
Un’amica ventiquattrenne, parlando della vecchiaia e della morte, mi racconta che dopo il suoi 18 anni, non si sa poi perché, ha come l’impressione che il tempo stia accelerando. Non è una novità, le ho risposto con un sorriso amaro.
Personalmente, le ho detto, ho impiegato circa 24 anni per festeggiare i miei 18 anni, dopo di che, per una sorta di compesazione, sono giunto a trenta nel giro di soli 6 anni.
Forse il tempo accelera per via delle responsabilità e per il fatto che abbiamo delle giornate sempre più organizzate, delle settimane sempre più ritmate. Si finisce quindi per “tirare” i weekend come valvola di sfogo di una settimana d’impegni e di stress. Il tempo del gioco, probabilmente, è un tempo più lento, riflessivo.
Oggi le cose vanno diversamente ed allora, proprio mentre togli dalla tavola le briciole del panettone, senti qualcuno che scarta l’uovo di Pasqua e mentre guardi la tua sorpresina (quasi sempre deludente), già ti ritrovi sul bagnasciuga di una spiaggia affollata. Ti tuffi, sali, ti asciughi, ti metti al sole e quando riapri gli occhi i tuoi amici stanno parlando della prossima settimana bianca.
Ecco, questo è come va il mio tempo da quando ho compiuto i diciotto anni.