La storia che Del Toro (già autore di "Hellboy" ma anche de "La spina del diavolo") racconta si svolge su due piani, uno assolutamente fantastico e uno terribilmente realistico: la bambina protagonista si ritrova catapultata in una realtà magica in cui rospi giganti vivono sotto alberi secolari e mostri senza occhi che divorano i bambini siedono a tavole riccamente imbandite nell'attesa che qualcuno ceda alla gola risvegliandone la ferocia. E tutto questo per obbedire a un misterioso (e poco raccomandabile) fauno che le chiede di superare tre prove per tornare a regnare sul mondo sotterraneo che le spetta di diritto.
Tutto attorno a lei infuria la guerra, anzi, la guerriglia: tra i soldati franchisti che dominano la Spagna (comandati dal cattivissimo patrigno della protagonista) e i partigiani che si oppongono alla dittatura. Questo scontro militare è talmente violento che al suo confronto persino le creature più spaventose e inquietanti provenienti dal mondo della magia sembrano quasi rassicuranti. La storia procede su due binari che si intersecano di tanto in tanto senza che nessuno prenda mai il sopravvento e il racconto si mantiene sospeso tra due dimensioni contrapposte ma al tempo stesso così simili. Quello che la protagonista, così appassionata dai racconti di fate, deve affrontare è un cammino di crescita e di maturazione che la mette davanti a imprese difficili e scelte dolorose. Senza avere la certezza di dove queste scelte la porteranno.
L'atmosfera del racconto (per le ambientazioni, le luci e tutto il resto) è assolutamente cupa, soffocante. Uno dei pregi maggiori del film - oltre a quello di tenere sempre viva l'attenzione del lettore (o dello spettatore, fate voi!

Angosciante e crudo, ma secondo me da vedere... Sapendo che non si tratta della solita fiaba di Natale, anzi. Anche se c'è pure uno strano lieto fine...