Leggendolo, suona abbastanza strano il riferimento alla strage del 17 maggio 1973 alla Questura di Milano (di cui cade quest'anno il 35° anniversario), ma in realtà l'autrice dimostra una notevole maestria nel rendere contemporaneo un avvenimento che come troppo spesso accade rischia di essere dimenticato.
Mi ha colpito molto il sapiente uso a scopi narrativi di fatti realmente accaduti, risse tra giovanissimi, intercettazioni, scandali ecc.
Certo, si arriva a un punto del romanzo in cui la storia dei bambini ha talmente assorbito l'attenzione, che quasi distraggono i richiami storici sulla parete della Questura e sul momento non si capisce il motivo della descrizione di alcuni fatti, se non per quello che sembrerebbe un vezzo dell'autrice o (come spesso accade per autori "commerciali") per la necessità di "fare pagine".
Fino al colpo di scena che chiarisce tutto e svela la bravura della Marini: con un colpo da maestro e la tecnica di un grande sarto ricuce tutti i lembi di stoffa, creando una fantastica coperta patch-work, che avvolge il lettore e lo lascia "al calduccio" della soluzione.
Ovviamente non si può scendere nei dettagli, ma non lasciatevi ingannare dai trucchi dell'autrice, alla fine tutto ha il suo perché!
I punti di forza del romanzo risiedono certamente nel lavoro che sta dietro il racconto del sottobosco della criminalità organizzata e non in Milano e chiarisce molto bene i meccanismi e i legami esistenti tra le varie organizzazioni criminali e i crimini commessi, rivelando un attento lavoro di ricerca e analisi con l'uso di fonti sicuramente ben informate; così come spiega molto bene le procedure investigative delle forze dell'ordine.
Mi sono perso un poco sui rapporti tra le varie forze in campo, ma grazie all'utilissimo glossario posto all'inizio del libro sono riuscito a districarmi nei meandri della burocrazia e delle competenze delle varie forze dell'ordine.
Interessante l'analisi psicologica dei protagonisti, con i richiami alle loro esperienze passate che aiutano a capire il personaggio e ad interpretare i suoi comportamenti.
Una cosa che mi ha lasciato un po' perplesso è la visione un poco pessimista, quasi negativa sulla Milano di oggi. Certo un'atmosfera cupa e triste si addice bene al "noir", ma anche se Milano di problemi ne ha parecchi, mi sembra che da questo libro ne esca veramente troppo malconcia.
Una cosa vorrei chiedere all'autrice: ma i tram della ABB (i bruchi verdi) proprio non le piacciono?
