se vai agli scavi di Pompei ci trovi alcune scritte di prima dell'eruzione. Nemmeno tanto eroiche.
Alcune dicono semplicemente chi ama chi, consigliano sul senatore da votare, insultano quello eletto.
Ma per lo più sono coppie di innamorati che cercano di dare concretezza e durata materiale ai loro sentimenti.
Inoltre, se - di ritorno da Pompei - ti trovi a passare per Napoli sotterranea, che è un percorso "speleologico" dal V sec. a.C. ad oggi vedi delle scritte che sono state lasciare durante la Seconda Guerra mondiale, quando le grotte di tufo e le sale erano usate come rifugio antiaereo.
Sono semplicissime e efficaci: "Papà aiutami", "Dio mio".
Ed ho letto su un giornale che sulle lamiere di un aereo che era precipitato sono state trovate scritte dei passeggeri, che hanno avuto il tempo di accorgersi dell'avaria, prendere una penna o un oggetto appuntito (era prima dell'11 settembre) e lasciare delle frasi come testimonianza.
Alcune "Stiamo precipitando", "Cara, ti ho sempre amato"...
Se ci pensi non hanno senso, ma sono il segno della disperazione davanti al dramma. Piuttosto che il nulla hanno tentato di agire, invano.
Come si raccorda tutto questo non saprei dirtelo immediatamente, ma mi sembra che un filo ci sia. Sarà il senso del finito, del temporaneo e la scrittura come "conato" di infinità, di immortalità?
