Eutanasia - Welby manda una video-lettera a Napolitano

Se volete parlare seriamente di qualcosa che non è presente in nessuna delle altre aree e/o volete dare un annuncio generale a tutti per una cosa importante, questa è l'area appropriata.

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-Lara-
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Messaggio da -Lara- »

lastunicorn ha scritto:I quei casi probabilmente basterebbe un'adeguata terapia del dolore, che in Italia ancora non c'è. Cioè, la possibilità di terapia ci sarebbe, ma viene usata troppo poco.
hai ragione, qui si guarda soffrire...perchè soffrire è cristiano

non ho mai capito questa dicotomia della religione cristiana, io ho sempre interpretato Dio come amore, il dolore è un'altra cosa, il dolore è un dono che io offro agli altri ( non che pretendo dagli altri), con il sacrificio della mia vita, con l'impegno verso i bisognosi, mentre il dolore come espiazione, come riscatto per gli altrui peccati, lo lascio ai santi, Dio ci ama, il Dio misericordioso come può volerci vedere stare male? nelle corsie degli ospedali, nelle camere dei moribondi sentire l'obbligo alla sopravvivenza è una cosa disumana,

Se io voglio sopravvivere sopravviverò con i denti, magari avrò anche qualcuno che mi amerà ed aspetterà con me, ma se io voglio andare, voglio morire in pace, se quello che mi aspetta è una sofferenza continua senza speranza, voglio avere l'ultima parola sulla mia fine..accettarla con serenità e gli altri non c'entrano, se il mio corpo si arrende, la scienza mi trasforma in un vegetale senza radici, che senso ha questa fiera dell'orrore
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Messaggio da 2teepot »

Insomma , la polemica del giorno.

Personalmente detesto l'accanimento terapeutico ; per principio .
Però propendo anche per non generalizzare , i casi sono sempre personali , mai uguali . Legiferare è un gran casino .

Il suicidio si può fare e chi ci rimette è il suicida .
L'eutanasia è un tipo di suicidio : ma se tu non puoi farlo perchè impotente , fatti aiutare da chi se ne fotte delle leggi . E ne risponde consapevolmente delle proprie azioni .

E' dura . :|

EDIT : non è un suggerimento a delinquere , beninteso .
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Messaggio da -Lara- »

L'eutanasia è un tipo di suicidio : ma se tu non puoi farlo perchè impotente , fatti aiutare da chi se ne fotte delle leggi . E ne risponde consapevolmente delle proprie azioni


per questo ci vorrebbero leggi giuste, non vedo l'eutanasia passiva paragonabile al suicidio
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Messaggio da last-unicorn »

virruzza ha scritto:Si può non aver piacere di vivere anche senza essere disperati e senza essere malati di depressione.
A parte che sottovaluti l'istinto di sopravvivenza... ;-) Allora prendiamo il caso di uno che non ha piacere di vivere. Un motivo per quel dispiacere ci sarà. Rimuovi la causa di questo dispiacere e non avrà più voglia di morire. Dare la pistola in mano e dire "toh, ammazzati" a uno che non ha piacere di vivere è come dire a uno che ha la gamba fratturata "mi dispiace, non c'è più niente da fare, ucciditi".
2teepot ha scritto:Però propendo anche per non generalizzare , i casi sono sempre personali , mai uguali.
Assolutamente d'accordo. Ed è un principio che vale in tutta la medicina e di cui i medici sono certamente consapevoli anche nel caso di malati terminali. :wink:
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Messaggio da 2teepot »

Le leggi giuste van sempre bene , però applicarle caso per caso è assai difficile.

Chi deciderebbe poi alla fin fine ? Il medico , il paziente , i parenti , i giudici ?

Le questioni morali con la giurisprudenza fanno a botte di continuo.

E' dura . :|
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Messaggio da -Lara- »

è questo che non ci capisce, perchè delegare la scelta agli altri in questo caso, quando una persona è nella possibilità di vivere la propria convinzione? Siamo partiti da un caso specifico, anzi, due casi specifici, in cui due persone distinte reagiscono allo stesso problema in due modi completamente diversi, ora, perchè non lasciare ad entrambi la possibilità di seguire la propria convinzione, perchè devo decidere per uno dei due? Perchè, soprattutto, devo decidere che, in questo caso, sia non morale, lasciare che una morte giusta e liberatoria, segua il suo corso naturale?E perchè non trovo invece immorale, costringere alla sofferenza estrema una creatura che non la vuole più vivere e che implora la morte?Che senso ha una sofferenza imposta? Che utilità può avere? Che moralità può avere?
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Messaggio da -Lara- »

Le questioni morali con la giurisprudenza fanno a botte di continuo.
è anche vero che leggi che prevedano i diritti di tutti agevolerebbero in questo caso


mi piacerebbe sottolineare che si sta sempre parlando di pazienti che non hanno più speranza di vita, quindi, non si possono fare distinzioni tra malati di AIDS o di TUMORE o di QUALSIASI ALTRA MALATTIA possa portare alla morte...non credo abbia molto senso dire "va beh adesso se iniziamo a dire di si a chi vuole morire arriva un malato di AIDS e vuole morire anche lui"...se il malato di AIDS giace in un letto pesa 25 chili, tutto tubi e secrezioni, non ha più difese immunitarie, quindi pieno di malattie che lo consumano, ed agogna la morte è un malato terminale come gli altri
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Messaggio da 2teepot »

Le leggi , anche quelle giuste , spesso sono a-morali e asettiche .

Regolano una comunità , non la vita di un individuo.

Sul libero arbitrio ho già detto la mia . Al di là delle leggi , del bene e del male .
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Messaggio da -Lara- »

le comunità sono formate da individui e le leggi per quanto asettiche e a-morali devono essere utilizzate per intervenire in un mondo tutt'altro che astratto, allora non parliamo di leggi giuste se il termine è inesatto, diciamo leggi che consentano di trovare il numero più ampio di soluzioni soddisfacenti
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laura_s
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Messaggio da laura_s »

2tp ha ragione: molto umanamente basta ammettere "è dura". Così le nostre certezze granitiche si ridimensionano ben bene.

l
didone
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Messaggio da didone »

vediamo se riesco a chiarire meglio quello che volevo dire prima.
Intanto, come prima cosa, vi faccio presente che io ancora non ho scritto "io penso così" perchè ancora non mi sono fatta un'idea precisa.
Poi, non a caso prima ho detto "La Chiesa ci ha sempre detto che sta a Dio." e sottolineo il soggetto la Chiesa. Non ho detto "i credenti", in quanto io posso credere nell'esistenza di Dio senza per questo sottostare a tutti i dettami della Chiesa cattolica, Addiritura posso credere in Dio senza essere cattolico...
Comunque, la mia non era una presa di posizione e non intendeva obbligare qualcuno a prendere come esatta questa posizione. Semplicemente intendevo dire che, per chi si riconosce nei dettami della Chiesa, il problema è risolto: se sta a Dio decidere se e quando devo morire, io uomo (paziente e medico) non posso decidere di "staccare la spina" o, comunque, di togliermi la vita.
[apro una parentesi: la Chiesa cattolica non accetta il suicidio. Dice che in alcuni casi ci possono essere delle attenuanti, per esempio in caso di "gravi disturbi psichici, l'angoscia o il timore grave della prova, della sofferenza o della tortura", ma che comunque rimane un gesto "contrario all'amore del Dio vivente".
Le citazioni sono dal catechismo: http://www.vatican.va/archive/catechism ... 2a5_it.htm]
Inoltre, la frase "Oggi, si assiste ad una sorta di autoreferenzialità dell'individuo: io decido cosa fare della mia vita, come gestirla ed anche se togliermela o meno." era una premessa generale da cui si partiva, non era il punto finale e quindi, in quanto proposizione generale, non era riferita direttamente all'eutanasia. Era una constatazione dalla quale si partiva per una riflessione sull'eutanasia.
In altre parole, facevo due premesse:
primo la Chiesa ci da una soluzione (in cui possiamo riconoscerci o meno): negando la possibilità di scegliere della nostra vita, nega anche la possibilità di scegliere se accettare o rifiutare le cure.
secondo, la nostra società tende all'autoreferenzialità dell'individuo (ogni individuo può disporre come preferisce del proprio corpo)
Da qui, come logica conseguenza, ne viene che se io posso disporre come preferisco del mio corpo, posso anche decidere di uccidermi (suicidio) o, cosa di cui stiamo discutendo qui, di rifiutare un trattamento che mi tiene in vita e provocando, così, la mia morte.

Ora, la frase sulla dignità della vita era effettivamente poco chiara o, perlomeno, mancava di una premessa: le leggi non sono soggettive ma, proprio perchè devono tener conto del sentimento comune di tutti (o della maggior parte) dei cittadini, hanno un carattare di generalità.
Una legge sull'eutanasia non può esimersi da questa generalità.
Ora come coniugare la scelta soggettiva di decidere se rifiutare le cure a quella di generalità della legge?
Da quello che sento, sembra che ciò si ottenga mettendo dei paletti, circoscrivendo le circostanze in cui un malato può prendere questa decisione.
In altre parole, un malato può decidere di rifiutare tutti quei procedimenti che lo tengono in vita solo in alcuni casi: deve essere un malato terminale, senza alcuna possibilità di guarigione, il cui dolore (fisico e psicologico) è tale da non poter essere sopportato, le cure che ne permettono la sopravvivenza rendono la vita stessa non dignitosa.
Ma perchè proprio questi paletti e non altri? Perchè, faccio degli esempi, un uomo che soffre terribilmente per la propria situazione ma che non è un malato terminale, non può scegliere l'eutanasia? Perchè si deve buttare da un palazzo di dieci piani e non può richiedere una siringa letale ad un medico?
Perchè un malato di una malattia molto debilitante, dolorosa e che ne leda la dignità ma non mortale non può richiedere l'eutanasia?
Un malato, per esempio, di depressione perchè non può richiedere l'eutanasia?
Vi invito a leggere anche questa notizia: http://sanita.agi.it/rubrica/ticker/200 ... 8-art.html

Non so se ora sono riuscita ad essere un po' più chiara.
Ripeto, comunque, che le mie non sono prese di posizioni in un senso o nell'altro ma solo delle riflessioni personali che condivido con voi e scusate la lunghessa del post...
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"Una casa senza un gatto, ben nutrito, coccolato e propriamente riverito, potrà essere una casa perfetta, forse, ma come si potrebbe provarlo?" (Mark Twain)
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-Lara-
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Messaggio da -Lara- »

Firenze, 13 Ottobre 2006. In una intervista al Corriere della Sera, don Luigi Maria Verze', fondatore del San Raffaele, ha dichiarato di aver staccato il respiratore artificiale ad un amico molti anni fa (o quantomeno di averlo incoraggiato a staccarselo da solo). Nell'intervista, don Verze' sostiene che non si trattava di eutanasia, ma di un gesto cristiano, di amore.

...ci sono casi e casi appunto, eppure quest'uomo rischierebbe la galera stando alla legge
Ma se il gesto e' sicuramente di amore, dal punto di vista giuridico si tratta di omicidio di consenziente, o quantomeno di istigazione o aiuto al suicido (artt. 579-580 del Codice penale). Certamente e' questa la preoccupazione di moltissimi medici, che quotidianamente si trovano a fronteggiare situazioni e scelte come quella di don Verze'. Non a caso, non sono molti i medici che ammettono di aver "staccato la spina", anche se studi scientifici ed inchieste giornalistiche rivelano che il gesto di don Verze' e' pratica diffusa in Italia. E sono molti di piu' i casi in cui i malati sono costretti a soffrire per molto tempo in attesa di morire perche' non riescono a trovare un medico "amico".
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Meredith
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Messaggio da Meredith »

Si parla tanto del rispetto della dignità umana in fatto di scelte così drammatiche, ma mi chiedo ... quanta dignità umana è richiesta ad un medico che deve ( seppur per desiderio dell'interessato ) staccare una spina o peggio, somministrare qualche diavoleria per "spegnere" una sofferenza ?

A mio modestissimo avviso, non esiste uomo sulla terra che possa avere il diritto o il dovere di interrompere un'esistenza.

( aggiungo timidamente che sono oltremodo confusa e che davvero non so cosa sia più giusto ... forse pregare un Dio che si adoperi a prendere una decisione nel bene o nel male )
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Iorek Byrnison
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Una questione di essere(i) umani

Messaggio da Iorek Byrnison »

http://iorek.iobloggo.com/archive.php?eid=417
Ho gia' detto abbastanza li'.
This 3d has been Ioreked. Have a nice day.
Nel forum ci sguazzo come un bisonte insaponato sui binari del metrò.
Per un punto Martin perse la cappa. Prima si chiamava Martink (IB)
Tom Cruise dice le bugie (DP)
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liberliber
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Messaggio da liberliber »

thread fusi.
[intervento di moderazione]
Ho potuto così incontrare persone e diventarne amico e questo è molto della mia fortuna (deLuca)
Amo le persone. E' la gente che non sopporto (Schulz)
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Messaggio da Xenia »

A mio modestissimo avviso, non esiste uomo sulla terra che possa avere il diritto o il dovere di interrompere un'esistenza.
no, infatti, ma sono fermamente convinta che un essere umano, per riuscire a pensare razionalmente e freddamente alla propria morte deve essere davvero giunto ad un livello di disperazione che noi non sappiamo immaginare. Ci vuole anche un po' di umiltà, davanti a cose più grandi di noi come questa.
Di norma anche gli aspiranti suicidi quando scoprono, che ne so, di avere un cancro, tutto ad un tratto si attaccano alla vita come matti (vi ricordate Silvio Orlando ne "la stanza del figlio"?) e lottano contro la malattia, e tutto il resto, perchè a meno di non essere sotto l'effetto di droghe varie, non è che sia poi così facile suicidarsi... figuriamoci farlo a freddo, pensarlo, e persino chiederlo.
L'attaccamento alla vita è istitintivo: se viene meno, viuol dire che davvero la persona ha superato la soglia della sopportazione, e soprattutto non si sente più persona.

Credo che l'eutanasia non sia immorale, mi fa piacere sapere che don verzé lo ritenga - in alcuni casi e fatte le debite eccezioni (difficilissime) - un gesto di carità e quindi, di fatto, un gesto di amore che non disprezza la vita ma che sospende un dolore cui non si sarebbe arrivati oggi senza l'accanimento terapeutico.
Accadono cose che sono come domande; passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde.
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Quando penso a tutti i libri che mi restano da leggere, ho la certezza di essere ancora felice. (Jules Renard)
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Messaggio da Pelodia »

ROMA - Welby può interrompere le cure ma l'eventuale ripristino delle terapie dipende dai medici. Questo il senso del parere espresso dall'ufficio affari civili della Procura di Roma chiamato ad esprimersi sul ricorso presentato dall'uomo paralizzato dalla distrofia muscolare che vuole porre fine alle sue sofferenze. "Sotto il profilo dell'esistenza del diritto ad interrompere il trattamento terapeutico non voluto - sostiene la Procura - con le modalità richieste, il ricorso è ammissibile e va accolto. Per quanto riguarda invece la possibilità dei medici di non ripristinare la terapia, il ricorso è inammissibile, perché trattasi di una scelta discrezionale affidata al medico".

In sostanza l'ufficio ha ritenuto ammissibile la parte del ricorso con cui Piergiorgio Welby chiede di interrompere la terapia e inammissibile quella nella quale chiede di ordinare ai medici, "una volta staccata la spina" di non ripristinare il trattamento in caso di sofferenza. Domani la discussione del caso davanti al giudice civile.
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Messaggio da renato_d »

Welby è morto oggi.
Gli sia lieve la terra.
RenatoDi come LadyDi? Suona bbene, ma non è il mio genere.
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Messaggio da akela »

Welby, un medico ha staccato la spina
12.09 Welby ha chiesto di poter morire ieri, intorno alle 23, ed il medico anestesista Mario Riccio ha praticato la sedazione ed ha staccato la spina. L'annuncio è stato dato nella conferenza stampa dei radicali in corso, dove l'on. Bonino ha ricordato il senso della legalità, del diritto e delle istituzioni di Piergiorgio Welby.


(Fonte: Televideo RAI)
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Messaggio da mizzy »

finalmente un po' di pace per lui...
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