se sono un brand amanger con una unaided brand awareness del mio marchio del 90% ma una quota di mercato del 5%, vengo licenziato...
E' quello che dev'essere successo al Brand Manager della Fiat Duna: certamente tutti se la ricordavano, ma quanto a quote di mercato....
occhei, mi infilo in questa discussione con una settimana di ritardo, ma la trovo interessantissima, e già che intervengono esperti, chiedo loro una mano sulla questione inversa.
L'esempio della Duna non è stato casuale. Ricordo che, ad un interessantissimo seminario di marketing ai tempi dell'università (e della Duna, ahimé), il marketing manager di Fiat (uno dei predecessori di Lapo, insomma), dopo averci illustrato la futura strategia di marketing dell'azienda, definì la Duna coma 'la macchina che ha salvato la Renault' (all'epoca in crisi nera).
In sostanza, la domanda è: un marchio che non ha un buon track record, perchè ad un certo momento della sua storia uno dei suoi prodotti è stato un flop clamoroso, riesce mai a farsi una 'nuova verginità' e risollevarsi?
Perchè, per quanto buone possano essere le Fiat oggi, l'automobilista medio associerà sempre al marchio il concetto di 'plastiche scadenti/rumore/vibrazioni/zero optional fighi'. Un altro esempio che mi viene in mente è quello di Piaggio, che viene spesso snobbato in favore di Honda o Yamaha perché 'i giapponesi sono un'altra cosa'. Si torna, insomma, ai concetti dei primi post di questo thread. C'è senso critico, o prevale il 'senso di appartenenza' (sei perchè hai, come giustamente diceva Misunderstood)?
Insomma, il famoso 'riposizionamento del marchio' su cui moltissime aziende (compresa quella per cui lavoro) spendono miliardi riesce a infrangere le barriere dell'inconscio collettivo per cui 'marchio x = schifezza'?