Fausto è un quarantenne milanese confuso sulla sua professione di scrittore e con il cuore ammaccato dalla recente chiusura di una lunga relazione sentimentale. Nel tentativo di trovare un posto che gli restituisca serenità e lucidità torna a Fontana Fredda, sulle alpi valdostane, dove ricorda giorni felici passati con suo padre durante l’infanzia. Il romanzo dura un anno e ben illustra l’avvicendarsi delle stagioni: un qualcosa forse di rilievo relativo nei contesti urbani, ma centrale in montagna poiché in base a questo cambiano le professioni degli abitanti, le aperture degli esercizi e le attività da svolgere. Vi ho trovato molti temi oramai “tipici” della produzione di Cognetti, noto per la sua passione per la montagna e per la sua stessa vita trascorsa a metà tra Milano e le Alpi. Evidentemente alcuni aspetti sono autobiografici, mentre altri mi hanno ricordato moltissimo “Le otto montagne” (che però ho amato molto di più). Anche qui c’è un’amicizia al maschile ed un certo guardare alla natura per trovare insegnamenti, ma ho avuto l’impressione che alcuni temi siano qui meno approfonditi e non ho compreso la ragione di esistere di alcuni personaggi
Here be spoilers
(tipo la figlia di Santorso)
Rispetto al romanzo precedente però, fuoriescono in maniera più evidente anche gli aspetti crudeli della vita di montagna, cui a volte soccombe anche chi aveva creduto di trovarvi rifugio.
Un romanzo decisamente piacevole e ben scritto, con alcuni passaggi molto belli: a me ha infuso molta serenità, anche se ammetto che mi sarei aspettata qualcosa di più da Cognetti.