Non erano trecento, erano solo nove, e sono sopravvissuti.
L’improvvisata recluta nota come “Lamiamamma” apre il banchetto e presidia per un’ora fino all’arrivo di PaoloG e Fioridiciumbia con il signor Ciumbia (ex Cicciopasticcin).
Essi sollevano generosamente tutti gli altri dall’angoscioso fardello della celebrità puppandosi tutte le interviste di TV radio giornali satelliti e ciclostili previste per la giornata, così noi ci rilassiamo.
Narrano di telecamere e microfoni, di pane appena sfornato dai maestri panificatori, di come un banchetto di libri possa trasformarsi in ufficio turistico (la casa di Giulietta? A sinistra 500 metri. Il tabaccaio? In fondo alla via. La torre dei Lamberti? Ci sei sotto pirla)
Passata l’onda anomala della rassegna stampa arriva mr.Kagnara che presidia il pomeriggio. Di più non so dire se non che alle 19 l’ho visto andar via felice e contento mentre già Didone e Mosquitogrgjksztwkrcrunzcrunzcrunz erano lì a dargli il cambio.
Mentre attendiamo l’arrivo di Rosencrantz riceviamo la telefonata con benedizione plenaria del Principe Consorte Fuocoblu (che in realtà chiamava per lamentarsi degli innumerevoli “un attimino” sparsi nell’intervista passata a “Caterpillar”, ma non siamo stati noi quindi pazienza).
La recluta nota come “Lamiamamma” torna a farci visita, passa a salutarci anche Kalima05 mentre Mosquitoecc. e Rosencrantz tornano carichi di pizza e bevande assortite (leggi: birre di varie marche) e Fagio-lino ci porta un probabile nuovo iscritto.
Non erano trecento, erano solo nove, e sono sopravvissuti.
Scoprono che a Verona c’è vita e (forse) speranza, che molti sanno già di cosa si parla, che alcuni già lo fanno senza saperlo, che una è iscritta da anni ma “adesso ricomincio”, che una ha il fratello a Torino che “ora gli porto un libro così si iscrive”, che se a un fotografo proponi il romanzo “Morte di un fotografo” non ti ritrovi con la mascella fratturata ma con davanti un tizio che ride. Scopriranno che spiegare il BC per cinque ore fa venir sete ma non c’è tempo di bere perché al banchetto del librino che corre si fermano tutti.
La piazza si riempie, tanta gente in piedi attorno al portico ad ascoltare mentre entrano di soppiatto i tavoli del catering (vi tengo d’occhio ah?) e si prova a fare il conto di quanti libri rimarranno sul tavolo (30? 40?) e a pensare a dove liberarli tornando a casa.
Le ultime righe di Svevo vengono scandite al microfono e, mentre il pubblico applaude, arrivano in piazza i maratoneti “quelli che hanno corso davvero” e si son fatti chilometri di marcia e letteratura. Il coro attacca l”Inno alla gioia” e pure il nostro banchetto si ritrova, per un poco, silenzioso ad ascoltare.
Fendere la muraglia umana che si accapiglia davanti al buffet, procurare scaglie di grana per tutti senza rovesciare il Valpolicella è un’arte di cui mi faccio vanto ed anche lo spuntino notturno è fatto. Rosencrantz cerca di inviare un sms in cui riporta la quantità di libri avanzati e lo deve riscrivere quattro volte poiché la muraglia umana che abbandona le macerie del buffet passa di qua per uscire dalla piazza e si ricomincia a parlare, a spiegare, a raccontare.
E a mezzanotte
In punto.
L’ultimo libro prende il volo.
Forse non ne sapremo più nulla, ma pazienza: tra libri, volantini, etichette, bigini e segnalibri questa volta, no, non potranno dire di non aver capito…
piccola e scema fotocronaca a
questo link qua
(GRAZIE a Liberliber e Aicha per la bandiera, a DocTrigor per il rifornimento di libri e a Didone che è andata a recuperarlo in stazione, a Silvia della Fondazione AIDA per l’organizzazione e l’ospitalità)