Mondadori, 2016
216 pagine
Opera prima della scrittrice molisana Valentina Farinaccio, narra la storia familiare a più voci femminili tutta centrata sulla morte a soli 31 anni di un figlio, un marito, un padre. Una storia che si dispiega a poco a poco, a tanti anni di distanza dall'evento, con la ricomparsa di una bozza di romanzo del morto, per completare la quale la figlia è "costretta" a scoprire la storia dei suoi genitori e il racconto dettagliato dei 3 mesi tra la scoperta del tumore e la morte.
Come sottofondo, la città di Campobasso e i suoi abitanti, con le loro abitudini, la loro morale, persino i luoghi dove si mangia meglio.
Come corollario, la metabolizzazione lenta e ancora provvisoria fine della storia d'amore della protagonista, storia che non può non sovrapporsi almeno parzialmente con la fine, per la tragica scomparsa del padre, dell'amore tra i suoi genitori.
Il libro è molto ben scritto e piuttosto commovente senza essere sdolcinato. Per essere un'opera prima è davvero notevole. L'unica parte che mi è sembrata un po' fuori "clima" è la parte finale dello pseudorapimento, e soprattutto il modo in cui viene raccontato, come a creare un minigiallo che stona completamente con il resto del racconto. Mitico il nonno camionista
