"Kitchen Stories" di Bent Hamer

Certe volte, mettere in moto il cervello per immaginarsi luoghi e situazioni descritti nei libri ci sa fatica, e allora ci si butta sui film. Ma quali? "Parliamone, apriamo un dibattito!" (cit.)

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ilmagodilussino
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"Kitchen Stories" di Bent Hamer

Messaggio da ilmagodilussino »

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L’algido cinema del Nord ha in serbo per noi ancora una storia annegata nelle sconfinate e fredde lande tipiche di quel paese, dove le solitudini dei personaggi vengono (in)naturalmente amplificate dall’utilizzo abbondante dei campi lunghi in cui i personaggi ed i paesaggi si confondono. Oltre a questo elemento, pure la storia vagamente surreale flirta col recente cinema scandinavo, si pensi a Nòi Albinòi, oltrechè naturalmente a Kaurismaki, dove abitualmente tornano storie di solitudini e personaggi stravaganti, che lì ad un palmo di mano vedono la redenzione, nel candore di un legame con qualcuno a cui voler bene (amicizia od amore che sia) in grado di ammansire il gelo del clima e dell’anima. Nella pellicola di Hamer una Società che più strampalata non si può decide di mettersi a studiare il comportamento da “novelli cuochi” dei singles norvegesi, e destina un agente ad ogni persona che ha accettato di farsi cavia, con il divieto assoluto per questi d’intrattenere qualunque contatto umano con l’oggetto dello studio, compreso il rivolgergli la parola; da questo spunto si sviluppa la storia tra i due protagonisti. La prima parte è davvero esilarante, con l’esaminatore abbarbicato su di un enorme seggiolone posto in un angolo della cucina, l’impossibilità della parola traghetta il film verso lande “chapliniane” a dimostrare ancora una volta come la comicità più esilarante non abbia bisogno che di gesti (e forse che il cinema per essere “grande” può anche fare a meno delle parole). Com’è prevedibile i protagonisti violeranno il patto di forzata estraneità ed emergerà a quel punto il senso nemmeno troppo celato dell’opera, quello di una società che più espande il suo desiderio di conoscenza e di controllo su tutto e tutti, più dimostra la sua spietata freddezza, e vede arenarsi il proprio progetto di ricostruire dall’alto una coesione sociale, che il prosieguo della storia dimostrerà possibile solamente a partire dal singolo rapporto individuale. Una delle ultime sequenze mostra tutti gli agenti tornarsene a casa prima del tempo, ed anche se non ci viene spiegato appare evidente come tutti abbiano ceduto al dialogo, e dunque la Società ha fallito e li ha “richiamati”. Il regista palesa qui il suo pensiero, riafferma l’unicità dell’uomo, dei suoi comportamenti, delle sue passioni. Bella e suggestiva la sequenza iniziale con le roulottes tutte uguali degli inviati che passano il confine Svezia-Norvegia e modificano corsia di guida, che possiede un fascino quasi orwelliano. Per il resto la regia è diligente ed il film riesce a coniugare il sorriso ma non ci esime da una profonda riflessione all’uscita dalla sala. E di questi tempi non è poco. (Mauro Tagliabue)

"Anzichè camminare l'equivalente di un viaggio dalla Svezia al Congo per portare cibo in tavola le casalinghe svedesi potranno camminare solo la distanza di un viaggio in Italia." Questo era ciò che recitava una pubblicità svedese degli anni '50 sulla cucina ideale e questo è il particolarissimo punto di partenza, la scintilla creatrice della quale Bent Hamer si è servito per realizzare la sceneggiatura di Kitchen Stories, suo terzo lungometraggio candidato all'Oscar 2004 come Miglior Film Straniero. Certo è che, trascorsi i primi fotogrammi all'interno dei quali è possibile ammirare massaie concentrate nello svolgimento di quotidiane attività coadiuvate da maschere ad ossigeno ed osservate da studiosi posti su dei curiosi trespoli/seggioloni, si ha la certezza di trovarsi di fronte ad un film pronto a servirsi di un'evidente ironia pur di descrivere situazioni ed immagini paradossali. Una convinzione però che, con il graduale mutamento della prospettiva e dell'ambientazione narrativa, si dissolve identificando lo spazio emozionale come unico protagonista. Con Kitchen Stories Bent Hamer dimostra come sia possibile scovare e carpire delle storie dall'accattivante semplicità nei luoghi più impensati, ricostruendo l'emozione là dove la freddezza e la razionalità dello studio statistico impone la sua rigidità. Come non sia impensabile gestire e realizzare una vicenda nella sua completezza espressiva utilizzando pochi ed essenziali elementi non solo scenografici ma, soprattutto umani. Due uomini, una cucina e la loro necessità espressiva. Questo l'essenziale corredo di cui il regista norvegese si è servito per rappresentare le complicate dinamiche di due solitudini che si osservano sospettose e che si fondono, involontariamente ed inevitabilmente, spinte dalla naturale necessità di comunicare il loro rifiuto ad essere catalogate ed incanalate all'interno di una precisa classificazione. "Un film toccante, intelligente e dai molti livelli di lettura, magificamente costruito, abilmente sceneggiato e recitato." Ecco le motivazioni addotte dalla giuria per l'assegnazione del premio Fipresci 2003. Ma soprattutto un film che non mostra lontanamente la volontà di stupire e di sedurre con innovazioni registiche nè con un facile patetismo, ma che lascia alla narrazione la libertà di percorrere una naturale corrente, servendosi di un humor da introdurre con raffinata delicatezza all'interno di una favola dagli evidenti chiaroscuri emozionali. (Tiziana Morganti)

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Messaggio da johnnyfichte »

Ma esiste ancora modo di vederlo questo filmz ?

Me lo persi perchè la sala dove volevo vederlo aveva deciso ex abrupto di passare senza preavviso a 21 grammi, pastrugnando in extremis la programmazione... con mia somma imprecazione...

Parolina e Beauty possono testimoniare perchè entrambe le fanciulle erano con me quella sera...

E' in cassetta o DVD per esempio ?

Tu dov'è che l'hai visto adesso, o Magonzo ?
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Theut
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Messaggio da Theut »

Fuocoblu ed io eravamo andati mesi or sono al cinema Brera (e non ricordo nemmeno il perchè di quella scelta... :think: )

Un bel film sull'amicizia maschile, però avrei apprezzato qualche dialogo in più (è vero che i due non potevano parlare ma, visti gli sviluppi, potevano iniziare prima :wink: )
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beauty
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Messaggio da beauty »

Uno a caso che mi ha chiamato in causa ha scritto:Parolina e Beauty possono testimoniare perchè entrambe le fanciulle erano con me quella sera...
1) Testimonio :yes!: (e vi dico che è rimasta anche a me la curiosità di vedere suddetto film, anche perché in quel gelido venerdì sera di gennaio mi ci ero fatta la bocca... ma poi abbiamo ripiegato su Lost in translation, e il nostro commento a questo film postato lo stesso giorno testimonia ulteriormente che io c'ero con Johnny - per non parlare del ricordo floreale :heartkiss: che forse è ancora a casa a S. Donato)
2) Parolina???? Anche lei è dei nostri, allora!!! :wink:
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Messaggio da johnnyfichte »

Ma sì, anche Parolina è dei nostri... Prima lo era già ma con un nick diverso e adesso la svegliona ha perso la password e non si ricorda più in nick... Meno male perchè a me piace di più Parolina...
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