Ultimamente mi accorgo sempre più spesso di fare molto caso agli errori ortografici e grammaticali riscontrati nei libri, e raramente leggo un libro privo di qualsiasi errore.

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Di solito il testo viene riletto 2-3 volte, una per ciascuna fase dell'iter che porta un libro dalla fase di "manoscritto" al manufatto libro stampato.Un testo andrebbe comunque letto dall'inizio alla fine almeno una volta prima di essere passato al controllo ortografico.
Premettendo che non conosco tutte le singole realtà editoriali italiane, di solito non ci si affida solamente all'evidenziazione automatica, però, visto che un correttore competente (leggi: con esperienza) costa, si preferisce dare il lavoro fuori a ragazzi/e neodiplomati che, per quanto volenterosi, non hanno la necessaria esperienza per fare questo tipo di lavoro.Non credo che si faccia più... e ci si affida esclusivamente all'evidenziazione automatica
Penso che la valutazione che fai sul numero di letture di un testo sia corretta... il problema però non riguarda tanto quante volte viene riletto un testo, ma la modalità di lettura dello stesso.Theut ha scritto:Di solito il testo viene riletto 2-3 volte, una per ciascuna fase dell'iter che porta un libro dalla fase di "manoscritto" al manufatto libro stampato.
Senza contare che anche un correttore competente, per mantenersi, avrà bisogno di correggere una grande quantità di materiale, con ovvi decadimenti nell'efficacia.Theut ha scritto:di solito non ci si affida solamente all'evidenziazione automatica, però, visto che un correttore competente (leggi: con esperienza) costa,
Infatti una delle cose che rendono difficile automatizzare la correzione degli errori è il fatto che essi possono essere di vario tipo e spaziano dalla caduta di stile alle imprecisioni lessicali, dal ripetere sempre gli stessi termini agli errori sintattici, dagli errori di ortografia a quelli grammaticali.Theut ha scritto:Tutto questo non dimenticando però che la correzione delle bozze non si ferma solo agli errori ortografici.
Beh, alcune cose sono perfettamente giustificatissime, semmai possono non essere condivisibili.TierrayLibertad ha scritto:certe cose non sono assolutamente giustificabili.
Credo che il problema principale dell'editoria sia quello di dover fare i conti con il concetto di mercato, che pretende di considerare la produzione di libri come la produzione di beni, con il concetto di domanda/offerta e tutto quello che segue. Non è concepibile, rimanendo all'interno di questo modello, pensare di pubblicare di meno, perché significa meno introiti e quindi meno guadagni. La qualità purtroppo non paga.TierrayLibertad ha scritto:Basterebbe pubblicare di meno
Invece credo di sospettare quale sia il motivo vero: le accentate non sono esistite subito nella codifica ASCII (perché nata negli States, paese anglosassone che non aveva di queste necessità), e questo ha sicuramente comportato la necessità di inserire dei processi di transcodifica imperfetti, che portano agli errori da te segnalati (che poi è un classico, ed è la tipica applicazione della regola e' diventa è).TierrayLibertad ha scritto:Neppure sono spiegabili anche pensando all'uso dei correttori automatici degli errori tipo quello - frequentissimo da Einaudi - di scrivere "perchè" invece di "perché". Anche il correttore automatico di word se ne accorge.
Certo, e infatti dalla qualità del tipo di lettura si ha la differenza fra un professionista in tale campo e chi invece si improvvisa.azimuth ha scritto:il problema però non riguarda tanto quante volte viene riletto un testo, ma la modalità di lettura dello stesso.
Dipende tutto da chi corregge... rimarresti impressionato dalla velocità che si acquista con il passare del tempo (naturalmente questo non vale per ogni genere di testo e mi riferisco solo a una lettura di tipo ortografico/sintattico, non di contenuto).azimuth ha scritto:La necessità della produttività induce una accelerazione nei processi di controllo che non credo si presti molto ad evidenziare errori.
Infatti la correzione automatizzata non potrà mai prescindere da un controllo umano, sempre che, beninteso, si voglia un certo livello di qualità.azimuth ha scritto:Infatti una delle cose che rendono difficile automatizzare la correzione degli errori ...
Per me è inconcepibile che una casa editrice come Einaudi, nei cui volumi non si trovavano errori (o erano rarissimi), adesso sforni opere con refusi e altro... Capisco la politica dei costi ma tagliare la qualità non è mai una buona idea.TyL ha scritto:Neppure sono spiegabili anche pensando all'uso dei correttori automatici degli errori tipo quello - frequentissimo da Einaudi - di scrivere "perchè" invece di "perché". Anche il correttore automatico di word se ne accorge.