(Kurosawa, ma la citazione da dove l'hai presa?)
Comunque, non c'è da demoralizzarsi se nessuno sa cosa sia il valore aspettual, visto che anche i grammatici che la usano e quelli che l'hanno introdotta non lo sanno poi così bene...
In effetti, il termine aspetto è uno dei più difficili della grammatica, anzi di tutte le grammatiche, come indica il numero di definizioni che cercano di spiegare cosa sia, perchè indica una nozione molto distante dalla nostra concezione dell'azione verbale; è stato introdotto per la prima volta in una grammatica russa della fine dell'800, mi pare (mi sembra di ricordare che il termine fosse
vid), ma è usato soprattutto in quella greca. Nelle lingue moderne il valore predominante dell'azione verbale è quello temporale, l'azione è cioè concepita come passata, presente o futura e basta, per questo mi sembrava strano che se ne parlasse a proposito di una lingua moderna. Tra tutte le lingue, morte o vive, l'unica che conserva il valore aspettuale nella sua interezza è il greco, perlomeno nella sua fase arcaica, perchè più avanti si è passati ad una predominanza di quello temporale, che poi è quasi l'unico già in latini. Ma quindi l'aspetto che cos'è? In genere si dice che è il punto di vista da cui il parlante guarda l'azione, e questa definizione misera è in fondo la più aderente al termine latino
aspectus. In greco i due tempi che hanno prevalente il valore aspettuale sono il presente e l'aoristo, e comunemente si dice che l'azione al presente è vista dal parlante come attraverso una telecamera, quindi nel suo svolgimento, e si parla di azione durativa; quella all'aoristo, che perlopiù si traduce col passato remoto, attraverso una fotografia, quindi isolata, quasi cristallizzata in un preciso momento del suo svolgersi, senza definizione di tempo (l'esempio classico è quello di "salì al trono": non si dice nè quando, nè per quanto, ci salì e basta), e si parla di azione puntuale. Più tardi si aggiunse il perfetto, che indica l'azione compiuta (azione stativa) e che poi si è sviluppato nei tempi passati delle lingue moderne (estendendo il suo valore anche all'aoristo, quando questo perse gradualmente il valore aspettuale). Il futuro non aveva valore aspettuale, perchè è un tempo troppo recente e quindi esprime solo il tempo.
Per quanto riguarda l'imperfetto, non sono sicuro che sia una risposta così giusta... O meglio, lo è ad un livello secondario rispetto al presente, nel senso che entrambi indicano azione in via di svolgimento, l'uno nel presente e l'altro nel passato (tanto più che in tedesco l'imperfetto da solo non esiste, ma una forma come ich machte è sia il nostro imperfetto che il nostro passato remoto...).
Siete arrivati a leggere fin qui? vuol dire che siete pazzi o masochisti...

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In omnibus requiem quaesivi, et nusquam inveni nisi in angulo cum libro.
(Tommaso da Kempis, Imitazione di Cristo)