l'autrice: Nadine Gordimer, nata a Springs, una cittadina vicino a Johannesburg in Sudafrica, figlia di un ebreo russo e di una ebrea inglese, ha dedicato la propria vita tanto alla letteratura quanto alla lotta contro l'apartheid. Con la sua opera, spesso bandita in patria, e con un'ininterrotta attività culturale, sociale e politica, ha rappresentato una vigile presenza critica all'interno del suo sofferente paese. Oltre a numerosissimi premi, tra cui il Booker Prize, è stata insignita nel 1991 del premio Nobel per la letteratura.
il libro: In seguito ai disordini scoppiati in un ipotetico futuro nel Sudafrica dell'apartheid, una famiglia "bianca" è costretta a rifugiarsi nel villaggio natale del proprio servitore, Luglio, e a vedere la vita dall'altro lato delle convenzioni.
Una scrittura asciutta e pacata che lentamente inverte il punto di vista, e anche il "bianco" più "liberal" scopre di aver pensato "da bianco": anche se a tratti l'ho trovato un po' lento, di questo romanzo mi ha colpito la capacità di ribaltare le prospettive: frasi, gesti, pensieri che, mentre li leggi, non noti neppure, tanto sono consueti e "ovvii", vengono smascherati dal modo di vedere le cose dei protagonisti africani della storia. Un confronto tra due culture che può insegnare molto, senza la pretesa di "chiudere la questione" ma, anzi, portando alla luce domande più profonde
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?? Syrius - (ma anche no...?)
LiberLiber - (Milano)
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