"12 anni schiavo" di Northup Solomon

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GaliAnna
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"12 anni schiavo" di Northup Solomon

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Titolo: 12 anni schiavo
Autore: Northup Solomon
278 p.,
Editore: Newton Compton (collana I volti della storia)
Disponibile in eBook

Solomon Northup, un uomo nato libero, fu rapito a Washington nel 1841, poi ridotto in schiavitù per dodici, interminabili anni. In queste memorie, pubblicate per la prima volta nel 1853, troviamo tutta la sua storia: catturato con l'inganno a Washington da due mercanti che fingevano di essere interessati alle sue doti di violinista, venne drogato, legato e trascinato al mercato degli schiavi. Lì fu subito minacciato: se avesse rivelato di essere nato libero, sarebbe stato ucciso. Iniziarono così dodici anni di schiavitù, di violenze, brutalità e sofferenze senza fine. Capì che gli schiavi valevano meno del bestiame: potevano essere picchiati, costretti a lavori massacranti, potevano morire nella completa indifferenza. Lui stesso venne assalito con un'ascia, minacciato di morte, fu costretto a uccidere per salvarsi. Poté vivere sulla sua pelle una delle pagine più nere della storia d'America, la piaga purulenta nascosta dietro la splendente vetrina del Paese che cresceva e abbatteva ogni confine. Persino il Campidoglio, il massimo monumento all'orgoglio americano, fu costruito dagli schiavi. Poi, al culmine della disperazione, Solomon incontrò un uomo buono, un bianco che era completamente diverso dagli altri. A lui Solomon affidò una lettera per sua moglie, per farle sapere che era ancora vivo. Ebbe inizio il lungo, doloroso processo. E da quel momento tutto cambiò.


La mia recensione: questa è una storia vera, raccontata da chi l'ha vissuta, un libero cittadino dello stato di New York, un uomo di colore, che viene rapito e venduto come schiavo. La prosa non è eccelsa, il ritmo non è particolarmente intrigante. E' una cronoca, abbastanza asciutta, ma fedele, delle barbarie che gli schiavi vivevano nelle piantagioni di cotone o di zucchero. Non ci sono parole per commentare la disumanità di questa realtà e infatti neanche Solomon Northup si sofferma in tali giudizi, ma lascia che siano gli eventi a parlare per lui: lo strazio della madre che viene separata dai figli, uomini che scappano nelle paludi solo per potersi riposare, persone che si ammalano e muoiono nella più totale indifferenza. Leggendolo ho provato inizialmente sollievo al pensiero che questo tipo di schiavitù non esista più, ma poi mi sono accorta che sbagliavo. Al giorno d'oggi esistono molti tipi di schiavitù e di tratte di esseri umani, non siamo andati molto al di là di quello che qui viene descritto.
Il processo di deumanizzazione di intere categorie di persone (o popoli o razze) è sempre in corso ed è necessario vederlo per non farsene coinvolgere.

Un libro da leggere, perché per quanto bene o male tutti conoscano la storia degli schiavi negli stati americani, il dettaglio di questo racconto va oltre ogni immaginazione.
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L'Amore è l'unica schiavitù che ci rende più liberi [RB]
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