Primavera, estate, autunno, inverno.. ed ancora primavera.
Moderatori: Gjko, etnagigante
Primavera, estate, autunno, inverno.. ed ancora primavera.
Il piccolo monastero galleggia eremita sull'acqua tra le montagne. Un cane, un gallo, un gatto, un serpente ed infine una tartaruga si susseguono come le stagioni, con ritmi immutabili tracciando profondi solchi di gioia crudele, educazione rigida, rabbia omicida, dolore rigoroso e piacere ossessivo. Il titolo ècircolare come la vita, vibrante come la sua scenografia acquatica e terrena. Un magistrale distacco partecipe ci racconta di un monaco ed il suo discepolo dagli sguardi imperturbabili ed i gesti asciutti che sanno creare un'aspra tensione sotterranea narrativa e visiva. Il regista Kim-Ki Duk non da risposte, ma dona solo profonde visioni, silenzi ascetici. Una storia Zen di cinque capitoli piena di trappole. Le stagioni non sono sfumate ma ben distanti, la storia non è atemporale ma ben collocata ai giorni nostri, la scena non è idilliaca e protetta dalla natura ma repressiva e violenta. Un particolare su tutti. La splendida inquadratura dei piedi che si accarezzano dopo aver consumato sesso.
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