Errori

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Librium
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Errori

Messaggio da Librium »

Se questo 3rd esiste già da qualche parte, segnalatemelo. Spostatelo se necessario.

Ultimamente mi accorgo sempre più spesso di fare molto caso agli errori ortografici e grammaticali riscontrati nei libri, e raramente leggo un libro privo di qualsiasi errore. :? Ad esempio stanotte leggevo lo spassoso "Sai tenere un segreto?" ed ho individuato la mancanza di un punto al termine di una frase ed un errore da matita blu: "Mi a fatto piacere incontrarti." . Anche voi li individuate? I coretori di boze nn ezistono piu?
I libri condussero alcuni alla speranza, altri alla pazzia (Francesco Petrarca, De rimediis utriusque fortunae)
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azimuth
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Messaggio da azimuth »

Da quando la tecnologia dei correttori automatici sintattici ha fatto il suo ingresso nell'editoria, il controllo delle bozze non è più affidato solamente all'uomo ma a un sistema che evidenzia allo stesso gli errori plausibili.
Un testo andrebbe comunque letto dall'inizio alla fine almeno una volta prima di essere passato al controllo ortografico. Non credo che si faccia più... e ci si affida esclusivamente all'evidenziazione automatica che, nel caso che hai citato tu, ad es., non viene evidenziato (infatti "a" è un termine presente nella nostra lingua).

Infine, c'è anche da dire che vista la grande quantità di libri tradotti che invadono il mercato italiano, non mi stupisce che, per far prima, le traduzioni subiscano meno controlli manuali (ovvero: ci siano pochi passaggi di mano tra il traduttore ed il tipografo).
** Azimuth **

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Theut
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Messaggio da Theut »

Un testo andrebbe comunque letto dall'inizio alla fine almeno una volta prima di essere passato al controllo ortografico.
Di solito il testo viene riletto 2-3 volte, una per ciascuna fase dell'iter che porta un libro dalla fase di "manoscritto" al manufatto libro stampato.
Non credo che si faccia più... e ci si affida esclusivamente all'evidenziazione automatica
Premettendo che non conosco tutte le singole realtà editoriali italiane, di solito non ci si affida solamente all'evidenziazione automatica, però, visto che un correttore competente (leggi: con esperienza) costa, si preferisce dare il lavoro fuori a ragazzi/e neodiplomati che, per quanto volenterosi, non hanno la necessaria esperienza per fare questo tipo di lavoro.
Naturlamente ci sono i più bravi e meno bravi, ed ecco che ci sono libri con più o meno errori.
Tutto questo non dimenticando però che la correzione delle bozze non si ferma solo agli errori ortografici.
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TierrayLibertad
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Messaggio da TierrayLibertad »

Credo che un qualche 3D del genere ci fosse già.
Capisco poi che la correzione e la cura di un testo costino energie e quindi denaro ma sinceramente certe cose non sono assolutamente giustificabili. Basterebbe pubblicare di meno tanto la stragrande maggioranza dei libri non solo è assolutamente priva di qualunque valore o interesse, ma, oltretutto, vende poche centinaia di copie.
Neppure sono spiegabili anche pensando all'uso dei correttori automatici degli errori tipo quello - frequentissimo da Einaudi - di scrivere "perchè" invece di "perché". Anche il correttore automatico di word se ne accorge.

Ciao
TyL
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(A. Machado)

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azimuth
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Messaggio da azimuth »

Theut ha scritto:Di solito il testo viene riletto 2-3 volte, una per ciascuna fase dell'iter che porta un libro dalla fase di "manoscritto" al manufatto libro stampato.
Penso che la valutazione che fai sul numero di letture di un testo sia corretta... il problema però non riguarda tanto quante volte viene riletto un testo, ma la modalità di lettura dello stesso.

La necessità della produttività induce una accelerazione nei processi di controllo che non credo si presti molto ad evidenziare errori.

Non conosco i tempi medi di pubblicazione, ma penso che per un autore non siano tali da permettere di ricontrollare con pazienza e tranquillità tutto ciò che è stato scritto (ed ecco che 1 delle 3 letture non è svolta nella modalità "a rilevazione di errori"). Ora, la seconda lettura, che dovrebbe essere affidata al correttore di bozze, dovrebbe escludere dallo scritto ogni imperfezione, rendendolo di facile lettura e potenzialmente passibile per una pubblicazione. Sinceramente, però, considerando il volume di affari che l'editoria porta, quanto tempo a disposizione ha un correttore di bozze per fare questo lavoro? Ecco che la seconda lettura non viene effettuata con i tempi e i modi corretti.
La terza lettura credo che sia quella del controllo di qualità della stampa (cioè per semplificare il tipografo). Non credo però che le procedure pemettano una correzione "in situ" di errori anche stupidi -- e comunque un tipografo fa anche alto! ;-)
Theut ha scritto:di solito non ci si affida solamente all'evidenziazione automatica, però, visto che un correttore competente (leggi: con esperienza) costa,
Senza contare che anche un correttore competente, per mantenersi, avrà bisogno di correggere una grande quantità di materiale, con ovvi decadimenti nell'efficacia. :-|
Theut ha scritto:Tutto questo non dimenticando però che la correzione delle bozze non si ferma solo agli errori ortografici.
Infatti una delle cose che rendono difficile automatizzare la correzione degli errori è il fatto che essi possono essere di vario tipo e spaziano dalla caduta di stile alle imprecisioni lessicali, dal ripetere sempre gli stessi termini agli errori sintattici, dagli errori di ortografia a quelli grammaticali.
TierrayLibertad ha scritto:certe cose non sono assolutamente giustificabili.
Beh, alcune cose sono perfettamente giustificatissime, semmai possono non essere condivisibili. :-D
TierrayLibertad ha scritto:Basterebbe pubblicare di meno
Credo che il problema principale dell'editoria sia quello di dover fare i conti con il concetto di mercato, che pretende di considerare la produzione di libri come la produzione di beni, con il concetto di domanda/offerta e tutto quello che segue. Non è concepibile, rimanendo all'interno di questo modello, pensare di pubblicare di meno, perché significa meno introiti e quindi meno guadagni. La qualità purtroppo non paga. :-(
TierrayLibertad ha scritto:Neppure sono spiegabili anche pensando all'uso dei correttori automatici degli errori tipo quello - frequentissimo da Einaudi - di scrivere "perchè" invece di "perché". Anche il correttore automatico di word se ne accorge.
Invece credo di sospettare quale sia il motivo vero: le accentate non sono esistite subito nella codifica ASCII (perché nata negli States, paese anglosassone che non aveva di queste necessità), e questo ha sicuramente comportato la necessità di inserire dei processi di transcodifica imperfetti, che portano agli errori da te segnalati (che poi è un classico, ed è la tipica applicazione della regola e' diventa è).

Ciao!
** Azimuth **

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Theut
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Messaggio da Theut »

azimuth ha scritto:il problema però non riguarda tanto quante volte viene riletto un testo, ma la modalità di lettura dello stesso.
Certo, e infatti dalla qualità del tipo di lettura si ha la differenza fra un professionista in tale campo e chi invece si improvvisa.
azimuth ha scritto:La necessità della produttività induce una accelerazione nei processi di controllo che non credo si presti molto ad evidenziare errori.
Dipende tutto da chi corregge... rimarresti impressionato dalla velocità che si acquista con il passare del tempo (naturalmente questo non vale per ogni genere di testo e mi riferisco solo a una lettura di tipo ortografico/sintattico, non di contenuto).
azimuth ha scritto:Infatti una delle cose che rendono difficile automatizzare la correzione degli errori ...
Infatti la correzione automatizzata non potrà mai prescindere da un controllo umano, sempre che, beninteso, si voglia un certo livello di qualità.
TyL ha scritto:Neppure sono spiegabili anche pensando all'uso dei correttori automatici degli errori tipo quello - frequentissimo da Einaudi - di scrivere "perchè" invece di "perché". Anche il correttore automatico di word se ne accorge.
Per me è inconcepibile che una casa editrice come Einaudi, nei cui volumi non si trovavano errori (o erano rarissimi), adesso sforni opere con refusi e altro... Capisco la politica dei costi ma tagliare la qualità non è mai una buona idea.
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