Luis Sepulveda - La frontiera scomparsa

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GrilloParlante
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Luis Sepulveda - La frontiera scomparsa

Messaggio da GrilloParlante »

Il biglietto per andare da nessuna parte fu un regalo di mio nonno.
Mio nonno. Un personaggio insolito e terribile. Credo che avessi appena compiuto undici anni quando mi consegnò il biglietto.
Camminavo per Santiago una mattina d'estate. Il vecchio mi aveva già offerto almeno sei gassose, altrettanti gelati si erano ben liquefatti nella mia pancia, e sapevo che aspettava di essere avvisato del mio bisogno di urinare. Forse si preoccupò davvero dei miei reni quando mi chiese:
«Be'? Non vuoi pisciare? Accidenti, bambino mio. Con tutto quello che hai bevuto…»
La mia risposta normale, quella solita, avrebbe dovuto suonare drammaticamente affermativa, con le gambe ben strette a sottolineare le parole. Allora lui, togliendosi di bocca il mozzicone di sigaro che gli penzolava sempre dalle labbra, avrebbe sospirato per poi esclamare nel più didattico dei toni:
«Aspetta, bambino mio. Aspetta e tieni duro finché non troviamo la chiesa adatta».
Ma quella mattina avevo deciso di farmela addosso, se necessario, piuttosto che subire di nuovo gli insulti di qualche prete. La gag di gonfiarmi di gelati e gassose per poi farmi urinare sulle porte delle chiese la ripetevamo fin dal giorno in cui avevo imparato a camminare e il vecchio mi aveva trasformato nel suo compagno di scorribande, piccolo complice delle sue bricconate di anarchico in pensione.
Su quante porte di chiesa avrò pisciato…Quanti preti e beghine mi avranno coperti di improperi…
«Piccolo sporcaccione! Non hai il bagno a casa tua?» era la cosa più gentile che mi gridavano dietro.
«Come osi insultare mio nipote, che è un uomo libero? Parassita! Rifiuto! Assassino della coscienza sociale!» sputava loro addosso mio nonno, mentre io la facevo fino all''ultima goccia, giurandomi che la domenica successiva non avrei accettato né una Papaya, Né una Blitz, Né un'Orange Crush, le bibite che mi offriva in modo più che generoso.
Sono stata rapita da quest'incipit.
Il resto l'ho trovato meno poetico e più crudo di quanto mi aspettassi, e il fatto che sia autobiografico a volte mi ha fatto rabbrividire!
E' un Sepulveda diverso da quello che ho conosciuto finora, nè migliore, nè peggiore.. solo diverso!
N.B. = Una volta ero SoloIo

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Yucatan
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incipit

Messaggio da Yucatan »

Questo incipit non lo ricordavo e mi ha fatto sorridere la "trovata" del nonno.
Ricordo bene altri racconti e ricordo bene l'immagine del padre fuori il vetro dell'aereoporto che alza con determinazione il pugno per sostenere il figlio allontanato da una delle peggiori dittature cilene.
Quel gesto silenzioso, assolutamente sobrio ma di enorme coraggio mi commosse fino alle lacrime quando lo lessi. La frase di Sepulveda che ringrazia il padre per quel pugno, sapendo quanto rischiasse a tenerlo alzato, è incisa nel mio ricordo.
Niente allegorie, abbracci, grosse dimostrazioni, ma tanto senso.
Vidi per caso anche il film "Nessun dove" prima di aver letto il racconto.
Era il Sepulveda che mi aspettavo, forse per questo mi è piaciuto. Forse perchè sono una ammiratrice troppo acritica della letteratura latino-americana. o forse perchè ho rimosso qualche altro racconto che mi era piaciuto meno!
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