L'importanza della recensione
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L'importanza della recensione
Per tutti gli appassionati di:
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Vi segnalo questo articolo di Repubblica, scritto niente po po' di meno che da alessandro baricco in persona.
http://www.repubblica.it/2006/c/sezioni ... ricco.html
un bacio
Rosa Rosella
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Nessuna paura che mi calpestino. L'erba calpestata diventa sentiero (Blaga Dimitrova, poetessa bulgara)
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Metti caso che fra XX mesi tirino via quella pagina, ho pensato di riportare l'articolo sottoforma di citazione
Cari critici, ho diritto a una vera stroncatura
di ALESSANDRO BARICCO
QUESTO è un articolo che non dovrei scrivere. Lo so. Me lo dico da me. E lo scrivo. Dunque. La scorsa settimana, su queste pagine, esce un articolo di Pietro Citati. Racconta quanto lo ha deliziato mettersi davanti al televisore e vedere i pattinatori-ballerini delle Olimpiadi. Lo deliziava a tal punto - scrive - che "dimenticavo tutto: le noie, le mediocrità, gli errori della mia vita; dimenticavo perfino "l'Iliade" di Baricco, e la vasta e incomprensibile ottusità dei volti di Roberto Calderoli e di Alfonso Pecoraro Scanio". Io ero lì, innocente, che mi leggevo con piacere l'esercizio di stile sull'argomento del giorno e, trac, mi arriva la coltellata. Va be', dico. E, giusto per mite rivalsa, lascio l'articolo e vado a leggermi l'Audisio.
Qualche giorno dopo, però, vedo sull'Unità un lungo articolo di Giulio Ferroni sull'ultimo libro di Vassalli. Bene, mi dico. Perché mi interessa sapere cosa fa Vassalli. Malauguratamente, alcuni dei racconti che ha scritto sono sul rapporto tra gli uomini e l'automobile.
Mentre leggevo la recensione sentivo che finivamo pericolosamente in area "Questa storia" (il mio ultimo romanzo, che parla anche di automobili). Con lo stato d'animo dell'agnello a Pasqua vado avanti temendo il peggio. E infatti, puntuale, quel che mi aspettavo arriva. Al termine di una lunghissima frase in cui si tessono (credo giustamente) elogi a Vassalli, arriva una bella parentesi. Neanche una frase, giusto una parentesi. Dice così: "Che distanza abissale dalla stucchevole e ammiccante epica automobilistica dell'ultimo Baricco!". E voilà. Con tanto di punto esclamativo.
Ora, nessuno è tenuto a saperlo, ma Citati e Ferroni sono, per il loro curriculum e per altre ragioni per me più imperscrutabili, due dei più alti e autorevoli critici letterari del nostro paese. Sono due mandarini della nostra cultura. Per la cronaca, Citati non ha mai recensito la mia "Iliade", e Ferroni non ha mai recensito "Questa storia". Il loro alto contributo critico sui miei due ultimi libri è racchiuso nelle due frasette che avete appena letto, seminate a infarcire articoli che non hanno niente a che vedere con me.
È un modo di fare che conosco bene, e che è piuttosto diffuso, tra i mandarini. Si aggirano nel salotto letterario, incantando il loro uditorio con la raffinatezza delle loro chiacchiere, e poi, con un'aria un po' infastidita, lasciano cadere lì che lo champagne che stanno bevendo sa di piedi. Risatine complici dell'uditorio, deliziato. Io sarei lo champagne.
Potrei dire che non me ne frega niente. Ma non è vero. Mi ferisce poco la gomitata assestata a tradimento, ma mi offende molto il fatto che sia tutto ciò di cui sono capaci. Mi sorprende il loro sistematico sottrarsi al confronto aperto. La critica è il loro mestiere, santo iddio, che la facciano. Cosa sono queste battutine trasversali messe lì per raccogliere l'applauso ottuso dei fedelissimi? Vi fa schifo che uno adatti l'Iliade per una lettura pubblica e lo faccia in quel modo? Forse è il caso di dirlo in maniera un po' più argomentata e profonda, chissà che ci scappi una riflessione utile sul nostro rapporto con il passato, chissà che non vi balugini l'idea che una nuova civiltà sta arrivando, in cui l'uso del passato non avrà niente a che fare con il vostro collezionismo raffinato e inutile.
E se trovate così stucchevole un libro che centinaia di migliaia di italiani si affrettano a leggere, e decine di paesi nel mondo si prendono la briga di tradurre, forse è il caso di darsi da fare per spiegare a tutta questa massa di fessi che si stanno sbagliando, e che la letteratura è un'altra cosa, e che a forza di dare ascolto a gente come me si finirà tutti in un mondo di illetterati dominati dal cinema e dalla televisione, un mondo in cui intelligenze come quelle di Citati e Ferroni faranno fatica a trovare uno stipendio per campare.
Si dirà che è un diritto dei critici scegliersi i libri di cui scrivere. E che anche il silenzio è un giudizio. E' vero. Ma non è completamente vero. Lo so che per persone intelligenti e colte come Citati e Ferroni i miei libri stanno alla letteratura come il fast-food alla cucina francese, o come la pornografia all'erotismo. Per usare una frase di Vonnegut che mi fa sempre tanto ridere, mi sa che per loro i miei libri, nel loro piccolo, stanno facendo alla letteratura quello che l'Unione Sovietica ha fatto alla democrazia (non si riferiva a me, Vonnegut, che purtroppo non sa nemmeno che esisto).
Ma quale arroganza intellettuale può indurre a pensare che non sia utile capire una degenerazione del genere, e magari spiegarla a chi non ha gli strumenti per comprenderla? Come si fa a non intuire che magari i miei libri sono poca cosa, ma lì i lettori ci trovano qualcosa che allude a un'idea differente di libro, di narrazione scritta, di emozione della lettura? Perché non provate a pensare che esattamente quello - una nuova, sgradevole, discutibile idea di piacere letterario - è il virus che è già in circolo nel sistema sanguigno dei lettori, e che magari molta gente avrebbe bisogno da voi che gli spiegaste cos'è questo impensabile che sta arrivando, e questa apparente apocalisse che li sta seducendo?
Non sarà per caso che la riflessione nel campo aperto del futuro vi impaurisce, e che preferite raccogliere consensi declinando da maestri mappe di un vecchio mondo che ormai conosciamo a memoria, rifiutandovi di prendere atto che altri mondi sono stati scoperti, e la gente già ci sta vivendo? Se quei mondi vi fanno ribrezzo, e la migrazione massiccia verso di loro vi scandalizza, non sarebbe esattamente vostro degnissimo compito il dirlo? Ma dirlo con l'intelligenza e la sapienza che la gente vi riconosce, non con quelle battutine, please.
Per quello che ne capisco, i miei libri saranno presto dimenticati, e andrà già bene se rimarrà qualche memoria di loro per i film che ci avranno girato su. Così va il mondo. E comunque, lo so, i grandi scrittori, oggi, sono altri. Ma ho abbastanza libri e lettori alle spalle per poter pretendere dalla critica la semplice osservanza di comportamenti civili. Lo dico nel modo più semplice e mite possibile: o avete il coraggio e la capacità di occuparvi seriamente dei miei libri o lasciateli perdere e tacete. Le battute da applauso non fanno fare una bella figura a me, ma neanche a voi.
Ecco fatto. Quel che avevo da dire l'ho detto.
Adesso vi dico cosa avrei dovuto fare, secondo il galateo perverso del mio mondo, invece che scrivere questo articolo. Avrei dovuto stare zitto (magari distraendomi un po' ripassando il mio estratto conto, come sempre mi suggerisce, in occasioni come queste, qualche giovane scrittore meno fortunato di me), e lasciar passare un po' di tempo. Poi un giorno, magari facendo un reportage su, che ne so, il Kansas, staccare lì una frasetta tipo "questi rettilinei nella pianura, interminabili e pallosi come un articolo di Citati". Il mio pubblico avrebbe gradito. Poi, un mesetto dopo, che so, andavo a vedere la finale di baseball negli Stati Uniti, e avrei sicuramente trovato il modo di chiosare, in margine, che lì si beve solo birra analcolica, "triste e inutile come una recensione di Ferroni". Risatine compiacenti. Pari e patta. E' così che si fa da noi. Pensate che animali siamo, noi intellettuali, e che raffinata lotta per la vita affrontiamo ogni giorno nella dorata giungla delle lettere...
Purtroppo però non è andata così. Il fatto è che l'altro giorno ho visto il film su Truman Capote. Si impara sempre qualcosa spiando i veri grandi. Lui in quel film è così orrendo, spregevole, sbagliato, megalomane, imprudente, indifendibile. Mi ha ricordato una cosa, che talvolta insegno perfino a scuola, e che però mi ostino a dimenticare. Che il nostro mestiere è, innanzitutto, un fatto di passione, cieca, maleducata, aggressiva e vergognosa. Posa su una autostima delirante, e su un'incondizionata prevalenza del talento sulla ragionevolezza e sulle belle maniere. Se perdi quella prossimità al nocciolo sporco del tuo gesto, hai perso tutto. Scriverai solo cosette buone per una recensione di Ferroni (no, scherzo, davvero, è uno scherzo). Scriverai solo cosette che non faranno male a nessuno.
Insomma è tutta colpa di quel film su Truman Capote. D'improvviso mi è sembrato così falso starmene lì, come una bella statuina, a prendere sberle dal primo che passa. E' una cosa che non c'entra niente col mestiere che è il mio. Vedi, se me ne stavo a casa a vedere Lazio-Roma, oggi eravamo tutti più sereni e tranquilli. E penosi, of course.
(1 marzo 2006)
Pelodia
pensieri deboli,
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ideologia a bassa intensità.
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cagare il cazzo non serve. [Romanz mia cit]
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cagare il cazzo non serve. [Romanz mia cit]
- liberliber
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bella, molto bella.
Amo Baricco, soprattutto quando è un po' più sintetico però
(pelo mi sa che entra nella sezione a pagamento dopo max 15 giorni quindi grazie mille
)
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Ho potuto così incontrare persone e diventarne amico e questo è molto della mia fortuna (deLuca)
Amo le persone. E' la gente che non sopporto (Schulz)
Ogni volta che la gente è d'accordo con me provo la sensazione di avere torto (Wilde)
I dream popcorn (M/a)
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NON SPEDITEMI NULLA SENZA AVVISARE!
Meglio mail che mp. Grazie.
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Per 'par condicio', oggi è stata pubblicata, sempre da Repubblica, la risposta di uno dei critici. (Che secondo me è molto più sagace dell'articolo di Baricco, il quale mi sembra essere un pochino troppo autoindulgente. E poi detesto il suo modo di fare del tipo 'Se non fossi lo strafigo che sono direi così e cosà, ma per fortuna vostra e dei critici lo sono'. E intanto lo dice)
Ecco qui:
Ecco qui:
Caro Baricco, io la recensisco ma lei non mi legge
di GIULIO FERRONI
Caro Baricco, sono davvero pentito, ma non per la battuta contro Questa storia inserita nell'articolo su l'Unità del 26 febbraio, sì invece per aver scritto più volte su di lei, senza che lei abbia avuto la condiscendenza di leggermi. Ne ho scritto nel supplemento al Novecento della Storia della letteratura italiana Garzanti, ne ho scritto nell'ultimo volume, appena uscito, della Storia e antologia della letteratura italiana (Mondadori Università e Einaudi Scuola), e ho addirittura recensito (nel numero di dicembre della nuova rivista Giudizio Universale) il romanzo automobilistico Questa storia, che lei mi rimprovera letteralmente di non aver recensito.
Qui la differenza è grande: io la leggo, ahimè, senza ricavarne molto, e lei non legge me e ne ottiene un successo planetario. Se le sue emozioni e seduzioni invadono ogni angolo della terra, diffondendo quel virus apocalittico, quell'avvento dell'impensato con cui Citati e Ferroni dovrebbero confrontarsi, ciò vale certamente come un trionfo del made in Italy e dell'azienda Italia: ma non mi pare un trionfo della letteratura.
Certo la letteratura è passione, emergenza dell'imprevisto, conoscenza in profondità di ciò che non si vede: la sua mi sembra invece una letteratura patinata, proiettata sull'orizzonte di una trasgressione pubblicitaria, tra moda e sport... Il "campo aperto del futuro", che lei oppone a chi indugia a frequentare le "mappe di un vecchio mondo", non viene in realtà nemmeno sfiorato dalla "seduzione" mediatica che promana da quella sua scrittura così disinvolta, accattivante, appunto "sportiva".
Siamo proprio lontani da quell'abietto ma sconvolgente Truman Capote a cui è dedicato il film che lei è andato a vedere invece di Lazio-Roma: io ho visto sia il film che la partita e ne sono uscito doppiamente depresso (anche in quanto laziale).
Ma le garantisco che ulteriore motivo di depressione è stato per me sapere che in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico della mia università si è esibito il degnissimo cantante Claudio Baglioni, ma non per cantare, sì invece per leggere brani di Aristotele e del suo Novecento: lo vede che le parole dei critici non contano nulla, nemmeno nelle università dove essi insegnano, e i rettori affidano le scelte culturali a ben diversi soggetti? E allora che se ne può fare di recensioni che del resto nemmeno ha il tempo di leggere? Contrito, le prometto che non recensirò i suoi futuri romanzi, e semmai mi limiterò a qualche frecciatina da "primo che passa".
'so 'gnurant.
Non so chi sia, magari insegna in questa stessa universita'. Me lo dice la triste notizia dell'inaugurazione dell'Anno Accademico a base di panini e Baglioni.
E' un vicino di casa.
Ma 'sto Ferroni e' un grande. Davvero un grande.
E poi e' laziale, e uno che ha il coraggio di essere della Lazio davvero non si turba di fronte all'ego straripante di un Baricco piccato e bilioso.
Sarei deliziato di leggere una controreplica. Speriamo...
Non so chi sia, magari insegna in questa stessa universita'. Me lo dice la triste notizia dell'inaugurazione dell'Anno Accademico a base di panini e Baglioni.
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-gioRgio-
"Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico." (proverbio cinese)
"ma non e' detto che tu sarai in condizioni migliori" (gRg)
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Quoto Ferroni. Ha tradotto quello che penso su Baricco e che non ero mai stato capace di esporre, neanche a me stesso. Il fatto che poi Ferroni sia Laziale conta quanto un micron di carne magra stia in un salame friulano.
Non tutti i mali vengono per nuocere: alcuni vengono con la precisa intenzione di ammazzarci.
- liberliber
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concordo, però l'articolo di Baricco mi piaceva perché mi sono proprio stufata delle recensioni farlocche di gente che manco ha letto i libri e spesso ha qualche altro interesse nel farle. Per non parlare di quelli spocchiosi che se il libro non è stato scritto da un eremita che vive su una duna di sabbia scrivendo con una cannuccia di bambù possibilmente senza usare i verbi non è degno di essere letto...
Non mi riferisco ai due critici sopra, è un'impressione più generale e diffusa.
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Ferroni saaan-to su-bi-to!!Certo la letteratura è passione, emergenza dell'imprevisto, conoscenza in profondità di ciò che non si vede: la sua mi sembra invece una letteratura patinata, proiettata sull'orizzonte di una trasgressione pubblicitaria, tra moda e sport..
Se incontri un angelo, non avrai pace ma febbre. (Stefano Benni)
















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Oh, povero povero Baricco. E meno male che la gomitata l'ha ferito poco. Se lo feriva tanto, ci faceva i manifesti col suo articolo. Povera stella, veramente. I critici cattivi gli hanno fatto la bua, lui si può solo consolare con la montagna di soldi che si incassa...
Anch'io sono per l'immediata santificazione di Ferroni, è un grande.
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"La mia fede è qualsiasi cosa mi faccia sentire bene riguardo all'essere vivo" (Tom Robbins, Feroci invalidi di ritorno dai paesi caldi)
"Nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà"
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Di libri non ce n'è mai abbastanza
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Bariccco e le stroncature
QUI
il caso sulle pagine di tutti gli inserti culturali.
Riassunto: Baricco si risente perché i critici Citati e Ferroni fanno battutine malevole sui suoi libri anziché recensirli.
Su Repubblica di oggi risponde Ferroni: ti ho recensito eccome, sei tu che non te ne sei accorto.
Morale della favola: meglio essere un critico snob o una primadonna letteraria?
Opinione personale: Baricco minatore subito
il caso sulle pagine di tutti gli inserti culturali.
Riassunto: Baricco si risente perché i critici Citati e Ferroni fanno battutine malevole sui suoi libri anziché recensirli.
Su Repubblica di oggi risponde Ferroni: ti ho recensito eccome, sei tu che non te ne sei accorto.
Morale della favola: meglio essere un critico snob o una primadonna letteraria?
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Come ricordava Flaiano, anche il solo leggere qualcosa e' un segno di riconoscimento.
Dedicare una recensione a ogni libro di Baricco, anche stroncandolo, significa dedicargli attenzione, tempo e spazio sui giornali, tutte cose che potrebbero avere destinazioni piu' meritorie
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Stai sveglio, non abbandonarti ai sogni. Quando scegli non devi sognare, sei tu il responsabile. (Vittorio Foa)
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...io invece voglio Liber santa subito!!Per non parlare di quelli spocchiosi che se il libro non è stato scritto da un eremita che vive su una duna di sabbia scrivendo con una cannuccia di bambù possibilmente senza usare i verbi non è degno di essere letto...
Non mi riferisco ai due critici sopra, è un'impressione più generale e diffusa.


Sarà vero che Baricco a volte scrive in modo orribilmente superficiale...però a me Novecento è piaciuto - ma tanto tanto tanto, lo confesso...mentre mi è capitato di leggere recensioni entusiastiche di illustrissimi critici (dei quali vi giuro, non mi ricordo nemmeno un nome) per poi andare a leggere il libro in questione e addormentarmi della grossa alla seconda pagina!!
Ora, io avrò anche gusti troppo commerciali ... ma secondo me la malattia segnalata da Liber tra i critici letterari è endemica, non è che a volte dimenticano che la lettura di un libro per la maggior parte dei comuni mortali dev'essere un piacere?

Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te... (N. Hikmet)
Sono lunabluxxx anche su aNobii
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Dedico il mio 50esimo messaggio a Baricco.
Baricco è stato l'unico autore di cui mi è piaciuto più il film tratto da un suo libro che il libro stesso (v. Novecento). Anche il libro era bello ma....meglio il film.
Persino de 'Lo squalo 2' era meglio il libro.
(nulla da dire contro i Baricchiani, ben inteso.. de gustibus)
Baricco è stato l'unico autore di cui mi è piaciuto più il film tratto da un suo libro che il libro stesso (v. Novecento). Anche il libro era bello ma....meglio il film.
Persino de 'Lo squalo 2' era meglio il libro.
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Anche il romanzo in questione, Questa Storia, anche se a tratti mi ha un po' annoiato, ha mostrato una bella scrittura, un modo insolito di presentare storie e personaggi (per es. nel capitolo del fratellino di Ultimo dove la descrizione è da estrappolare tra i pensieri del bambino), e una storia insolita e non banale.
Ho letto tutti i suoi romanzi - City l'avrei evitato volentieri - e mi hanno lasciato tutti un bellissimo ricordo ... di sogno, specialmente Seta.
Però...
però...
peeeerrròòòòò... (dotta citazione...)
se la cosa è come dice il critico, mi sa che stiamo girando intorno a una sonora figura di merda per il povero baricco...