E’ il drammatico resoconto del fallimento di Tommy: ha abbandonato una moglie che lo tormenta per avere sempre più soldi, ha fallito come attore nella cui carriera si era buttato senza convinzione, è senza lavoro, ha un padre con cui non riesce a comunicare e da cui si sente tiraneggiato e non amato, riesce a farsi fregare gli ultimi soldi da un cialtrone pur avendo capito che non era affidabile.
All’inizio del romanzo non provavo nessuna empatia per questo protagonista che sembra nato per essere un fallito: nonostante si renda conto che sta per buttarsi in una situazione pericolosa, non riesce a dare una svolta alla sua vita.
Con il padre si comporta da perfetto perdente, pur sapendo di irritarlo.
Alla fine emerge come una figura sicuramente debole ma che non ha posto come valore fondamentale della propria vita i soldi e il successo. Il pianto liberatorio finale sembra una catarsi di chi non vuole vivere avendo i soldi come unico scopo della vita.
Il romanzo è ricchissimo di dialoghi, anche il protagonista parla continuamente a se stesso ma sembra che nessuno sia disposto a sentire gli altri e a capirlo. La comunicazione sembra impossibile e il protagonista è terribilmente solo: la madre è morta, il padre lo disprezza e inventa per gli amici una sua carriera folgorante per non sfigurare, con la sorella non ha mai legato. L’unico affetto sembrano i figli che però non compaiono così come l’amante che l’ha abbandonato perché non può sposarla.
La scrittura è ipnotica: sembra di essere con Tomas e di soffrire con lui perché si è consapevoli che sta sbagliando e lo si vorrebbe fermare.
Un bel romanzo.
La resa dei conti - Bellow
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