Fecondazione assistita: parliamone

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Bilbo
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Messaggio da Bilbo »

Ehi TyL, sto leggendo, anch'io in modalità random, i post di Corso e devo dire che ci sarebbe parecchio materiale per il blog. Dovremmo affiliarlo al gruppo. :lol:
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Corso
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Messaggio da Corso »

FASSINO: SMS A TUTTI GLI ELETTORI - Archiviata una polemica, se ne apre un'altra. Il segretario del Ds, Piero Fassino, ha invitato il governo alla stessa «solerzia» nell'informare i cittadini, dimostrata in altre consultazioni: «Mi auguro che la presidenza del Consiglio e il ministero dell'Interno» spediscano gli sms per informare che ci sarà il referendum, ha auspicato Fassino.
Corriere.it 09 giugno 2005

Quando a Fassino faceva comodo l'astensione!!
Non votare si può. Parola di Fassino
di Pierluigi Fornari - (C) AVVENIRE - Inserto E' VITA - n. 14 - pag. 1 - 15 marzo 2005

Se astenersi era legittimo allora, «perché non dovrebbe esserlo oggi?». Con questa domanda retorica Piero Fassino invitava a non votare nel referendum del 15-16 giugno del 2003, voluto da Rifondazione comunista per estendere le garanzie dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori anche alle piccole aziende. Il Prc accusava il segretario ds di scarso senso civico? La risposta del Botteghino era pronta: «Bertinotti che critica la scelta di non votare, invitò al non voto in occasione del referendum che riguardava l’abolizione del proporzionale». Il messaggio dunque era chiaro: se astenersi era legittimo allora, «perché non dovrebbe esserlo oggi?».

Con il senno del poi si direbbe, però, che il linguaggio del segretario dei Ds è molto autoreferenziale. Sembra quello dell’uovo parlante di "Attraverso lo specchio, e quel che Alice vi trovò" di Lewis Carroll, che decideva volta per volta, autonomamente, quale significato dare ai termini del discorso. «Quando io mi servo di una parola quella parola significa quello che pare e piace a me, né più né meno», discettava Coccobello (Humpty Dumpty). Difatti quello che era un comportamento in armonia con la Costituzione nell’oggi di Fassino non lo è più nel nostro.

E dire che quella del successore di Walter Veltroni non era una voce dal sen fuggita, ma una posizione meditata, argomentata, propagandata in un’intervista a l’Unità proprio alla vigilia del voto. La convalida in sede postuma di un errore è un errore confermato, enfatizzava l’ossuto segretario, «equivale a due errori». «Se un referendum è sbagliato bisogna ridurne i danni – spiegava –, far mancare il quorum in modo da non pregiudicare misure legislative che affrontino la materia». Astenersi dal voto, quindi. Perché «anche questo atteggiamento esprime una volontà precisa prevista dalla Costituzione», che, infatti, «richiede un quorum per rendere efficace il referendum». L’astensione, quindi, non rappresenta la rinuncia all’esercizio di un diritto, né «l’invito qualunquistico ad andare al mare». È «una posizione che si va diffondendo», insisteva Fassino in un’altra occasione, additando l’esempio di «un appello di eminenti personalità del sindacalismo italiano che vanno nella stessa direzione». Si abbandonava perfino a una creatività linguistica, un po’ insolita in un compassato torinese, coniando per l’occasione il termine «astensione attiva».

C’è da augurarsi, almeno, che nelle sue acrobazie verbali il leader della Quercia si sia attenuto alle regole contrattuali rispettate da Coccobello: «Quando faccio fare tanto lavoro a una parola glielo pago a parte», assicurava il singolare personaggio di Lewis Carroll. Perché di ginnastica lessicale nel quartier generale dei Ds ne hanno fatta tanta. Infatti quella che era allora una scelta legittima interpretata come «una astensione attiva» è diventata oggi «un equivoco», «un sotterfugio», «una patologia».

Il 25 febbraio infatti il parlamentino della Quercia, di cui Fassino è ancora il capo in testa, si è assunto il ruolo di censore a proposito della lealtà costituzionale del "non voto". «Il Consiglio nazionale – sentenziava l’ordine del giorno – denuncia l’equivocità di una scelta come quella propugnata da tutte quelle forze che, mentre per un verso proclamano di voler difendere la legge 40 in nome di alti principi morali, per l’altro ricorrono al sotterfugio di unire l’astensionismo attivo di una minoranza di cittadini a quello passivo e patologico di un’altra parte di elettori, per far fallire il ricorso al referendum richiesto da centinaia di migliaia di cittadini nell’esercizio di un loro preciso diritto costituzionale».

E pensare che nel giugno del 2003 il top della Quercia, per giustificare l’«astensione attiva», aveva formulato argomentazioni analoghe a quelle che consigliano ora di non andare a votare per il referendum contro la legge sulla procreazione assistita: «Ridurre i danni del referendum», ordinava Fassino, sulla base della tesi che «le leggi trovano le soluzioni adatte per i problemi complessi».

Nessuna difficoltà allora per i postcomunisti nel trovarsi d’accordo con un presidente della Confindustria, per di più poco gradito a sinistra come Antonio D’Amato, che aveva dichiarato: «Il nostro è un "doppio no": "no" al merito del quesito, "no" anche a un uso strumentale del referendum». Del resto il responsabile economico della Quercia, Pierluigi Bersani, registrava una convergenza di giudizi e obiettivi dei Ds con esponenti del "comitato per il no" al referendum, il quale aveva indicato appunto la non partecipazione al voto «non come disimpegno, ma come scelta politica».

Ma nella storia dei referendum non è solo il quartier generale di Via Nazionale ad aver ritenuto che il modo più chiaro per dire "no" a un quesito referendario sia non partecipare al voto. A parte lo storico invito di Bettino Craxi di andare al mare nel ’91, e analoghi e più recenti richiami di Silvio Berlusconi, la sinistra non ha mai ritenuto «un sotterfugio» l’invito a non recarsi alle urne. Per il non voto nel referendum del 2003, a parte la Cgil che indicò il "sì", si schierarono infatti le altre confederazioni e autorevoli ex sindacalisti della sinistra come Sergio Cofferati e Bruno Trentin, che tra l’altro rinfacciò a Bertinotti l’indicazione di non partecipare al voto nei confronti del referendum proposto da Pannella.

In vista del referendum del 18 aprile del 1999 proposto dal Patto Segni per abolire il voto proporzionale della Camera, sul Manifesto quotidiano comunista, un articolo di Ida Dominijanni l’11 aprile dimostrava come «non votare è un diritto costituzionale, implicito nella stessa formulazione della norma sul referendum, che indica la soglia di validità del quorum proprio presupponendo l’eventualità che il quesito referendario possa non interessare tutto il corpo elettorale». Dunque «chi non vota compie un atto di piena cittadinanza esattamente come chi vota». Inoltre «l’astensione non è sempre riducibile a disaffezione o rigetto per la politica. Può essere una scelta franca e argomentata, e politicissima di contestazione e rifiuto del gioco, di fronte a un gioco truccato o quantomeno paradossale».

E il 16, sempre su il Manifesto, la diessina Ersilia Salvato rincarava la dose: «La scomposta campagna dei sostenitori del referendum, che apostrofano con slogan millenaristici la possibilità che non si raggiunga il quorum, mi conferma in una decisione da tempo maturata: domenica non andrò a votare l’ennesimo referendum elettorale». E infatti quel referendum risultò non valido, in conseguenza di un uso assolutamente politico del non voto. I "no" risultarono solo l’8,5%, mentre i "sì" schizzarono a una quota inusuale per i referendum precedenti: il 91,5%. Una forbice così ampia non si poteva spiegare se non con il fatto che quasi tutti coloro che erano contrari al referendum non si erano recati alle urne.

La stessa strategia fu sperimentata nel referendum precedente del 15 giugno del 97, e poi in quelli del 21 maggio del 2000 e del 7 ottobre del 2001, che egualmente non raggiunsero il quorum. Tale prassi si consolidò proprio nel referendum, per il quale i Ds decisero «l’astensione attiva», quello del 15-16 giugno del 2003: votarono solo il 25,7% degli italiani, i "sì" sfiorano il 90% (87,4%).

«Il voto – così commentava i risultati il big della Quercia – conferma l’inutilità del referendum. Il mancato raggiungimento del quorum, che noi avevamo previsto e auspicato per evitare danni e divisioni, conferma che la nostra indicazione ha trovato un ampio riscontro del Paese». Fassino ribadiva che «i diritti vanno affermati attraverso la via legislativa e non con le scorciatoie referendarie». «Era un referendum inutile e gli italiani l’hanno capito – concordava il segretario della Cisl Savino Pezzotta – devo dire, senza grandi sforzi. Non ci aspettavamo un quorum così basso, ma una delle regole della democrazia è che i voti si contano e non si pesano».

Che il "non voto" abbia dignità politica lo dimostra del resto il fatto che è comunemente scelto nella dialettica di aula o commissione da parlamentari che sono deputati e remunerati per svolgere attività legislativa e in base all’articolo 67 della Costituzione «rappresentano la Nazione». Tra i casi recenti di "non voto" c’è quello della lista unitaria, ora Fed, che scelse tale linea sia al Senato che alla Camera nel marzo del 2004 sul rifinanziamento della missione in Iraq. La motivazione data da Fassino era l’intenzione di sottrarsi «al ricatto inaccettabile del governo».

E il coordinatore della segreteria dei Ds, Vannino Chiti, dovette difendersi di fronte all’insinuazione de l’Unità che il "non voto" significava sottostare alla provocazione del governo. «Quando abbiamo dovuto votare sulla Cirami, sul falso in bilancio o sulla Gasparri – replicava il dirigente della Quercia – ci è stato detto: per opporsi con più forza contro un governo che calpesta le regole non partecipate al voto. In alcune occasioni avendo votato no siamo stati criticati. Non dovevate partecipare al voto, hanno detto in tanti, Girotondi compresi».

http://www.lucacoscioni.it/trackback/2314
Ultima modifica di Corso il gio giu 09, 2005 10:45 am, modificato 1 volta in totale.
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-Lara-
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Messaggio da -Lara- »

Bilbo ha scritto:Ehi TyL, sto leggendo, anch'io in modalità random, i post di Corso e devo dire che ci sarebbe parecchio materiale per il blog. Dovremmo affiliarlo al gruppo.
beh in effetti faresti un po' di lavoro in meno :lol:
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Messaggio da silviazza »

-Lara- ha scritto:mi chiedo poi quale altro stato ..oltre alla "ovvia Italia"...prenda un concetto etico quale il valore della vita vista dalla religione cattolica e la assuma come fondamento per una legge!!!!!!...
se ho capito bene mi stai dando della pecorona cattolica ignorando il fatto che la mia scelta è tutto fuoché religiosa... ti consiglio di leggere i miei post precedenti prima di trarre considerazioni arbitrarie.

Riguardo il resto del tuo post, mi sono già espressa a sufficienza e non è il caso di tediare ulteriormente la comunità del forum.
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Messaggio da -Lara- »

se Fassino a suo tempo diceva che era giusto astenersi per un'altra votazione automaticamente è giusto astenersi per tutte le votazioni??? Come dire che non si va a votare perchè si pensa che votare sia un nostro diritto-dovere ma perchè i politici, di qualsiasi schieramento, prima o poi affermano questo si fa e questo non si fa....mah!!!
Come dire che quelli di sinistra se ne devono fare una ragione di quello che dicono quelli di sinistra e quelli di destra di quello che dicono quelli di destra e quelli di centro.... e così via,...appunto parlavamo del popolo bue... forse se usassimo il cervello ogni tanto per decidere con i nostri neuroni???!!
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Messaggio da liberliber »

no scusa questa non l'ho capita... Fassino può dire di non andare a votare e gli altri no??? ma se stiam dicendo tutti (o quasi) da 8 pagine che è sbagliato dire alla gente di non andare a votare... chiunque lo faccia, spero. e per qualsiasi argomento!

cmq, per quanto riguarda il discorso della vita dell'embrione e del feto, io non ho mai sentito una buona motivazione sul fatto che dopo i tre mesi lo sarebbe e prima no. Se vogliam cavillare, ok, ma cmq lo diventerebbe quindi cmq il limite è quantomeno arbitrario.
e, ripeto, conosco diverse persone che la pensano così pur non essendo cattoliche.
Poi 'sta cosa che la religione cattolica sia alla base di tutte le scelte 'sbagliate' e dei mali del mondo sta cominciando a sembrarmi un filino esagerata... (IMHHHHHHO)
Ho potuto così incontrare persone e diventarne amico e questo è molto della mia fortuna (deLuca)
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Messaggio da -Lara- »

silviazza ha scritto:se ho capito bene mi stai dando della pecorona cattolica ignorando il fatto che la mia scelta è tutto fuoché religiosa... ti consiglio di leggere i miei post precedenti prima di trarre considerazioni arbitrarie.
non ti sto dando della pecorona cattolica sto parlando dello stato che può permettersi in Italia di basare una legge su un concetto cattolico senza badare al fatto che si dovrebbe garantire l'uguaglianza e la pluralità delle idee, anch'io sono cattolica e non mi sento affatto pecorona neppure mi permetterei mai di dare a te della pecorona perchè sceglierai senza considerare la religione, anch'io ho scritto diversi post nei quali ho spiegato bene le mie ragioni, è poi un dato di fatto che l'Italia sia l'unica ad avere una legge così limitativa ( tanto è vero che se questa legge rimarrà così la gente andrà a fare altrove in Europa quello che qui in Italia non si può più fare)
Ultima modifica di -Lara- il gio giu 09, 2005 4:49 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da mizzy »

:roll: scusate io ho perso decisamente di vista questo 3d ed anche i dibattiti televisivi, radiofonici e pubblici .... l'ho fatto perchè forse ero bombardata da troppe informazioni.... informazioni che in linea di massima io non ho chiesto, tipo: COSA una persona vota e se vota...

trovo questo assolutamente snervante vedere la faccia (bella per l'amor del cielo) della Ferilli che dice che lei vota sì.... piuttosto che Mietta, piuttosto che Fassino o quanti altri.... mi suscita una dmanda pressante, sempre e comunque "Ma chi te lo ha chiesto?"

va bene, ora so che mi tirerò dietro il delirio... non voglio essere maleducata nei confronti di nessuno, davvero ... era semplicemente l'esternazione del mio stato d'animo... :roll:

forse sono OT... :think: scusate ancora
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Messaggio da -Lara- »

Liber ti stai riferendo a me???? :shock:
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Messaggio da liberliber »

non mi sto riferendo a te, sto rispondendo a te! ;) e a yaktib, per la seconda parte del mio post :D

per essere ancora più precisa, non intendevo che tu cavilli, ma che il limite dei 3 mesi sia arbitrario e che le motivazioni addotte sui 3 mesi piuttosto che 2 o 4 a me sembrano cavilli.
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Messaggio da -Lara- »

Credo che il motivo di questo limite temporale nell'aborto sia ben preciso e sia dovuto al fatto che per parlare di cellule nervose bisogna arrivare ai quattro mesi e mezzo. La trasformazione dell'embrione è continua ed è una trasformazione biologica, cui non si può dare il termine di persona, addirittura giuridica, in nessuno degli stadi che precedono la nascita, a livello giuridico infatti l'embrione non è riconosciuto come persona giuridica fino al momento della nascita ( anche se ovviamente questo non consente di abortirlo fino all'ultimo giorno di gravidanza pur essendoci l'aborto terapeutico anche dopo i 4 mesi)
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Messaggio da Marcello Basie »

Beh Lara e' purtroppo un dato di fatto che nel 1999 e nel 2003 alcuni sostenevano la legittimita' di astenersi e oggi altri a loro politicamente molto vicini (spero non le stesse persone) sostengono esattamente il contrario. Viva la coerenza.

Stranamente coerente e ostinato invece e' Fini (almeno da qualche settimana a questa parte, limitatamente all'argomento referendum - sul resto meglio non indagare):
"Invitare ad andare al mare, a non andare a votare ai prossimi referendum, è sbagliato e non è una cosa positiva. Non c'è dubbio che invitare a non votare non educa la pubblica opinione, non responsabilizza"
Fini ribadisce che votera' tre si' e un no e almeno su questo si prende da parte mia un plauso per il suo "coraggio".
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Messaggio da -Lara- »

Marcello Basie ha scritto:Beh Lara e' purtroppo un dato di fatto che nel 1999 e nel 2003 alcuni sostenevano la legittimita' di astenersi e oggi altri a loro politicamente molto vicini (spero non le stesse persone) sostengono esattamente il contrario. Viva la coerenza
infatti io dico che hanno avuto torto quelli che lo dicevano prima (Fassino compreso) come quelli che lo dicono adesso, sono del parere che il voto vada espresso, positivo o negativo che sia, se molti politici non hanno il dono della coerenza non è una cosa che ci debba influenzare, la pensavo così anche prima di questo referendum, se siamo in una democrazia credo che il nostro primo dovere sia quello di esprimerci attraverso il voto, infatti non ho detto che tutti quelli che andranno a votare voteranno si ma tutti dovrebbero comunque andare a votare per esprimere le proprie idee,...non attraverso un'astensione perchè a mio avviso il votare è anche un nostro diritto, la cosa che mi dispiace è che adesso verranno conteggiati i voti e i non voti come indici di vittoria politica per gli uni o gli altri ,comprese ovviamente le astensioni, ...questo si che mi dispiace non dovrebbe accadere ma lo so ...sto parlando di utopia, tanto per cambiare
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Messaggio da Corso »

Le regole del referendum Parole per truccare la realtàdi Luca Diotallevi

Il fronte dell’astensione ha raccolto un consenso inatteso andando oltre ogni confine "confessionale". Niente del genere si era verificato per i referendum su "divorzio" ed "interruzione volontaria della gravidanza". Il "sì" ha reagito a questo fatto prima cercando di delegittimare la possibilità di astenersi, poi – vanificato questo obiettivo – ha cercato di presentarla come un trucco.

Ma, se il trucco c’è, sta da un’altra parte.
Il 12 giugno avrà luogo non un gigantesco sondaggio, ma un referendum abrogativo. Che è un tipo di referendum democratico e dai contorni chiaramente definiti per legge. La regola base è la seguente: chi vuole abrogare o modificare una certa legge vota "sì"; chi la ritiene buona così com’è vota "no"; chi magari non la ritiene un’ottima legge ma giudica che le modifiche proposte la peggiorino "si astiene", cioè non va nemmeno alle urne.

Perché allora chi sostiene il "sì", invece di spiegare al meglio le proprie ragioni, si concentra tanto nello screditare l’astensione? O nel caricarle addosso altre inconfessabili intenzioni?

In altre parole: il referendum abrogativo serve per sapere se esiste una maggioranza di cittadini che vorrebbe modificare o abrogare una data legge in vigore. In sostanza, esso ha la funzione di controllare se, su di una legge distinta, vi è contrasto tra la maggioranza dei cittadini e la maggioranza dei parlamentari che quella legge ha approvato per mandato di una maggioranza di cittadini.
Se così stanno le cose, ed è così che stanno, basta il buon senso per comprendere che è sui promotori del referendum abrogativo che ricade l’onere di dimostrare che il 51% dei cittadini è con loro e dissente dal voto del Parlamento. Sono i sostenitori del "sì" che devono mostrare che esiste un 51% reale che dissente da un 51% ipoteticamente legale.

Ed è a questo punto che entra in gioco la questione del numero di coloro che al referendum votano o si astengono. Poniamo che al referendum partecipi solo il 51% degli elettori. I "sì" vincerebbero ottenendo il 51% dei voti espressi dal 51% degli aventi diritto. Insomma, il 26% dei cittadini abrogherebbe una legge votata dai rappresentanti di ben oltre il 51% dei cittadini. La cosa, ovviamente, sarebbe assolutamente legittima (e sarebbe il "sì" a servirsi dell’astensionismo fisiologico). In pratica, però, in queste ultime settimane sta succedendo una cosa del tutto diversa. Il fronte del "sì" non pare affatto essere riuscito a convincere delle proprie tesi la metà più uno degli elettori e delle elettrici.

E così, visto che i "sì" non sono autosufficienti e che non ce la faranno mai a vincere con le loro sole forze, ecco che con i mezzi più buffi (o più subdoli) il fronte del "sì" sta provando a convincere – con le lusinghe e con i ricatti anche morali – i sostenitori dell’astensione perché vadano alle urne magari a votare "no". Se ai "sì" infatti riuscisse di trasformare una quota di "astensioni" in "no" o schede bianche, la loro sconfitta sarebbe evitata anche senza aumentare il numero di coloro che votano "sì"!

Se – poniamo – ad un 30% di "sì" finisse per sommarsi un 21% di "no" e di schede bianche, il quorum scatterebbe e i "sì" avrebbero vinto pur essendo rimasti ben lontani dalla maggioranza. Insomma, una minoranza – in modo formalmente del tutto legittimo – sarebbe riuscita ad abrogare una legge approvata dai rappresentanti di una maggioranza significativa e trasversale di cittadini.

Le regole del referendum abrogativo sono queste, e regole migliori per ora non esistono. Ma insultare chi si astiene, o misconoscere la legittimità di questa opzione, serve solo a coprire il fatto che il fronte del "sì" è in qualche difficoltà e, nonostante l’aiuto di firme importanti, cerca una scorciatoia.
Ma allora, se proprio si vuole trovare un trucco, è qui che bisogna cercarlo

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yaktib
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Messaggio da yaktib »

liberliber wrote:
Poi 'sta cosa che la religione cattolica sia alla base di tutte le scelte 'sbagliate' e dei mali del mondo sta cominciando a sembrarmi un filino esagerata...
pienamente d'accordo :D
io chiedo soltanto a tutti di riflettere e domandarsi se uno stato laico come il nostro debba o meno modellare le proprie leggi, soprattutto quelle che riguardano strettamente la liberta' individuale, su opinioni (perche' tali sono) religiose o piuttosto legiferare lasciando che ogni cittadino possa al meglio decidere secondo la propria coscienza.

A parte vorrei dire che mi auguro che si raggiunga il quorum, ma vorrei ricordare anche a chi parla maldestramente di referendum che anche il referendum sull'articolo 18 (e spero almeno che si abbia la consapevolezza che si tratta di argomenti diversi e differentemente importanti) non raggiunse il quorum. Nonostante cio' l'alto numero di no a quella modifica ebbe comunque un effetto notevole. Il governo non trovo' il coraggio di continuare sulla strada della modifica e dello scontro sociale. Credo che una affermazione dei SI anche in assenza di quorum portera' comunque ad una revisione della legge.
Anche per questo motivo, mi auguro ancora che soprattutto voi donne andiate comunque a votare e, ripeto, non fatevi ancora una volta fregare da noi poveri maschietti un po' paranoici. :D :D
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Messaggio da Marcello Basie »

Credo sia limitante catalogare come "religiosi" o "cattolici" i favorevoli alla legge 40.
Non e' necessario essere religiosi per essere convinti che l'embrione sia gia' una persona nella pienezza dei diritti. Capisco e rispetto questa idea, capisco anche certi toni "millenaristi" e da crociata, ma non la condivido e non trovo giusto che questa convinzione, qualora fosse propria di una minoranza (ma anche di una ristretta maggioranza), sia imposta a tutti.
Allo stesso modo, se e' lecito un paragone forse irriverente, capisco le ragioni di chi e' vegetariano perche' non vuole far soffrire nessun animale, ma sarei totalmente opposto a una legge che stabilisca il vegetarianesimo per tutti.
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Messaggio da silviazza »

domandarsi se uno stato laico come il nostro debba o meno modellare le proprie leggi, soprattutto quelle che riguardano strettamente la liberta' individuale
è proprio per questo che vado a votare NO, secondo me certe libertà non vanno concesse, su certi aspetti non dovrebbe essere giusto scegliere.
Frasi come
io ne faccio una questione pragmatica: esisto io, ed esiste una vita dentro di me. Questa vita _dipende da me_, io posso, tecnicamente, farne ciò che voglio, e se decido che voglio eliminarla, devo poterlo fare.
mi fanno semplicemente rabbrividire e rafforzano la mia convinzione che le modifiche a questa legge hanno lo scopo di consentire la maternità a tutti i costi.

Un'altra cosa: continuo a sentir dire che i figli avuti dall'eterologa sono amati come quelli "naturali"... credo sia vero, ma l'unica differenza rispetto all'adozione è che il bimbo cresce in pancia alla mamma... almeno che non ci sia ipocrisia e si ammetta che si vuole solo che alla madre sia concesso di sentire il figlio crescersi dentro. Senza girarci intorno.
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Messaggio da TierrayLibertad »

Visto che voglio meritare i complimenti di last-unicorn ed ho una mezz'ora di tempo, mi sono letto l'ultimo copia-incolla di Corso e cerco di rispondergli. Poi, a margine di tutto questo, mi piacerebbe capire perché Corso si astiene visto che finora ci ha riportato le opinioni di un sacco di gente ma non le sue.
Diotallevi ha scritto:Il fronte dell?astensione ha raccolto un consenso inatteso andando oltre ogni confine "confessionale". Niente del genere si era verificato per i referendum su "divorzio" ed "interruzione volontaria della gravidanza".
Sarà forse perché ai referendum su divorzio ed aborto non hanno fatto campagna per l'astensione (visto che quei referendum andavano in senso opposto a questi, servivano cioè ad eliminare o a limitare le possibilità di aborto o divorzio concesse dalla legge)?
Diotallevi ha scritto:Il "sì" ha reagito a questo fatto prima cercando di delegittimare la possibilità di astenersi, poi ? vanificato questo obiettivo ? ha cercato di presentarla come un trucco.
Ma è un trucco. Non lo sarebbe se abitualmente il 100% dei cittadini si recasse alle urne. Lo è in quanto si appropria di quel 25% (più o meno) di persone che abitualmente non votano o che, per motivi contingenti, non possono votare. Se non fosse un trucco perché non chiedere chiaramente di votare No? Per il motivo semplice che coloro che invitano all'astensione avevano la certezza (o perlomeno temevano) di essere meno di coloro che votano Sì. Se non è un trucco questo...
Diotallevi ha scritto:Ma, se il trucco c?è, sta da un?altra parte.
Il 12 giugno avrà luogo non un gigantesco sondaggio, ma un referendum abrogativo. Che è un tipo di referendum democratico e dai contorni chiaramente definiti per legge.
Certo, esistono anche i referendum non democratici...
Diotallevi ha scritto:La regola base è la seguente: chi vuole abrogare o modificare una certa legge vota "sì"; chi la ritiene buona così com?è vota "no"; chi magari non la ritiene un?ottima legge ma giudica che le modifiche proposte la peggiorino "si astiene", cioè non va nemmeno alle urne.
Una volta tanto sono quasi d'accordo con Diotallevi. Se solo non si fosse per due piccoli particolari: in primo luogo, si è dimenticato di aggiungere che molti tra gli astenuti non andranno a votare semplicemente perché se ne fregano, non possono, ecc. Il suo è un quadro teorico che appena viene calato nella realtà perde quasi del tutto di significato. Come spiegare altrimenti che molti - quasi tutti a dire il vero - i parlamentari che quella legge hanno votato (e quindi si soppone la condividessero) invece di andare a votare No si astengono e fanno anche campagna per l'astensione. In secondo luogo, il suo discorso prescinde dal fatto che il referendum non è propositivo ma abrogativo per cui i promotori non possono proporre scelte diverse ma devono limitarsi a "cancellare" qualcosa per cui votare sì non significa affatto ritenere che la parte restante della legge sia perfetta (può in teoria essere anche peggiore della legge prima dell'abrogazione) ma può essere - e spesso lo è - un invito al Parlamento a rimetterci le mani modificando la scelta di fondo fatta dalla disposizione abrogata e non lasciare la materia senza una regolamentazione.
Diotallevi ha scritto:Perché allora chi sostiene il "sì", invece di spiegare al meglio le proprie ragioni, si concentra tanto nello screditare l?astensione? O nel caricarle addosso altre inconfessabili intenzioni?
Beh, a parte il fatto che non mi pare che il fronte del sì abbia evitato di spiegare le proprie ragioni, per quel che riguarda lo "screditare" l'astensione magari Diotallevi riesce a comprenderne i motivi se si legge quello che ho già scritto.
Diotallevi ha scritto:In altre parole: il referendum abrogativo serve per sapere se esiste una maggioranza di cittadini che vorrebbe modificare o abrogare una data legge in vigore. In sostanza, esso ha la funzione di controllare se, su di una legge distinta, vi è contrasto tra la maggioranza dei cittadini e la maggioranza dei parlamentari che quella legge ha approvato per mandato di una maggioranza di cittadini.
Se così stanno le cose, ed è così che stanno, basta il buon senso per comprendere che è sui promotori del referendum abrogativo che ricade l?onere di dimostrare che il 51% dei cittadini è con loro e dissente dal voto del Parlamento. Sono i sostenitori del "sì" che devono mostrare che esiste un 51% reale che dissente da un 51% ipoteticamente legale.
Diotallevi è un po' frettoloso. Forse gli hanno chiesto l'articolo dieci minuti prima di andare in stampa e non è riuscito ad articolare un ragionamento che tenesse conto anche di alcuni fattori tutt'altro che secondari.
Sì, perché quella "maggioranza dei parlamentari che quella legge ha approvato" non necessariamente corrisponde ad una maggioranza di cittadini per due diverse ma convergenti ragioni: in primo luogo l'esistenza alle elezioni politiche di un astensionismo fisiologico (a cui bisogna sommare le schede bianche e nulle). Ma forse un esempio chiarisce meglio di tante parole. Alle ultime elezioni della Camera dei deputati nel 2001 gli elettori erano 49.358.947 a votare sono andati in 40.246.874 (l'81,5%). Su questi 40.246.874 votanti ci sono state tra bianche e nulle 2.947.266 voti (pari al 7,3% dei votanti). Alla fine quindi coloro che hanno eletto il Parlamento sono stati circa 37.300.000 cittadini su 49.358.947 che avevano diritto (meno del 75%) da cui si deduce che il fantomatico 51% degli elettori si riduce a circa il 37%.
Se non bastasse, ad invalidare iulteriormente l'approssimativo argomentare di Diotallevi c'è il sistema elettorale di tipo maggioritario che per sua natura aumenta la rappresentanza di chi vince ben oltre la percentuale effettiva dei voti raccolti. Ad esempio, per rimanere alle elezioni della Camera dei deputati nel 2001 la Casa delle libertà che ha una larga maggioranza ha preso il 45,4% dei voti validi e quindi all'incirca il solo 34% (cioè circa un terzo) degli elettori ha dato il proprio voto ad una coalizione che ha ben oltre il 51% degli eletti (nonostante il nostro Presidente del Consiglio non perda occasione per dirci che la maggioranza degli italiani lo ha votato).
Quindi, caro Diotallevi, dire che coloro che hanno votato una legge rappresentano virtualmente il 51% degli elettori è una falsità bella e buona anche a prescindere - come ho fatto in questa sede - dal fatto che su una singola legge uno o più partiti o singoli parlamentari possono decidere di astenersi o sono assenti al momento del voto della legge.
Diotallevi ha scritto:Ed è a questo punto che entra in gioco la questione del numero di coloro che al referendum votano o si astengono. Poniamo che al referendum partecipi solo il 51% degli elettori. I "sì" vincerebbero ottenendo il 51% dei voti espressi dal 51% degli aventi diritto. Insomma, il 26% dei cittadini abrogherebbe una legge votata dai rappresentanti di ben oltre il 51% dei cittadini. La cosa, ovviamente, sarebbe assolutamente legittima (e sarebbe il "sì" a servirsi dell?astensionismo fisiologico). In pratica, però, in queste ultime settimane sta succedendo una cosa del tutto diversa. Il fronte del "sì" non pare affatto essere riuscito a convincere delle proprie tesi la metà più uno degli elettori e delle elettrici.
Vero, il 26% degli elettori potrebbe abrogare una legge. Anzi, dirò di più visto che Diotallevi in matematica e diritto non sembra essere molto ferrato. Potrebbe farlo anche un solo elettore. Se infatti si recasse alle urne il 51% degli elettori e tutti votassero scheda bianca tranne un solo elettore che vota Sì allora la legge verrebbe comunque abrogata. Coerenza però vorrebbe che quando si paragonano due situazioni si tenesse conto degli stessi fattori in entrambi i casi altrimenti i risultati sono quelli distorti di Diotallevi per cui tutti gli astenuti al referendum preferiscono la legge vigente e gli astenuti alla elezioni politiche non esistono.
Diotallevi ha scritto:E così, visto che i "sì" non sono autosufficienti e che non ce la faranno mai a vincere con le loro sole forze, ecco che con i mezzi più buffi (o più subdoli) il fronte del "sì" sta provando a convincere ? con le lusinghe e con i ricatti anche morali ? i sostenitori dell?astensione perché vadano alle urne magari a votare "no". Se ai "sì" infatti riuscisse di trasformare una quota di "astensioni" in "no" o schede bianche, la loro sconfitta sarebbe evitata anche senza aumentare il numero di coloro che votano "sì"!
Vabbè, questo non merita neppure risposta. A sentire Diotallevi pare che il gioco sporco lo facciano i sostenitori del Sì.
Diotallevi ha scritto:Se ? poniamo ? ad un 30% di "sì" finisse per sommarsi un 21% di "no" e di schede bianche, il quorum scatterebbe e i "sì" avrebbero vinto pur essendo rimasti ben lontani dalla maggioranza. Insomma, una minoranza ? in modo formalmente del tutto legittimo ? sarebbe riuscita ad abrogare una legge approvata dai rappresentanti di una maggioranza significativa e trasversale di cittadini.
Già, una minoranza di cittadini abrogherebbe in modo formalmente corretto quello che è stato approvato dai rappresentanti - "non di una maggioranza significativa e trasversale di cittadini" come vuole farci credere Diotallevi - ma di un'altra minoranza (anche a voler contare i voti dei parlamentari dell'opposizione che hanno votato a favore della legge) di cittadini.
Diotallevi ha scritto:Le regole del referendum abrogativo sono queste, e regole migliori per ora non esistono.
Non ci crederete ma anche a costo di isolare due o tre parole volevo essere d'accordo con Diotallevi su qualcosa. Ci sono riuscito con ben 14 vocaboli consecutivi.
Diotallevi ha scritto:Ma insultare chi si astiene, o misconoscere la legittimità di questa opzione, serve solo a coprire il fatto che il fronte del "sì" è in qualche difficoltà e, nonostante l?aiuto di firme importanti, cerca una scorciatoia.
Mi pare la degna conclusione dell'articolo.

Beh, mi sono divertito e quindi mi pare giusto ringraziare Corso dell'opportunità.

Corso ce lo racconti perché ti astieni? Sono roso dalla curiosità e non penso di essere il solo. Dai, non farti pregare...

Ciao
TyL

P.S. Mi annoiavo a rileggermi per cui capisco benissimo che non mi leggiate neppure voi :P
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Messaggio da Corso »

L'ho gia' scritto diverse pagine fa, vattelo a rileggere.
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Messaggio da yaktib »

silviazza wrote
è proprio per questo che vado a votare NO, secondo me certe libertà non vanno concesse,
Ammiro la tua determinazione. Io pero' non me la sentirei, a cuor leggero, di negare delle liberta' ad altre persone soprattutto se queste non alterano minimamente le mie liberta'.
Dire che certe liberta' non vanno concesse e' un modo di pensare legittimo ma non credi che invece sia giusto che altri invece di quelle liberta' ne possano fruire? :D
non c'e' mai fine. Ci sono sempre dei nuovi suoni da immaginare, nuovi sentimenti da sperimentare (John Coltrane)
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