
RESOCONTO:
Mi sveglio e penso subito che oggi 30 ottobre è il giorno in cui andremo a consegnare i libri raccolti. Mi rendo conto anche che questa giornata costituisce il momento cruciale di una iniziativa nata alla fine di agosto.Percepisco ancora il senso della responsabilità e mi auguro di essere in grado di portare a termine l’impresa. Guardo fuori la finestra e noto che il tempo è umido e penso che per fortuna comunque non piove. Inizio a caricare nella mia auto i pacchi: sono davvero molti e cerco di razionalizzare ed ottimizzare lo spazio il più possibile, anche perché so che la macchina di Sciamano è un po’ meno capiente della mia. Procedo con il carico e inizia a piovere; penso che comunque sarà un pioggerellina leggera e di passaggio ed invece, minuto dopo minuto, l’intensità aumenta; la mia auto è satura; Sciamano arriva verso le ore 11; ho lasciato per lui moltissime cassettine e borse di libri; egli, essendo una persona decisamente più pratica di me, riesce a stivare i libri, creando degli incastri fra un pacco e l’altro praticamente perfetti. Alla fine, sotto la pioggia battente, il carico è pronto; non ci resta che esporre dal finestrino il logo giallo del bookcrossing che la bellissima Ro ci aveva fornito già durante il raduno e partiamo. A Pontebba ci aspettano per le 14.30; noi ci avviamo con prudenza, sempre accompagnati dalla pioggia. Il viaggio procede bene e noto con piacere che in autostrada diversi automobilisti in sono “catturati” dal logo giallo. Chissà cosa pensano… J
In prossimità della meta, ci fermiamo per fotografare un po’ del paesaggio caratteristico: montagne rocciose e conifere che spiccano ovunque; una condensa fitta e nuvole molto basse rendono l’atmosfera particolarmente romantica e suggestiva.
Giunti a Pontebba alle 14.00 circa, localizziamo subito la chiesa e la casa canonica ed, essendo in anticipo, pensiamo ad una breve panoramica della cittadina, che è decisamente graziosa e simile, per edifici e costruzioni, a modelli austriaci; i segni inferti dall’alluvione sono cancellati; notiamo però che molti mezzi meccanici sono all’opera per sghiaiare il fiume taglia in due il paese; cerchiamo di documentare un’enorme massa di detriti rocciosi che suggerisce il ricordo di qualcosa di più spaventoso. La pioggia continua a cadere imperterrita e lo sbalzo di temperatura si sente (brrrr); mi raccolgo un attimo e penso che forse tutte le persone che hanno investito Sciamano e me della loro fiducia sono vicino a noi; è una sensazione molto profonda e mi rincuora.
Percorrendo la strada verso la casa canonica, imbocchiamo una traversa e noto con piacere che una nuvoletta di bambini allegri, tutti imbacuccati e dotati di una cartelletta in mano, si sta avviando nella nostra stessa direzione.
Sciamano ed io entriamo nella casa canonica: è un grande edificio in pietra con un bel portale d’ingresso; nell’atrio ci sono genitori ed ancora bambini; ci sentiamo un po’ smarriti: cerco di localizzare don Arduino e capisco che è impegnato nel suo ufficio con un’altra persona; con nostra grande sorpresa, vedendoci in attesa, i bambini ci salutano “squittendo” un ciao e prontamente si intrufolano nelle aule, dove gli altri compagni hanno già iniziato le attività.
Don Arduino ci riceve e ci accoglie cordialmente; è un sacerdote anziano, sulla settantina, mi parla della nostra iniziativa e ci ringrazia per aver pensato alla sua comunità; gli consegno dei libri che ho acquistato appositamente per lui: gli piace in particolare un libro di fotografie antiche con vedute di paesi dell’Alto Friuli; scorrendolo, ci indica molto posti a lui famigliari e ci parla della sua formazione; per nutrire anche il corpo, oltre che lo spirito, ho pensato anche ad una buona “putizza”, ovvero un dolce tipico triestino. Rimane fulminato (positivamente) e si concede ad un piccolo “disgelo”. Sì, i carnici sono persone tutte d’un pezzo, forti, severe, orgogliose e riusciamo a strappargli un sorriso.
Ora possiamo iniziare a scaricare i libri. Ci aiutano quattro ragazzini ed in pochissimo tempo riusciamo ad allestire una signora biblioteca presso una sala del ricreatorio. Un ragazzino, prendendomi in disparte, di soppiatto mi confida di comprendere solo adesso il motivo dello sgombero di una libreria che don Arduino gli aveva raccomandato di fare!
Io gli sorrido e gli accarezzo la testa. Gli scatto una foto e gli prometto di fargliela avere presto.
Abbiamo ancora il tempo di parlare con il don della nostra iniziativa: gli parlo delle sottoscrizioni degli amici lettori, di quelle delle case editrici, dei circoli aziendali, dei privati…sì, cerco di fargli capire la portata umana dei questo gesto e lui mi capisce e mi ringrazia ancora, in maniera molto sommessa, come questa gente sa fare. Parliamo anche di mediazione interculturale e di problemi sociali.
A poco a poco vedo che i bambini iniziano a raccogliersi attorno a noi: sono circa una quarantina; si siedono; con loro ci sono anche alcune mamme; don Arduino raccoglie le forze ed attira l’attenzione dei bambini, spiegando loro chi siamo, da dove veniamo, cosa facciamo…ci presenta in maniera sobria: il suo stile è diretto e senza fronzoli. Dice che tutti questi libri sono dono di altre persone, non solo friulani, ma anche di altre regioni. Spiega l’importanza della lettura ed annuncia l’idea di allestire una biblioteca nel ricreatorio. I libri saranno quindi a disposizione di tutti coloro vorranno accedervi e potranno costituire anche dei premi in particolari occasioni.
Mi da’ la parola per un attimo (ma solo per un attimo!) ed, in un secondo cerco di formulare un messaggio che sia di stimolo e di augurio per i bambini: alla fine dico che sono una bibliotecaria e che mi piace leggere tantissimo.
Prima del congedo, don Arduino dirige il coro e ci “regala” un momento emozionante: i bambini che cantano. O meglio, fanno finta di cantare in quanto li vedo ancora molto attirati dalla nostra – evidentemente curiosa - presenza.
Usciamo, godendoci ancora lo spettacolo dei bambini che corrono salutandoci con le manine. Il Don ci accompagna a visitare la parrocchiale attigua, un edificio in sobrio gotico che custodisce all’interno un altare in legno dorato e scolpito datato 1517.
Ci saluta affettuosamente e si raccomanda di mandarvi un grande ringraziamento e un saluto di pace e di prosperità (ha detto proprio così!!).
Prima di lasciare la chiesa, rivolgo ancora uno sguardo alla casa canonica e penso alla biblioteca che vi abbiamo impiantato. Penso che è andato tutto per il meglio e che questa iniziativa è stata possibile grazie al contributo di tantissime persone. Molto speciali.
Sono circa le 16.15. Il nostro compito è finito e siamo contenti. Risaliamo in macchina e, ancora sotto la pioggia, imbocchiamo l’autostrada per il rientro.
Grazie a tutti.
Con affetto
Sciamano e Saturniana