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L'ebreo che ride - L'umorismo ebraico in otto lezioni e duecento storielle di Moni Ovadia
Dio ride. Ed essendosi sconsideratamente eletti come suo popolo, gli ebrei non possono che ridere di se stessi
Da bol.it:
La grande tradizione dell'umorismo ebraico ha trovato oggi in Moni Ovadia una voce inconfondibile. Come ha scritto Giovanni Raboni, "ci sarebbe impossibile ormai fare a meno di tutto ciò che Ovadia è riuscito in pochi anni a renderci da remoto e straniero che era, famigliare e quasi nostro". Il mondo che Ovadia attraversa nei suoi spettacoli, con la leggerezza e il pathos di un moderno cantastorie, viene in questo libro raccontato nella sua genesi e nel suo significato. Variando tra il racconto sapienziale talmudico e il fulminante motto di spirito, tra l'excursus storico sullo shtetl e le storielle sulle ineffabili nevrosi materne della 'yddish mame' trapiantata a New York, Ovadia ci guida alla scoperta di un umorismo profondamente dialettico che racconta la precarietà e la naturale diversità di un popolo che nasce esiliato da se stesso e dagli altri, che coltiva le proprie radici senza una terra in cui riconoscersi. Mostrando il legame inestricabile tra il riso ebraico e il divino, Ovadia mette in luce l'irresistibile carica anarchica e liberatrice dell'umorismo yddish.
Un umorismo che scardina l'intero patrimonio di certezze, di ideologie, di pregiudizi, in cui una comunità riconosce se stessa.
Ricordo di aver comprato questo libro dopo che Moni Ovadia venne nel mio liceo per parlarci di qualcosa (la mia memoria è quel che è, un colabrodo... )
Bel libro, io l'ho letto saltando pagine, tornando indietro: aprivo questo libro, leggevo una storiella, lo riponevo, poi il giorno dopo ne leggevo un'altra, e così via...
"...in esso vivevano uomini aridi e oscuri al pari di corde di violino, esseri dai quali si potevano però trarre tutti i valzer, tutte le lacrime, tutti i suoni del mondo." Ilja Ehrenburg
Mi sono dimenticato di dirvi: ovviamente potete scrivere quanto vi pare (ma non con la biro, please ), annotare, sottolineare, inserire fogli, fogliettini, appunti, fiori, foglie, cartoline, insomma... sbizzarritevi!
Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. L'importante è muoversi.