Solo nel 1992 la Corte Suprema di giustizia ha riconosciuto che L'Australia non era "terra di nessuno" nel momento in cui sbarcarono i primi occidentali, ma apparteneva alla popolazione aborigena. Questi ultimi erano circa 800.000 nel 1788, quando la Gran Bretagna fondò la prima colonia penale in territorio australiano. Nel 1830 ne erano sopravvissuti solo 80.000. Oggi la comunità indigena è formata da circa 350.000 persone, molte delle quali vegetano ai margini della società. Il livello di disoccupazione medio in Australia è intorno al 10%, fra gli aborigeni oscilla tra il 38% e il 50%. Più della metà dei giovani non trova lavoro, il tasso di carcerazione è altissimo, soprattutto tra gli appartenenti alla "generazione rubata". La dipendenza da alcol e droghe è doppia rispetto alla media nazionale. Il film di Noyce ha creato imbarazzo e fastidio tra i rappresentanti del governo, alcuni dei quali l'hanno bollato come anti-australiano. Nonostante questo è stato campione d'incassi, suscitando interesse e commozione in tutto il paese.
Associazione per i popoli minacciati,
Www.gfby.it
La generazione rubata
E' l'altra faccia della storia australiana, quella che non si insegna a scuola. Una vergogna nazionale relegata per decenni nel dimenticatoio. Ci sta pensando Phillip Noyce, regista dedito solitamente a generi più commerciali, a farla tornare d'attualità.
Il suo ultimo film, La generazione rubata, uscito nelle sale a fine novembre e presto in videocassetta, racconta la storia di un crimine legalizzato, partendo dalla vicenda realmente accaduta a tre bambine indigene, che percorrono centinaia di chilometri per tornare a casa. Dal 1905 al 1970, 100.000 bambini aborigeni sono stati strappati a forza dalle famiglie d'origine per essere cresciuti in istituti molto simili a riformatori, gestiti dallo Stato e dalle chiese cristiane. L'intento ufficiale era quello di dare loro un'istruzione e valori di civiltà, in pratica finivano quasi sempre al servizio delle famiglie bianche, destinati ai lavori più umili e, nel caso delle femmine, vittime di abusi sessuali da parte dei padroni.
Ma la componente razzista di quest'operazione non si fermava qui. Allontanando i bambini meticci dalle madri indigene ed evitando che in futuro si accoppiassero con altri aborigeni, le autorità australiane puntavano a "ripulire il sangue". Tempo tre generazioni e la componente bianca avrebbe preso il sopravvento. Una vera e propria pulizia etnica nascosta dietro un ipocrita afflato paternalistico.
Il film è suggestivo, la linearità della storia favorisce la piena identificazione tra lo spettatore e le tre piccole protagoniste. I loro bellissimi volti e la maestosità del paesaggio, fotografato magnificamente da Christopher Doyle, riempiono lo schermo per tutta la durata del film e lasciano una traccia molto viva anche dopo. Risulta quasi intollerabile il contrasto tra l'angustia degli istituti in cui erano costretti a crescere i bambini indigeni, obbligati a parlare inglese e a pregare un dio sconosciuto, e gli sconfinati spazi del bush australiano, che trasmettono un vigoroso senso di libertà. Le musiche di Peter Gabriel amplificano efficacemente questa sensazione.
La fuga delle tre piccole aborigene diventa un viaggio alla ricerca dell'identità perduta - un'identità ferita e umiliata dalla violenza dei conquistatori, ma talmente radicata e indomita da vincere qualsiasi ostacolo.
Titolo originale: Rabbit Proof Fence
Produzione: Australia 2002
Distribuzione: Miramax
Regia: Phillip Noyce
Cast: Everlyn Sampi, Tianna Sansbury, Kenneth Branagh
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Il cinema australiano sembra aver rimosso per quasi un secolo la questione aborigena, se si escludono pochissimi titoli, e tutti abbastanza recenti. Qui di seguito eccone un paio:
L'ultima onda - di Peter Weir (1977) VHS
Opera del più famoso regista australiano (che ha firmato anche L'attimo fuggente), il film racconta la storia di un giovane avvocato che accetta di difendere un gruppo di aborigeni accusati di aver ucciso un uomo bianco. L'atmosfera è permeata di mistero, man mano che il processo va avanti l'avvocato bianco si avvicina alla cultura aborigena, da cui si sente al tempo stesso attratto e respinto.
The tracker - di Rolf De Heer (2002)
Al centro di questo singolare film, quasi un western australiano, il razzismo che oppone i bianchi agli aborigeni. I personaggi sono stilizzati, David Gulpilil, il più famoso attore aborigeno, interpreta la guida che deve condurre tre bianchi, simbolo della legge, alla caccia di un fuggitivo della sua etnia. Grande fotografia, e affascinante l'idea di sostituire le scene di violenza con dipinti.
(articolo tratto dalla rivista "Volontari per lo sviluppo, Feb 2003)
Cinema australiano e questione aborigena
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Beppe Viola
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BELLO
ONESTO
EMIGRATO
AUSTRALIA
SPOSEREBBE
COMPAESANA
ILLIBATA.
Sì,non c'entra un ca22o e non voglio rovinare un così bel topic,è solo che ogni volta che sento parlare di Australia mi torna in mente Amedeo Battipaglia......da bambino le nazioni e le culture prendono forma attraverso i film e la tv (Silvio lo sa bene), per fortuna che poi crescendo e leggendo o vedendo buona tv (Silvio non lo sa bene) si scopre quanto schifo si nasconde dietro la bellezza delle immagini (e di nuovo Silvio lo sa).
ONESTO
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Sì,non c'entra un ca22o e non voglio rovinare un così bel topic,è solo che ogni volta che sento parlare di Australia mi torna in mente Amedeo Battipaglia......da bambino le nazioni e le culture prendono forma attraverso i film e la tv (Silvio lo sa bene), per fortuna che poi crescendo e leggendo o vedendo buona tv (Silvio non lo sa bene) si scopre quanto schifo si nasconde dietro la bellezza delle immagini (e di nuovo Silvio lo sa).
QUEST'ANNO HA VINTO LA
JUVE ONORANDO COSI' LA MEMORIA DELL'AVV.GIANNI AGNELLI...........
SPERIAMO CHE L'ANNO PROSSIMO LO VINCA IL MILAN!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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the tracker
molto intrigante questo western australiano. Colonna sonora stupenda . Astuto l,aborigeno e cattivissimo il cattivo. Da vedere
Così è se vi pare
...e se non vi pare, pazienza!
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- Yucatan
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- Messaggi: 1602
- Iscritto il: dom mar 23, 2003 11:38 am
- Località: Napoli/Perugia
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Fusione
Lulù, ho trovato questa discussione e pensavo di aggiungere le segnalazioni di filmografia nella bibliografia, no?
In realtà una bibliografia serve per far conoscere, anche dei buoni e validi film, quindi potrebbero trovare spazio nell'altro forum... mi chiedo.
In realtà una bibliografia serve per far conoscere, anche dei buoni e validi film, quindi potrebbero trovare spazio nell'altro forum... mi chiedo.
