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Internet, ultimo avviso!
di Riccardo Orioles
16 Jun 2005
Attenzione: il 30 giugno scade il termine per la presentazione all'Autorita' di Pubblica Sicurezza di tutti i blog e siti internet presenti sul territorio nazionale. I siti e blog non denunciati verranno dichiarati illegali e i loro curatori perseguiti a senso di legge. Il provvedimento per il momento non riguarda la maggior parte dei nostri lettori, visto che e' stato emanato nella Repubblica Popolare Cinese. I bloggaroli prudenti faranno pero' bene anche qui a preparare le carte fin d'ora, visto che il trend e' quello e che in tema di internet la Cina, lungi dall'essere un paese arretrato, e' - insieme all'America - quello che fa tendenza. In Cina, le web-retate arrivano quando c'e' qualche scadenza politica che rischia di essere "deviata" dai dissidenti; in America, basta un nuovo film di qualche major per scatenare la caccia ai "pirati" (in genere minorenni) che cercano di sfuggire ai prezzi del monopolio. In Cina i problemi legislativi sono piu' semplici perche' la giurisprudenza locale da tempo ha gia' stabilito che i cittadini non hanno voce in capitolo.
In America, dove una tradizione arcaica concedeva ai cittadini addirittura dei diritti, si sta cercando di superare il gap con leggi come la Patriot Act e la Patriot Act n.2, in base alle quali il governo puo' entrare nei siti come e quando gli piace. In entrambi i casi, il termine usato per difendere i pieni poteri del partito comunista o delle major e' "lotta al terrorismo", esteso fino a comprendere comportamenti e reati che col terrorismo non c'entrano proprio niente.
Dal punto di vista del partito comunista cinese e delle major l'ideale sarebbe che l'internet semplicemente non esistesse. Purtroppo (come a suo tempo avvenne per la stampa) non si puo' piu' abolirlo e bisogna considerarlo un male necessario, cercando perlomeno di farci dei soldi. Su queste basi, le principali multinazionali occidentali del settore (Microsoft, Google, Amazon, Yahoo, eBay) hanno stretto degli accordi precisi col governo cinese, impegnandosi a "rispettarne le regole" - cioe' a imbavagliare i dissidenti - in cambio di succose royalty. Capita che le tecnologie usate in America per schedare i consumatori siano le stesse usate in Cina per schedare gli utenti. Ma gia' negli anni '30 i sistemi di calcolo meccanizzato Ibm andavano benissimo per computare e gestire tanto la popolazione delle citta' americane quanto quella dei lager tedeschi. Business is business, le ideologie dividono ma gli affari rendono (chi comanda) fratelli.
Internet 2. Secondo un'inchiesta Proopoint, il 36 per cento delle aziende apre regolarmente la posta elettronica dei dipendenti e un altro 26 per cento si sta organizzando per farlo. Nel 40 per cento delle aziende piu' grosse operano delle strutture specificamente dedicate al controllo delle mail.
Internet 3. "I gelati Danone? Beh, secondo me sono gli unici naturali. Poi vedi un po', mica li devi provare per forza... Stavamo dicendo? Ah, gia': parlavamo del buco nell'ozono...". Adesso, secondo il Wall Street Journal, la pubblicita' si fa anche cosi'. Si prende un sito aziendale, lo si ripulisce delle cazzate piu' terrificanti, lo si traveste da blog e lo si affida a uno specialista (a quarantamila dollari l'anno) di comunicazione in rete. "Ci danno modo di raggiungere in modo innovativo la nostra clientela, aggirando i canali di vendita tradizionali". Cioe' di truffare chi sta in rete, sbolognandogli per libere opinioni quella che non e' altro che pubblicita' commerciale in mala fede. Ne' l'internet, ne' il web, ne' tantomeno i blog, sono nati grazie alle grandi aziende. Esse vi hanno svolto e svolgono solo una funzione parassitaria (a volte molto dannosa: vedi la bolla della new-economy) infilandosi con le loro zampacce da iguanodonte in un mondo di fiori, frutti e fili d'erba ondeggianti di cui non capiscono assolutamente niente, ma in cui avidamente s'addentrano nella speranza di trovarci qualcosa di commestibile.
Riccardo Orioles
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