È un'opera di catalogazione quella che fa Annie Ernaux raccontando la sua vita tramite il Tempo che ha vissuto. I ricordi che vengono "salvati" dal flusso immenso che forma la storia di una vita non sono solo quelli più memorabili, ma una serie di immagini quotidiane che si accumulano nella testa di ognuno senza un senso apparente e che formano l'unicità di un singolo individuo. Ma di tutte le milioni di immagini che spariranno, di tutti i ricordi che moriranno con gli individui, cosa resterà ai figli e poi ai nipoti e poi alle generazioni che verranno? Questa autobiografia "collettiva" vuole tramandare attraverso i dettagli dei ricordi il senso di un'epoca, salvare le facce, le sensazioni, "cogliere la luce che bagna i volti ormai invisibili". Forse spiegare, ai figli, i propri fallimenti e i fallimenti della sua epoca. Annie Ernaux diventa dunque la voce della sua generazione raccontando la storia dei francesi e degli europei occidentali (mi verrebbe da dire del centro-nord, non posso immaginare una Annie Ernaux delle mie parti). Segnando un percorso che è anche una ricerca di sé e del senso di una vita che si immerge nel fiume della Storia.Non sa che cosa stia cercando in quegli inventari, forse, a furia di accumulare ricordi di oggetti, vuole ridiventare ciò che era stata. Vorrebbe unificare la molteplicità di quelle immagini di sé, separate, non accordate tra loro, tramite il filo di un racconto, quello della sua esistenza, dalla nascita durante la Seconda guerra mondiale fino a oggi. L'esistenza di un singolo individuo, dunque, ma allo stesso tempo fusa nel movimento di una generazione.
Pubblicato da L'Orma, 266 pp. €16,00. Traduzione di Lorenzo Flabbi.