Racconti distribuiti: i testi
Moderatori: liberliber, -gioRgio-, vanya
Racconti distribuiti: i testi
Lo so, il mio mestiere e' pompare, non scrivere. D'altronde, se lascio l'incombenza a chi di dovere ed alla sua capacita' espressiva, questa storia sarebbe gia' finita qualche parola fa, e voi non vi sareste divertiti per niente. Il cervello di questo soggetto, infatti, piu' che un "allo' boizz" e un "ce la siamo vista" poco altro sa articolare. Anche questo, imparato con notevole sforzo ed in un congruo lasso di tempo. Dirigere sguardi verso tette e culi dei soliti esemplari femminili, contare quante pompate esegue alle varie macchine in palestra, alternare movimenti delle mani sul nostro amico pene, non molto di piu'. Tutti compiti di una semplicita' sconcertante: diciamolo, un vero disastro. Non a caso gli amici della mandria lo chiamano "er tekkamen", altrimenti noto come "l'omo de tek".
Vive in quel delizioso paesino penzolante sulla costa della parete, da cui si vede il mare nei giorni buoni, al di la' della piana dell'Agro. Lui non ci ha mai fatto caso, ad ogni discesa verso la citta' dove va principalmente ad incontrare gli altri della mandria per passare il tempo davanti al bar quando non in palestra, ma quella vista non manca mai di allargarmi un po' gli atrii ed i ventricoli, contribuendo non poco al mio buono stato di salute, forse piu' degli estenuanti esercizi atletici.
Luigi - detto er tekkamen - ancora non lo sa, ma la sua vita sta per cambiare. Un po' perche', molto nascoste da qualche parte e del tutto ignote a lui stesso, ha delle qualita' insospettabili, e un po' perche' Er Duca ha convinto quasi tutta la mandria che su internette si rimorchia 'na cifra, e che s'e' fatto un compiuter che e' da tajasse per quanto e' fico, c'ha pure er divviddi' e ce se vedeno i firm porno, che si possono scaricare da internette pure.
C'erano anche mamma e papa' intorno, tutta la beata famiglia parata a festa quando il tecnico ha finito di armeggiare sui vari pezzi ed ha provato anche la connessione. Mamma non voleva dargli il telefono - "Chissa' 'ndo chiama questo, se fa i cazzi sua a spese de noiartri", ha pensato, ma la faccia a triangolo e gli occhialetti del tecnico l'hanno messa in soggezione, e' andata di la' e ha portato l'apparecchio tenendolo in braccio, camminando riluttante come dovesse portare di nuovo l'anello di nonna ai pegni. Papa' sbuffava, rosso e a disagio come quando il suo compagno gli fa il segno a tressette ma lui e' alla terza bottiglia e non si ricorda neanche busso e ribusso.
Il tecnico esce dalla stanza con una strana espressione sconsolata. Luigi resta solo, io sento una strana prepotente voglia di pompare piu' veloce e piu' forte. Non so bene cosa stia succedendo, non lo sa nemmeno lui, ma un rumore mai sentito prima esce dal piccolo altoparlante del telefono.
Vive in quel delizioso paesino penzolante sulla costa della parete, da cui si vede il mare nei giorni buoni, al di la' della piana dell'Agro. Lui non ci ha mai fatto caso, ad ogni discesa verso la citta' dove va principalmente ad incontrare gli altri della mandria per passare il tempo davanti al bar quando non in palestra, ma quella vista non manca mai di allargarmi un po' gli atrii ed i ventricoli, contribuendo non poco al mio buono stato di salute, forse piu' degli estenuanti esercizi atletici.
Luigi - detto er tekkamen - ancora non lo sa, ma la sua vita sta per cambiare. Un po' perche', molto nascoste da qualche parte e del tutto ignote a lui stesso, ha delle qualita' insospettabili, e un po' perche' Er Duca ha convinto quasi tutta la mandria che su internette si rimorchia 'na cifra, e che s'e' fatto un compiuter che e' da tajasse per quanto e' fico, c'ha pure er divviddi' e ce se vedeno i firm porno, che si possono scaricare da internette pure.
C'erano anche mamma e papa' intorno, tutta la beata famiglia parata a festa quando il tecnico ha finito di armeggiare sui vari pezzi ed ha provato anche la connessione. Mamma non voleva dargli il telefono - "Chissa' 'ndo chiama questo, se fa i cazzi sua a spese de noiartri", ha pensato, ma la faccia a triangolo e gli occhialetti del tecnico l'hanno messa in soggezione, e' andata di la' e ha portato l'apparecchio tenendolo in braccio, camminando riluttante come dovesse portare di nuovo l'anello di nonna ai pegni. Papa' sbuffava, rosso e a disagio come quando il suo compagno gli fa il segno a tressette ma lui e' alla terza bottiglia e non si ricorda neanche busso e ribusso.
Il tecnico esce dalla stanza con una strana espressione sconsolata. Luigi resta solo, io sento una strana prepotente voglia di pompare piu' veloce e piu' forte. Non so bene cosa stia succedendo, non lo sa nemmeno lui, ma un rumore mai sentito prima esce dal piccolo altoparlante del telefono.
-gioRgio-
"Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico." (proverbio cinese)
"ma non e' detto che tu sarai in condizioni migliori" (gRg)
"Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico." (proverbio cinese)
"ma non e' detto che tu sarai in condizioni migliori" (gRg)
Re: Racconti distribuiti: i testi
"Componi"
"Apertura porta in corso"
Allento il nodo della cravatta, sistemo meglio la borsa.
"Composizione di 1101075825333 in corso..."
Avvicino con un piede la sedia, sistemo meglio la lampada da tavolo, che il riflesso non mi dia fastidio.
"Autenticazione utente e password in corso..."
Winamp, musica. La nuvolaglia sotto cui mi sono precipitato a casa e' solo un ricordo, anzi, nemmeno piu' quello.
"Proiezione del computer sulla rete in corso"
Una citta' come altre, grande e piuttosto ricca. Per il momento, non credo che serva sapere altro.
"Connessione ISDN a 512K"
un salto al frigo, afferro la prima lattina che mi capita sottomano, ritorno indietro di corsa come se l'entita' appena evocata non potesse tollerare attesa.
click-click, mIRC. Connessione preimpostata su #amantidelmare.
Porta 6664.
Alla domanda ASL solitamente rispondo Francesca, 28, Milano. Ma sono Giulio, 37, qui. Fino a pochi giorni fa spavaldo, attivissimo ed ambizioso funzionario in una grande azienda privata multiservizi, mai storie coinvolgenti che possano intralciare, partita di calcetto ogni martedi' con i colleghi di lavoro, domenica a pranzo dalla mamma se si e' in sede e non
c'e' da lavorare.
"Your nick Madrigal has been verified"
C'e' Adso, c'e' Velalvento, c'e' Guardalben, c'e' qualche nick nuovo.. cazzocazzocazzo, non ci sta ancora!"
"Apertura porta in corso"
Allento il nodo della cravatta, sistemo meglio la borsa.
"Composizione di 1101075825333 in corso..."
Avvicino con un piede la sedia, sistemo meglio la lampada da tavolo, che il riflesso non mi dia fastidio.
"Autenticazione utente e password in corso..."
Winamp, musica. La nuvolaglia sotto cui mi sono precipitato a casa e' solo un ricordo, anzi, nemmeno piu' quello.
"Proiezione del computer sulla rete in corso"
Una citta' come altre, grande e piuttosto ricca. Per il momento, non credo che serva sapere altro.
"Connessione ISDN a 512K"
un salto al frigo, afferro la prima lattina che mi capita sottomano, ritorno indietro di corsa come se l'entita' appena evocata non potesse tollerare attesa.
click-click, mIRC. Connessione preimpostata su #amantidelmare.
Porta 6664.
Alla domanda ASL solitamente rispondo Francesca, 28, Milano. Ma sono Giulio, 37, qui. Fino a pochi giorni fa spavaldo, attivissimo ed ambizioso funzionario in una grande azienda privata multiservizi, mai storie coinvolgenti che possano intralciare, partita di calcetto ogni martedi' con i colleghi di lavoro, domenica a pranzo dalla mamma se si e' in sede e non
c'e' da lavorare.
"Your nick Madrigal has been verified"
C'e' Adso, c'e' Velalvento, c'e' Guardalben, c'e' qualche nick nuovo.. cazzocazzocazzo, non ci sta ancora!"
-gioRgio-
"Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico." (proverbio cinese)
"ma non e' detto che tu sarai in condizioni migliori" (gRg)
"Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico." (proverbio cinese)
"ma non e' detto che tu sarai in condizioni migliori" (gRg)
- Therese
- moderatrice
- Messaggi: 5748
- Iscritto il: mer feb 05, 2003 8:33 pm
- Località: Perugia
- Contatta:
Serena sorride pensando al suo nome. perchè sta piangendo. sta seduta sul sedile arancione dell'autobus. e piange. non vede se gli altri la guardano e si sente a disagio, ma non le riesce di fermare le lacrime, allora assume un'aria indifferente, si volta verso il finestrino, accavalla le gambe, e continua a piangere, le lacrime scendono e le bagnano la gonna a fiorellini, messa per la prima volta quella mattina, si sentiva bene con una gonna nuova addosso, si sentiva un pò nuova anche lei, con quei fiorellini lilla che le fasciavano i fianchi e le gambe, camminava impettita, niente di speciale, solo una gonna nuova pagata forse troppo e la sensazione che ci deve essere qualcosa di bello che ti aspetta, che una giornata così deve contenere qualcosa di bello, da qualche parte. e invece piange su di un autobus che non è neanche quello giusto, tra le lacrime ha letto male il numero e ci vorrà più di mezz'ora per tornare a casa, ma si lascia portare fino al capolinea, tanto, per piangere, un autobus vale l'altro.
-...è solo che non ho tempo per leggere.
- Mi dispiace per te.
- Oh, non direi.Ci sono tanti altri modi per passare il tempo.
Giulio vorrebbe replicare che leggere non è "passare il tempo"...
(T. Avoledo)
cinefila integralista
Non inviatemi ring senza avvertire, grazie ^_^
- Mi dispiace per te.
- Oh, non direi.Ci sono tanti altri modi per passare il tempo.
Giulio vorrebbe replicare che leggere non è "passare il tempo"...
(T. Avoledo)
cinefila integralista
Non inviatemi ring senza avvertire, grazie ^_^
- Santex
- Corsaro Rosso
- Messaggi: 554
- Iscritto il: gio apr 03, 2003 12:18 pm
- Località: Pesaro/Pisa(di nuovo..)
- Contatta:
Sospesa ancora un istante. Il residuo di legame spezzato da un respiro. Così folle sperare che resista. E’ un attimo e cade, fiammeggia, urla il suo bruciante dolore per quell’ ineluttabilità e sparge bagliori del suo sangue, luce rossa. La caduta pare, a tratti, dolce ma la velocità aumenta impietosa. Fino a che la gravità non porta a termine il suo compito e quell’atrocità di fuoco non esplode in mille pezzi che esalano l’ultimo lampo. E la morte lascia dietro di sé cadaveri bianchi, neri e di ogni tonalità che avrebbe un arcobaleno grigio se ce ne potesse essere uno..
Quando Maria si accorge della cenere di sigaretta caduta sulla tastiera non può fare a meno di imprecare. “infondo chi cazzo se ne frega! Non è mica mio sto baracchino…”
Si alza dalla sedia, la sua figura troppo esile. “di solitudine rumorosa ne ho avuta a sufficienza oggi”. Raccoglie il foulard viola e scivola muta verso la cassa. Il ragazzo nemmeno la guarda. Lui prende solo i suoi soldi senza perdere nemmeno un istante del suo prezioso esistere urlato in faccia a tutti da quei suoi capelli assurdi. La porta si chiude alle sue spalle imprigionandola, ancora una volta, tra le vie di quella città.
Quando Maria si accorge della cenere di sigaretta caduta sulla tastiera non può fare a meno di imprecare. “infondo chi cazzo se ne frega! Non è mica mio sto baracchino…”
Si alza dalla sedia, la sua figura troppo esile. “di solitudine rumorosa ne ho avuta a sufficienza oggi”. Raccoglie il foulard viola e scivola muta verso la cassa. Il ragazzo nemmeno la guarda. Lui prende solo i suoi soldi senza perdere nemmeno un istante del suo prezioso esistere urlato in faccia a tutti da quei suoi capelli assurdi. La porta si chiude alle sue spalle imprigionandola, ancora una volta, tra le vie di quella città.
"Fratelli miei, non ci hanno vinti. Siamo ancora liberi di solcare il mare" Q
"La poesia è una lunga esitazione fra senso e suono"(Apollinaire)
Santex
"La poesia è una lunga esitazione fra senso e suono"(Apollinaire)
Santex
C’erano tante cose che non riusciva a tenere a mente, ma sulle voci, la sua memoria non sbagliava mai. E quella voce, arrivata all’improvviso da dietro le spalle, era balzata fuori dalla trama di altre mille frammiste al rumoreggiare indistinto di un supermercato pieno di gente.
Metà pomeriggio di una gelida giornata di febbraio a Milano. Lei non era sola in una stanza buia, dunque le parole dovevano essere state davvero articolate da qualcuno. Si trovava in coda alla cassa, occupata a togliere la spesa dal carrello e a sommare mentalmente gli importi in modo da presentarsi alla cassiera con il denaro contato. Ma con i sensi era vigile. Lo era sempre, ma quando si trovava in situaziono come quella, con gente sconosciuta alle spalle, diventava addirittura paranoica, tanto che doveva fingersi immersa in un'occupazione qualsiasi, per non mostrare i segni della tensione che la divorava all'interno.
«Gesù, sei un impiastro!».
«E sta più attena con quelle bottiglie! ’Cazzo fai?».
Non si era girata. Anni di allenamento all’autocontrollo le avevano permesso di restare impassibile. Ma non aveva potuto impedire al cuore di sprofondarle nel petto.
Sapeva chi c'era alle sue spalle. Lo sapeva e ne era atterrita. Perché non aveva riconosciuto solo il suono, ma la pronuncia, gli accenti sulle vocali, il timbro rabbioso. Perché si possono cambiare i lineamenmti del viso, perfino il colore degli occhi. Ma i suoni che escono dalla gola no. Quelli non c'è modo di modificarli. E per lei, orecchio sensibilissimo allenato da anni di studi musicali, quei suoni corrispondevano a tanti segni su un pentagramma. Segni che nella mente si componevano in linee, occhielli, circoletti, a formare un nome.
Placata in qualche modo la paura e congelato il feroce impulso alla fuga, si era messa all’erta, gli orecchi drizzati, le narici spalancate, a cercare con l’odorato quella conferma che le era arrivata puntuale, dapprma esile, poi forse a causa di un brusco movimento, in un refolo aspro e muschiato.
Sì.
Alle parole erano seguite lamentose giustificazioni femminili.
«Il carrello è troppo pieno. Non ce la faccio».
Lei aspettò fremente che la voce parlasse di nuovo..
«Sì che ce la fai, scema...».
La conferma. Non c'era bisogno d'altro..
Metà pomeriggio di una gelida giornata di febbraio a Milano. Lei non era sola in una stanza buia, dunque le parole dovevano essere state davvero articolate da qualcuno. Si trovava in coda alla cassa, occupata a togliere la spesa dal carrello e a sommare mentalmente gli importi in modo da presentarsi alla cassiera con il denaro contato. Ma con i sensi era vigile. Lo era sempre, ma quando si trovava in situaziono come quella, con gente sconosciuta alle spalle, diventava addirittura paranoica, tanto che doveva fingersi immersa in un'occupazione qualsiasi, per non mostrare i segni della tensione che la divorava all'interno.
«Gesù, sei un impiastro!».
«E sta più attena con quelle bottiglie! ’Cazzo fai?».
Non si era girata. Anni di allenamento all’autocontrollo le avevano permesso di restare impassibile. Ma non aveva potuto impedire al cuore di sprofondarle nel petto.
Sapeva chi c'era alle sue spalle. Lo sapeva e ne era atterrita. Perché non aveva riconosciuto solo il suono, ma la pronuncia, gli accenti sulle vocali, il timbro rabbioso. Perché si possono cambiare i lineamenmti del viso, perfino il colore degli occhi. Ma i suoni che escono dalla gola no. Quelli non c'è modo di modificarli. E per lei, orecchio sensibilissimo allenato da anni di studi musicali, quei suoni corrispondevano a tanti segni su un pentagramma. Segni che nella mente si componevano in linee, occhielli, circoletti, a formare un nome.
Placata in qualche modo la paura e congelato il feroce impulso alla fuga, si era messa all’erta, gli orecchi drizzati, le narici spalancate, a cercare con l’odorato quella conferma che le era arrivata puntuale, dapprma esile, poi forse a causa di un brusco movimento, in un refolo aspro e muschiato.
Sì.
Alle parole erano seguite lamentose giustificazioni femminili.
«Il carrello è troppo pieno. Non ce la faccio».
Lei aspettò fremente che la voce parlasse di nuovo..
«Sì che ce la fai, scema...».
La conferma. Non c'era bisogno d'altro..
Ragazzi, vogliono spegnerci il cervello: non lasciamoglielo fare. Go on!
- mina_murray
- Mozzo
- Messaggi: 68
- Iscritto il: gio feb 27, 2003 12:48 pm
- Località: piacenza
"Aria - pensò - ho bisogno d'aria".
Si guardò intorno ma le finestre erano chiuse, fuori pioveva. Le avrebbe fatto bene uscire, respirare a pieni polmoni mentre l'acqua le scivolava addosso. Ma si trattenne.
Lasciò invece vagare lo sguardo intorno. Vicino a lei c'era una sola postazione non occupata, uno spazio vuoto in quell'arcipelago di scrivanie disposte in file più o meno ordinate.
Il paragone con le isole calzava bene, pensò osservando i visi dei suoi vicini. Quegli sguardi sfuggenti, i sorrisi tirati, i gesti di cortesia dovuti e ripetuti come in un rituale. La lingua che sporgeva ad inumidire le labbra prima di parlare.
Facce da rettili.
Si portò la mano al volto, istintivamente. In fondo, anche lei lavorava lì da anni. Forse anche lei aveva la stessa espressione sconfitta di chi sta solo sopravvivendo.Per quale motivo il suo viso avrebbe dovuto essere diverso?
"Perchè io sono diversa - pensò - io sento ancora il bisogno d'aria".
Aprì leggermente la finestra, ignorando lo sguardo stizzito della sua collega, sorrise e respirò.
Un soffio fresco sul viso, l'odore dell'acqua.
L'aria cominciò a circolare, come una corrente leggera, fra le scrivanie.
Disegnando curve invisibili al suo passaggio carezzava spalle, squadernava blocchi degli appunti, sollevava tendine.
Qualcuno alzò la testa, inclinandola un poco, come chi sente provenire da molto lontano le note di una musica conosciuta, che si era però dimenticata. Ma i più rimasero fermi.
Sospirò. Non c'era speranza si disse, non lì.
Guardò l'orologio ed il mucchio di carte sulla scrivania. Nulla che non avrebbe potuto aspettare il giorno dopo. Ed ormai era quasi ora, l'ora della sua pausa. Una pausa molto personale, che non aveva nulla a che fare con le frasi scambiate alla macchina del caffè.
Si girò verso lo schermo e sorrise, aspettando il collegamento.
Si guardò intorno ma le finestre erano chiuse, fuori pioveva. Le avrebbe fatto bene uscire, respirare a pieni polmoni mentre l'acqua le scivolava addosso. Ma si trattenne.
Lasciò invece vagare lo sguardo intorno. Vicino a lei c'era una sola postazione non occupata, uno spazio vuoto in quell'arcipelago di scrivanie disposte in file più o meno ordinate.
Il paragone con le isole calzava bene, pensò osservando i visi dei suoi vicini. Quegli sguardi sfuggenti, i sorrisi tirati, i gesti di cortesia dovuti e ripetuti come in un rituale. La lingua che sporgeva ad inumidire le labbra prima di parlare.
Facce da rettili.
Si portò la mano al volto, istintivamente. In fondo, anche lei lavorava lì da anni. Forse anche lei aveva la stessa espressione sconfitta di chi sta solo sopravvivendo.Per quale motivo il suo viso avrebbe dovuto essere diverso?
"Perchè io sono diversa - pensò - io sento ancora il bisogno d'aria".
Aprì leggermente la finestra, ignorando lo sguardo stizzito della sua collega, sorrise e respirò.
Un soffio fresco sul viso, l'odore dell'acqua.
L'aria cominciò a circolare, come una corrente leggera, fra le scrivanie.
Disegnando curve invisibili al suo passaggio carezzava spalle, squadernava blocchi degli appunti, sollevava tendine.
Qualcuno alzò la testa, inclinandola un poco, come chi sente provenire da molto lontano le note di una musica conosciuta, che si era però dimenticata. Ma i più rimasero fermi.
Sospirò. Non c'era speranza si disse, non lì.
Guardò l'orologio ed il mucchio di carte sulla scrivania. Nulla che non avrebbe potuto aspettare il giorno dopo. Ed ormai era quasi ora, l'ora della sua pausa. Una pausa molto personale, che non aveva nulla a che fare con le frasi scambiate alla macchina del caffè.
Si girò verso lo schermo e sorrise, aspettando il collegamento.
- `°`~Shasa~·`°`
- Corsaro Rosso
- Messaggi: 537
- Iscritto il: mer gen 15, 2003 2:18 pm
- Località: napoli
- Contatta:
“Cazzo, che voglia di fumare oggi!”
Spegne il pc, oggi non le va di restare collegata, non le va di comunicare con nessuno!
Sono più o meno un paio d’anni che lei ha smesso di fumare… Più o meno…non è vero, lei la data se la ricorda perfettamente, una data come quella in cui uno accende oppure spegne l’ultima sigaretta, ( la vita ha sempre diverse angolazioni da cui la si può guardare) si deve ricordare per forza.
Sono passati esattamente, da quella sigaretta, due anni-5 mesi-dieci giorni-12 ore…qualche minuto.
Per tutto questo tempo non aveva mai sentito così tanto il desiderio di fumare.
La dipendenza fisica non c’entrava, quello che la fregava adesso era la dipendenza psicologica, la gestualità, la complicità che può scaturire dallo scambio di una stessa sigaretta.
Ecco era la complicità che adesso le mancava, ma quella non sarebbe stato una sigaretta a restituirgliela, avevano rovinato tutto…sapeva di sbagliare quando s’era baciata con lui.
Avrebbe dovuto fermarsi, era lei la più forte tra i due, ma non l’aveva fatto.
Doveva fermarsi prima di fare l’amore con lui,ma non l’aveva fatto.
Come fai a pensare che la persona a cui vuoi più bene nella tua vita,il tuo amico di sempre, si possa rivelare uno dei tuoi più grandi errori?
Eppure era così…lui era stato il suo più grande errore, e non aveva nemmeno più l’AMICO con cui confidarsi, tirarsi su di morale, fare tardi ad ubriacarsi e farsi dire che il lui di turno non la meritava, perché quello che non la meritava era proprio l’amico di sempre,ora!
Seduto nel suo maggiolone color petrolio, stringe il suo cellulare, è un catorcio, lei glielo avrà detto centomila volte di comprarsene uno più decente, uno che non faccia cadere la conversazione ogni due minuti.
Bep bep…. Messaggio di risposta, a quello che lui aveva mandato a lei… “ Non cerco di rompere, ti ho trattato con lo stesso rispetto con cui m’hai trattata tu. Non t’è piaciuto? Nemmeno a me.”
Cazzo…com’erano finiti a mandarsi messaggi così velenosi?
Dov’era la loro allegria, la loro complicità? Ma perché lei non capiva che lui non riusciva a gestire questa situazione, che non riusciva a starle vicino, perché lei lo metteva in difficoltà, si sentiva sempre sotto esame con lei, un conto era essere l’amico, e dire le solite sciocchezze per farla ridere, ed un altro era essere il suo uomo…uomo…anagraficamente lo era, ma emotivamente…
Lei era intelligente, spiritosa, matura, lei era tutto, lei lo voleva così com’era con tutta la sua immaturità, la sua superficialità, la sua imbranataggine.
Ma lui no, lui non voleva lei, lei era troppo, troppo impegnativa, non si sentiva all’altezza, avrebbe dovuto adeguarsi, crescere... no, era chiedergli troppo ora…
Era scappato, ma senza dirglielo chiaramente, l’aveva fatto con i gesti, mostrando il peggio di se, così che fosse ancora una volta lei a decidere per entrambi.
Era fuggito da quel potenziale legame, ne era felice, si sentiva più leggero, scrollato da responsabilità che non voleva!
Ma allora perché, cazzo, non riusciva a smettere di piangere? Non lo faceva da almeno una ventina d’anni, ed ora non riusciva a fermarsi…voleva forse recuperare ora tutti i pianti persi???!!!
Perché, se si sentiva più leggero e spensierato, provava un senso di vertigini al pensiero di non averla più nella sua vita?
Ma non poteva farsi una doccia fredda, quel giorno del cavolo, quando le sue labbra avevano sfiorato teneramente, meravigliosamente, caldamente quelle di lei?
Beep beep …altro messaggio…. “tratti normalmente di merda le persone a cui vuoi bene? Ed allora perché mi tratti così?”
Risposta di lui: “ Qualunque cosa ti dicessi in questo momento, sarebbe sbagliata, riesci sempre a rigirare le cose come vuoi. Ed allora quando vorrai un amico: idiota, superficiale, mammone, codardo,immaturo ecc…chiamami pure!”
Ecco…invio….glielo aveva detto, lui NON SAREBBE CAMBIATO PER LEI!!!
Però cazzo,perchè non riusciva a fermare le lacrime….
Spegne il pc, oggi non le va di restare collegata, non le va di comunicare con nessuno!
Sono più o meno un paio d’anni che lei ha smesso di fumare… Più o meno…non è vero, lei la data se la ricorda perfettamente, una data come quella in cui uno accende oppure spegne l’ultima sigaretta, ( la vita ha sempre diverse angolazioni da cui la si può guardare) si deve ricordare per forza.
Sono passati esattamente, da quella sigaretta, due anni-5 mesi-dieci giorni-12 ore…qualche minuto.
Per tutto questo tempo non aveva mai sentito così tanto il desiderio di fumare.
La dipendenza fisica non c’entrava, quello che la fregava adesso era la dipendenza psicologica, la gestualità, la complicità che può scaturire dallo scambio di una stessa sigaretta.
Ecco era la complicità che adesso le mancava, ma quella non sarebbe stato una sigaretta a restituirgliela, avevano rovinato tutto…sapeva di sbagliare quando s’era baciata con lui.
Avrebbe dovuto fermarsi, era lei la più forte tra i due, ma non l’aveva fatto.
Doveva fermarsi prima di fare l’amore con lui,ma non l’aveva fatto.
Come fai a pensare che la persona a cui vuoi più bene nella tua vita,il tuo amico di sempre, si possa rivelare uno dei tuoi più grandi errori?
Eppure era così…lui era stato il suo più grande errore, e non aveva nemmeno più l’AMICO con cui confidarsi, tirarsi su di morale, fare tardi ad ubriacarsi e farsi dire che il lui di turno non la meritava, perché quello che non la meritava era proprio l’amico di sempre,ora!
Seduto nel suo maggiolone color petrolio, stringe il suo cellulare, è un catorcio, lei glielo avrà detto centomila volte di comprarsene uno più decente, uno che non faccia cadere la conversazione ogni due minuti.
Bep bep…. Messaggio di risposta, a quello che lui aveva mandato a lei… “ Non cerco di rompere, ti ho trattato con lo stesso rispetto con cui m’hai trattata tu. Non t’è piaciuto? Nemmeno a me.”
Cazzo…com’erano finiti a mandarsi messaggi così velenosi?
Dov’era la loro allegria, la loro complicità? Ma perché lei non capiva che lui non riusciva a gestire questa situazione, che non riusciva a starle vicino, perché lei lo metteva in difficoltà, si sentiva sempre sotto esame con lei, un conto era essere l’amico, e dire le solite sciocchezze per farla ridere, ed un altro era essere il suo uomo…uomo…anagraficamente lo era, ma emotivamente…
Lei era intelligente, spiritosa, matura, lei era tutto, lei lo voleva così com’era con tutta la sua immaturità, la sua superficialità, la sua imbranataggine.
Ma lui no, lui non voleva lei, lei era troppo, troppo impegnativa, non si sentiva all’altezza, avrebbe dovuto adeguarsi, crescere... no, era chiedergli troppo ora…
Era scappato, ma senza dirglielo chiaramente, l’aveva fatto con i gesti, mostrando il peggio di se, così che fosse ancora una volta lei a decidere per entrambi.
Era fuggito da quel potenziale legame, ne era felice, si sentiva più leggero, scrollato da responsabilità che non voleva!
Ma allora perché, cazzo, non riusciva a smettere di piangere? Non lo faceva da almeno una ventina d’anni, ed ora non riusciva a fermarsi…voleva forse recuperare ora tutti i pianti persi???!!!
Perché, se si sentiva più leggero e spensierato, provava un senso di vertigini al pensiero di non averla più nella sua vita?
Ma non poteva farsi una doccia fredda, quel giorno del cavolo, quando le sue labbra avevano sfiorato teneramente, meravigliosamente, caldamente quelle di lei?
Beep beep …altro messaggio…. “tratti normalmente di merda le persone a cui vuoi bene? Ed allora perché mi tratti così?”
Risposta di lui: “ Qualunque cosa ti dicessi in questo momento, sarebbe sbagliata, riesci sempre a rigirare le cose come vuoi. Ed allora quando vorrai un amico: idiota, superficiale, mammone, codardo,immaturo ecc…chiamami pure!”
Ecco…invio….glielo aveva detto, lui NON SAREBBE CAMBIATO PER LEI!!!
Però cazzo,perchè non riusciva a fermare le lacrime….
~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°
La farfalla non conta gli anni ma gli istanti: per questo il suo breve tempo le basta
~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~ ~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`·`°
Blog: ~ Il Tempo delle Farfalle ~
La farfalla non conta gli anni ma gli istanti: per questo il suo breve tempo le basta
~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~ ~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`~·`°`·`°
Blog: ~ Il Tempo delle Farfalle ~
titolo provvisorio
Vediamo un po' che hanno risposto...
www.fantasmaformaggino.com--->il forum di bookcrossing
login:...
password:...
Dove stava... ah, area generica.
"Fidel mi ha battuta sul tempo, leggendo il msg di Marcello pensavo proprio alle geometrie non euclidee. Appoggio anche..."
-Annalia! "...sostenevo che anche nella teoria della relatività c'è qualcosa di personale..." -Annalia! "...Einstein che è cmque frutto della sua "persona"..."
-Che vuoi?
-Mi pizzicano. Me le gratti?
"Sono d'accordo che nella teoria della relativita' di Einstein c'e' molto di personale, diciamo pure che c'e' il genio..." Annalia gratta "...tornando alla filosofia, io la trovo spesso piu' vicina alla letteratura o all'arte che alla fisica o alla matematica..."
-Senti, visto che ti ci trovi, non potresti...
-Ho la carne sul fuoco. Magari dopo.
-Dai, solo un po'...
-Dopo.
"Marcello, la tua citazione -usare le parole degli altri per comunicare è un'anima del bc, no?- è molto esplicita e comprendo la tua posizione. Ti immaginavo un tipo più "quadrato", come talvolta..." oddio oddio, come scrive male, questo "...Magari Il Tao della Fisica non è un buon libro di fisica, ma, se rimane coerente (io non l'ho verificato, per conto mio non mi interessa), non vedo il motivo di irritarsi."
Mo' li crepo: "Lo svolgersi della discussione non fa altro che confermare la vanità dell'argomentare filosofico".
Macché. "C'è bisogno di altre parole per evidenziare l'inconsistenza della filosofia spicciola, di quella che sorge da poche vaghe nozioni giustapposte; quella che conduce in ogni anfratto del pensabile, regalando mappe sfocate?"
-Che cavolo! Carta e penna, ci vogliono, carta e penna!"
-Non lamentarti.
-Quando le frasi vanno sullo schermo, i pensieri poi non escono più. Mi viene il blocco.
-Ringrazia invece cristo che ti ha concesso il miracolo.
-E non chiamarlo miracolo. Sono diventato un blocco di gesso colle dita appese. Se ha fatto resuscitare i morti, poteva pure allungare la mano e salvarmi in tempo.
Lasciamo perdere la filosofia, continuiamo a scrivere quell'altra porcata.
"Tu sei fuori di testa. Il problema è che quasi tutti quelli che conosco sono pazzi......"
www.fantasmaformaggino.com--->il forum di bookcrossing
login:...
password:...
Dove stava... ah, area generica.
"Fidel mi ha battuta sul tempo, leggendo il msg di Marcello pensavo proprio alle geometrie non euclidee. Appoggio anche..."
-Annalia! "...sostenevo che anche nella teoria della relatività c'è qualcosa di personale..." -Annalia! "...Einstein che è cmque frutto della sua "persona"..."
-Che vuoi?
-Mi pizzicano. Me le gratti?
"Sono d'accordo che nella teoria della relativita' di Einstein c'e' molto di personale, diciamo pure che c'e' il genio..." Annalia gratta "...tornando alla filosofia, io la trovo spesso piu' vicina alla letteratura o all'arte che alla fisica o alla matematica..."
-Senti, visto che ti ci trovi, non potresti...
-Ho la carne sul fuoco. Magari dopo.
-Dai, solo un po'...
-Dopo.
"Marcello, la tua citazione -usare le parole degli altri per comunicare è un'anima del bc, no?- è molto esplicita e comprendo la tua posizione. Ti immaginavo un tipo più "quadrato", come talvolta..." oddio oddio, come scrive male, questo "...Magari Il Tao della Fisica non è un buon libro di fisica, ma, se rimane coerente (io non l'ho verificato, per conto mio non mi interessa), non vedo il motivo di irritarsi."
Mo' li crepo: "Lo svolgersi della discussione non fa altro che confermare la vanità dell'argomentare filosofico".
Macché. "C'è bisogno di altre parole per evidenziare l'inconsistenza della filosofia spicciola, di quella che sorge da poche vaghe nozioni giustapposte; quella che conduce in ogni anfratto del pensabile, regalando mappe sfocate?"
-Che cavolo! Carta e penna, ci vogliono, carta e penna!"
-Non lamentarti.
-Quando le frasi vanno sullo schermo, i pensieri poi non escono più. Mi viene il blocco.
-Ringrazia invece cristo che ti ha concesso il miracolo.
-E non chiamarlo miracolo. Sono diventato un blocco di gesso colle dita appese. Se ha fatto resuscitare i morti, poteva pure allungare la mano e salvarmi in tempo.
Lasciamo perdere la filosofia, continuiamo a scrivere quell'altra porcata.
"Tu sei fuori di testa. Il problema è che quasi tutti quelli che conosco sono pazzi......"
titolo provvisorio
Rumore di chiavi, si apre il portone.
-Ciao ma'. Dov'è quell'altro?
-Al computer.
Arriva mio figlio.
-Ué, pa, ancora al...
-Non sono pa.
-Che?
-Non chiamarmi pa, mi viene la crisi d'identità.
-A stare attaccato al PC, ti si squaglia il cervello. Comunque volevo dirti che sono stanco di andare in giro pei meetup, devi cominciare a pagarmi.
-Come prosegue, si stanno accorgendo del trucco?
-Macché, figurati. Dalla prossima volta voglio venticinque euro a incontro, più la benzina.
-Tu invece ci vai a gratis e passa alla stazione a vedere i treni per Milano, che a fine maggio devi farti vedere su.
-TI CI MANDO IO A CALCI IN CULO!
SLAM!
-MA TU GUARDA CHE CI SI GUADAGNA A FARE UN' opera di bene.
-Che ti prende?
-Altro che le braccia, quello la testa, ci ha sfasciata.
I giovani d'oggi, senza morale. Che è 'sta cosa? "Enlarge tour penis". Se è come quello del Monello, non serve a niente. I soldi peggio spesi della mia vita. Non c'è più religione. Si stava meglio quando si stava peggio. Non puoi fidarti di nessuno. L'inflazione, poi...
-Ciao ma'. Dov'è quell'altro?
-Al computer.
Arriva mio figlio.
-Ué, pa, ancora al...
-Non sono pa.
-Che?
-Non chiamarmi pa, mi viene la crisi d'identità.
-A stare attaccato al PC, ti si squaglia il cervello. Comunque volevo dirti che sono stanco di andare in giro pei meetup, devi cominciare a pagarmi.
-Come prosegue, si stanno accorgendo del trucco?
-Macché, figurati. Dalla prossima volta voglio venticinque euro a incontro, più la benzina.
-Tu invece ci vai a gratis e passa alla stazione a vedere i treni per Milano, che a fine maggio devi farti vedere su.
-TI CI MANDO IO A CALCI IN CULO!
SLAM!
-MA TU GUARDA CHE CI SI GUADAGNA A FARE UN' opera di bene.
-Che ti prende?
-Altro che le braccia, quello la testa, ci ha sfasciata.
I giovani d'oggi, senza morale. Che è 'sta cosa? "Enlarge tour penis". Se è come quello del Monello, non serve a niente. I soldi peggio spesi della mia vita. Non c'è più religione. Si stava meglio quando si stava peggio. Non puoi fidarti di nessuno. L'inflazione, poi...
Per zazie in particolare
-Senti, p...
-Non chiam...
-... apà.Dovresti smettere di mandargli i tuoi pezzi. Lo stai ossessionando.
Passa un tram.
-Eppoi, 'sto modo di scrivere... "Passa un tram". Mettici un po' di descrizione, che ne so: "Sedevamo sul bordo della strada bagnata dal sole del mezzogiorno. Storditi dai vapori dell'asfalto, lasciavamo fluire pensieri confusi e osservavamo profonde introspezioni disperdersi, rapide come..."
-Basta, per pietà. Manca solo che inizi a metterci i nomi delle strade e il colore delle scarpe di quella donna laggiù. Togli libertà al lettore.
-E' così, che si scrive.
-A me annoja.
-Scusa, non t'ho capito.
-Ho detto che mi annoia.
Arriva un cane, annusa un albero e se ne va.
Il Nostr'Omo non se ne accorge. Ha lo sguardo all'orizzonte, anzi rivolto verso dove dovrebbe essere, dietro i palazzi.
-Per me sei tu, il noioso. Sempre sulle tue, parli poco, fissi il vuoto. Ti comporti come se conoscessi il Segreto.
-Lo so, Lo so.
Dopo dieci minuti di perplessità:
-E quale sarebbe?
-Per te è troppo impegnativo. Te ne dico un altro più leggero che forse ci arrivi: "La verità è coerente, la realtà no".
-Questa è vecchia. Che gran cazzata. Stappami un'altra birra, va'.
N. stappa e gliela porge.
-Mi rincuori. Non avrò un figlio suicida.
-Non chiam...
-... apà.Dovresti smettere di mandargli i tuoi pezzi. Lo stai ossessionando.
Passa un tram.
-Eppoi, 'sto modo di scrivere... "Passa un tram". Mettici un po' di descrizione, che ne so: "Sedevamo sul bordo della strada bagnata dal sole del mezzogiorno. Storditi dai vapori dell'asfalto, lasciavamo fluire pensieri confusi e osservavamo profonde introspezioni disperdersi, rapide come..."
-Basta, per pietà. Manca solo che inizi a metterci i nomi delle strade e il colore delle scarpe di quella donna laggiù. Togli libertà al lettore.
-E' così, che si scrive.
-A me annoja.
-Scusa, non t'ho capito.
-Ho detto che mi annoia.
Arriva un cane, annusa un albero e se ne va.
Il Nostr'Omo non se ne accorge. Ha lo sguardo all'orizzonte, anzi rivolto verso dove dovrebbe essere, dietro i palazzi.
-Per me sei tu, il noioso. Sempre sulle tue, parli poco, fissi il vuoto. Ti comporti come se conoscessi il Segreto.
-Lo so, Lo so.
Dopo dieci minuti di perplessità:
-E quale sarebbe?
-Per te è troppo impegnativo. Te ne dico un altro più leggero che forse ci arrivi: "La verità è coerente, la realtà no".
-Questa è vecchia. Che gran cazzata. Stappami un'altra birra, va'.
N. stappa e gliela porge.
-Mi rincuori. Non avrò un figlio suicida.
Poisson d'Avril (April Fish) - EP5010053
- liberliber
- amministratrice ziaRottenmeier
- Messaggi: 20395
- Iscritto il: mar ott 22, 2002 11:02 am
- Località: Milano
- Contatta:
Michela
ta-ra-ra-raaaaa... ta-ra-ra-ra-raaa...
'Pronto?'
'Mik sono io è successo un casino!!!'
'Cosa?'
'Devo unire delle tabelle e vengon fuori una dentro l'altra e domani ho la presentazione al convegno!!!'
'Anna oggi è un caos, son piena di lavoro fin sopra i capelli, resterò qua fino a sera.'
'Dài vengo in pausa pranzo col portatile e ti porto un panino salvami ti preeeeeeegoooooooooooooo!'
Michela sorrise, vedeva distintamente il viso dell'amica fare il broncio che aveva steso tre quarti della fauna maschile milanese - quella etero. La maggior parte delle volte la divertiva, le altre la irritava, tutte non riusciva a dire di no: questa comunque rientrava nella prima categoria (3 ore dopo l'avrebbe pensata diversamente).
'Senti, vieni per l'una e venti e alle due e mezza devi esser fuori di qui. E niente salsa.'
'Cosa?'
'Il panino. Senza salsa'.
Click.
Michela cominciò a sorridere sempre di più, non riusciva a resistere: da quando aveva passato una notte a sistemarle l'impaginazione della tesi saltata la vigilia della consegna, Anna la considerava una specie di guru del computer capace di risolvere qualsiasi problema in merito. Cosa che, risaputasi, faceva rotolare mezz'Italia dal ridere. Immaginò che assistessero alla scena...
Guardò l'orologio: aveva un'ora di lavoro prima dell'arrivo della 'crisi'.
Esitò un istante... dài, cinque minuti.
Apri...ok, scrivi il nick... 'Angel', un po' lezioso ma vabbé...
Ecco, entrata. Vediamo chi c'è... Madrigal... Francesca! Fantastico, ho giusto il tempo per un consiglio. Ieri ha chiamato l'ex... e come capisce lei la psiche maschile non la capisce nessuno.
Prima o poi dobbiamo farci un aperitivo.
Ma sì, avevano la stessa età, abitavano nella stessa città... una bella chiacchierata tra donne poteva essere rilassante, dopo tutti i marpioni cretini che affollavano la rete.
'Pronto?'
'Mik sono io è successo un casino!!!'
'Cosa?'
'Devo unire delle tabelle e vengon fuori una dentro l'altra e domani ho la presentazione al convegno!!!'
'Anna oggi è un caos, son piena di lavoro fin sopra i capelli, resterò qua fino a sera.'
'Dài vengo in pausa pranzo col portatile e ti porto un panino salvami ti preeeeeeegoooooooooooooo!'
Michela sorrise, vedeva distintamente il viso dell'amica fare il broncio che aveva steso tre quarti della fauna maschile milanese - quella etero. La maggior parte delle volte la divertiva, le altre la irritava, tutte non riusciva a dire di no: questa comunque rientrava nella prima categoria (3 ore dopo l'avrebbe pensata diversamente).
'Senti, vieni per l'una e venti e alle due e mezza devi esser fuori di qui. E niente salsa.'
'Cosa?'
'Il panino. Senza salsa'.
Click.
Michela cominciò a sorridere sempre di più, non riusciva a resistere: da quando aveva passato una notte a sistemarle l'impaginazione della tesi saltata la vigilia della consegna, Anna la considerava una specie di guru del computer capace di risolvere qualsiasi problema in merito. Cosa che, risaputasi, faceva rotolare mezz'Italia dal ridere. Immaginò che assistessero alla scena...
Guardò l'orologio: aveva un'ora di lavoro prima dell'arrivo della 'crisi'.
Esitò un istante... dài, cinque minuti.
Apri...ok, scrivi il nick... 'Angel', un po' lezioso ma vabbé...
Ecco, entrata. Vediamo chi c'è... Madrigal... Francesca! Fantastico, ho giusto il tempo per un consiglio. Ieri ha chiamato l'ex... e come capisce lei la psiche maschile non la capisce nessuno.
Prima o poi dobbiamo farci un aperitivo.
Ma sì, avevano la stessa età, abitavano nella stessa città... una bella chiacchierata tra donne poteva essere rilassante, dopo tutti i marpioni cretini che affollavano la rete.
Ultima modifica di liberliber il mer mag 21, 2003 9:55 pm, modificato 1 volta in totale.
Ho potuto così incontrare persone e diventarne amico e questo è molto della mia fortuna (deLuca)
Amo le persone. E' la gente che non sopporto (Schulz)
Ogni volta che la gente è d'accordo con me provo la sensazione di avere torto (Wilde)
I dream popcorn (M/a)
VERA DONNA (ABSL)
Petulante tecnofila (EM)
NON SPEDITEMI NULLA SENZA AVVISARE!
Meglio mail che mp. Grazie.
Amo le persone. E' la gente che non sopporto (Schulz)
Ogni volta che la gente è d'accordo con me provo la sensazione di avere torto (Wilde)
I dream popcorn (M/a)
VERA DONNA (ABSL)
Petulante tecnofila (EM)
NON SPEDITEMI NULLA SENZA AVVISARE!
Meglio mail che mp. Grazie.
- Therese
- moderatrice
- Messaggi: 5748
- Iscritto il: mer feb 05, 2003 8:33 pm
- Località: Perugia
- Contatta:
Apre la porta di casa, vede la luce in cucina. Suo marito sta mangiando, si siede a tavola di fronte a lui.
Lui non alza la testa dal piatto:”Sei in ritardo per la cena”.
Serena lo guarda, intento ad intingere il pane nell’uovo e cerca di ricordare com’era vederlo sorridere. Non ci riesce.
Mormora appena:”Scusa, ho perso l’autobus”.
Mangia a piccoli morsi e mastica a lungo. Suo marito mette il piatto nel lavandino e accende la televisione. Il loro silenzio non si fa più leggero, anche se è coperto dagli spari della tv.
Serena aspetta l’autobus. C’è il sole e fa caldo come ieri, ma ha lasciato a casa la gonna nuova, niente fiori oggi. Tira un po’ il fondo della camicia, i pantaloni hanno una macchia di ciliegia e si assicura che i quadretti azzurri della camicia la coprano. Alza lo sguardo e trova due occhi neri che la osservano. Sono profondi e scurissimi. E decisi. E sinceri. Serena arrossisce, la stanno guardando, com’è possibile? È convinta che nessuno faccia caso a lei. A meno che non cada addosso a qualcuno. Abbassa la testa, ma quando la rialza eccoli ancora, curiosi e gentili. Neri come i capelli lunghi e sottili della proprietaria.
Serena si ricorda di lei, la vede spesso qui alla fermata, è minuta e carina, ma non aveva mai incrociato il suo sguardo. Ora la guarda negli occhi anche lei, poi vede la bocca, poco più sotto, che dice:”Buongiorno”
“Buongiorno”
“Stai bene? Hai gli occhi gonfi”
Serena è sconcertata, suo marito non le ha detto niente in proposito e questa sconosciuta si preoccupa per lei. Vorrebbe dire qualcosa di poco impegnativo, tutto a posto, sono allergica al mascara, ma quegli occhi sinceri la inchiodano, le bloccano le parole banali che le affollano continuamente la vita.
“Io… ecco… sto morendo, credo”
Rimane sbigottita da quello che ha detto, come ha potuto uscirle di bocca la sua afflizione?
E con questa facilità. Quegli occhi sono attenti ora, la ragazza le si fa più vicina, le tocca leggera una spalla:” Mi chiamo Sofia e oggi salteremo il lavoro, perché tu vuoi parlare e io so ascoltare.”
Serena annuisce e lascia che Sofia la prenda per mano. S’incamminano insieme.
Lui non alza la testa dal piatto:”Sei in ritardo per la cena”.
Serena lo guarda, intento ad intingere il pane nell’uovo e cerca di ricordare com’era vederlo sorridere. Non ci riesce.
Mormora appena:”Scusa, ho perso l’autobus”.
Mangia a piccoli morsi e mastica a lungo. Suo marito mette il piatto nel lavandino e accende la televisione. Il loro silenzio non si fa più leggero, anche se è coperto dagli spari della tv.
Serena aspetta l’autobus. C’è il sole e fa caldo come ieri, ma ha lasciato a casa la gonna nuova, niente fiori oggi. Tira un po’ il fondo della camicia, i pantaloni hanno una macchia di ciliegia e si assicura che i quadretti azzurri della camicia la coprano. Alza lo sguardo e trova due occhi neri che la osservano. Sono profondi e scurissimi. E decisi. E sinceri. Serena arrossisce, la stanno guardando, com’è possibile? È convinta che nessuno faccia caso a lei. A meno che non cada addosso a qualcuno. Abbassa la testa, ma quando la rialza eccoli ancora, curiosi e gentili. Neri come i capelli lunghi e sottili della proprietaria.
Serena si ricorda di lei, la vede spesso qui alla fermata, è minuta e carina, ma non aveva mai incrociato il suo sguardo. Ora la guarda negli occhi anche lei, poi vede la bocca, poco più sotto, che dice:”Buongiorno”
“Buongiorno”
“Stai bene? Hai gli occhi gonfi”
Serena è sconcertata, suo marito non le ha detto niente in proposito e questa sconosciuta si preoccupa per lei. Vorrebbe dire qualcosa di poco impegnativo, tutto a posto, sono allergica al mascara, ma quegli occhi sinceri la inchiodano, le bloccano le parole banali che le affollano continuamente la vita.
“Io… ecco… sto morendo, credo”
Rimane sbigottita da quello che ha detto, come ha potuto uscirle di bocca la sua afflizione?
E con questa facilità. Quegli occhi sono attenti ora, la ragazza le si fa più vicina, le tocca leggera una spalla:” Mi chiamo Sofia e oggi salteremo il lavoro, perché tu vuoi parlare e io so ascoltare.”
Serena annuisce e lascia che Sofia la prenda per mano. S’incamminano insieme.
-...è solo che non ho tempo per leggere.
- Mi dispiace per te.
- Oh, non direi.Ci sono tanti altri modi per passare il tempo.
Giulio vorrebbe replicare che leggere non è "passare il tempo"...
(T. Avoledo)
cinefila integralista
Non inviatemi ring senza avvertire, grazie ^_^
- Mi dispiace per te.
- Oh, non direi.Ci sono tanti altri modi per passare il tempo.
Giulio vorrebbe replicare che leggere non è "passare il tempo"...
(T. Avoledo)
cinefila integralista
Non inviatemi ring senza avvertire, grazie ^_^
- mina_murray
- Mozzo
- Messaggi: 68
- Iscritto il: gio feb 27, 2003 12:48 pm
- Località: piacenza
L'aria è calda, profumata dai fiori dei tigli che bordano il viale. Come ogni giorno percorre quella strada nota, i piedi uno davanti all'altro, a tracciare il percorso di mille mattine. Nella memoria resti del sogno di quella notte.
Case, ha sognato ancora case. Il sogno è sempre uguale, un susseguirsi di case che lei visita per scegliere quella in cui abitare. Ma tutte sono inospitali. Da molto tempo non faceva quel genere di sogno.
Sospira, non ha voglia di pensare a cosa può significare.
Ripete invece il solito, ridicolo inventario mentale: ha chiuso il gas? e spento la luce? e la porta di casa.....
Se torna indietro a controllare perde l'autobus, ed ormai è alla fermata.
Intorno i visi che vede da tante mattine. Hanno tutti un'aria poco convinta, dondolano le valigette, guardano gli orologi. Sofia li osserva cercando di non farsi notare. Sa che dovrebbe smettere, quella mania non ha nessuna utilità pratica. Ma non può farci nulla, i volti le si imprimono nella memoria alla prima occhiata. Dietro ogni volto una storia, una vita. Un aggrottare di sopracciglia, uno sbuffare annoiato...in generale le persone non fanno caso alle piccole espressioni che parlano di loro meglio di tanti discorsi.
E poi la vede arrivare, un pò trafelata, svoltando l'angolo. Una donna esile, più alta di lei di dieci dita. Sofia non sa darle un'età...donna, ragazza...difficile dare un'età ad un volto così chiaro. E' in ritardo, quella mattina.
Man mano che si avvicina i suoi particolari vengono a fuoco. La camicia che indossa ha qualcosa di infantile, le ricorda uno scamiciato da bambina.Quando arriva alla fermata la donna si guarda intorno e poi abbassa lo sguardo al petto, come a controllare che sia tutto a posto.
Con quel movimento i capelli le ricadono sul viso, striandolo di un castano dorato.
C'è qualcosa in lei che Sofia non riesce a ignorare. Una piccola smorfia, come di dolore, che spesso le piega gli angoli della bocca. Una bocca rosa, che dovrebbe sempre sorridere.
La donna ha gli occhi puliti, ma le poche volte in cui è riuscita ad incrociarne per un istante lo sguardo, Sofia ha visto qualcosa di profondo, oscuro, agitarsi in quell'acqua chiara. Ha visto la stessa cosa, anni prima, guardandosi allo specchio.
Nella mente risuonano le parole di sua madre, i rimproveri di quando era bambina: "non si fissa la gente, Sofia, non ti incantare così".
E proprio quando sta per voltare lo sguardo la donna alza il viso e quegli occhi incontrano i suoi. Vi coglie un'espressione di immensa sorpresa, prima che sfuggano ancora. Sofia si sente come un bambino sorpeso ad origliare, ma non sa più distogliere lo sguardo, non dopo che ha visto il rosso della pelle intorno agli occhi di lei, e quando di nuovo incontra il suo sguardo sente la propria voce dire "buongiorno".
La voce che risponde "buongiorno" è gentile, un pò esitante.
Potrebbe concludersi qui. ma quello sguardo è troppo vivo ed insieme troppo impaurito e senza pensare si ritrova a chiedere a quella sconosciuta " stai bene? hai gli occhi rossi".
La donna la guarda senza parlare per qualche secondo, l'espressione è quella di un bambino.
"Io...ecco..sto morendo, credo"
Sofia spalanca gli occhi, ed in quell'attimo decide di fare una cosa che da tanto tempo voleva. L'autobus si sta avvicinando, a portarla in un luogo in cui ormai, da tanto tempo, sente mancare l'aria.
E qualcosa le dice che anche l'anima della donna che le sta di fronte spesso boccheggia.
Tocca la spalla della sconosciuta dicendole: "mi chiamo Sofia, ed oggi salteremo il lavoro".
L'autobus passa, ma loro non salgono.
Appoggiati agli appositi sostegni i pendolari le guardano avviarsi per una strada laterale. Verso una destinazione migliore, si direbbe, da come camminano leggere.
Case, ha sognato ancora case. Il sogno è sempre uguale, un susseguirsi di case che lei visita per scegliere quella in cui abitare. Ma tutte sono inospitali. Da molto tempo non faceva quel genere di sogno.
Sospira, non ha voglia di pensare a cosa può significare.
Ripete invece il solito, ridicolo inventario mentale: ha chiuso il gas? e spento la luce? e la porta di casa.....
Se torna indietro a controllare perde l'autobus, ed ormai è alla fermata.
Intorno i visi che vede da tante mattine. Hanno tutti un'aria poco convinta, dondolano le valigette, guardano gli orologi. Sofia li osserva cercando di non farsi notare. Sa che dovrebbe smettere, quella mania non ha nessuna utilità pratica. Ma non può farci nulla, i volti le si imprimono nella memoria alla prima occhiata. Dietro ogni volto una storia, una vita. Un aggrottare di sopracciglia, uno sbuffare annoiato...in generale le persone non fanno caso alle piccole espressioni che parlano di loro meglio di tanti discorsi.
E poi la vede arrivare, un pò trafelata, svoltando l'angolo. Una donna esile, più alta di lei di dieci dita. Sofia non sa darle un'età...donna, ragazza...difficile dare un'età ad un volto così chiaro. E' in ritardo, quella mattina.
Man mano che si avvicina i suoi particolari vengono a fuoco. La camicia che indossa ha qualcosa di infantile, le ricorda uno scamiciato da bambina.Quando arriva alla fermata la donna si guarda intorno e poi abbassa lo sguardo al petto, come a controllare che sia tutto a posto.
Con quel movimento i capelli le ricadono sul viso, striandolo di un castano dorato.
C'è qualcosa in lei che Sofia non riesce a ignorare. Una piccola smorfia, come di dolore, che spesso le piega gli angoli della bocca. Una bocca rosa, che dovrebbe sempre sorridere.
La donna ha gli occhi puliti, ma le poche volte in cui è riuscita ad incrociarne per un istante lo sguardo, Sofia ha visto qualcosa di profondo, oscuro, agitarsi in quell'acqua chiara. Ha visto la stessa cosa, anni prima, guardandosi allo specchio.
Nella mente risuonano le parole di sua madre, i rimproveri di quando era bambina: "non si fissa la gente, Sofia, non ti incantare così".
E proprio quando sta per voltare lo sguardo la donna alza il viso e quegli occhi incontrano i suoi. Vi coglie un'espressione di immensa sorpresa, prima che sfuggano ancora. Sofia si sente come un bambino sorpeso ad origliare, ma non sa più distogliere lo sguardo, non dopo che ha visto il rosso della pelle intorno agli occhi di lei, e quando di nuovo incontra il suo sguardo sente la propria voce dire "buongiorno".
La voce che risponde "buongiorno" è gentile, un pò esitante.
Potrebbe concludersi qui. ma quello sguardo è troppo vivo ed insieme troppo impaurito e senza pensare si ritrova a chiedere a quella sconosciuta " stai bene? hai gli occhi rossi".
La donna la guarda senza parlare per qualche secondo, l'espressione è quella di un bambino.
"Io...ecco..sto morendo, credo"
Sofia spalanca gli occhi, ed in quell'attimo decide di fare una cosa che da tanto tempo voleva. L'autobus si sta avvicinando, a portarla in un luogo in cui ormai, da tanto tempo, sente mancare l'aria.
E qualcosa le dice che anche l'anima della donna che le sta di fronte spesso boccheggia.
Tocca la spalla della sconosciuta dicendole: "mi chiamo Sofia, ed oggi salteremo il lavoro".
L'autobus passa, ma loro non salgono.
Appoggiati agli appositi sostegni i pendolari le guardano avviarsi per una strada laterale. Verso una destinazione migliore, si direbbe, da come camminano leggere.
Madrigal> Ciao a tutti
Saluto spicciolo, standard, non ho testa per i convenevoli spiritosi oggi.
Guardalben> ciao madri
Velalvento> Cioa Franci
Madrigal> niente mare oggi?
Detesto la fiera delle banalita', odio la chat dei convenevoli, madonna, ma quando arriva?
*Angel(~Mich7@Violino=349B6455.serto.it) has joined channel #amantidelmare
Angel> Ciao a tutti
Angel> Ciao Francesca
Angel... ah, begli scambi con Angel. Pochi ma non male. Un tipo non banale, uno dei rari, ce ne fossero di piu' in chat. Ma non ho tempo adesso, non ho testa. Lei non c'e'. Non c'e'. Gia', Angel. Mi piacerebbe che ci fosse un angelo qui adesso, che mi accarezzasse la spalla con la sua ala. Ma gli angeli non esistono.
Pop. Nuova finestra. Angel.
Angel> ciao Francesca, hai un momento per me?
Non ho un momento per me, figuriamoci per te. Non ho testa, per nessuno. Cazzo!
Ma in fondo... magari mentre aspetto. Magari mi pesa di meno.
Madrigal> si angel, se ti bastano due minuti
Angel> me li farò bastare. Ti secca se ti chiedo un consiglio?
Saluto spicciolo, standard, non ho testa per i convenevoli spiritosi oggi.
Guardalben> ciao madri
Velalvento> Cioa Franci
Madrigal> niente mare oggi?
Detesto la fiera delle banalita', odio la chat dei convenevoli, madonna, ma quando arriva?

Angel> Ciao a tutti
Angel> Ciao Francesca
Angel... ah, begli scambi con Angel. Pochi ma non male. Un tipo non banale, uno dei rari, ce ne fossero di piu' in chat. Ma non ho tempo adesso, non ho testa. Lei non c'e'. Non c'e'. Gia', Angel. Mi piacerebbe che ci fosse un angelo qui adesso, che mi accarezzasse la spalla con la sua ala. Ma gli angeli non esistono.
Pop. Nuova finestra. Angel.
Angel> ciao Francesca, hai un momento per me?
Non ho un momento per me, figuriamoci per te. Non ho testa, per nessuno. Cazzo!
Ma in fondo... magari mentre aspetto. Magari mi pesa di meno.
Madrigal> si angel, se ti bastano due minuti
Angel> me li farò bastare. Ti secca se ti chiedo un consiglio?
-gioRgio-
"Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico." (proverbio cinese)
"ma non e' detto che tu sarai in condizioni migliori" (gRg)
"Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico." (proverbio cinese)
"ma non e' detto che tu sarai in condizioni migliori" (gRg)