Area dedicata alle recensioni (e conseguenti commenti) nonche' alle richieste di pareri sui libri. ATTENZIONE: Specificate titolo e autore nell'oggetto, grazie!
aly24j ha scritto:la storia alla fine mi ha preso "mio malgrado" e nonostante fossi in treno ho versato qualche lacrimuccia!
Uguale!
Mi rincuora leggere i vostri commenti: già credevo di essere l'unica a cui ha lasciato l'amaro in bocca. Ben scritto, ammiccante (le riflessioni sulla storpiatura della grammatica sembravano le mie), con una buona storia, ma...
Ma non va da nessuna parte e dopo le prime digressioni su arte e filosofia ho iniziato a saltare a piè pari interi paragrafi semplicemente noiosi (e superflui).
Fortuna che l'ho letto solo per il titolo (amo i ricci ) e non perchè fosse un "caso letterario", altrimenti la mia delusione sarebbe cocente.
beh, grammaticalmente perfetto mica tanto.....
perfino lei cade nella tentazione di inserire, in una elencazione la forma "piuttosto che", tanto di moda quanto sbagliata. Ma forse è colpa della traduzione
Però non chiedetemi a che pagina, non lo ricordo e non ho voglia di cercarlo!
Per il resto confermo il giudizio generale : il romanzo è "furbetto" con personaggi troppo univoci : i "buoni" ....troppo buoni e accattivanti, i "cattivi" troppo irrimediabilmente negativi
Beh, l'ho appena finito. Prima di dire la mia, ho voluto leggere le vostre opinioni, e comunque vedo che ha suscitato emozioni diverse
A me è piaciuto. Non so se dire molto, ma devo dire che è un libro che ho letto volentieri. Forse preferisco Paloma a Renée, benchè trovi tutte e due personaggi ben riusciti. Sicuramente è un libro scritto bene, e poi i capitoli così brevi aiutano la lettura veloce
Non ho trovato particolarmente fastidiose le digressioni. Quelle filosofiche, essendo una capra in tale materia, le ho lette forse con superficialità. Quelle artistiche non le ho disprezzate, pur magari non essendo d'accordo con l'autrice. Quelle musicali, invece, mi hanno fatto subito pensare che la'utrice, in quanto a musica classica, ha sicuramente ancora molto da imparare
Ho riso in parecchi punti, ho apprezzato alcuni passaggi folgoranti, non ho pianto sul finale, e non avrei potuto immaginarne uno migliore.
Here be spoilers
In particolare, mi è piaciuto tantissimo il monologo di Renée prima di morire, così diverso dalle solite pappardelle, forse più realistico di quanto riusciamo ad immaginarci.
Ultima cosa, il commento
Maddap ha scritto:In particolare mi e' sembrato troppo buonista e anche un po' ruffiano
mi ha divertito molto. Io l'ho trovato tutt'altro che buonista. E' proprio vero che i libri comunicano qualcosa di diverso ad ognuno di noi
Liz
"If a cat could talk, he wouldn't..."
"Sono posseduto da una passione inesauribile che finora non ho potuto né voluto frenare. Non riesco a saziarmi di libri."
"Wit beyond measure is man's greatest treasure."
Questo romanzo ha suscitato in me molte perplessità. Fondamentalmente mi sfugge l’intento dell’autrice: voleva scrivere un romanzo con funzione divulgativa della filosofia ? Se questo è il caso, ben altri sono stati i risultati di Jostein Gaarder con i suoi lavori (in particolare “Il mondo di Sofia” ma anche gli altri) o di Luciano De Crescenzo (sebbene quest’ultimo presenti un taglio più saggistico, pur se con un tono di semplicità scanzonata che me lo fa apprezzare molto). Oppure voleva usare la formula del romanzo solo come espediente per fare sfoggio della propria cultura filosofica (ma anche letteraria, pittorica, cinematografica) ? Se questo è il caso, l’approccio scelto è quello più sbagliato: secondo me tendere a nascondere (invano) la pedanteria dietro a banalizzazioni (basti pensare al test della susina mirabella) porta ad un risultato ancora più irritante, perché si percepisce che è lo smisurato narcisismo che spinge l’autrice a “giocare”, quasi facendosene beffe, con i grandi filosofi e i loro pensieri. Preciso che non sono né una filosofa né una studiosa di filosofia, quindi il fastidio che ha suscitato in me questa lettura non è riconducibile né ad un intento di difesa della “casta” né ad una mia opinione diversa o contraria sui temi affrontati: è solo una questione di modi e di misura, e trovo che siano stati travalicati entrambi.
Coerentemente a questa mia impressione (maturata quando ancora ero a un quarto della lettura) avrei dovuto abbandonarla. Incoerentemente invece ho voluto proseguire, pensando che forse avrei potuto perdermi una interessante metamorfosi in queste due antipatiche protagoniste, di età ed estrazione sociale molto diverse, ma così simili nei loro pensieri ed atteggiamenti (più volte mi sono chiesta se la ragione dell’aspetto grafico distinto tra le pagine dedicate a Renée e quelle dedicate a Paloma sia proprio quella di agevolare il lettore nel compito di individuare, in un dato momento, quale delle due si sta parlando addosso). In parte la mia costanza è stata premiata, perché qualcosa di migliore nel finale si trova, ma nel complesso la mia opinione su questo romanzo non è positiva.
Paloma mi è apparsa troppo “caricata” e quindi poco credibile, anche partendo dall’assunto che si tratti di una bambina prodigio, e anche considerando che, con l’entourage familiare che si ritrova, qualche nota “bizzarra” era normale l’avesse.
Renée mi è apparsa troppo impegnata nel gioco di dissimulare la propria cultura, e troppo compiaciuta nel ripetere fino alla nausea di essere una autodidatta. E’ vero che alla fine si scopre il motivo di tale ostinazione, e Renée si ricrede (anche se in extremis), in un modo che la rende un po’ più vera (così come succede a Paloma), ma a mio giudizio le proporzioni tra i due “momenti” dovevano essere invertite, per rendere più gradevole la lettura e dare maggiore sviluppo al tema della presa di coscienza, che nell’economia complessiva del libro risulta un po’ sacrificato.
La tecnica dell’alternanza dei capitoli, dedicati ora all’una ora all’altra protagonista (in sé non originale ma comunque foriera di ben altri risultati in altri libri – per citarne solo uno : “La storia dell’amore” di Nicole Krauss, b-e-l-l-i-s-s-i-m-o !) in astratto mi piace, ma sono anche piuttosto esigente riguardo all’uso che se ne fa: se il filo conduttore si riduce ad una occasionale coincidenza di argomenti, come in questo caso, ed il risultato è quello di spezzare letteralmente il già flebile impianto della trama, come in questo caso, allora non fa per me.
Lo sviluppo delle vicende si “increspa” solo occasionalmente, ci sono alcuni episodi piuttosto brillanti e anche divertenti (come la seduta di Paloma dall’analista), ma non bastano a reggere l’architettura di un libro di oltre 300 pagine, che non può nemmeno “appoggiarsi” sull’impianto stilistico, dal momento che il linguaggio è sì molto forbito e anche elegante, ma suscita l’impressione di essere artificiosamente costruito oltre i limiti che separano una prosa ricercata ma bella da un mero sfoggio autocelebrativo.
In definitiva, a mio avviso, sono pochi i passi che si ricordano per la loro attinenza alla realtà e per il sentimento che lasciano trasparire (quelli che mi sono piaciuti di più sono le conseguenze che la malattia del marito di Renée ha avuto sul menage familiare e l’intimo legame di vicinanza che la donna ha percepito durante la visione di un film al cinema insieme al marito pochi giorni prima che lui morisse e la grande sintonia che Renée sente quando si trova insieme a Manuela, Kakuro e a Paloma).
Infine: non capisco quali affinità ulteriori rispetto a quelle meramente occasionali di essere entrambi romanzi francesi di autrici esordienti o quasi e di aver vinto entrambi il Prix des Libraires a solo un anno di distanza abbiano fatto avvicinare (come si legge in molte recensioni) “L’eleganza del riccio” a “Gli effetti secondari dei sogni” di Delphine De Vigane. In quest’ultimo romanzo c’è una storia, c’è lo sviluppo di alcuni temi importanti (il disagio adolescenziale, la vita fatta di espedienti dei senza tetto, il recupero dei legami familiari), ci sono personaggi che seguono un percorso personale (di crescita e maturazione ma anche di involuzione)……….e invece, ne “L’eleganza del riccio” ? Solo qualche spunto, ma niente di paragonabile. Solo un’uniformità praticamente costante, un incedere auto compiaciuto che si estingue nel momento in cui la vicenda iniziava ad avere un po’ di spessore.
"Una storia che non conosci
non è mai di seconda mano
è come un viaggio improvvisato
a chilometraggio illimitato"
S. Bersani, Pacifico, F. Guccini - Le storie che non conosci (Io leggo perchè - 23 aprile 2015)
Finalmente l'ho letto anch'io e ho potuto farmi un'idea personale!
A me è piaciuto molto, davvero molto. Ben prima della trama e della costruzione dei personaggi mi procurava piacere già solo avere a che fare con un libro scritto bene, con una sintassi molto curata e un uso forbito della lingua. Credo che sia anche questo a rendere il libro una piccola perla per alcuni e decisamente snob per altri.
La trama mi è piaciuta e certo, non si può dire sia un libro d'azione, ma insomma pur nel suo genere secondo me qualcosa accade:
Here be spoilers
in fin dei conti Renée "dà una svolta alla sua vita" e poi succede quel che succede, l'arrivo di Ozu dà uno scossone alla vita del palazzo e Paloma, beh, insomma, lei decide di far prendere tutt'altra direzione al suo futuro!!
Le digressioni filosofiche le ho apprezzate,e anzi a dir la verità non le ho proprio percepite come digressioni... le ho piuttosto prese come riflessioni che Renée e Paloma facevano naturalmente e anzi, alcune mi hanno davvero colpita per la profondità e la suggestione delle immagini evocate, mentre altre (una su tutte la citazione della fenomenologia su un tale che si ostina a non salutare Renée o il suo commento al biglietto sgrammaticato di una condomina chiccosissima) mi hanno fatto davvero ridere!!
Insomma, io lo considero davvero un bel libro, non è tra i miei preferiti di sempre, ma sono comunque molto contenta di averlo letto.
Se non fosse già così orrendamente commerciale lo regalerei volentieri ad amici amanti del genere:roll:
Ultima modifica di francesina il mer mar 31, 2010 12:25 pm, modificato 1 volta in totale.
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près
E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto.I. McEwan, Espiazione
sì, è sopravvalutato, e anche autocompiaciuto, e in alcuni punti anche noioso, i personaggi sono spesso piatti, e sì, l'autrice è parecchio snob e ruffiana e cerca continuamente di mostrare quanto è colta, ma alcune citazioni sono imperdibili e in alcuni punti è esilarante.
Insomma, dipende dalle aspettative
e comunque, la scena in cui lei e lui si conoscono vale il libro!
Ho potuto così incontrare persone e diventarne amico e questo è molto della mia fortuna (deLuca)
Amo le persone. E' la gente che non sopporto (Schulz)
Ogni volta che la gente è d'accordo con me provo la sensazione di avere torto (Wilde)
I dream popcorn (M/a) VERA DONNA (ABSL)
Petulante tecnofila (EM)
NON SPEDITEMI NULLA SENZA AVVISARE!
Meglio mail che mp. Grazie.
Questo libro mi ha suscitato pensieri contrastanti.
Mi è piaciuto molto per lo stile di scrittura, per molti passaggi poetici e divertenti, per come sono stati delineati i due personaggi principali, per la linea narrativa e anche per il finale, assolutamente non banale.
Here be spoilers
Triste, ma che conclude il libro in modo coerente e significativo.
In particolare sono d'accordo con Lizzyblack riguardo il monologo finale di Renée!
La parte negativa è data dalle troppe, ma soprattutto troppo lunghe, digressioni filosofiche che portavano secondo me lontano dal racconto ed interrompevano fastidiosamente il filo narrativo. L'autrice non aveva necessità di fare tanto sfoggio di cultura classica per rendere il libro godibile, avrei preferito che questa parte fosse notevolmente ridotta.
Ammetto poi che fino alla fine trovavo la portinaia anche piuttosto snob, seppure paradossalmente, nel suo continuo tentativo di mostrarsi inetta e stupida e nel considerare chiunque fosse ricco non in grado di leggere in lei qualcosa di diverso dal ruolo che ricopriva. Poi però lei si è dovuta ricredere riguardo molte persone, ma soprattutto il lettore ha avuto modo di comprendere il motivo di tanta reticenza ed il tutto ha assunto un significato molto diverso.
In conclusione quindi il voto non può essere che molto positivo,
Here be spoilers
l'ultima annotazione di Paloma, poi, mi ha particolarmente toccato per la sua semplice verità, per il dolore e per la forza dei concetti espressi.
Vero Acquario
"Mi è sempre piaciuto il deserto.Ci si siede su una duna di sabbia.Non si vede nulla.Non si sente nulla.E tuttavia qualche cosa risplende in silenzio" Il Piccolo Principe "La gente vede la follia nella mia colorata vivacità e non riesce a vedere la pazzia nella loro noiosa normalità!" - Il Cappellaio Matto - Alice in Wonderland
Senza offesa, ma ho trovato L'eleganza del riccio il libro-pacco peggiore degli ultimi anni. Osannatissimo, mi ha lasciata piuttosto indifferente: bella la storia, ma decisamente assurda (da sopracciglio alzato --> ); per non parlare delle digressioni filosofiche che dopo un po' ho deciso di saltare a piè pari per evitare di dovermi tagliare le vene in treno
Éowyn ha scritto:Senza offesa, ma ho trovato L'eleganza del riccio il libro-pacco peggiore degli ultimi anni. Osannatissimo, mi ha lasciata piuttosto indifferente: bella la storia, ma decisamente assurda (da sopracciglio alzato --> ); per non parlare delle digressioni filosofiche che dopo un po' ho deciso di saltare a piè pari per evitare di dovermi tagliare le vene in treno
A me il libro è piaciuto, anche se anch'io l'ho trovato molto improbabile e soprattutto ho saltato a piè pari tutte le digressioni nel momento in cui mi sono resa conto che non incidevano assolutamente con la trama, ma la appesantivano e basta (almeno per me!).
Detto questo la storia in sè l'ho trovata bella ed interessante (anche se fantascientifica! ) e mi sono trovata ad apprezzare più Paloma rispetto alla portinaia!
Vero Acquario
"Mi è sempre piaciuto il deserto.Ci si siede su una duna di sabbia.Non si vede nulla.Non si sente nulla.E tuttavia qualche cosa risplende in silenzio" Il Piccolo Principe "La gente vede la follia nella mia colorata vivacità e non riesce a vedere la pazzia nella loro noiosa normalità!" - Il Cappellaio Matto - Alice in Wonderland
Quando il libro inizia a diventare interessante.... finisce! Per il resto l'ho trovato ben scritto ma noioso e pieno di autocompiacimento (come quando si legge Baricco).
Per una buona metà, mi è sembrato un libro noioso con personaggi che più banali e stereotipati non si può. La Barbery non si è fatta mancare niente:
Here be spoilers
la portinaia insipida ma in realtà coltissima, la ragazzina ricca ma infelice, la sorella superficiale, la madre nevrotica, il ricco e colto giapponese lontano da ogni pregiudizio, l'amica portoghese dal cuore immenso etc
Verso la metà le cose un pò migliorano ma il mio giudizio migliora solo per gli ultimi due capitoli che, al contrario, sono molto belli: il finale è assolutamente inaspettato e scritto in maniera "perfetta" senza cadere nel sentimentalismo o nella facile commozione.
In definitiva, però, questo libro è stato una grande delusione.
"I libri li rubavo. I libri non dovrebbero costare nulla, pensavo allora e penso ancora oggi".
(Pascal Mercier, "Treno di notte per Lisbona)
Mi sono tenuta alla larga da questo libro per un bel po' di tempo perché sono sempre abbastanza diffidente nei confronti dei "casi letterari" ...però anche questa volta la curiosità ha avuto la meglio...
La prima cosa che ho pensato dopo aver letto l'ultima riga e chiuso il libro è stata: "Che str***ata!!!". Mmmm... ora che ci ripenso, forse non l'ho semplicemente pensato ma l'ho proprio detto ad alta voce, anche se ero sola nel giardino di casa mia.
All'inizio non sembrava neanche tanto male: lo stile era scorrevole, la tecnica delle protagoniste che si raccontano a capitoli alterni interessante, lo spunto per scrivere un buon libro c'era... Peccato che poi tutte queste belle cose si perdano per strada.
Anch'io, come molti corsari che hanno scritto qui, ho trovato noiose le digressioni filosofiche e anche quelle sul cinema giapponese di Ozu. Purtroppo io non ho mai visto un film di Ozu quindi non ho potuto apprezzare tali sottigliezze!
E poi ho trovato banale anche il finale.
Here be spoilers
Non ditemi che far morire la protagonista all'apice della felicità sia una trovata innovativa!!!
L’eleganza del riccio, caso letterario del 2007, mi capitò fra le mani in francese all’unico incontro di bookcrossing che io abbia fatto in Lussemburgo. Finora non mi ero mai sentita abbastanza a mio agio con il francese da leggerlo, ma ora mi sono voluta cimentare, anche se è stato un po’ faticoso.
Le storie sono due: quella di Renée, 54 anni, grassottella e dall’alito pesante, portinaia in un palazzo di ricchi, e quella di Paloma, 12 anni, aspirante suicida e abitante nel suddetto palazzo. Le due storie parallele, che a un certo punto si intrecceranno, vengono raccontate parallelamente in prima persona dalle due protagoniste, differenziate anche da caratteri tipografici diversi.
Tutto è abbastanza noioso finché non compare Kakuro Ozu, un ricco giapponese che acquista l’appartamento del quarto piano e fa irruzione, con la sua dolcezza e saggezza, nella vita di Renée e di Paloma, giungendo a farle incontrare e a far nascere un’amicizia tra di loro.
Da quando compare Kakuro Ozu, dunque, il libro si riscatta e diventa più interessante, anche molto delicato e profondo, volendo. Per me parlare di caso letterario è davvero un’esagerazione, il libro non è stupendo, però è carino e si legge volentieri. Il finale mi ha rattristato, ma in fondo era l’unico finale possibile, e dà molto valore al romanzo.
Consigliato per passare un po’ di tempo in compagnia di una piacevole lettura, non se cercate un libro bellissimo e sensazionale.