E’ il racconto di un amore malato a Tel Aviv tra Amir un professore universitario indeciso e debole e Odelia, una studentessa che si rivolge a lui per scrivere una tesi sulle città poetiche (Venezia e Tel Aviv). Tra loro nasce una forte attrazione sessuale ma Odelia, tormentata e sfuggente, è sposata. Per lui divorzia e Amir si trova casualmente coinvolto nella sua vita quando l’accompagna dai genitori e proprio quel giorno il fratello di lei si suicida dopo aver parlato con lui. L’attaccamento di Odelia per Amir diventa morboso: solo l’attrazione fisica lo legava a lui ma adesso si aggiunge il fatto che è l’ultimo con cui ha parlato suo fratello e vuole sapere esattamente le sue ultime parole. Amir viene trascinato da Odelia nel flusso di ricordi della sua famiglia: dolore, solitudine, morte e follia sembrano dominare tutti i suoi componenti.
Cercheranno di costruire una vita insieme ma la follia di Odelia è sempre più evidente così come l’indecisione di lui se l’ama davvero o è solo attrazione fisica. Non ci sono quasi mai frasi affettuose o momenti felici e lui cerca di capire se lei è innamorata dai gesti o dagli atteggiamenti.
L’unico modo che hanno di comunicare è il sesso: una passione sfrenata e un’attrazione fisica fortissima sembra essere il loro unico modo per essere vicini.
Un bel romanzo ma molto angosciante ambientato tra Tel Aviv, Roma e Venezia. Il rapporto tra Amir e Odelia sembra un gioco al massacro. Lui, casualmente imprigionato da questo rapporto, arriva a convincersi di amarla (e forse alla fine la amerà davvero), lei bugiarda e inaffidabile è perennemente tormentata dai ricordi oscuri e morbosi della sua famiglia: il rimpianto di una madre morta giovane di cui cerca di ricostruirne il ricordo, un padre autoritario, un fratello suicida e un altro chiuso nella sua solitudine. Ma nessuno dei due si confida: lui le nasconde costantemente il proprio passato non raccontandogli del suo fallito matrimonio e lei racconta e non racconta lasciando intuire drammi e tragedie.
In questa storia poi hanno un ruolo fondamentale le città e gli oggetti: Venezia la città dei genitori di Odelia rivissuta nei ricordi, alcuni felici e altri meno, dell’infanzia, Roma la città dove lui ha vissuto (e dove si è concluso il suo matrimonio) e ricordata sempre con affetto e rimpianto. Tel Aviv è la città del presente ma la maggior parte del racconto si svolge in modo quasi claustrofobico nelle case dove vivono. Il viaggio a Roma sarà un disastro, mentre sfuggono da Venezia (lei non vuole visitare i luoghi del suo passato con lui perché appartengono solo a lei) rintanandosi nelle splendide isole. E poi gli oggetti: il vestito nero, che a Odelia ricorda la madre e il trauma quando il padre ha distrutto tutti i vestiti della moglie, e le fotografie del fratello.
La storia è raccontata da lui ma non ne esce così bene: si è trovato coinvolto e addirittura ricattato da lei, ma è un indeciso e non sa affrontare la situazione. Lei, così disperata e sfuggente, sembra dominata solo dai ricordi e dai deliri della sua mente. E’ sconvolta dalla morte del fratello e si aggrappa disperatamente ad Amir per capire il perché di quella morte. Tutto sembra sempre precario e sul punto di finire con la costante sensazione che sarà Odelia a uscirne a pezzi, pur avendo nel libro il ruolo della “cattiva” alienata e nevrotica.
Bello.
Il vestito nero di Odelia - Alon Altaras
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