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la traduttrice di pennac, che io chiamo amichevolmente Yasmina nemmeno fosse mia parente, è il mio mito. Non sono sorpresa che visti i risultati ci sia una collaborazione con l'autore, ma per quanto bene pennac possa conoscere l'Iltaliano, credo che il merito della traduzione le spetti cmq di diritto. Io ho provato a leggere il paradiso degli Orchi in Italiano, dopo averlo letto in francese ed essermi domandata più o meno dieci volte a pagina: "ma io questo come accidenti lo tradurrei...!!??? " E pensare che sono madrelingua, francese, GULP:
Insomma, giuro che i fuoci d'artificio del pennac originale restano in tutto il loro magico splendore in Italiano, e spero davvero che anche da queste parti viga la regola - mi pare assai diffusa in germania - di riconoscere una parte dei diritti anch al traduttore, quando un libro superi un certo numero di copie vendute...
questa è una domanda davvero interessante... attendo che qualcuno più esperto risponda
Ho potuto così incontrare persone e diventarne amico e questo è molto della mia fortuna (deLuca)
Amo le persone. E' la gente che non sopporto (Schulz)
Ogni volta che la gente è d'accordo con me provo la sensazione di avere torto (Wilde)
I dream popcorn (M/a) VERA DONNA (ABSL)
Petulante tecnofila (EM)
NON SPEDITEMI NULLA SENZA AVVISARE!
Meglio mail che mp. Grazie.
spero davvero che anche da queste parti viga la regola - mi pare assai diffusa in germania - di riconoscere una parte dei diritti anch al traduttore, quando un libro superi un certo numero di copie vendute...
credo che questa regola in Italia non ci sia, ma avevo letto su un articolo che alcuni autori ( e Pennac è tra questi) riconoscono una parte dei diritti anche al traduttore.
Ciao
Vale
La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, la pietra che ha cambiato posto, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini (Saramago)
una veggente mammmaliber scriveva più o meno un anno fa:
Se poi ne fanno uno spettacolo e PUTACASO lo interpreta Bisio... beh il biglietto lo prenoto fin da ora
ci siamo andati domenica pomeriggio, io e Keoma.
cosa dire, l'ho trovato spettacolare!
sarà che mi era piaciuto tantissimo il libello, sarà che Bisio ci mette del suo, fatto é che lo spettacolo merita davvero.
forse non avendo mai letto il Pennac prima edizione (a parte il primo forse) non avendo quindi aspettative di nessun genere, sono riuscito ad apprezzare il senso del racconto.
é stupefacente la quantità di seghe mentali (in senso positivo del termine) che una persona riesce a crearsi per qualsiasi motivo, ma é soprattutto stupefacente scoprire quante cose ci siano dietro a cinque lettere, GRAZIE.
é vero 6,50 euri sono tanti, ma spesso ne buttiamo di più senza rendercene conto e con meno utilità... poi scusate, da voi non esistono le biblioteche?
Se non avessi lei, non so che cosa mi resterebbe. Anzi, si che lo so. E non mi servirebbe neanche una cassa per mettercelo dentro.
Ho potuto così incontrare persone e diventarne amico e questo è molto della mia fortuna (deLuca)
Amo le persone. E' la gente che non sopporto (Schulz)
Ogni volta che la gente è d'accordo con me provo la sensazione di avere torto (Wilde)
I dream popcorn (M/a) VERA DONNA (ABSL)
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Letto
In ritardo come tutte le mie cose..m lo hanno regalato x il mio compleanno...
A GIUGNO 2005!!
Cmq...a mq è piaciuto
Mi è piaciuto il percorso dei pensieri, che probabilmente non porta in nessun dove,
ma spesso le riflessioni son così.
Non c è un punto d arrivo, ma la partenza, il percorso e parecchie "tappe"
mi son sembrate molto interessanti.
Poi...è delirante tanto da farsi amare!!
Peccato non averlo visto a teatro, credo renda benissimo...
La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare Sono un clown e colleziono attimi Non disegnarmi di un solo colore, lasciami essere arcobaleno
Chi cercasse in questo libro le trovate funamboliche che hanno fatto la fortuna della saga dei Malaussène rimarrebbe deluso. Ma in fondo, è normale che sia così, perché di tutto altro genere si tratta: un monologo destinato ad essere rappresentato a teatro, su un tema prettamente “teorico” (anche se illustrato ricorrendo molto spesso ad esempi reali) come il ringraziamento, che addirittura assurge a “genere” a sé stante.
La verve ironica, il sottile e acuto spirito di osservazione sulle dinamiche comportamentali, il giusto equilibrio tra sorriso e serietà, la capacità di mettere in ridicolo alcuni aspetti della vita ben noti a tutti ma in modo tale che subito dopo il sorriso subentra la riflessione sulle cause e le conseguenze: insomma, tutte le componenti dei romanzi che hanno al loro centro la celebre figura del capro espiatorio sono però immutati anche in questo testo, che colpisce, pur nella sua brevità, fa sorridere ma fa anche riflettere, mostra sotto una luce nuova l’arte del ringraziare, illuminata in tutti i suoi aspetti, più genuini ma anche più biechi (come nel caso in cui si assoggetti per servilismo a finalità utilitaristiche oppure diventi esclusivamente un mezzo per mettersi in mostra con superbia).
Immagino che l’impatto di questo testo sia decisamente maggiore nel vederlo rappresentato, e so che già è stato portato in scena da Bisio: però, senza voler togliere niente a quest’ultimo (non ho visto la sua interpretazione, quindi non posso assolutamente esprimermi al riguardo), mentre leggevo queste pagine ho immaginato di “vederle” nell’interpretazione di Proietti, che con le sue doti espressive, in particolare di mimica facciale, e il suo modo di fare al tempo stesso dinamico ma anche un po’ sornione, sarebbe, secondo me l’interprete adatto per queste battute.
Il finale mi ha lasciata un po’ perplessa: con un brusco cambio di tono e alcune trovate sceniche (che, di nuovo, sicuramente assumono una diversa valenza nella rappresentazione teatrale rispetto alla semplice lettura) ci si trova davanti ad un epilogo simbolico piuttosto criptico. Colui che ringrazia trasformato nel trofeo stesso che poi viene portato e abbandonato dietro le quinte………..non so in quale modo interpretare questa “trovata”: la cerimonia di premiazione che cessa di avere importanza nel momento stesso in cui finisce ? L’autore “spersonalizzato” che si riduce solo al compendio dei premi vinti (e si valuta solo in base ad essi) ? L’inutilità, in definitiva, dei premi letterari ? Non so, penso che qualcosa mi sfugga.
"Una storia che non conosci
non è mai di seconda mano
è come un viaggio improvvisato
a chilometraggio illimitato"
S. Bersani, Pacifico, F. Guccini - Le storie che non conosci (Io leggo perchè - 23 aprile 2015)