attimo il punto della situazione aiutandomi con dei riassunti perché mi stavo rendendo conto che avevo un po’ perso il filo del discorso e cominciavo a dimenticarmi i personaggi (quei riassunti mi sono serviti per scrivere ora questo post! :P )

A livello narrativo, la particolarità di questo romanzo sta nel fatto che non c’è un'unica voce narrante, ma ad ogni capitolo il punto di vista cambia e la storia viene raccontata dai vari personaggi. Non è facile entrare in questo tipo di narrazione perché si rimane un po’ spiazzati, innanzitutto nel primissimo capitolo la voce narrante è quella della prima vittima. È la vittima che, da morta, si rivolge al lettore e gli racconta come è stata uccisa, dove giace il cadavere, ecc. ma ovviamente non rivela né il movente, né il nome dell’assassino. Già con un incipt del genere si rimane piuttosto stupiti. Ma ci si stupisce ancora di più proseguendo con la lettura perché qua e là la storia viene raccontata da alcuni personaggi davvero strani: un cane, un albero, Satana, la morte, ecc. che non sono dei veri personaggi “in carne e ossa” sono semplicemente dei disegni appesi alla parete di un caffè dove si esibisce un cantastorie (da qui nasce anche il titolo del libro: “Il mio nome è rosso” deriva da un capitolo in cui la voce narrante è quella del colore rosso).

All’inizio il romanzo è un po’ lento, la parte centrale è quella che si legge più velocemente: la vicenda amorosa deve trovare il suo lieto fine e poi c’è un secondo delitto e il vero inizio delle indagini per scoprire chi è l’assassino. Nero e il Maestro Osman, il capo del laboratorio di miniatura, hanno solo tre giorni di tempo per scoprire chi è l’assassino quindi il ritmo diventa più incalzante. Si passa poi a una parte piuttosto noiosa: Nero e il Maestro Osman rimangono per due giorni interi rinchiusi nella tesoreria del Sultano a sfogliare libri antichi, e per almeno 20 pagine vengono descritti soltanto i disegni (miniature) che ornano le pagine di questi libri antichi: una noia mortale!!!!

I delitti sono solo un pretesto, non è nemmeno importante scoprire chi è l'assassino, questo libro vuole solo descrivere fino alla nausea l’arte della miniatura :shock: . Un'arte che in oriente si tramandava da maestro ad apprendista dai secoli dei secoli ed era nata una diatriba sulle differenze tra l’arte pittorica orientale e quella europea. Siamo nel ‘500 e gli artisti europei hanno già scoperto la prospettiva. In Europa venivano realizzati i ritratti, nei quadri venivano dipinte anche le ombre. Per i miniatori di Istanbul dello stesso periodo storico tutto ciò era assolutamente inconcepibile: per loro l’arte della miniatura non consisteva nel riprodurre la realtà così com’è ma nel riprodurla come la mente la ricorda. Per questo per loro era impensabile mettersi davanti a un soggetto e dipingerlo. Per loro dipingere voleva dire riprodurre oggetti, persone o animali così come erano stati riprodotti dagli antichi maestri di Herat e secondo dei canoni ben prestabiliti. Per loro era impossibile disegnare dei cavalli con una particolarità diversa da quella dei cavalli che avevano visto sui libri di migliaia di anni prima, oppure disegnare una donna con i tratti della donna amata. Avere uno stile, mettere la propria personalità in un disegno, equivaleva a un difetto e quindi il disegno era scadente perché non rientrava negli schemi predefiniti. Ma soprattutto il vero miniatore non lavora per denaro e nemmeno per la gloria, infatti il vero miniatore non mette mai la firma su un proprio disegno.
E così si susseguono pagine e pagine che cantano le lodi dell’arte minatoria turca, interminabili descrizioni di disegni, continui rimandi ai soggetti preferiti dagli antichi maestri (non ne potevo più di sentir parlare della leggenda di “Cosroe e Sirin” :puke: ), dal racconto delle leggende di alcuni miniatori famosi, dalla spiegazione della dedizione di questi artisti per il loro lavoro. Si pensi che per un miniatore il premio più bello era la cecità, l’essere arrivati a consumarsi gli occhi per il proprio lavoro, e nella cecità riuscire ancora a dipingere. Addirittura c'era anche chi non riuscendo ad ottenere questo dono, si accecava da solo con uno spillone.

Sicuramente interessante, ma che fatica!!!

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Re: Ohran Pamuk- Il mio nome è Rosso

Messaggio da MartinaViola »

non sono d'accordo con gahan. :no!:

secondo me il bello di questo libro sta tutto nelle digressioni: se quelle non ti affascinano, vuol dire che non è il libro per te!
può capitare... il mondo è bello perché è vario. :yes!: per me questo pamuk si becca cinquemila stelle ed ho amato tutte le storie e le leggende e i disegni descritti. 8) Cosroe e Sirin compresi! :wink:
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Re: Ohran Pamuk- Il mio nome è Rosso

Messaggio da Gahan »

MartinaViola ha scritto:non sono d'accordo con gahan. :no!:

secondo me il bello di questo libro sta tutto nelle digressioni: se quelle non ti affascinano, vuol dire che non è il libro per te!
può capitare... il mondo è bello perché è vario. :yes!: per me questo pamuk si becca cinquemila stelle ed ho amato tutte le storie e le leggende e i disegni descritti. 8) Cosroe e Sirin compresi! :wink:
de gustibus...

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Re: Ohran Pamuk- Il mio nome è Rosso

Messaggio da MartinaViola »

Gahan ha scritto:de gustibus...
infatti. :wink:
dico proprio che se non ami quel genere di digressioni, pamuk non fa per te.
immagino che negli altri suoi libri sia ancora peggio... :roll:
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Re: Ohran Pamuk- Il mio nome è Rosso

Messaggio da Gahan »

MartinaViola ha scritto:immagino che negli altri suoi libri sia ancora peggio... :roll:
Non tutti sai... Io ho letto "La nuova vita" (ho lasciato un commento qui viewtopic.php?f=12&t=17553 ) e anche quello è abbastanza complicato...
Invece "Istanbul" mi era piaciuto, forse perché l'ho letto poco prima di partire per la Turchia, o forse perché è la sua autobiografia... Mi piacerebbe leggere "Neve" ma devo essere nella condizione giusta, pronta e concentrata per affrontare una lettura difficile :wink:

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Re: Ohran Pamuk- Il mio nome è Rosso

Messaggio da MartinaViola »

Gahan ha scritto:Non tutti sai... Io ho letto "La nuova vita" (ho lasciato un commento qui viewtopic.php?f=12&t=17553 ) e anche quello è abbastanza complicato...
Invece "Istanbul" mi era piaciuto, forse perché l'ho letto poco prima di partire per la Turchia, o forse perché è la sua autobiografia... Mi piacerebbe leggere "Neve" ma devo essere nella condizione giusta, pronta e concentrata per affrontare una lettura difficile :wink:
io ho letto soltanto il mio nome è rosso, ma mi intriga molto "il museo dell'innocenza".
comunque come scrivi tu è un autore difficile, magari non sempre allo stesso modo, ma ci vuole una certa disposizione d'animo per ascoltarlo, altrimenti ti annoia.
ho sempre sognato di leggere un libro che parlasse di un luogo che avrei visitato a breve. ci deve essere tutta un'altra magia nella lettura. :yes!:
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