massimo novelli ha scritto:Il pittore e scultore che ha conquistato Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, si chiama Andrea Bertotti, ha quarantun anni e per campare e sfamare due figlie, dato che l'arte e la poesia sovente non danno pane e neppure pubblici onori, da un bel po' di tempo lavora come operaio al cimitero Monumentale di Torino. Incredibile ma vero. E singolare, strana condizione, la sua, quella cioè di un artista libero e pieno di talento che ha al suo attivo diverse mostre, vari riconoscimenti da parte della critica più attenta e la paternità, oltre al resto che sveleremo tra poco, di un suo lieve, ironico, onirico e intrigante giornale (o journal, se si vuole, di segni e parole) che dal 2000 va dipingendo ogni giorno su carta di quotidiani. Ventimila fogli, insomma, in sette anni, che si sono potuti e si possono leggere, guardare e toccare in alcuni caffè torinesi e al bar della Triennale di Milano.
Ma c'è anche e soprattutto dell'altro. Ovvero questo semplice fatto: in giro per la piazze e i corsi delle città italiane e straniere, da qualche settimana, sui cartelloni pubblicitari che reclamizzano la nuova Cinquecento campeggia uno slogan — You are, we car — che è stato scelto per accompagnare d'ora in avanti il logo dell'azienda del Lingotto. Una frase-simbolo di indubbia efficacia, piaciuta parecchio a Marchionne, che è stata pensata e scritta proprio da Andrea. Nessuno, però, lo sa. È venuto pertanto il momento di dirlo, scoprendo il volto dell'artista felice e sconosciuto. "Gli amici dell'agenzia 515 Creative Shop — spiega Bertotti — mi avevano invitato a collaborare con loro nell'ambito della gara internazionale per aggiudicarsi le campagne pubblicitarie per la nuova Cinquecento. Ho elaborato alcune proposte e l'ultima che ho scritto, quel You are, we car, alla fine è risultata vincente".
Schivo, con la testa classicamente tra le nuvole, Andrea ha un approccio all'espressione artistica che sarebbe piaciuto a un grande romanziere come Jean Giono. Vi ricordate il suo racconto L'uomo che piantava gli alberi? È la storia di quell'uomo che "arrivato dove desiderava, cominciò a piantare la sua asta di ferro in terra. Faceva così un buco nel quale depositava una ghianda, dopo di che turava di nuovo il buco. Piantava querce". Il pittore torinese si sente in sintonia con il personaggio descritto dal narratore di Manosque perché pure lui semina ghiande artistiche, affinché nascano dei boschi metropolitani. E lo fa, spesso e volentieri, gratis o quasi. Si prenda a esempio il suo personalissimo giornale, quei dieci o più fogli di Repubblica o de La Stampa trasformati ogni giorno in veri quadri, che ha intitolato "Misteri della sede" con una delle sue non banali scorribande semantiche. "Ero stato invitato a cena da amici — ricorda Andrea — e, invece di portare del vino come si fa di solito, ho portato un foglio di giornale disegnato da me. Tra gli invitati c'era Maria Enrichez, proprietaria di un bar di via San Francesco da Paola. Il mio lavoro le è piaciuto e mi ha chiesto di esporne altri nel suo locale". Apprezzamenti, d'altro canto, che gli sono venuti, tra i tanti, da Lapo Elkann, che lo ha messo in contatto con il direttore della Triennale, allo stesso Marchionne, al quale sono stati regalati alcuni fogli del giornale d'artista.
Andrea Bertotti, in tutto questi anni, non è diventato ricco e neanche troppo famoso, almeno quanto meriterebbe. Ma a lui sembra importare poco. La sua vita, pure nei momenti di intervallo al Monumentale, coincide con il gesto e con le idee da mettere su carta, da realizzare in sculture e in installazioni, da consegnare alle agende che riempie di disegni, di concetti, di storie. Ed è forse in uno di quegli stacchi dal lavoro, che fa per mangiare, che deve avere pensato a You are, we car. Ossia a un messaggio di immediata comunicazione, umanissimo, che consente a chi lo riceve di interpretarlo a suo piacimento. Ma con una base imprescindibile: "Tu sei, noi siamo, ciò che sei e che siamo, ciò che desideri e che desideriamo essere; loro, la Fiat, per destino e per Dna non possono essere che inventori di automobili". Ecco come è stato sedotto Marchionne.
Lo strano caso di Andrea Bertotti
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Lo strano caso di Andrea Bertotti
Dato che conosco il protagonista vi segnalo questa bella storia apparsa su Repubblica- Torino di oggi
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ho avuto la fortuna di vedere i giornali di Andrea, e sono semplicemente spettacolari 

Ho potuto così incontrare persone e diventarne amico e questo è molto della mia fortuna (deLuca)
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