Noir dalle atmosfere fosche e torbide, in marcato contrasto con il candore della copertina scelta dalla Adelphi e dal paesaggio innevato nel quale è ambientato il testo. Anche la scrittura di Carrère, netta e lineare, scientifica nel non usare una parola in più del necessario fa emergere ancora di più l’inquietudine che pervade il testo. E’ un romanzo breve, ma estremamente denso e anche se è stato facile immedesimarsi nel piccolo protagonista e sentirsi insieme a lui nello chalet di montagna dove con la sua classe sta trascorrendo due settimane sulla neve, al tempo stesso con la mente ero altrove, alla ricerca del vero intreccio della vicenda, quel “nodo” che si presuppone tragico e che si aspetta riga dopo riga.
Ho avuto l’impressione che Carrère qui volesse capovolgere le aspettative: l’occasione di svago e divertimento che una gita con i propri compagni di classe dovrebbe rappresentare è invece evento che terrorizza il fragile protagonista; lo stesso nome del bambino, Nicolas, rimanda al Petit Nicolas della serie di libri per bambini di René Goscinny (in Francia notissima, qui in Italia molto molto meno) incentrata sulle divertenti vicende dello spensierato bimbo Nicolas mentre il Nicolas di Carrère è un bambino asociale e pauroso. Le sue fantasie infantili non sono positive, ma morbosamente tragiche. E l’atmosfera “disturbante” del libro, la sensazione di angoscia che accompagna il lettore si dimostra fondata quando, progressivamente e fatalmente, la realtà sembra prendere proprio la forma delle fantasie di Nicolas.
E. Carrère, La settimana bianca
Adelphi, 139 pagg.
€12,00
E. Carrère, La settimana bianca
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Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près
E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione
Sempre Francesina, anche su Anobii
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