Se volete parlare seriamente di qualcosa che non è presente in nessuna delle altre aree e/o volete dare un annuncio generale a tutti per una cosa importante, questa è l'area appropriata.
Le lingue (nello specifico inglese e spagnolo) sono la mia passione e un giorno mi sono detta, perché no?
E così ho cominciato a tradurre, un po' anche per mettermi alla prova, questo romanzo.
Il pensiero successivo è stato 'e mò? quasi quasi lo posto, si ma dove?'
e dove se non in un forum di libri?
Ergo, ecco qua quello che ne ho cavato fuori.
La traduzione è solo una prova, niente di professionale o che. E' un romanzo di cui ho anche fatto il ring quindi mi piacerebbe sapere se chi l'ha letto trova perlomeno decente la traduzione.
Pensavo di postare un caopitolo alla volta, per non intasare il forum.
(OT sempre che sia possibile, il libro non è ancora stato tradotto in italiano, mica ci sarà il coyright? /OT)
Invito chiunque a chiedere delucidazioni o ad aiutare nella traduzione.
buona lettura
"Winners are willing to do what losers won't"
"Impara bambino a scuola impara uomo in carcere impara donna in cucina frequenta la scuola, senza tetto procurati sapere tu che hai freddo affamato, impugna il libro è come un'arma. Non temere di fare domande verifica le cose che leggi ciò che non sai di tua scienza in realtà non lo sai." (Bertold Brecht)
Il titolo: "A grave talent"
io non ho ancora trovato una traduzione plausibile...
PROLOGO
Il primo corpicino venne trovato da Tommy Chesler un pomeriggio freddo e piovigginoso, due settimane prima di Natale.
Quella mattina Tommy aveva lasciato la sua capanna prima dell’alba con il suo fucile, vecchio e a malapena preciso, sotto il braccio e in tasca una manciata di proiettili, deciso a fare scorta di selvaggina illecita. Non aveva la licenza di caccia, la stagione della caccia non era ancora aperta, e cacciare era assolutamente proibito nel posto dove aveva deciso si andare ma tutto ciò non preoccupava minimamente Tommy. Non troppo comunque. In ogni caso prese le dovute precauzioni, casomai dovesse incappare in una guardia forestale, e rimase appostato in aree dove era poco probabile che passasse qualcuno in quel periodo dell’anno, specialmente sotto la pioggia.
Sfortunatamente ciò valeva anche per i cervi.
All’una, completamente fradicio, affamato e più incavolato che mai, Tommy si avviò verso casa. Due ore più tardi si stava arrampicando su per il sentiero scivoloso e quasi a strapiombo creato da generazioni di agili zoccoli verso la radura tra gli alberi che rivelava la Road che si ergeva sulla collina sopra di lui. Scosse la testa disgustato alla vista delle impronte e degli escrementi freschi e decise che avrebbe fatto meglio andare dagli Newborns e chiedere un po’ del maiale che avevano macellato la settimana prima. Magari barattare con della legna o pezzetti per il camino. E comunque a dire la verità il maiale era meglio della selvaggina. La selvaggina si poteva fare al forno o in umido, ma la maggior parte doveva essere scartata, e c’era tempo di stancarsi degli avanzi. Ma il maiale, cavolo. Il maiale poteva essere fatto al forno o in umido, e si poteva friggere e mescolare con mele e uova, e farci la pancetta e ---.
A Tommy venne l’acqualina in bocca al pensiero di pancetta fritta e la salsina all’uovo e quando sentì un rumore di uno strascico e intravide qualcosa che giaceva a qualche metro dal ciglio della Road, la sua mente era così occupata che gli ci volle un minuto prima che i suoi occhi e le sue orecchie smettessero di fantasticare.
Tommy si bloccò con il piede che già toccava il mucchio di ghiaia che il bulldozer aveva accantonato nell’ultimo scavo, e un’espressione di studiata meditazione si disegnò sulla sua faccia solitamente inespressiva. Tommy non era, neanche nei suoi momenti migliori, un uomo che trovava facile riflettere e ora, stanco e distratto, si tolse il cappello e si grattò la testa come per stimolarne il pensiero. Non era un uomo stupido; e Tayler lo aveva ben rassicurato su quel punto. Era solamente – attento. Cauto. Forse questo spiega perché Tommy non si voltò subito verso l’oggetto che aveva attirato la sua attenzione ma stette per un bel po’ a fissare la Road. Forse c’era qualche altra ragione. Comunque tornò indietro, lentamente. Ci fu un ancora rumore strascicato (Tommy pensò subito a una donnola) di qualcosa che si muoveva rapidamente nei cespugli bassi; con cautela Tommy girò intorno a un groviglio di quercia velenosa inattiva e, lì davanti a lui c’era un piede, i resti di un piccolo piede, freddo grigio e nudo.
Gli occhi di Tommy si fermarono con grande concentrazione sulla delicata e tonda unghia del dito più piccolo, per non dover guardare a cosa era attaccata quell’unghia mentre nella sua mente si fissava saldo il pensiero che quella mattina avrebbe fatto meglio a starsene a casa e lavorare sul tetto invece di arrivare lì per cacciare cervi illegalmente, e quando i suoi pensieri tornarono inesorabilmente verso il prosciutto, Tommy Chesler si sentì improvvisamente molto, molto male.
Gli ci volle un po’ ma il suo stomaco alla fine la smise di arrampicarsi su per la gola. Si pulì la bocca con l’acqua fresca della borraccia che portava sempre con sé e cercò di pensare a cosa fare. Tommy poteva anche essere un uomo con poco acume ma era comunque un’anima buona e amava i bambini. Senza domandarsi troppo il perché sapeva che non voleva lasciare quel posto per cercare aiuto – dalle orme fresche che vedeva (una donnola, si, e una volpe, e altro) perché non ci sarebbe rimasto un bel niente a cui tornare. Un altro uomo avrebbe potuto fregarsene e continuare giù per il sentiero, facendo attenzione a non mostrare a tutti il suo fucile da caccia, ma non Tommy. Quasi come se lei (o era un lui?) avesse parlato, Tommy seppe di essere responsabile di questa bambina (gli era sembrato di vedere dei capelli lunghi). Non accadeva molto spesso che a Tommy venisse affidata la responsabilità verso un essere umano, e non aveva certo intenzione di fallire. Anche se si trattava di un morto.
Decise che c’era bisogno di un segnale. Le case più vicine erano a circa due miglia di distanza, perciò doveva essere un segnale bello grosso. Stette fermo a pensare intensamente, senza curarsi del morso del vento e l’odore pungente, fino a quando un’idea si fece Road nella sua mente, il ricordo di un’immagine sgranata di un film di cowboy visto alla vecchia televisione di Tayler. Guardò il suo fucile e la manciata di proiettili presi dalla tasca. Dieci da sparare e uno in canna. Dovevano bastare. Puntò il fucile in aria a caso e sparò. Aspettò un po’ e sparò di nuovo. Un’altra pausa e ancora uno sparo. Due minuti più tardi rifece i tre spari e si chiese un po’ in colpa dove i proiettili sarebbero atterrati. Dopo un’altra pausa ripeté la sequenza; poi, sempre ordinato, raccolse i bossoli e pensò a cosa fare. Forse, pensò, non era proprio necessario rimanere così vicino al cadavere. Riprese ad arrampicarsi su per la collina scivolosa verso la Road e sentì le prime risposte: tre spari ben distanziati. Caricò il fucile con uno dei sue colpi rimasti e sparò. Gli rispose uno sparo. Rassicurato si accucciò contro un albero da dove poteva tenere d’occhio la collina sottostante e attese.
Quello che seguì era prevedibile anche se senza precedenti. Arrivarono i fratelli Riddle, e sebbene la loro reazione alla scoperta di Tommy non fu così drammatica come la sua (poiché erano arrivati aspettandosi dei guai e probabilmente non stavano pensando a del prosciutto) tornarono su verso la Road in un pesante silenzio e deglutendo convulsamente. Tommy e Ben Riddle si avviarono giù per la collina verso la fattoria dei Dodson che distava cinque miglia e nel giro di un’ora Amy Dodson, i capelli raccolti in una coda, svolazzava giù per la Road al sicuro sul suo pony, Matilda, verso il capannone di Tayler e un telefono a quattro miglia di distanza. Era quasi mezzanotte quando la squadra della polizia arrivò al luogo dove giacevano i resti di Tina Merrill, dopo aver perso un quattro per quattro e il suo autista (che dovette essere portato via con un elicottero per una gamba rotta) nel Tyler’s Creek. Ovviamente nessuno sapeva il nome della bambina. Ci vollero un paio di giorni per far combaciare le lastre dei denti e le tracce di una vecchia frattura al braccio destro con la foto di una bambina, con un dente mancante, che sorrideva dalle centinaia di manifesti e pali del telefono della Bay Area, ma l’identità fu subito certa.
Non fu un Natale felice per la famiglia Merrill.
Poiché il corpo di Tina era rimasto così tanto tempo sulla collina fu difficile per chi fece l’autopsia averne la certezza ma non sembrava che la bambina fosse stata molestata in nessun modo prima di essere strangolata. Era sparita da San Francisco lungo il percorso da scuola verso casa, il mercoledì dopo il Ringraziamento, ed era stata lasciata nel bosco per pochi giorni dopo la festa. A quanto pare l’assassino aveva portato il corpo nudo nel luogo del ritrovamento a circa mezzo miglio dalla Road all’entrata della riserva statale dove Tommy Chesler l’aveva trovata dieci giorni dopo. Il detective super affaticato a cui venne affidato il caso non sperava molto in un arresto immediato. Il suo nome era Alonzo Hawkin.
La seconda bambina venne trovata sei settimane dopo, a quindici miglia in linea d’aria, e in condizioni considerevolmente più fresche. La coppia che la trovò non aveva niente in comune con Tommy Chesler se non il fatto di pensare che quel giorno avrebbero fatto meglio ad andare da qualche altra parte. Era stata una mattinata spettacolare, una di quelle giornate brillanti dopo una settimana di pioggia, e si erano svegliati decidendo all’improvviso di darsi malati al lavoro, gettare del brie, pane raffermo e del Riesling nella borsa da picnic e andare in macchina lungo la costa. L’impulsività li aveva poi chiamati dalla spiaggia dove il Tyler’s Creek si gettava nell’oceano e dopo il picnic avevano deciso di cercare un po’ di intimità sul sentiero lungo il torrente, dove invece trovarono Amanda Bloom.
Anche Amanda proveniva dalla Bay Area oltre la collina, anche se casa sua era al di là del fiume rispetto a quella di Tina. C’erano una serie di similitudini tra le due bambine: entrambe frequentavano l’asilo, entrambe erano bianche e con capelli castani, entrambe provenivano da famiglie medio borghesi. Ed entrambe erano state rapite lungo il tragitto verso casa.
Ma il vero casino scoppiò con il terzo cadavere, ancora prima del suo ritrovamento. Samantha Donaldson scomparve dalla casa multi miliardaria dei suoi genitori, circondata da cancelli e con un giardino curatissimo, situata nelle colline sopra Palo Alto, in un soleggiato lunedì di Febbraio. Salvo riapparire, morta stecchita, poche ore più tardi su Tyler’r Road. Samantha aveva cinque anni e dei splendenti capelli castani, e il suo rapimento portò a livelli di panico il sentimento di tensione che serpeggiava tra i genitori della Bay Area che avevano figlie di età prescolastica e con i capelli castani. Da Napa fino a Salina i genitori calavano sulle scuole, mandavano delegazioni alle stazioni di polizia, organizzavano pattuglie automunite e intrattenevano centinaia di conversazioni riservate con i loro figli, spaventandoli con possibili scenari di pericolo qualora avessero parlato con persone sconosciute; conversazioni che portavano con sé sentimenti di profondo sdegno da parte degli stessi genitori per dover essere costretti a spaventare i propri figli per proteggerli.
I Donaldson erano gente in vista sulla penisola. La Signora Donaldson, abitante di San Francisco da tre generazioni, era la forza motrice dietro – e davanti – a una serie di programmi d’arte e contava tra le sue conoscenze il sindaco di San Francisco. Quindi non fu una sorpresa il fatto che a due ore dalla scomparsa di Samantha il detective Alonzo Hawkin si vide togliere altri casi e fu messo a capo delle investigazioni di tutte quattro le contee. Gli venne anche affiancato un aiuto e non fu affatto contento quando ne seppe il nome.
“Chi è”? I tratti del suo viso, già sciupati dalla fatica, si contrassero come se avesse annusato qualcosa di marcio, il che in un certo senso era vero.
“Catarina Cecilia Martinelli, conosciuta come Casey, dalle sue iniziali.”
“Cristo Santo, Ted.. Là fuori c’è un pazzo che uccide delle bambine, fra un po’ avrò metà della California del Nord tra capo e collo, e voi mi assegnate una Madonna in uniforme che probabilmente fino alla settimana scorsa non ha fatto altro che dare multe per divieti di sosta.”
“E’ diventata ispettore un anno fa,” disse pazientemente il tenente Patterson. “E’ nuova ma si è laureata con ottimi voti a Cal e i tipi di San Jose dicono che ha una competenza coi fiocchi, la hanno anche dato un encomio.”
“ ‘Competente’ significa che o sarà impossibile andarci d’accordo o che sarà talmente nervosa che si sparerà in un piede.”
“Lo so che non ha esperienza, Al, e probabilmente non l’avremmo neanche promossa detective, ma penso che se la caverà. Diavolo, anche tu sei stato giovane una volta, e non ci metterà molto a invecchiare se lavorerà con te,” disse, in tono confidenziale, ma vista la scarsa reazione sulla faccia di Hawkin, sospirò e tornò a un tono più autoritario. “Ascolta, Al, dobbiamo avere una donna in queste indagini ma le migliori che ho sono occupate, malate o in licenza per maternità. Accettala.”
“Preferirei avere una delle segretarie della squadra.”
“Al, o ti prendi Martinelli o do il caso a Kitagawa. Ascolta, voglio che sia tu a dirigere l’indagine. Ho letto i rapporti sui casi che hai seguito a Los Angeles, i due rapimenti, e mi è piaciuto il modo come ci hai lavorato su. Ma io devo avere un viso femminile in questo caso – sono sicuro che capisci – e non ho proprio nessun altro libero. Ti darei una donna con più esperienza se potessi, ma al momento non ne ho. Credimi, Al, voglio che questo bastardo sia preso, velocemente, e non ti farei una cosa del genere se pensassi che lei ti fosse d’intralcio. Ora, accetti o devo dare il caso a Kitagawa?”
“No. Voglio questo caso. La prendo. Ma mi devi un favore.”
“Ti devo un favore, ok. Eccoti il suo file. Le ho detto che la vuoi vedere domani mattina alle sei.”
"Winners are willing to do what losers won't"
"Impara bambino a scuola impara uomo in carcere impara donna in cucina frequenta la scuola, senza tetto procurati sapere tu che hai freddo affamato, impugna il libro è come un'arma. Non temere di fare domande verifica le cose che leggi ciò che non sai di tua scienza in realtà non lo sai." (Bertold Brecht)
legs-weaver ha scritto:il libro non è ancora stato tradotto in italiano, mica ci sarà il coyright?
beh, di solito si... diciamo che personalmente mi preoccuperei della questione *prima* di mettere in pubblico la traduzione
-gioRgio-
"Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico." (proverbio cinese)
"ma non e' detto che tu sarai in condizioni migliori" (gRg)
San Francisco era ancora buia quando il telefono strillò a un passo dall’orecchio di Catarina Cecilia Martinelli, Casey per i colleghi, Kate per i pochi amici. Rispose prima che finisse di squillare la prima volta.
“Si?”
“Ispettore Martinelli?”
“Si.”
“L’Ispettore Hawkin vuole che lei vada a prenderlo davanti all’entrata principale tra un quarto d’ora. Mi dice di informarla che hanno trovato Samantha Donaldson.”
“Non viva.”
“No.”
“Dica all’ispettore che ci metterò venti minuti, a meno che non mi voglia in pigiama.” Mise giù senza aspettare una risposta, scostò il groviglio di lenzuola, e stette distesa per un po’ a guardare il soffitto nella stanza buia. Non indossava nessun pigiama.
Una voce assonnata venne dal cuscino di fianco.
“Sarà una cosa abitudinaria d’ora in poi?”
“Sapevi di metterti nei guai quando mi hai sposata,” Kate ringhiò divertita.
“Non ti ho sposata.”
“Se vale abbastanza per Harriet Vane, vale anche per te.”
“Oh, Santo Dio, che ore sono? Le cinque? La sapevo che questa promozione era uno sbaglio.”
“Torna a dormire.”
“Ti preparo la colazione.”
“Non c’è tempo.”
“Un po’ di pane tostato allora. Tu vai a farti la doccia.”
Kate raccimolò un po’ di vestiti da cassettoni e armadio e si bloccò, con i vestiti sotto braccio, a guardare fuori dalla finestra.
Di tutte le viste sul ponte che dominava questo lato della città, questa era quella che amava di più – ancora al buio ma con i primi pendolari che cominciavano ad affollare i semafori sparsi qua e là, così vicini da quasi toccarli con mano. Il Bay Bridge era una struttura più a misura d’uomo rispetto al più famoso Golden Gate Bridge e proprio per questo ancora più bello. Sporgendosi un po’ si poteva anche vedere l’isola di Alcatraz che si trovava proprio di fronte alla casa. Kate si appoggiò al davanzale della finestra, controllò che l’isola con la sua prigione ormai defunta sembrasse surreale come al solito nel buio, e rimase per un po’ così contro lo stipite della finestra, il suo naso quasi a contatto con il vecchio vetro ondulato. Venne colpita da una breve e intensa ondata di passione verso quella casa, per il legno sotto le sue mani – legno che lei stessa aveva scortecciato, piallato e verniciato diciotto mesi prima – e per le assi di quercia sotto i suoi piedi nudi che lei stessa aveva liberato dalla disgustosa moquette a fiori e riparato, piallato, verniciato e passato con la cera. Nei neanche trenta anni della sua vita aveva vissuto in diciotto case differenti e non aveva mai fino ad ora capito come si potesse amare così ossessivamente delle semplici quattro mura. Ora lo sapeva. Mentre osservava le macchine che curvavano in fondo alla via pensò che forse era tutta questione di metterci del sudore in un caseggiato prima di poterlo chiamare casa. O forse era il fatto che non aveva mai abitato prima in qualcosa che non fosse solamente di gesso. In effetti era difficile appassionarsi a una casa fatta solamente di compensato e filo spinato.
Questa casa così vecchia era una vera rarità in una città come San Francisco dove persino (the Mission?) era una finta ricostruzione.
Le sue pareti avevano annusato il fuoco del 1906 che aveva distrutto la maggior parte di quello che era rimasto dal terremoto. La casa aveva assistito a sei nascite e due morti, aveva sofferto l’affronto di essere verniciata e circondata da edifici sempre più alti pieni di appartamenti dall’affitto assurdamente alto che avidamente le avevano rubato la magnifica vista da Russian Hill. La casa faceva parte in tutto e per tutto di San Francisco, vistosa e dignitosa allo stesso tempo, immensamente incivilita ed elegantemente incurante delle eccentricità del suo vicinato. Aveva qualche balcone, una buona dose di legno lavorato a mano, travi maestose, pavimenti incurvati e un piccolissimo giardino ombreggiato dai nuovi palazzi adiacenti e da un albero del vicinato. Kate sperava che la casa fosse soddisfatta di lei come lei lo era di essa.
“Dovrei accendere le luci,” disse Lee dietro di lei. “Far venire i brividi a qualche pendolare.” Kate fece cadere una scarpa, accorgendosi con un po’ di panico che era rimasta ad osservare incantata le luci della notte per un paio di minuti, raccolse la scarpa e corse verso il bagno.
Il pane tostato l’aspettava di sotto assieme a un grande thermos pieno di caffé forte e una busta di panini, e Kate accostò al marciapiede esattamente ventuno minuti dopo. Hawkin la stava aspettando sul marciapiede di fronte al Tribunale, un impermeabile al braccio, e salì in macchina al posto del passeggero. Si tolse il cappello e lo buttò noncurante sul sedile posteriore.
“Sai dove stiamo andando?” chiese come per fare conversazione.
“Tyler’s Road?”
“Esatto. Svegliami dieci minuti prima che arriviamo,” e così dicendo appallottolò l’impermeabile contro la portiera e si addormentò prima di arrivare all’autostrada.
Kate guidò velocemente e sicura per le strade vuote fino all’entrata dell’autostrada, superò le curve e si immise senza fatica nella corsia in direzione sud. Era grata della mancanza di conversazione anche perché, sebbene il suo viso tondeggiante avesse un’espressione calma nella luce grigia del mattino e le sue dita corte e forti fossero tranquillamente adagiate sul volante, erano in realtà gelide e il corpo era tutto un sudore.
Kate uscì dalla statale 280 e puntò la macchina a ovest verso le montagne che costeggiavano la costa, e nella luce grigia di prima mattina si sforzò di rilassarsi. Sgranchì le mani una ad una, si accomodò meglio sul sedile e cercò di entrare nello stato mentale che usava per i lunghi tragitti. Calma Kate, si diceva, un passo alla volta, non c’è niente che tu non possa controllare qua, è solo un altro piccolo passo su per la scala; Hawkin non è un orco e imparerai molte cose da lui. E’ normale essere apprensivi – giornalisti e macchine fotografiche, tutti gli occhi puntati su di te – ma nessuno vedrà oltre la superficie, nessuno è interessato a te.
In realtà non aiutava certo sapere di essere lì per una serie di ragioni che lei non avrebbe certo scelto e che non la facevano certo sentire orgogliosa. La divertiva il fatto di essere considerata una minoranza, promossa prima del tempo (ma di un grado appena) grazie ad assenze inaspettate e uno di quei periodi di lamentele all’interno del dipartimento inerenti l’Immagine, le Minoranze e il temuto Movimento Femminista. Tuttavia non era per niente divertente pensare di essere stata assegnata al caso perché era abbastanza fotogenica e per essere una che sapeva fare gioco di squadra senza farsi problemi, che era una risposta politica del SFPD alle critiche delle agenti donne e, peggio ancora, che il suo incarico rifletteva quella concezione ormai datata e assurda che le donne, anche senza figli, ‘ci sapevano fare con i bambini.’ Erano sicuramente dei motivi abbastanza umilianti ma Kate non era certo il tipo da sprecare un’occasione così anche se per dei meriti non proprio chiari. Sperava soltanto che la gente con cui avrebbe lavorato non se la prendesse tanto. In quanto ad Al Hawkin non ne era ancora sicura. Le era sembrato piuttosto brusco ieri ma …
Ieri Kate si era presentata nell’ufficio di Hawkin alle sei precise, con addosso gli stessi identici sintomi di nervosismo che erano perdurati fino a questa mattina, le mani gelate, il corpo tutto un sudore e la gola secca. Quando aveva bussato Hawkin aveva alzato lo sguardo dalla sua scrivania ricoperta di fogli di carta, un uomo tarchiato con i capelli brizzolati e una camicia azzurrina, le maniche arrotolate su braccia irsute, senza cravatta, il colletto slacciato, e un’aria di chi aveva bisogno di una bella rasata. Si era tolto gli occhiali e l’aveva squadrata con uno sguardo distaccato e calmo dei suoi occhi grigio-blu, tanto che lei aveva pensato di aver sbagliato stanza. Non aveva per niente l’aria di terrorizzare le persone, come aveva sentito dire.
“Tenente Hawkin?”
“Non più. Solamente ‘Ispettore.’ E lei è …?”
“Ispettrice Martinelli, capo. Il Tenente Patterson mi aveva detto di essere qua alle sei in punto.” Sentì che la sua voce prendeva un’intonazione come di richiesta e si scocciò. Non sarai una di quelle ‘Signorine tutte si signore’ si disse con ferocia.
“Esatto. Lei guida?”
“Guidare?” ripeté, un po’ presa alla sprovvista. “Si, ho la patente.”
“Bene. Io odio guidare. Prenda una macchina di servizio. O se ha una radio può usare la sua e mettere tutto a carico del dipartimento. A me non importa affatto. L’importante è che il serbatoio non vada mai al di sotto del mezzo pieno. Sarebbe un peccato rimanere a secco nel bel mezzo del nulla.”
“Si, capo. Allora prenderò la mia, grazie. Ho anche un telefono in macchina. Capo.”
“Il mio nome è Al.”
“Va bene, Al.”
“Quelle scartoffie sono per te, portatele a casa, voglio che tu le legga tutte entro domani. Ci vediamo domani mattina.”
Detto ciò si rimise gli occhiali e si concentrò su un altro file. Cercando di mantenere un’espressione dignitosa nonostante il commiato, Kate aveva raccolto la pila di scartoffie ed era tornata a casa dove aveva letto fino notte inoltrata. Prima, in ogni caso, aveva fatto il pieno al serbatoio e controllato l’olio del motore.
Un po’ più di dieci minuti prima che arrivassero Kate disse piano il suo nome e Hawkin si svegliò immediatamente e cominciò a guardarsi intorno. Alcune grosse gocce caddero sul parabrezza. Kate accese i tergicristalli e guardò verso Hawkin.
“Credo che quegli impermeabili ci serviranno,” disse. Hawkin sembrò non averla sentita e Kate arrossì lievemente. Dannazione, non sarà anche lui come tutti gli altri?.
In verità Alonzo Hawkin non era come tutti gli altri. Alonzo Hawkin era semplicemente la personificazione del pensiero a senso unico e in quel momento la sua mente pensava a tutto tranne che al tempo. Non gli sfuggiva niente, rispondeva poco e pensava incessantemente al suo lavoro. Sua moglie lo trovava poco di compagnia e si era buttata sui loro due figli – scuola, lezioni di danza, squadre di calcio. Sei mesi dopo che il più giovane dei figli era partito per l’università, la presenza di un marito costantemente distratto che lavorava fino agli orari più strampalati e dormiva in orari addirittura più stani, l’aveva fatta capitolare e anche lei lo aveva lasciato. Questo era successo un anno fa. Hawkin aveva mantenuto il suo lavoro a Los Angeles ma quando aveva saputo del posto vacante a San Francisco l’aveva accettato pensando a come sarebbe stato bello un’estate meno afosa. E così, sorprendendosi a provare meno rimorso di quello che pensasse, aveva lasciato la città dove aveva passato la maggior parte della sua vita adulta, dopo aver impacchettato i suoi libri e l’acquario.
Hawkin si svegliò come faceva sempre quando non si trovava nel suo letto, senza alcun senso di disorientamento, il filo del suo pensiero che riprendeva da dove aveva lasciato. In questo caso i suoi pensieri viaggiavano in parallelo con quelli di Kate. Hawkin aveva il forte sospetto che a lui, nuovo arrivato, fosse stato affibbiato questo caso spinoso per salvare le teste dei capi. Era un outsider, facile da sacrificare, nel caso di un fallimento, sull’altare della pubblica opinione. In caso di fallimento, diranno si insomma era uno di quelli super raccomandati dai suoi ex colleghi ma d’altronde non è che ci potessimo aspettare molto da uno che non conosce la zona. Al contrario il successo verrebbe sicuramente usato per sottolineare il buon giudizio di quelli che l’avevano scelto. Probabilmente non era giusto essere così sospettosi dei loro motivi – dopotutto al dipartimento mancava gente e in effetti lui aveva un paio di casi di sequestro risolti a suo carico, per cui era logico che avessero scelto lui. Sapeva comunque che si stava cercando di guadagnare tempo e che gli era stata data la priorità per affrontare un pubblico quasi isterico e il peso non da poco di una figura come la Signora Donaldson, mentre il dipartimento sopra di lui decideva cosa voleva fare. Allarmante ma lui avrebbe probabilmente fatto la stessa cosa. No, si corresse, probabilmente non l’avrebbe fatto. Ad Al Hawkin piaceva stare nel bel mezzo delle cose. Doveva solamente assicurarsi di fare centro.
Si chiese se questa ispettrice al suo fianco, riservata, quasi carina e pericolosamente troppo giovane sarebbe risultata competente come sembravano suggerire la sua scheda e la sua guida. Sperava Dio che lo fosse, per il bene di entrambi. Hawkin corrucciò la fronte alla vista del cielo coperto e sospirò pensando a Los Angeles.
“Mi sa che hai ragione” disse ad alta voce e non notò il suo sguardo sorpreso mentre si allungava verso il suo cappello sul sedile posteriore. “Quello è caffé?” chiese vedendo il thermos sul sedile.
“Si. Serviti pure. C’è una tazza nel cruscotto.”
“Niente zucchero?”
“Spiacente, no”
“Oh beh, che ci vogliamo fare.” ammise e sorseggiò con cautela. “Un buon caffé. Come hai avuto il tempo per farlo?.”
“Non l’ho preparato io. Me lo ha fatto un amico.”
“Deve essere proprio un buon amico per farti del caffé alle cinque e mezza della mattina.”
“Mmmmm”
“Beh il suo caffé è decente, ma la prossima volta digli di metterci qualche bustina di zucchero per me.”
Kate aprì la bocca come per dire qualcosa ma la richiuse con fermezza. Ci sarebbe stato tempo per quello un’altra volta. Altre cose premevano.
“Il corpo – chi l’ha trovato?” Kate chiese.
“Una delle donne della Comunità, Terry qualcosa, Allen mi pare. E’ un’infermiera, lavora un giorno sì uno no in città, sempre in orari strani. Lascia i suoi due cani a casa di Tyler, all’inizio della Road, e va a casa a piedi. Alle due del mattino, ci credi? Comunque un paio di miglia sopra la Road i cani hanno cominciato a eccitarsi per qualcosa giù per la collina, e lì per lì lei aveva pensato a una donnola o un procione, ma poi la sua torcia l’ha trovata ed era la ragazzina. Ha svegliato un vicino e l’ha mandato giù da Tyler a telefonare mentre lei è rimasta vicina al cadavere. E’ tutto quel che so. La interrogheremo più tardi da Tyler. Ho detto a Trujillo – l’incaricato locale delle indagini? – di raggruppare tutti quelli che abitano sulla Road e portarli giù. Non possiamo intervistarli uno per uno a casa loro, ci vorrebbe una settimana.”
“La Road è conciata male? E’ per quello che la donna deve andare a casa a piedi?”
“Non c’era tutto nella roba che ti ho dato da leggere ieri? Forse non ci ho pensato a menzionarlo tra le note del caso. Comunque, l’intera area è di proprietà di un certo John Tyler. Uno a posto, ma un po’ eccentrico anche per gli standard della California – si considera la versione moderna di un latifondista di campagna che vive in un podere agricolo, con qua e là qualche rimando a una versione ecologica dei giardini dell’Eden. Niente corrente elettrica nella zona, niente telefoni e le macchine possono passare sulla Road solo due volte alla settimana. Ci vivono più di settanta persone, alcune di loro a nove miglia da un telefono, lungo una vecchia (fire road?) che straripa ogni tre anni”
“Sembra divertente” disse Kate pensando a come la sua macchina avrebbe affrontato la cosa.
“Vero? Tutti gli inconvenienti della vita moderna senza nessuno dei benefici. In ogni caso così il campo d’azione è considerevolmente limitato. Ci sono cancelli con lucchetti in entrambe le entrate della Road – lucchetti che sono stati cambiati il mese scorso e di cui solo i residenti hanno le chiavi – e il corpo è stato trovato a circa due miglia e mezzo da qua”.
“Ieri era uno dei giorni in cui le auto avevano libero accesso?”
“Trujillo dice di sì e che le persone che lavorano in città in quei giorni fanno la spesa di provviste e tornano su in macchina di sera, così che nessuno presta molta attenzione alle macchine nelle serate di Lunedì.”
“Grandioso. Beh se la Road è fangosa ci dovrebbero essere delle tracce, sempre che arrivino là presto.”
“Dipende dall’ora in cui sono state fatte. Qua è piovuto dopo mezzanotte. "Già,” disse vedendo la sua espressione, “a volte capita.”
“Magari abbiamo un colpo di fortuna. Sai se questo Tyler è lo stesso che organizza un fine settimana a tema medioevale ogni anno? Mi sembra che si tenga in un posto chiamato Tyler’s Barn, tutti in costume d’epoca, con gare di arco, o qualcosa del genere.”
“Sicuro che è lui. Il posto pullula di lance, spade e Dio sa solo che altro. Eccoci qua. E sembra che qualcuno abbia avvisato la stampa.”
"Winners are willing to do what losers won't"
"Impara bambino a scuola impara uomo in carcere impara donna in cucina frequenta la scuola, senza tetto procurati sapere tu che hai freddo affamato, impugna il libro è come un'arma. Non temere di fare domande verifica le cose che leggi ciò che non sai di tua scienza in realtà non lo sai." (Bertold Brecht)
legs, vero che non hai intenzione di postare più del 15% del libro, come prevede la legge?
Ho potuto così incontrare persone e diventarne amico e questo è molto della mia fortuna (deLuca)
Amo le persone. E' la gente che non sopporto (Schulz)
Ogni volta che la gente è d'accordo con me provo la sensazione di avere torto (Wilde)
I dream popcorn (M/a) VERA DONNA (ABSL)
Petulante tecnofila (EM)
NON SPEDITEMI NULLA SENZA AVVISARE!
Meglio mail che mp. Grazie.
no no, stavo giusto pensando a tutti i discorsi riguardo copyright e diritti d'autore.
sbaglio o funziona come per le fotocopie?
a parte che ho detto, fin dall'inizio, che era una traduzione amatoriale e non professionale... mi pare ci sia già stato un tentativo del genere proprio da parte di alcuni corsari che avevano deciso di tradurre uno dei libri della saga di Harry Potter, o sbaglio?
domanda 1: perché invece le canzoni si possono postare per intere?
domanda 2: e se lo postassi sul mio blog, cosa succederebbe?
mi sa che il mio 'esperimeto' finisce qua...
"Winners are willing to do what losers won't"
"Impara bambino a scuola impara uomo in carcere impara donna in cucina frequenta la scuola, senza tetto procurati sapere tu che hai freddo affamato, impugna il libro è come un'arma. Non temere di fare domande verifica le cose che leggi ciò che non sai di tua scienza in realtà non lo sai." (Bertold Brecht)
Io mi ricordo di un caso in Germania, dove hanno tradotto Harry Potter perché non erano soddisfatti del traduttore ufficiale che modestamente fa schifo. Hanno avuto delle beghe con la casa editrice, alla fine hanno risolto facendo in modo che le traduzioni venissero date solo alle persone che partecipavano alla traduzione, senza pubblicarle e renderle accessibili pubblicamente. Però, appunto, è stato un accordo con la casa editrice, non è mica detto che vale per tutti, magari altre sono meno disponibili.
Io ti consiglierei di passare almeno ad una mailing list, chiusa, in modo che solo chi partecipa alla traduzione possa leggerla tutta, proprio come hanno fatto questi qua. Anche se non so se così rispetti il copyright, ma credo sia sempre meglio che postare su un forum o su un blog.
Ultima modifica di last-unicorn il dom feb 18, 2007 12:37 pm, modificato 1 volta in totale.
domanda 1: perché invece le canzoni si possono postare per intere?
Perchè non si possono postare per intere.
domanda 2: e se lo postassi sul mio blog, cosa succederebbe?
Che in ogni caso ti servirebbe un buon avvocato.
This 3d has been Ioreked. Have a nice day.
Nel forum ci sguazzo come un bisonte insaponato sui binari del metrò. Per un punto Martin perse la cappa. Prima si chiamava Martink (IB) Tom Cruise dice le bugie (DP)