Dopo aver letto/riletto nei giorni scorsi gli straordinari libri consigliati da un magico Mago (che non ringrazierò mai abbastanza) e da un ineffabile Johnny (rigrazie), mi è venuta voglia stamattina di aprire, in loro onore, questo thread.
Che cosa hano in comune il pigro e indolente Oblomov, l'irrequieto e funambolico Mago di Lublino, il sereno e impacciato soldato Svejk?
E come si possono comprimere - costringendoli a coabitare - i feroci e satirici ritratti di Kundera, i dolorosi, onnivori ricordi di Andric e Wiesel, gli inquietanti palazzi di Kadaré, l'epopea bulgara di Vazov, qualche sereno e grottesco profilo di Orkeny?
Probabilmente solo con lo sguardo unificante che l'Occidente ha ripetutamente gettato oltre il muro di un Oriente chiuso dentro i propri rigidi confini e confinato dalle proprie ideologiche chiusure.
Uno sguardo che spesso riserva le differenze agli specialisti e trattiene per sè, non senza una considerevole dose di senso comune, l'immagine di un mondo compatto e indefferenziato, fatalmente e, talvolta, suggestivamente legato dalla stessa storia e dallo stesso ineluttabile destino.
Le voci dell'Est, invece, sono ricche di dettagli e di sfumature che le rendono singolarmente riconoscibili: oggi, forse, più di ieri, dal momento che l'involucro che le avvolgeva e, talvolta, le sigillava, si è smembrato facendo riaffiorare, accanto alle antiche ruggini, anche nuove aspirazioni e mai sopiti nazionalismi. C'è, tuttavia, un tratto unificante che potrebbe giustificare sguardi d'insieme altrimenti insostenibili. Lo spiega, con una storia che non è fruto di fantasia, lo scrittore sloveno Drago Jancar.
Il portiere di un albergo di Praga conosceva le lingue straniere ed era un buon nuotatore, due caratteristiche che gli furono fatali. Conversando a lungo con gli stranieri che gli parlavano dei loro paesi decise di fuggire dall'Est attraversando a nuoto il fiume Mura (non è una finzione letteraria, il Mura è vero, la storia è vera) lungo cui scorre il confine tra Austria e Jugoslavia. Dopo una notte troppo serena, trascorsa in attesa che il cielo si annuvolasse, quando il portiere di Praga voleva rinviare, se non sospendere, la decisione la nebbia calò sul fiume e questo fatto meteorologico risvegliò in lui una nuova speranza. Si calò nel Mura - profondo, impetuoso e insidioso. La nebbia si dileguò quasi subito, all'improvviso, la guardia di frontiera lo scorse e cominciò a sparare. Nessuno sparo fece centro, ma il portiere annegò.
"Se avesse avuto il passaporto - racconta Jancar - se i campi minati non gli avessero impedito di andarsene, si sarebbe recato nella sua terra promessa e ne sarebbe sicuramente anche tornato, in una qualsivoglia circostanza meteorologica. Ogni escursione fuori dalla meteorologia ci pone, tuttavia, di fronte a questo campo tragico e banale, a questa realtà dell'Europa che si chiama ideologia. Ci costringe ad occuparci delle pre-cause sociali e nazionali, invece che dei venti, delle nuvole, delle nebbie e della pioggia..
Postate qui le voci dell'Est che custodite nel cuore.
Voci dell'Est
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I libri condussero alcuni alla speranza, altri alla pazzia (Francesco Petrarca, De rimediis utriusque fortunae)