Voland, 2011
150 pagine
E' il primo libro che mi capita di leggere di questo scrittore mozambicano e temo che sarà anche l'ultimo.
Deve esserci qualcosa nei portoghesi che va a contagiare anche le ex-colonie: storie che si accavallano su altre storie, menzogne su menzogne, dirtorcimenti della trama a non finire, in un barocchismo che alla fine risulta vuoto fatto di nulla.
Un medico portoghese, Sidonio Rosa, conosce Deolinda ad un congresso e ha con lei una breve storia di cui non ci viene raccontato nulla. Dopo un certo tempo (l'ambientazione temporale è nulla, sappiamo solo che è ambientata nel Mozambico post coloniale) decide di andare a cercarla nel suo villaggio natale, dove non trova la ragazza ma i 2 genitori, il padre che per tutto il libro viene descritto come vecchissimo e in fin di vita, ma di tanto in tanto ringalluzzisce ed è vispo ed arzillo (benché matto) fino all'ultima pagina, e la madre che fa la lavandaia per l'ospedale in cui Sidonio trova lavoro nell'attesa che Deolinda torni a casa.
I 2 vecchi non fanno che raccontare storie inventate dall'inzio alla fine del romanzo, cambiando la realtà che avevano creato fino al momento prima.
Alla fine, si scopre che Deolinda era già morta quando Sidonio è arrivato, forse di AIDS, ma insiegabilmente i 2 matti non gli avevano detto nulla, anzi gli scrivevano lettere fasulle della figlia (e lui ci credeva: che rapporto aveva avuto con la ragazza per non accorgersi di niente?)
In questo paese irreale e inventato, SIdonio non fa la conoscenza di nessuno, all'ospedale non ha colleghi, evidentemente, e nessuno gli racconta nulla dei 2 matti e della figlia morta. Alla fine crescendo di rivelazioni una peggio dell'altra, finché dopo un abbrutimento di droga/alcool il dottore riprende malinconicamente la corriera per iniziare il viaggio verso casa, incrociando (forse, non è ben chiaro) lo spettro di Deolinda che lui non riconosce e che non lo riconosce. La parte peggiore sono i vaneggiamenti del padre che il nostro Sidonio va a trovare tutti i giorni, sostenendo che lo segue come medico, ma in realtà sostenendo un continuo dialogo surreale. Una noia senza fine. Anche le interazioni con la madre non sono meno deliranti, alla fine cerca perfino di portarselo a letto!
Il nome del villaggio è "città delle nebbie" (tradotto) e l'autore vorrebbe creare un'atmosfera sognante da "la vita è sogno", peccato che nessun personaggio risulti approfondito e soprattutto almeno vagamente simpatico.
L'unico pregio che ho trovato nel romanzo è stata la brevità, che non ha impedito che mi assalisse una noia mortale.
N.B. Non pensiate che vi ho raccontato tutta la trama, in realtà ve ne ho omessa più di metà, c'è ancora tanto, ma tanto, da scoprire




N.B.2 Naturalmente Mia Couto è un uomo
