Forse è perché tratta di faccende a noi più vicine, forse perché i personaggi coinvolti (reali e fittizi) sono meno epici di quelli dell'altra volta, ma c'è comunque qualcosa che non va, nonostante rimanga il piacere (se così si può dire) di avere a che fare con un affreso realistico dello sfascio italiano degli ultimi quindici anni.
Forse è banale fare confronti con il lavoro precedente, ma tutta l'epica che accompagnava le gesta di buoni e cattivi in Romanzo Criminale latita molto in queste pagine: la storia fila, tra i due personaggi maschili c'è la rivalità necessaria a dare al racconto l'attesa della sfida all'ok corral
(laddove Romanzo Criminale era più un "tutti contro tutti"), ma c'è decisamente qualche ripetizione di troppo (il nuovo triangolo amoroso su tutti); anche la tanto decantata caratterizzazione dei personaggi femminili lascia un po' freddini.
Oltre a un po' di personaggi che dovrebbero lasciare il segno e invece rimangono troppo sullo sfondo, il vero latitante in questo romanzo secondo me è lo stile di scrittura di De Cataldo, che si è messo a scrivere come un adolescente, con quelle frasi brevi, spezzettate da una punteggiatura nervosa, continui a capo e soggetti che si ripetono. Tutto questo fa sì che manchi completamente la sensazione di "densità" che traspariva quasi fisicamente dal libro precedente; libro che dava davvero secondo me la sensazione di ascoltare un moderno poema epico, molto raccontato e poco dialogato.
Visto il finale, ho la sensazione che ci sarà almeno un terzo romanzo sul tema, anche se i personaggi recuperabili per forza di cose cambieranno. Sinceramente, se così sarà, spero che questo si riveli l'anello debole della trilogia.
