

Molto spesso si va a sentire e vedere cose a teatro giusto perche il nome del artista ci suona bene o perche' è generalmente noto come un grande artista. Noi siamo andati a vedere Ute perche il suo concerto era compreso nel carnet da 5 venduti insieme a Settembre Musica.
E ci siamo ritrovati in 1° fila a aplaudire una grande Performer.
Perche lei non è una cantante. No, lei è quello che nella borghesia (alta/media) newyorkese come ben ci spiega il film "Sei gradi di separazione", tra l'altro un film meraviglioso; si chiama The Performer, pronunciato all'inglese.
Durante il suo concerto (che in questa tourne' ha chiamato "Voyage") ci ha portato in molti posti. Ci ha portato a "Buenos Aires"di Piazzola, ad "Amsterdam" di Brel, a Chicago di "All that Jazz", sulle strade di Jerusalemme con "La Qad Kountou". Ci ha fatto ascoltare musica di chi a volte non ha voglia di cantare, dei soldati in "Lili Marleen", delle prostiture in "Milord", di tutti quelli che hanno vissuto con il muro di Berlino in "Ghousts of Berlin".
Ci ha fatto vivere le atmosfere dei caffe parigini, cabaret tedeschi durante la seconda guerra mondiale e blues corners americani. E come una grande artista, cambiava modo di cantare, esprimersi e comunicare con noi. Ha cantato in tedesco, inglese , francese e italiano. Ma di tutte le canzoni ci ha fatto comprendere il significato anche perche le lingue le intercambiava.
La gestualita' sensuale di Buenos Aires lasciava spazio all'aplomb francese alla Piaf e poi alla disinvoltura e presenza scenica di un artista di musical di Broadway.
Un artista che non ha paura di afrontare le sarcastiche canzoni di Kurt Weill e Bertold Brecht inserendoli in mezzo alle due chanson. Una Performer, che dirla in parole povere ha fatto comuovere sia vesna che PULP, che anche ieri sera sono tornati a casa con le palmi delle mani doloranti.
Grazie Ute!
Sarebbe un sogno vederla in un musical!
Per chi nn lo sapesse lunedi 27 è al Manzoni di Milano.