Ogni tanto fa bene ritornare alla narrativa italiana, quella classica, quella che ci fa sentire orgogliosi della nostra nazione, del nostro patrimonio, dei nostri conterranei: solo dopo avere chiuso la quarta di copertina di libri così belli mi rendo conto di trascurare troppo i classici italiani. Lo stile di Sciascia è sintetico e scorrevole, ma curato, elegante e preciso: tratteggia bene i personaggi e rappresenta ancora meglio i luoghi e le atmosfere nei quali essi si muovono.
Peccato ne esca un’umanità fatta di corruzione, tradimenti ed omertà e di una regione incastrata in meccanismi sociali profondamenti disonesti e ancorati ad una realtà provinciale che impediscono ogni tipo di progresso. Qui il professore colto ed astuto, solo perché scapolo e mammone, è uno stupido; il marito che non fa finta di non vedere e vuole denunciare è e resta da punire; il politico di bassa lega va rispettato e assecondato per i suoi rapporti con Roma e i ministeri.
La Sicilia narrata da Sciascia spaventa e scoraggia, i suoi personaggi indignano.
Certo, non sono propriamente testi che lasciano a cuor leggero ma leggerli è davvero un piacere.
L. Sciascia, A ciascuno il suo
Adelphi
€ 9
Modificato per ripetizione nell'ultima frase.
L. Sciascia, A ciascuno il suo
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L. Sciascia, A ciascuno il suo
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E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione
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Re: L. Sciascia, A ciascuno il suo
È per questo motivo che quest'anno mi sono imposta di leggere almeno 3 libri italiani del '900.francesina ha scritto:mi rendo conto di trascurare troppo i classici italiani
Negli ultimi giorni ho letto proprio questo di Sciascia.
Il libro è bello e tristemente attuale ma, al di là della storia raccontata (che si legge come un giallo), mi ha colpito l'uso della lingua italiana.
Ci sono un po' di termini desueti, ma è soprattutto il modo di scrivere che a me suona "strano" perché non siamo più abituati a scrivere così o a leggere libri scritti in quel modo.
Periodi lunghi dieci righe, pieni di subordinate, profusione di punti e virgola (ma voi lo usate ancora il punto e virgola quando scrivete???

Questo fa capire quanto della nostra bella lingua si sta perdendo, ma è anche il motivo che personalmente mi tiene un po' lontana da questo genere di libri perché faccio fatica a leggerli.
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