Vuoi veramente fare lo scrittore? E che mestiere è? Ti sembra una cosa seria? Ma se proprio insisti questo articolo ti insegna come fare e soprattutto cosa non fare.
Visto il successo strabordante dell’ultimo post ho deciso di fare un sequel. Non è come Rocky 2 rispetto a Rocky 1 ma più che altro come Clerks 2 rispetto a Clerks 1 (chi ha orecchie per intendere intenda). In altri termini non ho tempo di scrivere l’articolo per domani e per evitare che Alessandro D’Amato mi picchi ho riesumato le B-Sides dell’articolo scorso. La settimana prossima, a grande richiesta, sarà disponibile anche il Live in versione acustica.
Seguono alcuni punti fondamentali per ogni giovane scrittore sotto crack, o nella versione light, in erba.
La dedica è ok, ma dovrebbe essere succinta. Se avete duemila persone a cui dedicare il libro è probabile che dobbiate rivedere la vostra morale sessuale.
No assoluto ai capitoli finali quali “conclusioni” o “postfazione” in cui illustrate al lettore cosa ha significato per voi scrivere questo libro, la morale della storia e i vostri preziosi insegnamenti di vita. Non rilasciate interviste se nessuno ve le chiede, vi farà sembrare autistici.
Il titolo dei libri, salvo rarissime e oculate eccezioni, non dovrebbe contenere punti interrogativi, punti esclamativi, domande retoriche o riflessioni ad alta voce sull’universo. Ultimamente ho corretto libri con titoli quali: “Alpha Centauri. Ma è veramente andata così? Oppure no? Chi può dirlo? Eh? Eh? Staremo a vedere!”. Il titolo deve essere breve e incisivo. Provate a dare una scorsa alla vostra biblioteca, anche solo ai dorsi. Il nome della rosa. Punto. Non: “Chi è il misterioso frate assassino? Sarà il vecchio Jorge? La soluzione all’interno!”
Al massimo due frasi distinte possono essere unite da una virgola, non di più. A meno che non vogliate rappresentare lo stato d’animo di un tossicodipendente da anfetamine affetto dalla sindrome di Tourette evitate di scrivere cose come: “Egli entro nel bar, ordinò un cappuccino, si sedette sulla sedia, si alzò, salutò il barista, entrò in macchina, mise in moto, sfrecciò via, ad nauseam”.
Ogni tanto mettete un cazzo di punto! Se siete capaci solo di brevi proposizioni contenenti soggetto-predicato-verbo non è che accostarle l’una all’altra vi renderà Proust.
Sappiate che i redattori rideranno di voi e spesso terranno banco alle feste citando le vostre oscenità.
Non fate dire ai vostri personaggi cose che non direste voi stessi. Verbi come occultare, spengere, lagrime denunciano più di ogni altra cosa la vostra intrinseca quinta elementare (mentale o fattuale).
Non fate dire ai vostri personaggi cose che direste voi stessi. Scegliete un registro medio, né troppo alto né troppo basso. Non usate parola come spifferare per fare i giovani, o locuzioni come spacchiamogli la faccia per fare i gangsta. Avete quantarant’anni per gamba e un mutuo da pagare. Act your age!
Se utilizzate una frase fatta, o sciatta, non ripetetela tale e quale dopo due pagine. Entrano in testa come canzoncine pop e danno il voltastomaco come i quattro accordi iniziali di Smells Like Teen Spirit. Non c’è nessuna necessità di scrivere: “Le uscirono gli occhi fuori dalle orbite”. Scrivete piuttosto “Ne fu molto sorpresa”.
Evitate di inventare parole. Non c’è nessun bisogno di scrivere “Brrr… che freddo” o “Ohhh, incredibile”. Avete mai trovato un “Ahahahah” in un libro di Umberto Eco?
C’è numero limitato di “Ehy” che si può scrivere in un romanzo senza urtare la sensibilità di un essere umano.
Se vivete vite banali e pensate cose banali credetemi. Scriverete cose banali.
La vostra vita non migliorerà significativamente se scriverete un libro.
Il 95% dei libri che arrivano nelle case editrici vengono cestinati, banalmente, perché non sono scritti in italiano. Se non siete italiani andate su wikipedia e cercate uno stato che faccia al caso vostro. Magari siete della Tanzania, vai a sapere.
Ci sono verbi che richiedono un certo complemento e complementi che richiedono un certo verbo. C’è un numero di cose limitate che si può fare con ogni oggetto e un numero limitato di oggetti che possono avere a che fare con una certa azione.
Usate il rasoio di Ochkam con i personaggi. Se introducete dieci personaggi, dovete avere almeno dieci funzioni da far loro svolgere nell’economia del romanzo, dieci psicologie diverse, dieci storie. Dal momento che verosimilmente non le avete limitate il numero di personaggi a due, tre, massimo quattro. Altrimenti sembreranno figurine di cartone, caratterizzate solo da un nome, che di solito è Dick.
Evitate di evitare delle ripetizioni utilizzando abbreviazioni del cazzo o sinonimi del cazzo. Es: “Lui si fece un tatuaggio sul braccio. Gli piaceva proprio il suo tattoo”. “Vide la sua macchina ed entrò nel veicolo. La sua quattro ruote era davvero veloce. Che bello viaggiare in automobile!”.
Parlate di cose su cui avete una qualche conoscenza. Se fate il fornaio non parlate di etruschi, parlate di panini.
Se avete bisogno di tutti questi consigli non sapete scrivere e se non sapete scrivere non dovete scrivere. Sono stato chiaro?
Passare il vostro poco tempo libero a scrivere non vi renderà più interessanti per l’altro sesso, ma probabilmente meno.
Se scrivete tutto in maiuscolo darete risalto al minuscolo. Se scrivete tutto in corsivo darete risalto al tondo. Se scrivete ancora qualcosa in tutto maiuscolo o in tutto corsivo vi taglio le mani.
I nomi inglesi plurali, usati in italiano, non vogliono la –s finale. I nomi inglesi plurali, usati in italiano, non vogliono la –s finale. Ripetete con me.
Non usate le ore nei dialoghi, specie se esatte. “Ci vediamo alle 21:13”. “No, credo di non poter arrivare prima delle 23:47”. Ma che siete, deficienti?
Evitate le descrizioni degli interni. Finiranno inevitabilmente per assomigliare alla vostra stanza.
Se ci sono cinque personaggi nel libro, non necessariamente tutti devono avere i capelli di colore diverso. “Anna, la bionda, Maria, la mora, Giuseppina, la grassa”. Non sono i Fantastici 4, sono esseri umani.
Un romanzo noioso come la morte, non viene nobilitato da una battuta telefonatissima a pag. 230. Non siate autoironici, c’è già abbastanza gente nel mondo che ride di voi.
Non utilizzate come esergo stralci di canzoni di Tiziano Ferro o di Al Bano. Sono accettabili solo gruppi rock anni ’60-’70. You need coolin’, baby I’m not foolin va benone. Finché la barca va lasciala andare no.
Beh, che dire, anche per questa volta abbiamo finito. Se avete qualche racconto nel cazzetto inviatelo pure e lo recensirò su queste pagine. Hasta Luego