zoe ha scritto:Ma la voce del Leone come la spiegate
Io ho due ipotesi.
a) Come tutti (?) sanno, la saga di Narnia ma soprattutto la figura di Aslan e le sue azioni rispecchiano una simbologia fortemente cristiana. In Italia, per sottolineare tale parallelismo, avevano proposto il doppiaggio del leone nientemeno che a Joseph Ratzinger. Siccome quest'ultimo durante la realizzazione del film è diventato papa, hanno ripiegato su una voce ugualmente bislacca.
b) Omar Shariff se non sbaglio ha ricevuto minacce da parte di un'organizzazione fondamentalista che vuole ucciderlo per aver interpretato San Pietro in una fiction Rai. Per dimostrare a costoro che non ha paura, l'attore ha deciso di spingersi oltre e di doppiare un personaggio dalle caratteristice di cui abbiamo parlato nell'ipotesi a.
Scegliete voi quella che preferite.
Scherzi a parte (una volta abituato, la voce del leone non mi è dispiaciuta affatto) stasera ho visto il film e complessivamente mi ha convinto.
Sarà che non mi aspettavo sfracelli, ma per quanto non si sia visto niente, ma proprio niente, di nuovo e/o originale lo sviluppo della storia mi ha lasciato con una percentuale soddisfacente di fiato in sospeso.
Soprattutto, va da sé, durante le battaglie e gli scontri in generale.
Cosa non mi è piaciuto? La componente familiare, perché in generale le storie in cui c'è sono troppo mielosi. Il miscuglio di esseri pescati da Lewis nelle varie tradizioni (mondo greco, favole con animali antropomorfi, mitologie nordiche e chi più ne ha più ne metta) laddove Tolkien costruiva un mondo a mio avviso più coerente. L'ambientazione un po' monotona (o inverno o primavera con tutto quel che ne consegue).
Però a rileggere queste osservazioni sparse mi rendo conto che si tratta di difetti della storia originale (del libro) e non tanto del film. Che invece ha un buon ritmo, una ricostruzione efficace e minuziosa degli ambienti, una bella resa dei personaggi (alcuni, almeno). E per quanto si sapesse benissimo come le cose sarebbero andate a finire, io mi sono lascato coinvolgere e meravigliare più di una volta.
Ancora qualche osservazione. I ragazzi sono un po' stereotipati e vederli coinvolti in maniera così cruenta nelle scene d'azione mi lascia un po' perplesso. Perdonatemi se continuo a fare paragoni con l'opera di Tolkien (della quale peraltro non sono nemmeno un fan sfegatato), ma è come se nel Signore degli Anelli avessimo visto sobbarcarsi gran parte delle battaglie dai quattro piccoli hobbit: i ragazzi di Narnia imparano troppo presto a combattere.
Sempre seguendo questo parallelismo, la figura di Aslan mi ha ricordato tanto quella di Gandalf: per il suo ruolo durante la vicenda, per il finale, ma soprattutto per quello che gli capita nel mezzo (non aggiungo altro per non spoilerare). Brava la Swinton, cattiva irredimibile, mentre è pollice verso per la comparsata del "vecchio sulla slitta".
Resta inteso che la complessità dell'opera di Tolkien è nettamente superiore a quella della storia di Lewis. Forse Narnia può essere paragonato allo Hobbit: però fa sorridere il fatto che due persone così vicine per interessi e amicizia abbiano deciso di confrontarsi sullo stesso terreno.
Già che ci siamo: premio speciale della giuria al Castoro Fotonico... cioé, volevo dire al Signor Castoro (Akela leggerà?

).
Riflessione conclusiva: Narnia solleva un problema teologico mica da ridere. La Chiesa se non sbaglio è storicamente contraria all'ammissione dell' esistenza di mondi infiniti e realtà parallele, dimensioni alternative e vita extraterrestre, giacché sarebbe necessario ammettere che nella storia siano esistiti diversi Messia ognuno occupato a redimerne uno diverso. Ma allora perché a Narnia si festeggia il Natale?

E si che per una quisquilia del genere Giordano Bruno l'hanno bruciato...
Si, lo so, è tardi e sto straparlando...
