Si trattava di una seconda lettura a distanza di 5-6 anni dalla precedente. Due le grosse differenze tra come lo ricordavo e come l'ho trovato. Per un verso l'ho trovato molto più ironico (ma pare che questa sia un'impressione comune a tutte le rilettrici, se mi consentite l'orrido neologismo); per altro verso, mi è piaciuto un po' meno come romanzo nel suo complesso anche se ha una serie di pregi indubbi. In primo luogo l'ironia, ovviamente. Non facile allora, non facile per una persona che ha vissuto la vita di Jane Austen. Ma è forse proprio la sua vita piatta, unita ad un ingegno non comune, che le ha permesso quello sguardo disincantato sulla società del suo tempo.
Le parti che però mi hanno colpito di più - e che non ricordavo minimamente - sono state quelle in cui la Austen parla del romanzo (gotico ma non solo): il cap. quinto, il settimo, il quattordicesimo per rimanere alla prima parte.
Poi - e qui lascio spazio alla parte di me che non teme di spararle grosse - l'abbazia mi ha fatto tornare in mente il Chisciotte. In entrambi i casi infatti il protagonista è dotato di una fantasia facilmente eccitabile e trasferisce nel mondo reale, contro qualunque evidente razionalità, il mondo dei romanzi in cui è solito immergersi. Nel caso del Chisciotte erano romanzi cavallereschi, nel caso dell'abbazia è invece il romanzo gotico (e a questo punto diventa normale leggere le due opere come due parodie dei rispettivi generi). La differenza è che don Chisciotte (forse) non aveva tutte le rotelle a posto, mentre Catherine è soltanto giovane e la gioventù, si sa, è una forma di pazzia da cui solitamente si guarisce con il tempo.
Un saluto dal vostro Jack Worthing alias Ernest alias TyL alias altre 7-8 cose (il lato schizofrenico della mia personalità, anzi delle mie personalità

P.S. per il picchio e non solo: mi scuso di non aver sottolineato ma ho commesso un imperdonabile errore, quello di leggere prima le vostre sottolineature (spesso postate poco dopo mezzanotte) e alla fine mi sembrava un'inutile ripetizione, anche se era contemplato che le ripetizioni ci fossero.