All’inizio non si riesce a provare alcun moto di empatia nei confronti della protagonista: si è più portati (anche perché è decisamente più facile) a solidarizzare con l’angoscia dei suoi clienti.
Si muove su un confine molto dubbio Delphine: quello tra la realizzazione di alcuni desideri altrui e l’approfittamento della disperazione di chi versi in situazioni tristi o drammatiche. Già questo rende difficile inquadrare il personaggio, farsi un’opinione sul suo operato. E diventa sempre più difficile con il proseguire della lettura, perché si scoprono qua e là frammenti della sua storia pregressa che se non giustificano almeno spiegano la singolarità del mestiere che si è creata. Piccoli squarci di luce frettolosamente però oscurati, sia con la struttura narrativa sia con l’impatto grafico: dopo le varie prestazioni con cui il romanzo si apre, segue sempre una breve annotazione che non solo spezza il ritmo del racconto, ma si presenta anche come una vera e propria registrazione contabile, con l’effetto immediato di “materializzare” economicamente i sentimenti (dei clienti) e la riposta priva di scrupoli (di Delphine) ad essi.
E’ vero che a tratti la protagonista stessa si interroga, ma senza farlo trasparire all’esterno, sul proprio operato (“che diritto avevo io di giudicarlo, proprio io che vendevo illusioni ?”), dimostrando quindi di avere almeno un particolare senso dell’etica al posto dell’umano trasporto che ci si potrebbe aspettare, ma pur sempre di etica professionale si tratta (senza alcuno spazio per la generosità né per la compassione), quindi la durezza del personaggio rimane intatta, anche se si percepisce l’estrema vulnerabilità che tutta la complessa costruzione dell’agenzia “Per voi” serve a proteggere.
Poi però il ghiaccio inizia a sciogliersi (anzi, è meglio dire che la pietra inizia a sgretolarsi, dato che Delphine viene soprannominata da uno dei suoi clienti proprio “Pietra”): è vero che continua a fingere, come ha sempre fatto in precedenza, ma questa volta per opportunismo affettivo, e non economico, alterando nella trascrizione dei quaderni di Adorno la figura di se stessa, per apparire migliore agli occhi di Jones.
La lettera finale, poi, chiude il cerchio, e fa capire che tutto il romanzo in realtà non è altro che una lunga lettera ad Anne-Lise. E forse, sotto all’intento esplicito (destinato probabilmente a non avere attuazione pratica) si nasconde un altro motivo, quello più profondo: fare chiarezza con se stessa circa le scelte della propria vita.
Attraversa dunque una parabola molto difficile questa giovane donna, infinitamente sola, desolatamente convinta che la vita non regali niente a nessuno (quindi: perché dovrebbe farlo lei ?) e al lettore non rimane altro che fare da spettatore a questo sviluppo, seguendola in un tentativo di affrancarsi dalla freddezza sempre molto contenuto e represso, e lasciandola poi senza la certezza di sapere quel che sarà di lei.
Una lettura complessa (pur se molto scorrevole), in cui la protagonista lascia veramente spiazzati ad ogni scelta che compie, reagendo a quanto accade in modi che, oltre a non essere prevedibili, non possono non mettere a dura prova la sensibilità, il senso etico e morale e il senso critico del lettore.
A lettura ultimata mi rimangono due perplessità.
La prima riguarda la nota in seconda di copertina, dove si legge “un romanzo divertente e commovente”: commovente sì, forse, ma solo sporadicamente, almeno secondo me………..divertente mi sento proprio di poter affermare che sia quanto di più ingannevole e infondato si potesse scrivere.
La seconda riguarda l’immagine di copertina: una colomba che vola verso due mani tese ad accoglierla ? oppure una colomba che ha appena spiccato il volo da quelle mani ? Cioè, fuor di metafora, qualcosa che dall’esterno, dagli altri arriva a Delphine ? oppure un gesto rivolto verso l’esterno, una propensione ad offrire (stavo per scrivere “donare”……..ma sarebbe stato davvero fuori luogo) qualcosa di sé agli altri ? E poi: Delphine è rappresentata da quelle mani ? oppure dalla colomba ? oppure ancora è del tutto estranea all’immagine di copertina ? (e se così fosse, come si spiega allora ?)
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