
Rosario ha undici anni, vive in un condominio alla periferia di Napoli con sua nonna (simpaticissima), ammalata di Roipnol e di televisione. Rosario è il capo di un piccolo branco che passa le sue giornate trascinandosi tra sale giochi, paninoteche in stile americano, piccoli reati e roulette russe improvvisate sulla tangenziale.
E' il racconto della formazione di un bambino di camorra, dell’impraticabilità di un’alternativa civile a un destino segnato in partenza, ed insieme la lucida condanna di una società che ha fallito e non sa più cosa fare di se stessa. Come tutti i bambini, Rosario è un innocente. Anche quando ruba, minaccia, estorce, spara, è capace di piccoli gesti di tenerezza e di sincerità. Può passare dal bene al male e fare il percorso all’inverso con lo stesso spirito perché, banalmente, non conosce la differenza tra l’uno e l’altro.
Un film che colpisce per molti motivi, non ultimo quello di essere - almeno per me - in buon parte incomprensibile per il dialetto eppure comprensibilissimo perchè l'espressività corporea vince su tutto.