Il valore del marchio e gli effetti della percezione

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el tano
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Il valore del marchio e gli effetti della percezione

Messaggio da el tano »

Partendo da una discussione che ha come punto di partenza un paio di 3d di questo forum, mi sono incuriosito sul come il marchio possa distorcere la percezione di chiunque.

Basterebbe marchiare qualunque cosa (e su questo No Logo, che sicuramente tutti voi avrete letto, è esaustivo e completo) e automaticamente diventerebbe affidabile, meraviglioso o una schifezza o una stupidaggine.

Per esempio: Mettiamo che io sia un amante del cinema di W. Allen. Il marchio WA fa in modo che il contenuto del film non sia importante (a livello inconscio dico), cioè mi fido del marchio o lo detesto. Quindi, chi ama Woody Allen dirà che il film è meraviglioso indipendentemente dal fatto che davvero lo sia e chi lo odia, beh probabilmente nemmeno lo andrà a vedere.

Cosi come chi ama Harry Potter non si preoccupa di spendere 24 euro invece di aspettare l’economico. Vuole quello li! E lo vuole 30 secondi dopo l’uscita in libreria! Ma questo è un altro discorso che mi è costato anche qualche legnata sui denti :P

Stesso discorso vale per i dischi, i telefilms, gli autori, gli attori, le scarpe da ginnastica, i partiti politici, ecc.

La mia domanda è: Riusciamo noi nel nostro piccolo a mantenere un senso critico di fronte al mondo che ci circonda? E di fronte a quello che ci bombarda audiovisivamente?

Se la risposta è si, qual’è il segreto?
E se no? Perchè?
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liberliber
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Messaggio da liberliber »

secondo me gioca un meccanismo anche inverso: metti che io adoro Woody Allen, WA fa un film che non mi piace, ergo WA mi delude, ergo ora sono molto più diffidente verso i film di WA (un esempio a caso eh).

secondo me il fattore discriminante è il senso critico: posso avere dei pregiudizi (in senso neutro, diciamo delle aspettative, buone o cattive) che possono influenzarmi in maniera preventiva su quello che penserò (sempre per l'esempio: esce il nuovo film di WA; se WA mi è sempre piaciuto vado a vederlo, se WA non mi è mai piaciuto evito o magari mi trascinano o ci finisco per caso, ma non ho la spinta ad andare) però poi mi faccio un giudizio su quello che effettivamente è quello che vedo/leggo/compro ecc. (toh guarda questo film di WA mi fa schifo/ toh guarda questo film di WA mi piace).

E secondo me il senso critico si forma leggendo il più possibile :mrgreen:
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alexyr
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Messaggio da alexyr »

Il marchio identifica di base un mix di contenuti,qualità aspettative.

Se compro un Ballantyne so che maglione avrò su, mi aspetto qualità, lavorazioni manuali e uno stile un po' snob,molto inglese.se compro un trench H&M, mi aspetto un design di moda, un livello di rifiniture industriale, una logica più smart,molto scandinava.

In sintesi, ci semplifica i paradigni di scelta. Più il bene è problematico (cioè acquisti importanti, come macchine, elettrodomestici, o delicati come prodotti per l'igiene,cibi per i bambini piccoli) più un brand riduce i nostri dubbi. Esiste un termine tecnico, appena mi viene in mente ve lo comunico. (marketing strategico è ormai un ricordo lontano). Ovviamente, più informazioni ci bombardano,più dubbi sorgono più dobbiam0o trovare un sistema di semplificazione.

Il problema sta nel quanto ci lasciamo semplificare la scelta dal brand. Ovvero, di quanto la nostra testa diventa "pigra". Per difenderci, basta impiegare del tempo in più ad una scelta. Il, problema è che spesso il tempo è davvero tiranno. la vera risorsa scarsa.
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el tano
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Messaggio da el tano »

E secondo me il senso critico si forma leggendo il più possibile
Verissimo! E te lo dice uno che all'università ha dovuto per forza sviluppare il senso critico perche in psicologia se ti bevi ogni teoria stai davvero fresco. L'unico modo per sopravvivere è la lettura, lo studio e la propria valutazione empirica.

Però attenzione! c'è anche tanta gente che legge (e tanto) che introietta i vari marchi come un dogma. :think:
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nemo
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Messaggio da nemo »

Viviamo nella civiltà dei consumi, letteralmente. Non si vende/compra ciò che serve ma l'immagine del prodotto. Ci sarebbe molto da dire ma ho smesso di lavorare in pubblicità per non dovermene occupare più.
Chiaramente, come dice Liberliber, più si legge più si capisce. Però non basta: bisogna 'applicare' quello che si legge. Ma questo è un altro paio di maniche e a tal proposito non saprei dare alcun suggerimento.
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tonyeps
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Messaggio da tonyeps »

Putroppo ogni logo è studiato a fondo per andare proprio a soffocare il senso critico delle persone.
Tutto quello che deve essere messo in vendita deve sempre e comunque soddisfare alle necessità del potenziale consumatore.
Il logo, marchio, brand... chiamatelo come volete... deve innanzitutto dire al senso critico di ognuno: "...non pensare troppo, comprami!".
Dietro questo ci sono studi di psicologia e marketing, e purtroppo modelli matematico-statistici che riducono a semplici numeri comportamenti complessi che una persona normale fa fatica a crearsi nel corso della propria esistenza.
Prima o poi tutti ci appassioniamo a qualcosa e questa cosa prima o poi ci delude, o perchè si è rafforzato il nostro senso critico o perchè, come dicono nel marketing, è "cambiato il target del brand" o "siamo usciti dal target del brand".
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alexyr
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Messaggio da alexyr »

Non credo che un brand sia creato per eliminare il senso critico.
E' un aggregatore di parametri. Identifica in sintesi una "filosofia" dietro un'azienda.

Se io chiedessi a 10 di voi scelti a caso cosa gli viene in mente dicendo IKEA, PLASMON, VERSACE, FIAT, MINI, sono sicura che le risposte sarebbero simili.

E di per sé,il brand è un oggetto neutro.Sicuramente non da demonizzare.
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Messaggio da tonyeps »

Si ma è fatto anche per tenerti legato a quell'azienda.
Quanti di voi hanno comprato i plasmon per il primo figlio e hanno continuato a farlo con gli altri?
Quanti sono stati all'Ikea e ci sono tornati a comprare di tutto di più?
ecc... ecc...
Non è il brand in se per se, è l'uso che se ne fa, come per tutti gli oggetti che trovate in giro, in commercio, in offerta o solo in bella vista.

Questo è quello che io credo.

P.S.: pensate all'elettronica "di consumo" :wink:
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liberliber
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Messaggio da liberliber »

io torno all'ikea perché costa poco senza che mi si rompa subito!
se ci fosse la pincopallo che fa lo stesso andrei alla pincopallo.

Voglio dire: ci sono anche le componenti oggettive no?
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Messaggio da tonyeps »

Ma se la Ikea avesse avuto un concorrente pincopallo, il brand IKEA sarebbe stato potenziato in modo che tu avresti continuato a sceglierlo perchè più soddisfacente le tue esigenze... :)
Dai miei ricordi sugli studi di marketing, mi sembri funzioni così...
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Messaggio da tonyeps »

...scusate gli orrori di ortografia, ma "non ci vedo più dalla fame"...
...e tornano i brand con le loro pubblicità :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
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Messaggio da el tano »

E di per sé,il brand è un oggetto neutro
Non sono daccordo. :no!:
Il logo, marchio, brand... chiamatelo come volete... deve innanzitutto dire al senso critico di ognuno: "...non pensare troppo, comprami!".
Sono daccordo :yes!:

Cioè, il valore (piu o meno valido) del marchio risiede proprio nel suo potere di cambiare significante al significato.

Se per me il significato Star corrisponde al significante ottimo sugo pronto ricco in vitamine, beh credo che il gioco è fatto.

Ciò che metaforicamente significa una cosa, metonimicamente può voler dirne un'altra.

E non stiamo parlando di contenuti subliminali ma di contenuti repressi e inconsci che (purtroppo) in questi casi muovono la gente all'acting èpiuttosto che al senso critico. :think:

L'avena dev'essere Quaker e il telefilm CSI :P (infatti Crossing Jordan che è quasi uguale sta sulla 7. Sarà perche non è a marchio CSI? :mrgreen: :lol: )
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alexyr
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Messaggio da alexyr »

Si,ma se io provo il dado Star e ritengo che faccia schifo, non compro neppure i sughi.

Invece compro la pasta BArilla perchè è buona e ritengo che saranno buoni anche i craker. Quindi li compro. Perchè comunque è un prodotto affine. Difficilmente comprerò un frigo "Barilla" perchè non posso traslare la fiducia acquisita con il cibo su un elettrodomestico.
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non so forse su di me il marchio non ha presa... o gli attribuisco un significato diverso :think:
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Messaggio da laura_s »

Interessante il gioco di "rimbalzi" sughi-cracker. In questi giorni si vede in tv questo detersivo per pavimenti omonimo del suo collega per piatti. Un signore dai piedi nudi cammina sul pavimento di piastrelle bianche e fa un giro su se stesso riproducendo con il piede nudo il rumore che potrebbe fare un dito che passa su un piatto di porcellana pulito (i più stagionati si ricorderanno che lo stesso espediente veniva impiegato nello spot del prodotto per piatti a testimonianza del suo potere sgrassante. Ovvio, usavano un dito sul piatto, e non il piede). Molto esplicitamente ti dicono "se x lava bene i piatti, x lava bene anche i pavimenti". Per cui: siamo palesemente (per giunta con rinforzo dell'effetto piede) incitati ad affidarci al significante prima che al significato (un bel po' di anni fa dovevamo fare qualche passaggio in più: "questo lavandino è così pulito che ci si potrebbe anche mangiare dentro"). Il marchio investe innanzitutto su se stesso.

l
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alexyr
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Messaggio da alexyr »

esatto.
E' proprio quello che il brand deve fare.
ma tu pensa.

Sei in Romania. Davanti a 50 barattoli di sugo che non conosci. E per la testa ti ripassano storie di OGM, pomodori cinesi....e ce n'è uno DeCecco.
cosa fai?

:think:


ah beh, la romania è scelta a caso.potremmo anche essere in un discount ad Arma di Taggia.
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Messaggio da verdeacqua »

il marchio può anche essere "alternativo" e soddisfare la nostra voglia di essere anticomformisti e non omologati. pensate alla sensazione che si prova acquistando una confezione di caffé del commercio equo e solidale. oppure a come ci si sente parte di una organizzazione e di una linea di pensiero ammirevole indossando una maglietta di Amnesty. questo per dire che il marchio non è di per sè negativo in tutto e per tutto, dipende dall'uso che se ne fa.
"...in esso vivevano uomini aridi e oscuri al pari di corde di violino, esseri dai quali si potevano però trarre tutti i valzer, tutte le lacrime, tutti i suoni del mondo." Ilja Ehrenburg

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tonyeps
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Messaggio da tonyeps »

Il solo fatto che ci ricordiamo bene brand e pubblicità, questo sta ad intendere che tutto quello che il marchio voleva fare l'ha fatto, anche se è un brand di prodotti che ci hanno deluso... CE LI RICORDIAMO!
Il brand è entrato dentro il nostro cervellino e ci è rimasto.

Questa è l'essenza del marketing e della pubblicità.

Questa è la finalità di ogni marchio, brand, simbolo lo è sempre stato e sempre lo sarà nei secoli dei secoli. Amen. :shock: :shock: :shock:
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Messaggio da alexyr »

ed è un male?
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Messaggio da Iorek Byrnison »

Io credo che tra marchio e marchio ci sia un po' di differenza, a seconda del bene in questione.
Se parliamo di capi di vestiario, è innegabile che il peso relativo del marchio sia maggiore rispetto, che so, ad automobili o prodotti alimentari...
Dificile generalizzare, io sto col Tano per quanto riguarda i trench H&M, con alexyr per il resto...
This 3d has been Ioreked. Have a nice day.
Nel forum ci sguazzo come un bisonte insaponato sui binari del metrò.
Per un punto Martin perse la cappa. Prima si chiamava Martink (IB)
Tom Cruise dice le bugie (DP)
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