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i nati negli anni 1987, 1988, 1989, 1990, 1991, 1992
II categoria:
i nati negli anni precedenti.
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“"Frontiere-Grenzen" è un concorso letterario rivolto a chi vuole esplorare tutti i territori, reali e non, legati a frontiere e confini di ogni genere. Proprio perché intende oltrepassare facili definizioni è aperto a tutti i generi della narrativa contemporanea,…” (art. 1 del regolamento).
Il premio letterario Frontiere-Grenzen, nella prima edizione, è nato con l’intenzione di offrire a chi vive nelle province di Trento, Bolzano e Belluno la possibilità di esprimere e descrivere le pulsioni profonde di queste terre. Luoghi vicini geograficamente e con territorio montano simile, che hanno visto però affermarsi nella storia culture e lingue differenti, quali quelle ladine, venete, italiane e tedesche. Esempio di convivenza etnica soprattutto al mondo attuale, in una realtà di persone che tra loro mescolano culture, che abitano, nella diversità, affini territori fisici e mentali o che si spostano per rispondere a nuovi bisogni con sempre maggiori difficoltà di convivenza, tali da creare conflitti a volte anche molto gravi. Frontiere vuole cogliere la ricchezza di questa realtà composita e dare voce ad ognuno…
Nella terza edizione il premio ha ampliato i suoi confini anche alla regione del Tirolo austriaco e in questa quarta edizione ancora amplia il suo tessuto geografico ad altre nove province italiane dell’arco alpino di frontiera del nord-est, da Verbania a Trieste e ad un’altra provincia dell’Austria, la Carinzia.
Infatti le province interessate al premio quest’anno sono: Trento, Bolzano, Belluno, Verbania, Lecco, Como, Varese, Sondrio, Pordenone, Udine, Trieste, Gorizia, Tirolo e Carinzia.
“…La frontiera, la linea che passa e discerne, separa, nella politica e nell’immaginazione, nella materia e nel sentimento, è una cosa o solo la fine di una cosa? E lo stesso narrare, non è anche lui un percorrere e misurare un confine tra le cose e la loro espressione?” (Enrico Palandri, 2000)
“…Le palizzate, le frontiere, possono proteggere. Ma rischiano di dividere e dividerci… Ebbene, può toccare anche ad un racconto il compito di ricordarci che le frontiere – anche quelle più ostiche da rimuovere, quelle che stanno dentro di noi – si possono piegare. E’ il potere delle parole, della fantasia, della creatività…” (Carlo Martinelli)
“…La frontiera unisce in quanto separa… Sul confine, sul limite ognuno di noi termina e viene determinato, acquista la sua forma, accetta il suo essere limitato da qualcosa d’altro che ovviamente è anch’esso limitato da noi.” (Franco Cassano)
Siamo abituati a credere che una popolazione individuata geograficamente, perché unita dalla stessa lingua, abbia una cultura omogenea. Dimentichiamo così che ognuno di noi è portatore di un sistema di valori proprio, dove diversi sono il modo di pensare, il modello di comportamento, i costumi, le regole, le credenze, gli obiettivi, le adesioni politiche, il livello di istruzione, le esperienze vissute, il lavoro… e tutto quanto caratterizza la nostra identità. Identità che si plasma nell’arco della vita seguendo il ritmo del tempo che segna la nostra età che cambia insieme al nostro ruolo ed agli incontri che facciamo. Quanto c’è di ognuno di noi nella società di cui facciamo parte? Quanto c’è di ognuno di noi nelle società a cui non apparteniamo? Da cosa e da chi abbiamo ricevuto i nostri caratteri? Non siamo forse il frutto di perenni migrazioni di popoli, scambi, trasformazioni, come la storia ci dice?
“Finchè gli homines prodotti dalle altre culture saranno considerati soltanto stadi intermedi sulla via del raggiungimento dell’homo currens” (uomo occidentale perennemente in corsa) “sarà perfettamente normale che i perdenti non accettino di stringere la mano a coloro che hanno imposto il gioco nel quale vincono sempre. Dalla traduzione reciproca e su un piano di parità delle diverse culture si potrebbe invece ricavare un allargamento del patrimonio culturale generale dell’umanità… un incrocio alto delle libertà e delle protezioni.” (Franco Cassano)
Pensiamo dunque che ancora molto si debba riflettere sul tema “frontiere”. Interrogarci su cosa effettivamente rappresentino per noi, uomini occidentali, può farci comprendere la complessità di cui ogni persona è portatrice, e la dinamicità e permeabilità della cultura. Fermarci a pensare può anche aiutarci ad affrontare la paranoia che la mancanza di confini ben definiti può generarci. Prendere consapevolezza del lato oscuro e aggressivo della nostra cultura può significare uscire finalmente da una posizione etnocentrica, di cui sempre si è avvalso l’occidente, e porre le premesse per incontrare l’altro, al di là della frontiera.
In questa 4^ edizione, abbiamo ritenuto di dover maggiormente specificare il vasto argomento delle frontiere, ponendo uno stimolante sottotitolo “Maschile e Femminile”. Due archetipi fondamentali della nostra esistenza, con i quali il nostro vivere quotidiano si trova continuamente a dover fare i conti, ovunque si “abiti” e con chiunque si entri in relazione.
“…“maschile e femminile” sono, apparentemente, l’oggetto di una semplice definizione di tipo anagrafico oltre che biologico. In realtà, costituiscono un processo psicologico che non finisce mai, e che può durare per tutta la vita… L’opposizione tra maschile e femminile ha dominato da sempre il paesaggio del nostro pensiero ed ha caricato su di sé l’evocazione di altre opposizioni fondamentali, come quella tra ragione e passione, tra pubblico e privato.” (Simona Argentieri). Il Femminile è sempre stato legato alla natura, alla vita affettiva, alla capacità di relazione, mentre il Maschile alla storia, al linguaggio e al potere.
La scomparsa dei concetti tradizionali di Maschile e Femminile, negli ultimi decenni, costituisce una perdita o è solo la conquista di nuove possibilità per l’immaginazione e la vita?
Riflettere dunque su Maschile e Femminile, tra nostalgia e trasformazione, significa anche cogliere questo processo di mutamento non soltanto nelle reali dinamiche individuali e di coppia ma anche in tutte le possibili accezioni di due mondi complementari e affascinanti dai confini, forse, solo apparentemente invalicabili.