Ho rivisto volentieri ieri pomeirggio Il Ritorno, ed ho deciso di scrivere un pezzo sopra. A voi.
Andrej e Ivan sono spiazzati e sconvolti. Il padre torna a casa, dopo dodici anni. Le immagini risucchiano la storia, come in un film di Antonioni, ed i silenzi le accompagnano in una natura grigia ed azzurra. Partono assieme, il giorno dopo, senza preavviso né ragione, attraversando una Russia vitrea e tagliente, di una bellezza selvaggia e minimalista. La profondità delle immagini e le simmetrie trasportano lo spettatore su di un sottile filo sospeso, leggero, quasi galleggiante. Il viaggio si snoda tra lunghe strade livide, boschi ombrosi e nebbiosi, piatti paesaggi lacustri ed evanescenti, senza mai chiarire né l'identità del padre, la sua vera provenienza, il motivo della sua assenza e del suo ritorno, né il perché del rischioso viaggio. Andrej si lega sempre più all’uomo, Ivan resta sospettoso, ostile alla rigidità ed alla incapacità di trasmettere affetto del padre. L'assenza di comunicazione ingigantisce il divario tra l'adulto e i due bambini, crea un'ansia penetrante, a tratti soffocante, senza punti di appiglio. Solo Zvyagintsev chiuderà altrettanto laconicamente il discorso con magistrali pennellate di ricordi ermetici.
Il Ritorno
Moderatori: Gjko, etnagigante
- irene732001
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Un film bellissimo, con una fotografia che lascia senza fiato.
Ho letto un intervista al regista in cui spegava che si tratta in realtà di una metafora politica di quello che potrebbe rappresentare il potere autoritario nell'europa dell'est del giorno d'oggi.
Letto in questa chiave il film è ancora più affascinante: due bambini-stati assistono al ritorno del padre-dittatore: se da un lato vorrebbero accoglierlo come la guida di cui sentono la mancanza, dall'altro lato non sono pronti a subire un potere che non è in grado di giustificare le sue richieste ed i suoi ordini.
Assolutamente interessante il modo in cui si conclude la vicenda: questo tipo di potere non può tornare perchè i popoli sono ormai troppo cambiati.
Il senso della carrellata di immagini in bianco e nero è forse un velato rimpianto per quella situazione di assenza di responsabilità che si sono illusi di aver vissuto?
Meraviglioso.
Ho letto un intervista al regista in cui spegava che si tratta in realtà di una metafora politica di quello che potrebbe rappresentare il potere autoritario nell'europa dell'est del giorno d'oggi.
Letto in questa chiave il film è ancora più affascinante: due bambini-stati assistono al ritorno del padre-dittatore: se da un lato vorrebbero accoglierlo come la guida di cui sentono la mancanza, dall'altro lato non sono pronti a subire un potere che non è in grado di giustificare le sue richieste ed i suoi ordini.
Assolutamente interessante il modo in cui si conclude la vicenda: questo tipo di potere non può tornare perchè i popoli sono ormai troppo cambiati.
Il senso della carrellata di immagini in bianco e nero è forse un velato rimpianto per quella situazione di assenza di responsabilità che si sono illusi di aver vissuto?
Meraviglioso.
Lucy: "Oh, guarda! Una grossa farfalla gialla! E' insolito vederne una in questa stagione, a meno che non venga dal Brasile... Dev'essere così!Certe volte lo fanno, sai... Volano sul dal Brasile e..."
Linus: "Non è una farfalla, è una patatina fritta!"
Lucy: "Ma guarda! E' vero! Chissà come ha fatto una patatina ad arrivare fin qui dal Brasile?"
Linus: "Non è una farfalla, è una patatina fritta!"
Lucy: "Ma guarda! E' vero! Chissà come ha fatto una patatina ad arrivare fin qui dal Brasile?"