il suono... come lontana nella notte una musica che dilegua

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max3w
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il suono... come lontana nella notte una musica che dilegua

Messaggio da max3w »

FONTE: www.massimopetrucci.it

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Ideali, amate voci
di coloro che son morti o come i morti
sono per noi perduti.

A volte ci parlano in sogno
a volte esse vibrano dentro.

E con il suono, per un istante l’eco fa ritorno
dalla prima poesia di nostra vita -
come lontana nella notte una musica che dilegua.


(poesia di Constantinos Kavafis)


Alle volte penso a tutte le persone che ho conosciuto nel corso degli anni, persone con le quali ho condiviso pezzi della mia vita, dalle quali ho preso, rubato, sbirciato pezzi della loro vita.

Con-dividere, dividere con… dividere il proprio tempo ed i propri sentimenti con queste persone, delle quali mai avrei pensato di perderne le tracce, di non sapere nemmeno lontamente oggi cosa siano diventate. Ad iniziare dalle cose più banali, che ne so, se si sono sposate, se hanno figli, che lavoro svolgono. Se sono ancora vive…

Eppure un tempo siamo stati così uniti; come con le donne che ho amato ad esempio, con le quali ho diviso più del mio tempo, ho condiviso, diviso con loro, i miei sogni e loro con me. Ad un certo punto alcuni dei miei sogni e dei loro sogni erano gli stessi: il mio sogno era il loro sogno, il loro sogno il mio. Uniti nello stesso sogno di una vita da inventare insieme.

Con una di essere, che poi ci sono stato pochissimo a pensarci, disegnai la piantina della nostra casa ideale, ci disegnai perfino la disposizione dei mobili. Lei voleva le stanze tutte colorate in modo diverso, a me sembrava una cosa assurda, ma oggi l’idea non mi dispiace più tanto. Ma oggi molti lo fanno, all’epoca non ne avevo mai sentito parlare tranne che da lei.

Il fatto è che di molte di loro, della maggior parte di loro, non ne so più nulla e nulla loro sanno di me.

Estranei eravamo ed estranei siamo diventati.

Eppure quello che oggi sono, è frutto anche di quelle persone, delle loro idee, degli scontri avuti, delle risate. Per un periodo della mia vita il mio migliore amico si chiamava Alessandro G. Non avrei mai pensato che di Alessandro G. non ne avrei saputo più nulla. Molti anni dopo il nostro allontanamento, accaduto in modo graduale, non per un litigio, ma solo perché… non lo so! Accidenti, per una serie di cose ad un certo punto non ci siamo frequentati più. Comunque, dopo anni, Alessandro G. Mi chiama al telefono. Come abbia avuto il mio numero è un mistero insoluto. Mi chiede d’incontrarlo. Erano forse passati dieci anni.

Alessandro G. conosceva bene anche mia sorella, il giorno che venne a trovarmi fu una fortuna che lei era in casa perché io feci così tardi che non lo incontrai. Ma il mio ritardo, in parte dovuto ad inaspettate contingenze, fu anche per colpa mia, quasi una volontà inconscia, poi nemmeno tanto, di non incontrarlo. Dopo tutti quegli anni non avevo più nulla da condividere con lui, ma, principalmente, io non ero più quello che con lui chiacchierava di Milena C., di discoteca, di giornaletti porno trovati qui e lì o di audiocassette da duplicare. Lui era il mago delle duplicazioni, aveva uno stereo Kenwood stupendo, pieno di led luminosi, manopole e cose che allora mi sembravano fantascientifiche e che oggi fanno parte del bagaglio minimo di qualunque stereo. Ad esempio aveva l’autoreverse: quando la cassetta finiva non c’era bisogno di girarla a mano, semplicemente cambiava lato in automatico facendo girare il nastro nel verso opposto. Una magia!

Alessandro G. non mi telefonò più ed io ne fui contento, ma poi, con il tempo, una punta di rammarico mi è rimasta.

Quando sei un ragazzino non hai voci del passato che ti parlano dentro, hai solo un futuro da immaginare e, per l’appunto, condividere con chi ti è vicino e credere che per tutta la vita quella persona sarà con te.

Ma più passa il tempo e più la folla dei conoscenti che diventano estranei aumenta, una folla di personaggi in cerca di autore, persone che hanno preso qualcosa da te e che ti hanno lasciato qualche mania, idea, espressione del volto, una frase che oggi ripeti e di cui ne hai dimenticato l’origine.

Ho l’impressione che più il tempo passa e più aumentano queste voci che a volte esse vibrano dentro, come dice Kavafis; voci di persone vive che ci sono appartenute, voci di persone morte che un tempo hanno intersecato la loro vita con la nostra. Di tutte queste persone ci rimane come un suono dentro, un suono alle volte dissonante, altre volte melodico, altre volte ancora indefinibile, al quale devi prestare attenzione, accigliarti per comprenderne il senso, per associare le vibrazioni al giusto ricordo.

Forse invecchiando si comprende sempre meglio come ascoltare questi suoni di dentro, questa musica che dilegua, perché il futuro diventa sempre più breve e vicino, il futuro diventa il mese prossimo e forse è anche per questo che ci si dimentica di quello che si è fatto oggi, perché si comprende che ciò che accade nel presente non avrà più il tempo di trasformarsi nella musica, spesso dolce e malinconi, dei ricordi.
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Rambaldi
Spugna
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Messaggio da Rambaldi »

Citazione:
"Quando sei un ragazzino non hai voci del passato che ti parlano dentro, hai solo un futuro da immaginare e, per l’appunto, condividere con chi ti è vicino e credere che per tutta la vita quella persona sarà con te.

Ma più passa il tempo e più la folla dei conoscenti che diventano estranei aumenta, una folla di personaggi in cerca di autore, persone che hanno preso qualcosa da te e che ti hanno lasciato qualche mania, idea, espressione del volto, una frase che oggi ripeti e di cui ne hai dimenticato l’origine."

Che malinconia Max... mi si è mosso qualcosa dentro lo stomaco. Queste riflessioni, per una come me che tende (purtroppo) a vivere nel passato, bruciano parecchio...
Sono così giovane e già posso contare una decina di persone perdute, amici, amiche, amanti... per ognuno di loro conservo un vivido ricordo, un'immagine, un'emozione scolpita dentro di me. E per ognuna di loro c'è una canzone o un cantante... e se capita di ascoltare quelle canzoni ecco che tutti i ricordi e le emozioni tornano a galla...
Quando si lasciano trascorrere gli anni è praticamente impossibile recuperare le amicizie perdute... chissà poi perché... orgoglio? indifferenza?
E poi non ho mai sopportato la banalità con la quale si chiudono le storie d'amore... scuse, sotterfugi, frasi fatte... "ci sentiamo eh?" "ti vengo a trovare..." "ti lascio perché ti rispetto troppo..."
Ma chi ci crede più ormai... :no!:

Mi ha fatto male sapere che il mio primo ragazzo a mesi si sposa... non è ridicolo?!
Certo, sofferenza non paragonabile a quella che provai quando casualmente, un amico del ragazzo con il quale mi vedevo (e che segretamente amavo alla follia) mi disse che entro pochi mesi si sarrebbe sposato... alla faccia delle vite parallele!!
Quell'episodio rimane vivido dentro di me: lo stupore, l'angoscia, la vergogna, l'abbattimento che si prova ad essere manipolati, raggirati e la tua coscenza che ti sussurra quanto sei stata idiota a fidarti di una persona così meschina.
Naturlamente, dopo questa scoperta, quel ragazzo con il quale avevo condiviso i miei primi anni di università non lo rividi più. L'ultima volta che trascorsi una serata con lui, mica lo sapevo però che sarebbe stata l'ultima volta che lo avrei visto... Oggi mi viene da sorridere quando ripenso a quella serata.
Come sono strani a volte i destini ed i percorsi delle persone...
Ultima modifica di Rambaldi il gio mar 22, 2007 11:02 am, modificato 1 volta in totale.
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chia snoopy78
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Messaggio da chia snoopy78 »

Sono così giovane e già posso contare una decina di persone perdute, amici, amiche, amanti... per ognuno di loro conservo un vivido ricordo, un'immagine, un'emozione scolpita dentro di me. E per ognuna di loro c'è una canzone o un cantante... e se capita di ascoltare quelle canzoni ecco che tutti i ricordi e le emozioni tornano a galla...
Anche per me è un po' la stessa cosa, ci sto riflettendo adesso, quanrti volti quante persone che ora non so più neanche dove abitano. Le canzoni scandiscono i ricordi e spesso a ogni volto è legata una canzone; le canzoni che ascoltavo dieci anni fa mentre preparavo la maturità insieme ad alcuni compagni. Le canzoni legate a dei viaggi insieme a persone che non ho visto più. L'altro giorno stavo mettendo ordine e ho trovato delle cassette fatte anni fa con le canzoni che all'epoca ascoltavo di più e in particolare una cassetta registrata con le nostre voci, in montagna con gli amici una sera mentre continuavamo a dire stupidate, l'ho ascoltata e quanta malinconia, all'epoca eravamo ragazzini di 15 anni ora ne sono passati altrettanti e della maggior parte di loro non so più nulla. E si che erano i miei migliori amici
Andai nei boschi perchè volevo vivere con saggezza e in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto (H.D. Thoreau)
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fioridiciumbia
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Messaggio da fioridiciumbia »

posso unirmi al coro....
ho perso per strada molte persone, ma tante ci sono dal più lungo tempo che lo stile di vita imposto dal lavoro di mio padre ha reso possibile.
ho cambiato città, scuole, compagni, amici, posti, ritrovi ad un ritmo vertiginoso a volte.
non mi piace ricordare il passato, salvo alcune situazioni buffe.
forse il non pensarci è un modo per anestetizzare la morsa allo stomaco che a volte mi prende pensando :"se là fossi rimasta, se non avessimo traslocato che persona sarei ora?" ma dei se sono piene le fosse.....
se mi sposi non guarderò più un altro cavallo (G. Marx)
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