Mi associo ad "attimino", e siamo pure in buona compagnia, visto che Filippo La Porta in "Non c'è problema - Divagazioni morali su modi di dire e frasi fatte" (Feltrinelli 1997) gli dedica un paragrafo. Riporto l'inizio.
"Cercherò di essere un attimino meno aggressivo." "Dovresti avere un attimino di pazienza." "Vorrei ripensarci un attimino..." La parola "attimino" si è proditoriamente sostituita nel linguaggio corrente a "un po'", "un poco". Una categoria temporale (e in una sua forma diminutiva, vezzeggiativa che può ricordare lo spagnolo un momentito) ha scacciato una categoria spaziale. Dunque non si dirà più "un po' meno aggressivo", ma "un attimino meno aggressivo" (variante: "un momentino"; variante impazzita: "un attimissimo", sentito da Lucia Annunziata nel corso della trasmissione Prima serata). A ben vedere la cosa diventa così ancora più precaria ed evanescente. In fondo limitarsi a dire "un po'" già non suonava molto incoraggianta, ma almeno dimostrava una buona volontà, una dichiarazione di intenti certo si trattava di una parte, una piccola parte (appunto: solo "un po'"). Ma questa piccola parte conservava una sua consistenza, per quanto sfilacciata, residuale, quasi lunare. Invece con "un attimino" siamo davvero al microattimo fuggente, al frammento pulviscolare, al moneto fugace che già evapora mentre lo pronunciamo. Niente su cui, insomma, poter contare, in nessun modo. Certo, linguisticamente "attimino" è un tipico "alterato" (ovvero un procedimento caratteristico della nostra lingua per cui attacchiamo un suffisso a un nome per dargli una diversa sfumatora di senso (come "bacione" non vuol dire "grosso bacio") ma è una delle tante formule iperboliche del linguaggio familiare (cfr. L. Serianni in Come parlano gli italiani). Eppure questa alterazione ci spinge irresistibilmente verso una zona dresponsabilizzata, libera da obblighi e impegni, extralight. La soffice voglia di leggerezza, celebrata sopra ogni altra virtù dal Calvino "americano", e poi dai bit senza peso dell'informazione che corre sui circuiti dei computer, dallo spot del celebre caffè Lavazza, dal musical di Woody Allen in cui la partner è scagliata verso l'alto sfidando la gravità, dai plastici "voli" al di sopra del canestro del leggendario Michael Jordan, dalla veste diafana e impalpabile del fantasmino Casper, accomuna oggi le masse e l'élite, i tangentisti e i galantuomini, i conduttori televisivi e gli accigliati moralisti.
E poi va avanti, ma io mi fermo qui. Nel libro si trovano spassosi paragrafi anche su:
- non c'è problema
- il problema è tuo
- il problema è un altro
- esatto
- uno di questi giorni ci si vede
- scusami, non ho un minuto di tempo...